Turetta, la lettera dopo l’omicidio di Giulia Cecchettin: “Non sono cattivo, merito odio e carcere a vita”
"Ho perso la persona più importante, bella e speciale per colpa mia", scriveva dopo l'arresto
"Non sono cattivo. Merito l'odio e il carcere a vita per l'omicidio di Giulia". E' uno dei passaggi di una lettera che Filippo Turetta, accusato dell'omicidio dell'ex fidanzata Giulia Cecchettin scrive subito dopo l'arresto in Germania e prima del trasferimento in Italia (25 novembre del 2023). Il processo a carico di Turetta è appena iniziato e si concluderà all'inizio di dicembre con la sentenza.
La lettera
"Ho un po' di paura a tornare in Italia anche per questo. Non sapevo e non avrei mai immaginato tutto questo sarebbe diventato così famoso in Italia e questo mi fa tanta paura. Ho generato tanto odio e rabbia. E me li merito, sì... ma tutto questo è terribile...ho peggiorato il mondo in qualche modo. Mi merito tutto questo dopo quello che ho fatto. Non sono neanche riuscito a uccidermi...vivrò la mia intera vita in carcere adesso", scriveva Turetta nella lunga missiva, pubblicata dal sito del "Corriere della Sera", sperando nel perdono dei genitori.
"Trascorrerò la maggior parte della mia vita, e tutti i momenti e le fasi migliori della vita della maggior parte delle persone normali, all'interno di una piccola stanza da solo. La solitudine e la tristezza prevarranno sulle mie giornate. (...) Tutte le fantastiche e meravigliose persone che ho conosciuto durante la mia vita, tra cui tutti i miei amici speciali, non li rivedrò mai più e loro non vorranno più vedermi, dimenticandomi per sempre" si legge nella missiva scritta di pugno.
"Non potrò più finire di laurearmi, conoscere persone, avere una famiglia e godere di quello che ho già. E in tutto questo, soprattutto, ho perso la persona più importante della mia vita, la persona che è tutto per me e cui da due anni penso ininterrottamente ogni giorno, la persona più bella e speciale io potessi mai incontrare in tutta la mia vita e tutto questo per colpa mia. Mi merito tutto questo" prosegue.
"Mi dispiace tanto. Io non volevo, non so perché l'ho fatto, non avrei mai pensato o voluto succedesse niente del genere. Io non sono cattivo lo giuro e so che, nonostante adesso sia difficile, voi possiate credermi e lo avete sempre visto con i vostri occhi. Ogni momento penso che vorrei tornare indietro, vorrei tutto tornasse indietro e non fosse successo niente di tutto questo. È veramente poco e non significa molto dirlo ma mi dispiace veramente con tutto il mio cuore e so che sarà così per tutta la mia vita. Non esiste perdono o qualcosa del genere per questo e io non lo voglio, non lo merito" scrive con mano decisa.
"Ho rovinato la vita a tante persone, troppe, senza averci pensato prima. Ogni giorno e ogni notte spero che tutto questo - scrive Filippo Turetta rivolgendosi alla sua famiglia - non influenzi la vostra vita in peggio. Spero che nessuno vi giudichi negativamente, vi guardi male, rovini la vostra situazione lavorativa o affettiva o le amicizie. Voi non c'entrate assolutamente niente, non avete alcuna colpa o responsabilità. Anzi dovreste essere sostenuti ed aiutati perché siete sempre stati degli ottimi genitori, mi avete sempre aiutato e sostenuto ed educato al meglio e non c'è giorno della mia vita che non abbiate riservato preoccupazioni a me, alla mia salute, al mio benessere... e io ho rovinato tutto (emoji triste)".
E ancora: "Capirei e accetterei se d'ora in poi voi vogliate dimenticarmi e rinnegarmi come figlio, vi ho già causato troppo dolore e sarebbe probabilmente la scelta migliore per il proseguo della vostra vita. Io stesso non so se ho ancora il coraggio di farmi vedere da voi o guardarvi in faccia. Penso che probabilmente sarebbe meglio un figlio morto che un figlio come me. Ve lo giuro, se solo avessi qui con me un pulsante di suicidio istantaneo non avrei esitato oltre un nanosecondo a premerlo".
Nella lettera si fa riferimento ai tentativi di suicidio e alla fuga di oltre mille chilometri, dalla provincia di Padova fino alla resa in Germania. "Tutti questi giorni che sono scomparso io non volevo fuggire o scappare o altro. Desideravo solamente riuscire ad uccidermi in qualche modo. Sono un codardo e debole e purtroppo non ce l'ho fatta" conclude Turetta.
