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Lidl investe 70 mln euro per la nuova Direzione regionale di Assemini

Inaugurata oggi la prima Direzione Regionale in Sardegna

Lidl investe 70 mln euro per la nuova Direzione regionale di Assemini

Lidl Italia, catena della gdo con 750 punti vendita su tutto il territorio nazionale, ha inaugurato oggi la sua prima Direzione Regionale in Sardegna, ad Assemini, in provincia di Cagliari. La struttura, realizzata grazie ad un investimento sul territorio di 70 milioni di euro, ospita il dodicesimo centro logistico di Lidl in Italia. Oltre a generare un indotto significativo, questo progetto ha contribuito alla creazione di più di 140 nuovi posti di lavoro per un organico complessivo di circa 650 persone impiegate dall’Insegna in tutta l’Isola.

Questo importante investimento si colloca all’interno di un percorso di crescita aziendale che prevede, per i prossimi sei mesi, un investimento complessivo di 400 milioni di euro per l’apertura di 40 punti vendita.

Massimiliano Silvestri, presidente di Lidl Italia, ha così commentato: “Siamo molto orgogliosi di inaugurare oggi la Direzione Regionale di Assemini, abbiamo realizzato questo straordinario progetto con grande determinazione alla luce della rilevanza strategica che riveste per noi e per la comunità sarda. Il primo punto vendita di Lidl in Sardegna è stato aperto nel 2002 e da allora il riscontro dei clienti è sempre stato molto positivo portandoci ad ampliare la nostra presenza. Con questa nuova struttura vogliamo dare ulteriore slancio al nostro sviluppo sull’Isola perseguendo una crescita responsabile che unisce innovazione e sostenibilità. Ringrazio tutte le persone che hanno reso possibile tutto questo: dai preziosi partner esterni, alle istituzioni locali con cui abbiamo collaborato proficuamente, e non per ultimi, tutti i colleghi che hanno dato il loro fondamentale contribuito”.

La realizzazione della nuova Direzione Regionale nasce dall’esigenza di Lidl Italia di far fronte alla continua espansione sul territorio e consentirà di accorciare le distanze e ridurre significativamente i km percorsi per l’approvvigionamento degli attuali 23 punti vendita sardi, con un conseguente risparmio in termini ambientali. La struttura, che sarà operativa dal 1° ottobre, permetterà di migliorare il servizio al cliente finale e allo stesso tempo di compiere un passo in avanti verso una logistica sempre più sostenibile ed efficiente con un risparmio di più di 5.000 tonnellate di CO2.

Il centro logistico si estende su una superficie complessiva coperta di oltre 37.000 mq, ha una capacità di stoccaggio di 25.000 posti pallet, oltre a disporre di 101 baie di carico e 45 posti TIR.

Il progetto, inoltre, risponde ai criteri di uno sviluppo edilizio sostenibile. La nuova Direzione Regionale, infatti, è dotata di un impianto fotovoltaico da 2.688 kW in grado di coprire circa il 50% del fabbisogno energetico del centro, ovvero l’equivalente dell’energia utilizzata da 1.350 abitazioni. L’edificio è alimentato con energia proveniente al 100% da fonti rinnovabili e dispone di un sistema per il recupero delle acque piovane. Infine, il rivestimento esterno è frutto di uno studio che permette di mitigare anche l’impatto visivo della struttura all’interno del contesto circostante.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Ambiente e clima

La Regione Lazio a supporto della sostenibilità: bando...

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Bando Circular Economy

La Regione Lazio ha annunciato una nuova iniziativa, presso lo spazio Europa Experience di Piazza Venezia il 25 luglio 2024, volta a promuovere l’economia circolare e a incentivare pratiche produttive sostenibili nelle imprese; si tratta del bando Circular Economy Lazio 2025. Alla presentazione hanno partecipato Roberta Angelilli (vicepresidente della Regione e assessore allo Sviluppo Economico, Commercio, Artigianato, Industria e Internazionalizzazione), Laura D’Aprile (responsabile del Dipartimento per la Transizione Ecologica e gli Investimenti Verdi), Paolo Barberi (presidente di Unicircular Assoambiente) e Francesco Marcolini (presidente di Lazio Innova). Scopriamo di seguito i dettagli di questa misura, cosa prevede e chi può beneficiarne.

A quanto ammonta il fondo Circular Economy?

