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Omicidio Cecchettin, processo al via lunedì: Turetta non sarà in aula

Lo rende noto il suo legale che ribadisce l'intenzione della difesa di non chiedere la perizia psichiatrica per lo studente di 22 anni che rischia l'ergastolo

Filippo Turetta e Giulia Cecchettin - (Fotogramma)

Filippo Turetta, in carcere con l'accusa di aver ucciso l'ex fidanzata Giulia Cecchettin, non sarà in aula nella prima udienza del processo, fissata per lunedì 23 settembre, davanti ai giudici della corte d'Assise di Venezia. Lo rende noto il suo legale, l'avvocato Giovanni Caruso che ribadisce l'intenzione della difesa di non chiedere la perizia psichiatrica per lo studente di 22 anni che rischia l'ergastolo. La perizia potrebbe tuttavia essere imposta direttamente dai giudici.

Il giovane di Torreglia è accusato di omicidio volontario aggravato da premeditazione, crudeltà, efferatezza, stalking ed occultamento di cadavere.

La confessione di Turetta

Nel lungo verbale dell'interrogatorio davanti al pubblico ministero di Venezia Andrea Petroni, Turetta ha ricostruito la relazione con la compagna di università, le liti finite in due occasioni con degli strattoni "per scaricare la rabbia", i rapporti di Giulia con gli amici da cui "non volevo sentirmi escluso", i ricatti emotivi ("sto troppo male perché ci siamo lasciati, non riesco a fare niente, mi farebbe stare meglio, mi aiuterebbe vederci", le diceva), la protettiva sorella Elena a cui "sentivo fin dall'inizio di non essere piaciuto". A lungo si mostra incapace di accettare la fine di una relazione, "la cosa che contava di più di tutte era sentirla e scrivere con lei o vederla e quindi il fatto che lei scrivesse meno o volesse un po' cancellare i rapporti mi faceva stare molto male, cioè, molto triste". Una rivelazione che fa anche a uno psicologo.

Il racconto dell'11 novembre del 2023 è quello di una giornata normale, quando prima di affondare il coltello - ben 75 volte dirà l'autopsia - "non è successo niente". Il giro al centro commerciale di Marghera, la cena insieme, poi la prima aggressione nel parcheggio a 150 metri da casa di Giulia. La laureanda ha le idee chiare sul suo futuro senza Filippo. Rifiuta i suoi ultimi regali, tra cui un peluche e un libro illustrato. "Le urlavo che non era giusto, che non doveva essere cosi, che io avevo bisogno vitale di lei, del nostro rapporto, che non dovesse voler cancellarmi o altro, non dovesse voler eliminare il nostro rapporto perché mi sarei...pensavo anche di... stavo male, pensavo di suicidarmi e che lei, insomma, invece doveva... doveva continuare col nostro rapporto…mi aveva promesso che non sarebbe mai più tornata insieme a me in qualsiasi caso". Lei ha risposto decisa che non sarebbe tornata con me. È scesa dalla macchina, gridando 'Sei matto, vaffanculo, lasciami in pace'" racconta il ventiduenne al pm.

"Ero molto arrabbiato. Prima di uscire anch'io, ho preso un coltello dalla tasca posteriore del sedile del guidatore. L'ho rincorsa, l'ho afferrata per un braccio tenendo il coltello nella destra. Nel parcheggio a Vigonovo, la studentessa scende all'auto e lui la blocca, le sferra "alla cieca" una prima coltellata. Lei urlava 'aiuto' ed è caduta. Allora l'ho presa per le spalle mentre era per terra. Lei resisteva. Ha sbattuto la testa".

Stordita per la caduta lui la carica in auto, sul sedile posteriore, lontano dalla borsa con il cellulare che resta davanti. "Non sapevo dove andare" poi si dirige verso la zona industriale di Fossò, mentre Giulia prova a reagire ma il secondo tentativo di fuga diventa mortale. "Mentre eravamo in macchina lei ha iniziato a dirmi 'cosa stai facendo? sei pazzo? Lasciami andare'. Era sdraiata sul sedile, poi si è messa seduta. Si toccava la testa. All'inizio pensavo solo a guidare. Poi ho iniziato a strattonarla e tenerla ferma con un braccio. C'eravamo fermati in mezzo alla strada, ho provato a metterle lo scotch sulla bocca, non mi ricordo se se l'è tolto o è caduto da solo perché non l'avevo messo bene. Si dimenava. È scesa e ha iniziato a correre. Anch'io sono sceso". Un tentativo di mettersi in salvo ripreso, in parte, da una telecamera di una ditta (inquadra Giulia alle 23.40) che prelude l'atto finale.