Cronaca
Donna suicida con la capsula per morire, arresti in Svizzera
Si tratta del primo utilizzo della controversa Sarco, la capsula che provoca la morte saturando l'aria di azoto
Arresti in Svizzera nell'ambito di un'inchiesta aperta dalla procura di Sciaffusa dopo la morte di una donna con la controversa 'capsula suicida' Sarco (nome derivato da sarcofago). Si tratta del primo utilizzo della capsula, che provoca la morte saturando l'aria di azoto, e si sarebbe verificato in un capanno situato in una foresta del canton Sciaffusa.
Proprio ieri la ministra della sanità Elisabeth Baume-Schneider ha dichiarato, durante il question time al Consiglio nazionale, che la capsula suicida Sarco non è conforme alla legge. In estate, i ministeri pubblici di diversi cantoni, tra cui quello di Sciaffusa, hanno annunciato che avrebbero avviato procedimenti penali se la capsula fosse stata utilizzata nel loro cantone.
Cronaca
A Milano iniziativa ‘di cuore’: raccolti 1,5...
Quando si dice 'avere un grande cuore'. E' ciò che sta accadendo nell'hinterland di Milano, a Busto Garolfo, dove è stata lanciata una singolare iniziativa per poter acquistare un defibrillatore da destinare alla comunità, che ha riscosso talmente tanto successo che l’obiettivo ora è raddoppiato. L'idea è nata dal Milan Club Busto Garolfo e dall'Associazione Combattenti e Reduci di Busto Garolfo ed è stata realizzata in collaborazione con la Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate e il patrocinio del Comune di Busto Garolfo.
Gli organizzatori hanno lanciato un appello alla cittadinanza, chiedendo di portare quelle monetine che oggi non vuole più nessuno, i cosiddetti 'ramini'. La raccolta è stata organizzata attraverso una capillare attività di distribuzione di volantini e contenitori nei negozi della zona, con il coinvolgimento dei commercianti e del pubblico: "Abbiamo distribuito i volantini nei negozi -spiega Gianni Raimondi, presidente del Milan Club Busto Garolfo e organizzatore dell'evento-. Poi in settimana siamo ritornati nei vari punti vendita e abbiamo recuperato i contenitori".
Nel pomeriggio di domenica scorsa, poi, i volontari si sono riuniti presso la sede di Busto Garolfo della Bcc per pesare le monetine raccolte: "Quando siamo arrivati, alle 15 -racconta Raimondi- abbiamo scaricato tutti i raccoglitori e con le monetine abbiamo creato una composizione, che abbiamo esposto. Intanto che scaricavamo i contenitori, pesavamo le monetine raccolte e siamo arrivati a quasi un quintale e mezzo. Dai conti fatti e dal peso delle monetine, il costo del fibrillatore sembrerebbe già coperto".
Per questo motivo si è deciso di prorogare la raccolta fino a sabato prossimo, 28 settembre, quando sarà allestito un ulteriore punto di raccolta davanti al Circolo Combattenti e Reduci di Busto Garolfo, per provare a raddoppiare l'obiettivo: "Vorremmo consentire a chi non ha ancora contribuito di partecipare all'iniziativa -dice Raimondi-. Sabato pomeriggio, dalle 15 a oltranza, raccoglieremo le ultime monetine. Il sogno è quello di riuscire ad acquistare due defibrillatori. Vediamo se, tra uno sconto e qualcos'altro, riusciremo a prendere anche il secondo".
"Siamo orgogliosi di essere parte di un'iniziativa così significativa e solidale come la raccolta fondi per l'acquisto di un defibrillatore per la nostra comunità di Busto Garolfo -commenta il presidente della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate, Roberto Scazzosi-. Questo progetto rappresenta un esempio tangibile di come l'unione e la partecipazione di tutti possano fare la differenza, anche attraverso un piccolo gesto come donare le monetine che restano in tasca. Ogni singolo centesimo raccolto diventerà un investimento prezioso per la sicurezza e la salute dei nostri concittadini".
Cronaca
Myrta Merlino difende la confessione in diretta tv:...
"Da giornalisti abbiamo fatto il nostro dovere raccogliendo la notizia in tempo reale, avvertendo le forze dell'ordine e consegnando il girato alle forze dell'ordine"
"Da giornalisti abbiamo fatto il nostro dovere raccogliendo la notizia in tempo reale, avvertendo le forze dell'ordine e consegnando il girato alle forze dell'ordine". Myrta Merlino, con un breve passaggio nella puntata di oggi di Pomeriggio Cinque, torna sulla decisione di trasmettere ieri l'intervista a Lorenzo Carbone, il 50enne ricercato dopo che la madre Loretta Levrini, con cui viveva, era stata trovata in casa priva di vita a Spezzano.
Nel corso della puntata odierna sono state riproposte le dichiarazioni rilasciate ieri da Carbone all'inviato della trasmissione di Canale 5. Nella puntata del 24 settembre è stata trasmessa anche la telefonata dell'inviato ai carabinieri.