Durante la conferenza stampa, sono stati presentati e descritti tutti gli incentivi di questo bando, che mette a disposizione complessivamente 30 milioni di euro per sostenere le Piccole e Medie Imprese (PMI) del Lazio nel percorso verso un’economia circolare. Di questo stanziamento, una quota di 10 milioni di euro è riservata esclusivamente alle imprese che operano all’interno delle Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate (APEA). In termini di contributi, invece, ogni progetto deve prevedere un investimento minimo di 150.000 euro, mentre il finanziamento erogato a fondo perduto può arrivare fino ad un massimo di 2 milioni di euro per progetto, coprendo fino al 60% delle spese sostenute.

Obiettivi e finalità del bando per l’Economia Circolare

Lo scopo principale del fondo perduto è sostenere le imprese nel ridurre l’utilizzo di risorse naturali e la produzione di rifiuti, promuovendo l’impiego di materiali riciclati, noti come materie prime secondarie, al posto di quelle primarie tradizionali. Il bando incoraggia inoltre il recupero e riutilizzo degli scarti generati durante i processi produttivi, trasformandoli in risorse utili per nuove lavorazioni. Un altro obiettivo fondamentale è migliorare la qualità e la durata dei prodotti, incentivando attività di riparazione e manutenzione, soprattutto per le parti che tendono a diventare obsolete o a danneggiarsi rapidamente. La misure pone anche l’accento sulla progettazione di beni che, una volta giunti alla fine del loro ciclo di vita, possano essere facilmente smontati per recuperare materiali utili e ridurre i rifiuti non riciclabili o inutilizzabili.

In sintesi, gli obiettivi principali del Circular Economy includono:

  • Riduzione del consumo di risorse naturali attraverso l’adozione di materie prime riciclate al posto di quelle primarie.
  • Promozione del riutilizzo e del riciclo degli scarti industriali, trasformandoli in risorse per nuovi cicli produttivi.
  • Allungamento della durata dei prodotti, favorendo interventi di riparazione e manutenzione per prolungarne l’utilizzo.
  • Progettazione sostenibile di beni, pensati per essere facilmente smontati e riciclati a fine vita, riducendo al minimo i rifiuti non recuperabili.
  • Efficientamento energetico dei prodotti, diminuendo il consumo di energia durante l’uso rispetto ad alternative presenti sul mercato.

Chi può accedere al fondo perduto?

Il bando Circular Economy Lazio è destinato alle piccole e medie imprese (PMI) che operano nella regione Lazio o che prevedono di avviare una sede operativa in quest’area. L’iniziativa accoglie richieste sia da parte di aziende che agiscono autonomamente, sia da quelle che scelgono di collaborare in rete, unendo competenze e risorse per realizzare progetti comuni. Un criterio fondamentale per l’accesso al contributo è rappresentato dall’importo complessivo del progetto, che deve essere pari o superiore a 150.000 euro. Tale soglia è stata stabilita per garantire che le proposte abbiano un reale impatto nella transizione verso un’economia circolare, sostenendo interventi innovativi e mirati alla riduzione degli sprechi e all’ottimizzazione dei processi produttivi.

Allo stesso tempo, le imprese interessate devono considerare l’importanza di una gestione finanziaria e fiscale ben pianificata per ottimizzare al meglio i fondi ricevuti. Un esperto commercialista per pianificazione fiscale a Roma rappresenta un supporto essenziale, aiutando le aziende a impostare una strategia efficace per l’utilizzo delle risorse, mantenendo la conformità alle normative fiscali e prevenendo eventuali problematiche legate alla gestione dei contributi pubblici. Grazie a una pianificazione accurata, le imprese possono massimizzare i benefici derivanti dall’iniziativa, assicurando solidità finanziaria e continuità nei loro progetti di crescita sostenibile.

Come richiedere il contributo: modalità e procedura

Le imprese interessate a partecipare al bando possono presentare la domanda semplicemente tramite la piattaforma GeCoWEB Plus, sviluppata e gestita da Lazio Innova. La procedura segue il criterio a sportello: le richieste saranno valutate nell’ordine in cui vengono ricevute, fino al completo utilizzo dei fondi disponibili. Le candidature potranno essere inoltrate a partire dalla metà di settembre 2024, offrendo alle aziende del Lazio un’occasione concreta per accedere a risorse pensate per favorire progetti di economia circolare. La tempestività, però, è un fattore determinante, dato che i fondi stanziati vengono assegnati fino al loro esaurimento.

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Lavoro

Inapp: “Tra dicembre 2019 e ottobre 2024 oltre 1 mln...