"Avevo due coltelli nella tasca in auto dietro al sedile del guidatore. Le ho dato, non so, una decina, dodici, tredici colpi con il coltello. Ho colpito un po' tutto, le braccia, il collo, la faccia, il torace, la nuca" dice mimando davanti al pubblico ministero il gesto con le mani".

L'ultima coltellata è sull'occhio: "Ho smesso subito, non avrei voluto colpirla in certi punti" e aggiunge: "Un po' perché non reggevo più tanto, un po' perché mi ero accorto di averle dato una coltellata sull’occhio e la cosa mi faceva troppo senso e quindi ho smesso". L’autopsia restituisce 75 coltellate e una morte per shock emorragico provocato dal colpo alla testa e dalle coltellate.

Turetta non parla di raptus o blackout, ma alcuni dettagli non li ricorda e confessa di non aver avuto un piano di fuga. Racconta di essersi liberato lungo la strada degli abiti sporchi di sangue, del coltello e del cellulare della ventiduenne per guadagnare tempo, e di essersi diretto verso le montagne con due obiettivi: nascondere Giulia e suicidarsi. Un tentativo che va a vuoto almeno un paio di volte perché "non ho avuto mai il coraggio" poi la visione dell'appello dei genitori in tv e quindi la 'resa' con l'arresto vicino Lipsia, in Germania, dopo sette giorni dall'omicidio di Giulia Cecchettin.

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Cronaca

Trasporto pubblico, domani sciopero per 24 ore

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Modalità diverse da città a città

Sono previsti domani disagi per pendolari e viaggiatori per lo sciopero nazionale di 24 ore dei lavoratori del trasporto pubblico. Bus, tram e metro si fermeranno con modalità diverse da città a città.

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Cronaca

Covid, caccia all’animale che ha scatenato la...

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Ritorno a Wuhan: un nuovo studio punta sull'origine naturale Sars-CoV-2

Il mercato di Wuhan

Alle radici del covid. Ritorno a Wuhan, Cina, dove tutto è cominciato a fine 2019, anno in cui un nuovo coronavirus, Sars-CoV-2, faceva il suo ingresso nel mondo degli esseri umani scatenando di lì a poco una pandemia senza confini. Virus fuggito da un laboratorio o arrivato all'uomo per vie naturali, tramite un animale 'ospite intermedio'? E' il giallo mai risolto di Covid-19. Un nuovo studio riavvolge il nastro, seguendo le tracce del 'Dna fantasma' nei campioni ambientali raccolti a inizio 2020 nel mercato all'ingrosso di frutti di mare di Huanan, dove sono stati censiti i primi casi umani. Gli autori del lavoro pubblicato su 'Cell' sono riusciti così a stringere il cerchio, fornendo una 'short list' delle specie selvatiche presenti nel mercato su cui si concentrano i sospetti.

Lo studio collaborativo internazionale porta la firma di scienziati di diversi atenei statunitensi ed europei e si basa su una nuova analisi dei dati pubblicati dal Cdc cinese, Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie, provenienti da oltre 800 campioni raccolti nel mercato di Huanan e nei dintorni, a partire dall'1 gennaio 2020 e dai genomi virali segnalati dai primi pazienti Covid.

Nell'elenco delle specie da cui secondo il team molto probabilmente ha fatto il salto all'uomo Sars-CoV-2, ci sono diversi sospettati: secondo la ricerca, il virus era presente in alcune delle stesse bancarelle della fauna selvatica venduta al mercato, tra cui cani procioni (piccoli animali simili a volpi con macchie simili ai procioni) e zibetti (piccoli mammiferi carnivori imparentati con manguste e iene).

"Questo - evidenzia Florence Débarre, coautrice corrispondente del Centro nazionale francese per la ricerca scientifica (Cnrs) - è uno dei set di dati più importanti esistenti sull'origine della pandemia di Covid e siamo grati che siano stati condivisi". Lo studio, aggiunge il coautore corrispondente Kristian Andersen dello Scripps Research Institute, "aggiunge un ulteriore livello alle prove accumulate che puntano tutte allo stesso scenario: che gli animali infetti sono stati introdotti nel mercato da metà a fine novembre 2019, il che ha innescato la pandemia". Come si è arrivati a questi risultati. Analizzando i dati raccolti dal Cdc cinese "in modi nuovi e rigorosi", interviene l'altro coautore corrispondente, Michael Worobey dell'Università dell'Arizona.

Le indagini

L'1 gennaio 2020, dopo che gli animali erano stati rimossi e a poche ore dalla chiusura del mercato di Huanan, i ricercatori del Cdc cinese si sono recati nella struttura per raccogliere campioni. Hanno fatto tamponi su pavimenti, pareti e altre superfici delle bancarelle e sono tornati giorni dopo per concentrarsi sulle aree in cui si vendevano animali selvatici, e quindi su gabbie e carrelli usati per spostare gli animali. Infine hanno anche raccolto campioni dagli scarichi e dalle fogne.

