Al via ‘Roma come stai?’, ciclo incontri I municipio e facoltà Architettura Sapienza
Ghia: "Futuro della città storica dipende dalla consapevolezza e dal rispetto del suo passato, noi vogliamo riportare i residenti in centro"
Sarà Alfonsina Russo ad inaugurare l’edizione 2024 di 'Roma come stai?', il ciclo di incontri, organizzato dal Municipio I Roma Centro e dalla facoltà di Architettura dell’Università La Sapienza, pensato per aprire un confronto, una valorizzazione e momenti di approfondimento tra cittadini, architetti, rappresentanti del mondo della cultura, del mondo accademico e delle Istituzioni sulla città di Roma, le sue trasformazioni e il suo futuro.
“Roma come stai?” si aprirà sabato 21 settembre, nella Curia Julia del Parco Archeologico del Colosseo. Si parte con un dialogo sull’importanza della presenza del Colosseo e dei Colossi nella storia architettonica e storico artistica di Roma, alla presenza della Presidente del Municipio I Roma Centro, Lorenza Bonaccorsi e del Preside della Facoltà di Architettura dell’Università La Sapienza, Orazio Carpenzano. Dopo la Russo sarà il turno di altri studiosi e professionisti di fama internazionale, da Giorgio de Finis, ad Andrea Augenti e Alessandro Viscogliosi che porteranno la riflessione su temi e diversi periodi storici della Capitali ogni volta in luoghi iconici della città, come i Giardini del Fontanone dell’Acqua Paola, piazza Santa Maria in Trastevere e Castel Sant’Angelo.
“Il I Municipio - ha commentato Bonaccorsi - ha aperto un ragionamento serio su cosa deve diventare il centro storico di questa città. Noi vogliamo riportare i residenti ad abitare nei palazzi della città storica. E questo passa per un ragionamento sul proliferare senza freni dei bnb, sul costo degli affitti, sui servizi che si offrono ai cittadini e sulle condizioni critiche che abbiamo ereditato, dalla moltiplicazione delle occupazioni di suolo pubblico ai troppi dehors, spesso abusivi. Il centro storico è sparito dal dibattito pubblico. Non dobbiamo demordere dal parlarne, e per questo ringrazio molto la Facoltà di Architettura dell’Università La Sapienza e gli ospiti degli incontri. Perché questo è uno dei luoghi giusti per elaborare idee, analisi, e progetti su Roma”.
“Abbiamo tutti bisogno di acquisire maggiore consapevolezza di cosa siano stati questi luoghi per evitare che vengano percepiti solo come quinte di eventi - aggiunge Giulia Silvia Ghia, assessore alla Cultura del Municipio I Roma Centro - Il lavoro che questa giunta sta mettendo in campo sin dai primi mesi del mandato è sempre stato nella direzione di far riappropriare dei luoghi i cittadini con sempre maggior consapevolezza, portando nelle piazze contenuti alti e di qualità”.
“In queste quattro serate sono previsti dialoghi con interlocutori appartenenti a differenti campi della cultura che proporranno uno sguardo trasversale sulla storia, la trasformazione e sui temi cogenti nella nostra città, per contribuire in modo sostanziale alla comprensione, al dibattito e suggerire anche preziose indicazioni sugli indirizzi futuri. Questi eventi saranno occasioni per conoscere meglio la città, nella sua complessità stratificata e inclusiva, per comprenderne le architetture, i moti trasformativi, le ecologie, le figure, raccogliere i frammenti di un immaginario ricollocandoli in una possibile visione d’insieme, più ottimista e propositiva”, conclude Orazio Carpezano, Preside della Facoltà di Architettura dell’Università La Sapienza.
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Cronaca
Covid, caccia all’animale che ha scatenato la...
Ritorno a Wuhan: un nuovo studio punta sull'origine naturale Sars-CoV-2
Alle radici del covid. Ritorno a Wuhan, Cina, dove tutto è cominciato a fine 2019, anno in cui un nuovo coronavirus, Sars-CoV-2, faceva il suo ingresso nel mondo degli esseri umani scatenando di lì a poco una pandemia senza confini. Virus fuggito da un laboratorio o arrivato all'uomo per vie naturali, tramite un animale 'ospite intermedio'? E' il giallo mai risolto di Covid-19. Un nuovo studio riavvolge il nastro, seguendo le tracce del 'Dna fantasma' nei campioni ambientali raccolti a inizio 2020 nel mercato all'ingrosso di frutti di mare di Huanan, dove sono stati censiti i primi casi umani. Gli autori del lavoro pubblicato su 'Cell' sono riusciti così a stringere il cerchio, fornendo una 'short list' delle specie selvatiche presenti nel mercato su cui si concentrano i sospetti.
Lo studio collaborativo internazionale porta la firma di scienziati di diversi atenei statunitensi ed europei e si basa su una nuova analisi dei dati pubblicati dal Cdc cinese, Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie, provenienti da oltre 800 campioni raccolti nel mercato di Huanan e nei dintorni, a partire dall'1 gennaio 2020 e dai genomi virali segnalati dai primi pazienti Covid.
Nell'elenco delle specie da cui secondo il team molto probabilmente ha fatto il salto all'uomo Sars-CoV-2, ci sono diversi sospettati: secondo la ricerca, il virus era presente in alcune delle stesse bancarelle della fauna selvatica venduta al mercato, tra cui cani procioni (piccoli animali simili a volpi con macchie simili ai procioni) e zibetti (piccoli mammiferi carnivori imparentati con manguste e iene).