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Il presidente Natale Forlani: "Nonostante le innovazioni introdotte per ridurre i tempi per la gestione delle procedure le quote assegnate con le modalità dei click day continuano a risultare distanti da una corretta valutazione dei fabbisogni della domanda di lavoro"

Natale Forlani presidente Inapp

Il Rapporto Inapp 2024 (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche) esplora il futuro del mercato del lavoro italiano e propone un cambio di visione per affrontare le sfide strutturali legate all’invecchiamento della popolazione e alla crescente pervasività delle tecnologie digitali. Il rapporto evidenzia risultati positivi, come la crescita dell’occupazione, con un aumento in Italia del 3,5% tra dicembre 2019 e ottobre 2024, con oltre 1 milione di nuovi posti di lavoro creati. Questo risultato ha portato il numero degli occupati a 24,1 milioni, con un tasso di occupazione record del 62,5%. Tuttavia, permane una differenza del tasso di occupazione tra Italia e i 20 principali Paesi della UE che risulta essere, da un’indagine Eurostat 2023, di -8,5% del T.O. equivalente a 3,156 milioni di posti di lavoro a parità di popolazione. Circa il 70% della carenza di occupati italiana risulta concentrata nei comparti influenzati dalla spesa pubblica: la sanità e l’assistenza (-1,270 milioni), la pubblica amministrazione e l’istruzione.

Persistono ulteriori criticità. 1) Tasso di inattività elevato: un terzo della popolazione in età lavorativa non partecipa al mercato del lavoro, con una forte concentrazione di giovani e donne. In particolare, nel Mezzogiorno il tasso di inattività femminile raggiunge il 58,2% e supera di 10 punti la media UE.

2) Difficoltà nel reperire lavoratori: oltre il 47% delle imprese segnala problemi nel trovare personale idoneo, un dato in crescita di oltre 22 punti rispetto al 2019. L'occupazione femminile è ostacolata anche dalla carenza di servizi di cura, che da una ricerca INAPP del 2023 sono alla base del 18% delle uscite lavorative e del 40% delle dimissioni volontarie delle donne. La riduzione demografica di circa 4 milioni di persone in età di lavoro entro il 2040 e la diffusione delle tecnologie digitali nei processi produttivi sono fattori che aggravano il fenomeno in oggetto.

3) Disallineamento tra domanda e offerta di lavoro: il mismatch è alimentato da una formazione professionale poco aderente ai fabbisogni delle imprese e da una riduzione della popolazione attiva. La chiave per superare questo disallineamento è rappresentata dalle politiche attive per il lavoro. Il varo del Programma Gol ha consentito, in prima istanza, di elevare la partecipazione formale alle politiche attive del lavoro delle persone in cerca di lavoro (+178%) e al 30 novembre 2024 ha permesso a 3,1 milioni di persone di essere presi in carico. Di questi, circa 1,9 milioni (61,3%) hanno avviato o concluso una politica attiva o un tirocinio extracurriculare.

Al 30 novembre 2024 il sistema delle Comunicazioni obbligatorie segnalava un esito occupazionale positivo per 1.139 mila lavoratori, pari al 36,6% del totale dei presi in carico, tra i quali il 58% assunti con contratti di natura temporanea. Tuttavia, dalle attività di monitoraggio emergono diverse criticità: la crescente difficoltà nel sincronizzare le modalità e i tempi delle prese in carico; la bassa efficacia delle misure formative per le finalità occupazionali; il mancato funzionamento delle condizionalità previste per i beneficiari dei sostegni al reddito. Queste criticità evidenziate motivano l’esigenza di una riforma organica delle politiche attive del lavoro.

Il Rapporto Inapp 2024 evidenzia, la necessità di un approccio innovativo per affrontare le problematiche del mercato del lavoro. Questo cambio di paradigma deve mettere al centro delle politiche economiche e lavorative l’obiettivo di incrementare la produttività, migliorare le competenze dei lavoratori e garantire un utilizzo ottimale delle risorse umane. L’evoluzione richiesta non si limita alla gestione delle risorse pubbliche o alle competenze delle amministrazioni. E' necessaria una collaborazione articolata ed integrata tra istituzioni formative, rappresentanze delle imprese, organizzazioni dei lavoratori e del Terzo settore. Impiegare al meglio le risorse finanziarie, tecnologiche e umane disponibili rappresenta il percorso fondamentale per affrontare le criticità del sistema produttivo e migliorare l’equità nella redistribuzione del reddito.

“Gli incentivi per le assunzioni, nella forma degli sgravi contributivi, hanno mobilitato una parte rilevantissima delle risorse pubbliche destinate alle politiche per il lavoro. Nel 2023 sono stati utilizzati per il 25% delle nuove attivazioni, che salgono al 42% per la componente femminile (il 77% delle assunzioni agevolate delle donne riguarda contratti a termine e part-time). Il 50% delle imprese con meno di 50 dipendenti, per la gran parte nei comparti dei servizi, ha utilizzato le agevolazioni”. A dirlo Natale Forlani, presidente Inapp, Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche, in occasione della presentazione del Rapporto.