Su quei campioni è stato eseguito il sequenziamento metatrascrittomico, tecnica che mira a ottenere tutte le sequenze di Rna (e che può anche raccogliere il Dna) da tutti gli organismi presenti in un campione: virus, batteri, piante, animali, esseri umani. Il team cinese, guidato da Liu Jun, ha pubblicato i propri risultati nel 2023 su 'Nature' e ha condiviso in modalità ad accesso aperto i dati raccolti. Quello che veniva lasciato irrisolto era il nodo delle identità esatte delle specie animali trovate che potrebbero rappresentare plausibili ospiti intermedi. Secondo l'ultima analisi di questi dati condotta dal team internazionale, in alcuni casi il materiale genetico del virus Sars-CoV-2 e degli animali è stato persino trovato sugli stessi tamponi. Le specie sono state identificate tramite la genotipizzazione dei loro genomi mitocondriali nei campioni.

"Molte delle specie animali chiave erano state eliminate prima dell'arrivo dei team del Cdc cinese, quindi non possiamo avere prove dirette che gli animali fossero infetti", afferma Débarre. "Stiamo osservando i 'fantasmi' del Dna e dell'Rna di questi animali nei campioni ambientali, e alcuni si trovavano in stand in cui è stato trovato anche il virus. Questo è ciò che ci si aspetterebbe di vedere in uno scenario in cui ci fossero stati animali infetti nel mercato". Tra l'altro, fa notare Worobey, "questi sono gli stessi tipi di animali che sappiamo aver facilitato il passaggio del coronavirus Sars originale agli esseri umani nel 2002. La cosa più rischiosa che si può fare è prendere animali selvatici che pullulano di virus e poi metterli a contatto con esseri umani che vivono nel cuore di grandi città, la cui densità di popolazione rende facile per questi virus prendere piede".

Potrebbe essere successo proprio questo nel 2019. Il team internazionale ha anche eseguito un'analisi evolutiva dei primi genomi virali riportati, comprese queste sequenze ambientali, e ha dedotto i genotipi progenitori più probabili del virus che ha infettato gli esseri umani e portato alla pandemia di Covid. I risultati implicano che ci fossero pochissime persone infettate, se non nessuna, prima del focolaio nel mercato.

Gli animali 'sospettati'

Attraverso la nuova analisi si è arrivati alla short list di specie animali presenti nel mercato umido e trovate contestualmente a campioni virali, che potrebbero rappresentare gli ospiti intermedi più probabili per Sars-CoV-2: il comune cane procione, specie suscettibile al virus e nota per aver portato la Sars nel 2003, è l'animale geneticamente più abbondante nei campioni delle bancarelle, e poi è stato trovato in una bancarella con Rna di Sars-CoV-2 del materiale genetico di civette delle palme mascherate, anch'esse associate alla precedente epidemia di Sars. Anche altre specie come il ratto del bambù e i porcospini malesi sono state trovate presenti in campioni positivi a Sars-CoV-2, così come una moltitudine di altre specie.

Gli esperti sottolineano l'importanza di comprendere le origini della pandemia di Covid, anche ora che è alle spalle, soprattutto alla luce di altri recenti 'spillover', salti di specie come quello che ha portato negli Usa alla diffusione del virus dell'influenza aviaria nei bovini. "C'è stata molta disinformazione" sulle radici di Sars-CoV-2, conclude Worobey. Capire queste dinamiche può avere un peso, a suo avviso, per la sicurezza nazionale e la salute pubblica. "La verità - chiosa - è che da quando la pandemia è scoppiata più di 4 anni fa, nonostante ci sia stata una maggiore attenzione al tema della sicurezza in laboratorio, non è stato fatto molto per ridurre la possibilità che uno scenario perfetto per una zoonosi si verifichi di nuovo".

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Cronaca

Sangiuliano denuncia Boccia: Procura di Roma aprirà...

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La denuncia, annunciata nelle scorse settimane, è ora all’attenzione dei magistrati di piazzale Clodio

Gennaro Sangiuliano - Agenzia Fotogramma

E' arrivata in procura a Roma la denuncia presentata dal legale dell’ex ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, contro l'imprenditrice Maria Rosaria Boccia. La denuncia, annunciata nelle scorse settimane dal legale dell’ex ministro, l’avvocato Silverio Sica, è ora all’attenzione dei magistrati di piazzale Clodio che procederanno all’apertura del procedimento.

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