"Questo - evidenzia Florence Débarre, coautrice corrispondente del Centro nazionale francese per la ricerca scientifica (Cnrs) - è uno dei set di dati più importanti esistenti sull'origine della pandemia di Covid e siamo grati che siano stati condivisi". Lo studio, aggiunge il coautore corrispondente Kristian Andersen dello Scripps Research Institute, "aggiunge un ulteriore livello alle prove accumulate che puntano tutte allo stesso scenario: che gli animali infetti sono stati introdotti nel mercato da metà a fine novembre 2019, il che ha innescato la pandemia". Come si è arrivati a questi risultati. Analizzando i dati raccolti dal Cdc cinese "in modi nuovi e rigorosi", interviene l'altro coautore corrispondente, Michael Worobey dell'Università dell'Arizona.
Le indagini
L'1 gennaio 2020, dopo che gli animali erano stati rimossi e a poche ore dalla chiusura del mercato di Huanan, i ricercatori del Cdc cinese si sono recati nella struttura per raccogliere campioni. Hanno fatto tamponi su pavimenti, pareti e altre superfici delle bancarelle e sono tornati giorni dopo per concentrarsi sulle aree in cui si vendevano animali selvatici, e quindi su gabbie e carrelli usati per spostare gli animali. Infine hanno anche raccolto campioni dagli scarichi e dalle fogne.
Su quei campioni è stato eseguito il sequenziamento metatrascrittomico, tecnica che mira a ottenere tutte le sequenze di Rna (e che può anche raccogliere il Dna) da tutti gli organismi presenti in un campione: virus, batteri, piante, animali, esseri umani. Il team cinese, guidato da Liu Jun, ha pubblicato i propri risultati nel 2023 su 'Nature' e ha condiviso in modalità ad accesso aperto i dati raccolti. Quello che veniva lasciato irrisolto era il nodo delle identità esatte delle specie animali trovate che potrebbero rappresentare plausibili ospiti intermedi. Secondo l'ultima analisi di questi dati condotta dal team internazionale, in alcuni casi il materiale genetico del virus Sars-CoV-2 e degli animali è stato persino trovato sugli stessi tamponi. Le specie sono state identificate tramite la genotipizzazione dei loro genomi mitocondriali nei campioni.
"Molte delle specie animali chiave erano state eliminate prima dell'arrivo dei team del Cdc cinese, quindi non possiamo avere prove dirette che gli animali fossero infetti", afferma Débarre. "Stiamo osservando i 'fantasmi' del Dna e dell'Rna di questi animali nei campioni ambientali, e alcuni si trovavano in stand in cui è stato trovato anche il virus. Questo è ciò che ci si aspetterebbe di vedere in uno scenario in cui ci fossero stati animali infetti nel mercato". Tra l'altro, fa notare Worobey, "questi sono gli stessi tipi di animali che sappiamo aver facilitato il passaggio del coronavirus Sars originale agli esseri umani nel 2002. La cosa più rischiosa che si può fare è prendere animali selvatici che pullulano di virus e poi metterli a contatto con esseri umani che vivono nel cuore di grandi città, la cui densità di popolazione rende facile per questi virus prendere piede".
Potrebbe essere successo proprio questo nel 2019. Il team internazionale ha anche eseguito un'analisi evolutiva dei primi genomi virali riportati, comprese queste sequenze ambientali, e ha dedotto i genotipi progenitori più probabili del virus che ha infettato gli esseri umani e portato alla pandemia di Covid. I risultati implicano che ci fossero pochissime persone infettate, se non nessuna, prima del focolaio nel mercato.
Gli animali 'sospettati'
Attraverso la nuova analisi si è arrivati alla short list di specie animali presenti nel mercato umido e trovate contestualmente a campioni virali, che potrebbero rappresentare gli ospiti intermedi più probabili per Sars-CoV-2: il comune cane procione, specie suscettibile al virus e nota per aver portato la Sars nel 2003, è l'animale geneticamente più abbondante nei campioni delle bancarelle, e poi è stato trovato in una bancarella con Rna di Sars-CoV-2 del materiale genetico di civette delle palme mascherate, anch'esse associate alla precedente epidemia di Sars. Anche altre specie come il ratto del bambù e i porcospini malesi sono state trovate presenti in campioni positivi a Sars-CoV-2, così come una moltitudine di altre specie.
Gli esperti sottolineano l'importanza di comprendere le origini della pandemia di Covid, anche ora che è alle spalle, soprattutto alla luce di altri recenti 'spillover', salti di specie come quello che ha portato negli Usa alla diffusione del virus dell'influenza aviaria nei bovini. "C'è stata molta disinformazione" sulle radici di Sars-CoV-2, conclude Worobey. Capire queste dinamiche può avere un peso, a suo avviso, per la sicurezza nazionale e la salute pubblica. "La verità - chiosa - è che da quando la pandemia è scoppiata più di 4 anni fa, nonostante ci sia stata una maggiore attenzione al tema della sicurezza in laboratorio, non è stato fatto molto per ridurre la possibilità che uno scenario perfetto per una zoonosi si verifichi di nuovo".
Cronaca
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