“La rilevanza dell’utilizzo degli incentivi nei settori caratterizzati da una elevata flessibilità dei rapporti di lavoro - spiega - ha vanificato l’obiettivo primario di favorire le assunzioni a tempo indeterminato per la durata minima di tre anni. La media effettiva dei rapporti di lavoro incentivati per tale scopo non supera infatti i 16 mesi. Sono esiti che trovano conferme anche nelle analisi precedenti dell’Inapp, che non evidenziano una significativa incidenza degli sgravi contributivi sulla evoluzione delle tipologie dei rapporti di lavoro e dei trattamenti salariali. In alcuni comparti di attività essi potrebbero aver contribuito positivamente alla riduzione delle prestazioni sommerse”.

“L’eccessiva estensione degli incentivi per le diverse categorie di disoccupati - chiarisce - ha comportato inevitabilmente uno spiazzamento negativo per quelle più svantaggiate. Le ricerche Ril-Inapp evidenziano la particolare efficacia, per la crescita della produttività e il miglioramento delle condizioni di lavoro, degli incentivi finalizzati agli investimenti condizionati dalla promozione di programmi formativi per i lavoratori coinvolti. Risultati analoghi vengono riscontrati nell’indagine Inapp-Fondimpresa sugli esiti dei progetti di formazione continua. Con l’utilizzo dei dati dell’indagine campionaria Icp-Inapp integrati con le informazioni della Rilevazione continua delle forze di lavoro-Inapp, è stata svolta anche una prima indagine sulle professioni ad alto rischio di sostituzione (23%). Nel primo trimestre di quest’anno sarà presentato un primo rapporto dell’impatto sull’occupazione e sulle retribuzioni”.

“La crescita degli investimenti - avverte Forlani - risulta inadeguata nei comparti di attività, in particolare dei servizi, caratterizzati da alta intensità di occupazione e da bassa produttività. Gli obiettivi della transizione digitale e ambientale possono essere colti se si individuano modalità capaci di trasferire le innovazioni tecnologiche e di soddisfare la domanda di nuove competenze nelle piccole imprese. La costituzione della Zona economica speciale (Zes) unica per il Mezzogiorno rappresenta un’occasione straordinaria per aumentare l’attrattività di investimenti e le opportunità lavorative: la chiave del successo delle politiche può essere rappresentata dall’utilizzo di incentivi che combinano investimenti e programmi formativi finalizzati ad adeguare le competenze dei lavoratori”.

“Il 55% dei lavoratori stranieri immigrati - ricorda - è occupato nei servizi alle persone, nelle costruzioni, negli alberghi e ristorazione, nell’agricoltura e nei trasporti e magazzinaggio (dati Istat 2023), con livelli di impiego ufficiali e salari inferiori alla media generale. La quota delle famiglie straniere in condizioni di povertà assoluta (30% del totale) è superiore di cinque volte rispetto a quella dei cittadini italiani. Sono numeri che consigliano di aggiornare la lettura dei flussi migratori e delle politiche rivolte a migliorare la qualità e l’attrattività del nostro mercato del lavoro, in un contesto in cui si va formando un mercato del lavoro internazionale alimentato da una domanda di lavoratori qualificati superiore alla capacità di risposta dei mercati del lavoro dei singoli Paesi”.

“La possibilità di favorire gli ingressi extra quota dei lavoratori formati nei Paesi d’origine introdotta dalla recente riforma dei flussi - chiarisce - andrebbe ampliata anche ai nuovi ingressi che prevedono i percorsi formativi nel nostro territorio finalizzati all’inserimento lavorativo, sulla base di fabbisogni circostanziati e responsabilizzando le imprese richiedenti o gli operatori per l’intermediazione accreditati sull’esito lavorativo”.

“Nonostante le innovazioni introdotte per ridurre i tempi per la gestione delle procedure - spiega - le quote assegnate con le modalità dei click day continuano a risultare distanti da una corretta valutazione dei fabbisogni della domanda di lavoro. Le domande presentate dalle imprese risultano disallineate rispetto alla consistenza delle attività produttive nei territori, e per una parte rilevante degli stranieri entrati in Italia con un relativo nulla osta non è stato sottoscritto un regolare contratto di lavoro. La gran parte di tali domande proviene da comparti economici caratterizzati da un’incidenza delle prestazioni sommerse superiore alla media nazionale e da una presenza elevata di lavoratori stranieri”.

“Le risorse messe a disposizione dal Pnrr per le politiche del lavoro - ricorda - hanno consentito di finanziare il Programma nazionale di politiche attive del lavoro Gol (Garanzia di occupabilità dei lavoratori), dotato di 5,4 miliardi di euro, che propone di raggiungere nell’arco del quinquennio 2021-2025 una serie di obiettivi (target): la presa in carico di almeno 3 milioni di beneficiari delle misure, tra i quali il 75% disoccupati di lunga durata, donne, giovani under 30, disabili, lavoratori over 55; 800 mila beneficiari di attività di formazione tra i quali 300 mila per le competenze digitali”.

“Il Programma - fa notare - viene affiancato da un ulteriore intervento per potenziare i cpi al fine di garantire l’erogazione di servizi relativi ai Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) nell’80% degli sportelli pubblici di ogni regione. Il varo del Programma Gol ha rappresentato una novità importante nello scenario delle politiche attive del lavoro per i livelli di cooperazione attivati dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali nella programmazione delle attività e per la gestione degli interventi sulla base di standard e di informazioni condivise. Il Programma ha consentito, in prima istanza, di elevare la partecipazione formale alle politiche attive del lavoro delle persone in cerca di lavoro (+178%) e di costruire modelli di valutazione (assessment) per orientare i percorsi di inserimento dei disoccupati sulla base dei fabbisogni formativi personalizzati e per adeguare o riqualificare le competenze con il coinvolgimento a valle dei soggetti privati e del privato sociale accreditati”.

“Dall’avvio del Programma Gol al 30.11.2024 - sottolinea - sono oltre 3,1 milioni gli individui presi in carico attraverso la sottoscrizione di un patto di servizio. Di questi, circa 1,9 milioni (61,3%) hanno avviato o concluso una politica attiva o un tirocinio extracurriculare. Escludendo la componente dei cosiddetti work-ready (percorso 1 di reinserimento lavorativo), corrispondente a circa la metà degli individui presi in carico, la quota di individui avviati a un’attività formativa supera di poco il 20% (328 mila individui). La metà del bacino è rappresentata dagli adulti tra i 30 e i 54 anni e, sommando la quota degli over 55, supera il 70%. Gli individui non immediatamente occupabili sono quelli che presentano maggiori caratteristiche di vulnerabilità. Il 25% richiede percorsi di formazione per adeguare le competenze, e il 21,4% per riconvertirle, il 56% è costituito da donne. Il 45,3% delle persone prese in carico risulta disoccupato da oltre 12 mesi”.

“La misura per l’inserimento lavorativo - suggerisce il presidente Forlani - più utilizzata è quella dei tirocini extracurriculari che riscontrano buoni esiti occupazionali. Sul totale dei tirocini avviati e conclusi nel 2021 e con almeno un mese di esposizione alla ricerca di lavoro (pari a 312.894), il 48,6% ha una Comunicazione obbligatoria (Co) per lavoro a un mese dalla conclusione dell’esperienza, pari a 151.987 tirocini. Al 30 novembre 2024 il sistema delle Co segnalava un esito occupazionale positivo per 1.139 mila lavoratori, pari al 36,6% del totale dei presi in carico, tra i quali il 58% assunti con contratti di natura temporanea. I tassi di occupazione risultano più elevati (45,5%) per il contingente delle persone più prossime al mercato del lavoro, o che richiedono un percorso di parziale adeguamento delle competenze (37,2%)”.

“I valori - spiega - si abbassano per quelle avviate ai percorsi di formazione per la riconversione delle competenze (18,3%) o se associati a programmi di inclusione sociale (19,7%). Le attività di monitoraggio segnalano diverse criticità. In particolare, una crescente difficoltà: nel sincronizzare le modalità e i tempi delle prese in carico con l’attivazione delle misure formative e con i fabbisogni della domanda di lavoro; nel valutare l’efficacia delle misure di politica attiva utilizzate per le finalità occupazionali, per il mancato funzionamento delle condizionalità previste per i beneficiari dei sostegni al reddito. Due linee di intervento, quella finalizzata all’inserimento dei soggetti con elevati livelli di disagio e quella relativa ai programmi collettivi di reinserimento dei lavoratori nelle aree di crisi, non riscontrano significativi risultati. Queste criticità risultano accentuate dalla carenza di solide modalità di coinvolgimento dei soggetti accreditati privati e del privato-sociale nella valutazione dei fabbisogni e nella progettazione degli interventi”.

“L’attuazione dei Lep nei 750 centri pubblici per l’impiego - fa notare - risulta difforme nel territorio. L’obiettivo di promuovere un punto rete ogni 40 mila abitanti trova riscontro solo per un terzo delle sedi. Per quanto riguarda le caratteristiche dei servizi erogati, solo quelli attinenti all’accoglienza e alle informazioni per gli utenti registrano una congrua diffusione sul territorio (90%). Le disparità territoriali sono notevoli per le attività di orientamento, per la facilitazione dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro e per i servizi rivolti alle imprese. L’evoluzione delle piattaforme per la condivisione di informazioni sui fabbisogni della domanda di lavoro e dell’offerta formativa ha contribuito all’avvio del Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa (Siisl) per supportare l’accesso alle nuove misure di riforma del Reddito di cittadinanza (Rdc), dell’Assegno di inclusione (Adi) e del Supporto per la formazione e il lavoro (Sfl), fornendo la matrice per estendere l’utilizzo a tutto il sistema delle politiche attive del lavoro. Il potenziale di sviluppo del Siisl, recentemente aperto alla partecipazione diretta delle persone e delle imprese, per facilitare l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro è enorme, per la disponibilità di informazioni e di banche dati che non sono ancora adeguatamente sfruttate, nonché per la finalità di condividere una lettura più evoluta delle transizioni lavorative attraverso l’utilizzo delle applicazioni di intelligenza artificiale. Le criticità evidenziate motivano l’esigenza di una riforma organica delle politiche attive del lavoro orientata dalla necessità di concorrere alla riduzione del mismatch e dei tempi delle transizioni lavorative: per sviluppare modelli di governance multilivello capaci di coinvolgere nella programmazione e nella progettazione degli interventi il complesso delle istituzioni, delle parti sociali e dei soggetti accreditati per la formazione e l’intermediazione della domanda e offerta di lavoro; per favorire la diffusione di modelli cooperativi (ad esempio le associazioni di scopo), finalizzati a offrire servizi integrati di orientamento e di formazione; per favorire lo sviluppo del Siisl con letture evolute delle transizioni lavorative e con l’introduzione e diffusione del fascicolo del lavoratore come strumento in grado di favorire la crescita dell’autostima personale e la produttività dei percorsi di attivazione delle misure; per rendere effettive le condizionalità per i beneficiari di sostegni al reddito. Tutte le offerte di lavoro coerenti con il profilo professionale delle persone dovrebbero essere accettate, anche per aumentare il tasso di impiego nei settori con elevata mobilità e ridurre la quota dei lavoratori con bassi redditi. L’accettazione dei rapporti di breve durata potrebbe essere incentivata rendendo compatibile entro certi limiti la continuità del sostegno pubblico e il salario percepito”.

“In Italia - suggerisce il presidente Forlani - bisogna dare priorità assoluta al rafforzamento dei percorsi in duale (apprendistato e tirocini extracurricolari), con la costruzione di una cornice condivisa normativa e contrattuale nazionale in grado di valorizzare in modo organico le innovazioni normative; alla flessibilizzazione e personalizzazione dell’offerta formativa finalizzata ad accelerare i tempi dell’inserimento lavorativo, da erogare anche nell’ambito lavorativo certificando le competenze acquisite; alla predisposizione di moduli formativi per rafforzare la capacità di orientamento e le competenze digitali”.

“La partecipazione ai corsi di formazione professionale - spiega - rimane attestata sull’8% dei giovani e in riduzione sul piano numerico (da 228 mila del 2022 a 210 mila nel 2023). Rispetto all’offerta di corsi, si segnala un aumento nei territori del Mezzogiorno, ma la quota maggioritaria dei diplomati, il 55%, continua ad essere generata in Lombardia. Il dato positivo è rappresentato dalla costante progressione del numero dei percorsi di formazione in alternanza proposti, con il raddoppio degli iscritti nell’a.f. 2022-2023 (oltre 108 mila) rispetto all’anno precedente, grazie alle importanti risorse stanziate dal Pnrr. L’istituto dell’apprendistato registra una lenta crescita della partecipazione in tutto il territorio nazionale, 556 mila contratti nel 2022 tra i quali 312 mila nelle regioni del Nord, e concentrato nella modalità dell’apprendistato professionalizzante (97,7%)”.

“La previsione di estendere - afferma - la partecipazione ai disoccupati adulti senza vincoli di età (decreto legislativo n. 81/2015) non ha riscontrato una pratica attuazione. L’incidenza di questo rapporto di lavoro rimane distante dai livelli di utilizzo nei principali Paesi europei che privilegiano l’apprendistato per veicolare i percorsi in alternanza e per valorizzare la formazione anche tra i lavoratori adulti. L’istituto dei tirocini extracurriculari ha registrato una concreta attuazione, 1,150 milioni nel quadriennio 2020-2023, come strumento finalizzato all’inserimento al lavoro dei disoccupati (75,4%) piuttosto che un canale di orientamento nelle scelte professionali e all’occupabilità nel percorso di transizione tra scuola-università e lavoro (10%). Il tasso di partecipazione delle scuole secondarie e delle università nella loro attivazione è inferiore al 4%. L’11,6% della popolazione in età lavorativa compresa tra i 25 e i 64 anni ha partecipato ad attività di istruzione e formazione, con una crescita di 2 punti percentuali rispetto all’anno precedente e di 4 posizioni (dal 18° al 14° posto) nel ranking dei Paesi europei, ma rimane distante dai Paesi leader che registrano tassi di gran lunga superiori al 20%”.

“La crescita degli interventi diretti dei 19 Fondi interprofessionali promossi dalle parti sociali, con l’adesione formale di circa 770 mila imprese e di circa 11 milioni di lavoratori - sostiene - è stata stimolata dai cofinanziamenti del Fondo nuove competenze con la mobilitazione di 1,256 miliardi di euro tra il novembre 2020 e il dicembre 2023. I Fondi paritetici interprofessionali, in particolare con il II Avviso del Fnc, hanno favorito la promozione di 5.144 piani formativi con il coinvolgimento di 5.173 aziende e 480 mila lavoratori. Il Fondo nuove competenze è stato recentemente rifinanziato con una dote di 730 milioni di euro (novembre 2024) per potenziare le competenze green e digitali. Oltre alla debolezza del sistema duale, risulta carente l’offerta formativa rivolta ad adeguare le competenze nelle transizioni lavorative, valorizzando l’ambito lavorativo e i percorsi di micro-learning che rivestono una grande importanza per l’evoluzione delle competenze della popolazione adulta e, in particolare, per l’invecchiamento attivo. Le rilevazioni Cedefop 2023 segnalano l’elevato gradimento delle imprese europee per queste pratiche (63%). Il fenomeno è confermato anche nell’indagine Inapp Indaco-imprese per le imprese italiane: il 22,4% delle imprese con oltre 250 dipendenti adotta il micro-learning a fronte del 7,3% delle microimprese, mentre per quanto riguarda la formazione digitalizzata, il 33% l’ha adottata per almeno il 75% dei progetti informativi attivati. L’indagine Inapp Indaco-adulti 2022 segnala anche il grande potenziale di sviluppo delle attività formative non convenzionali: il 45,4% delle persone tra i 18 e i 64 anni ha partecipato a percorsi strutturati di apprendimento con tutor o docenti considerati, a pieno titolo, apprendimento non formale nell’indagine Adult Education Survey di Eurostat”.

“Questi riscontri - commenta Natale Forlani - sembrano compensare, almeno in parte, quelli negativi che scaturiscono dall’indagine Ocse-Piaac sulle competenze cognitive della popolazione dei Paesi sviluppati, curata dall’Inapp per la parte italiana, che conferma la collocazione del nostro Paese nella bassa classifica sui tre indicatori utilizzati (la comprensione dei testi, l’utilizzo di informazioni matematiche, la capacità di risolvere problemi in modo dinamico). Lo sviluppo dell’Atlante del Lavoro e delle qualificazioni dell’Inapp consente di valutare i fabbisogni formativi in modo personalizzato sulla base delle caratteristiche degli individui e delle organizzazioni del lavoro. E’ uno strumento che può essere utilizzato dai centri per l’impiego e dagli operatori accreditati per condividere informazioni e per progettare le offerte formative, anche per valorizzare l’apprendimento pratico negli ambiti lavorativi e le competenze trasversali”.

“La contrattazione collettiva nazionale - fa notare - non appare in grado di incentivare la crescita dei salari reali se non vengono adottati altri indicatori per orientare gli aumenti delle retribuzioni: l’incremento della produttività dei fattori; il fabbisogno di lavoratori competenti; l’attrattività delle proposte salariali rispetto all’andamento dell’offerta di lavoro. Il potenziamento del secondo livello aziendale o territoriale è il complemento necessario per rendere aderente la contrattazione collettiva alle evoluzioni delle organizzazioni produttive e del mercato del lavoro”.

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Lavoro

Lavoro, Infojobs: +8,4% offerte per stagione invernale,...

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Buon incremento anche il settore commercio, gdo e retail

Lavoro, Infojobs: +8,4% offerte per stagione invernale, guidano settori turismo e ristorazione

Temperature rigide sì, ma non per il mercato del lavoro invernale, che scalda i motori con circa 16.000 offerte registrate tra ottobre e dicembre, segnando un aumento dell’8,4% rispetto all’anno precedente. A guidare questa crescita sono i settori turismo e ristorazione e commercio, gdo e retail, che rispondono alla vivacità del periodo natalizio e all’afflusso di turisti nelle località italiane. L’inverno 2024 si conferma quindi una stagione ricca di opportunità professionali, come emerge dall’Osservatorio professioni invernali 2024 condotto da InfoJobs, piattaforma leader in Italia per la ricerca di lavoro online, che ha analizzato l’andamento del mercato negli ultimi mesi dell’anno.

Nel periodo da ottobre a dicembre, si sono registrate 15.898 offerte di lavoro, in crescita rispetto alle 14.660 del 2023. La maggior parte delle offerte si concentra su contratti temporanei, una scelta strategica per affrontare i picchi di affluenza turistica e l’aumento delle vendite natalizie. Tra i settori più dinamici spicca turismo e ristorazione, con una crescita del 20% rispetto al 2023, passando da 2.269 a oltre 2.700 opportunità. Un dato che riflette il crescente afflusso di turisti, attratti dalle località sciistiche e dalle città italiane, confermando il ruolo centrale di questi comparti nel trainare l’espansione del mercato del lavoro invernale. Allo stesso tempo vede un buon incremento anche il settore commercio, gdo e retail che passa da 12.391 offerte nel 2023 a 13.179 nel 2024, aumentando del 6,4% le opportunità lavorative.

Se invece andiamo a osservare il dettaglio del trimestre preso in considerazione notiamo delle particolarità. Il settore commercio, gdo e retail parte con slancio già ad ottobre, registrando 5.868 offerte (+10% rispetto al 2023), un mese che sembra riflettere l’attenzione degli italiani verso le spese oculate, spinta anche dal ritorno delle promozioni autunnali come il Black Friday e il crescente successo degli acquisti anticipati per evitare la corsa ai regali dell’ultimo minuto.

L'andamento del mese di novembre nel settore turismo e ristorazione fa registrare un vero boom con un incremento del 26%, passando da 1.027 a 1.297 opportunità. Questo dato è ancora più interessante perché sembra invertire il trend tradizionale, spostando a novembre una parte dell’attività che solitamente si concentra a dicembre. Gli italiani, popolo che ama il buon cibo e il piacere della convivialità, sembrano anticipare le cene pre-natalizie con colleghi e amici, contribuendo così a sostenere il dinamismo del settore in un mese meno usuale per queste abitudini.

Analizzando le offerte presenti in piattaforma, InfoJobs ha classificato le professioni più cercate per questa stagione 2024. Turismo e ristorazione: cameriere, animatore turistico, barman, chef, addetto al catering. Anche per il 2024, il settore turismo e ristorazione vede al primo posto la figura del cameriere, che si riconferma come il ruolo più richiesto della stagione. Sul secondo gradino del podio troviamo ancora una volta l’Animatore turistico, mentre al terzo posto spicca la figura del barman. Chiudono la top 5 professioni legate al mondo della cucina, come lo chef e l’addetto al catering.

Da segnalare anche altre figure importanti fuori dalla top 5, ma sempre presenti nella top 10: il pizzaiolo, e il lavapiatti, fondamentali per garantire l’eccellenza del servizio durante la stagione invernale. Commercio gdo e retail: addetto vendite, responsabile di negozio, addetto alla macelleria, addetto alla cassa, addetto agli scaffali.

In pole position per commercio, gdo e retail, si conferma anche nel 2024 la professione di addetto vendite, un ruolo centrale durante gli acquisti per il periodo di Natale e in previsione dei saldi del nuovo anno. Rimane stabile al secondo posto la figura del responsabile di negozio, mentre riesce a guadagnarsi il terzo posto l’addetto alla macelleria, che nel 2023 era rimasto appena fuori dalla top 3. Chiudono la classifica delle prime cinque professioni l’addetto alla cassa e l’addetto agli scaffali entrambi essenziali per garantire il corretto funzionamento dei punti vendita.

Dentro la top10 ci sono altri ruoli chiave per la stagione invernale e per il corretto flusso di approvvigionamento e vendita di merci, come: l’addetto alla pasticceria (settimo posto) e il magazziniere (nono posto).

InfoJobs con l’Osservatorio professioni invernali, mostra quanto il mercato del lavoro italiano sia sempre più dinamico e in continua crescita con particolarità dettate dalle diverse stagionalità.

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