SuperEnalotto, numeri combinazione vincente oggi 24 settembre
Nessun '6' né '5+', jackpot sale a 80,3 milioni
Nessun '6' né '5+1' nell'estrazione del Superenalotto di oggi 24 settembre. Centrati, invece, cinque '5' da oltre 35mila euro ciascuno. Il jackpot per la prossima estrazione sale a 80,3 milioni. Il prossimo concorso è in programma giovedì 26 settembre.
I punteggi vincenti del SuperEnalotto
Al SuperEnalotto si vince con punteggi da 2 a 6, passando anche per il 5+. L'entità dei premi è legata anche al jackpot complessivo. In linea di massima:
- con 2 numeri indovinati, si vincono orientativamente 5 euro;
- con 3 numeri indovinati, si vincono orientativamente 25 euro;
- con 4 numeri indovinati, si vincono orientativamente 300 euro;
- con 5 numeri indovinati, si vincono orientativamente 32mila euro;
- con 5 numeri indovinati + 1 si vincono orientativamente 620mila euro.
Come scoprire se hai vinto
E' possibile verificare eventuali vincite attraverso l'App del SuperEnalotto. Per controllare eventuali schedine giocate in passato e non verificate, è disponibile on line un archivio con i numeri e i premi delle ultime 30 estrazioni.
Quanto costa una schedina
La schedina minima nel concorso del SuperEnalotto prevede 1 colonna (1 combinazione di 6 numeri). La giocata massima invece comprende 27.132 colonne ed è attuabile con i sistemi a caratura, in cui sono disponibili singole quote per 5 euro, con la partecipazione di un numero elevato di giocatori che hanno diritto a una quota dell'eventuale vincita. In ciascuna schedina, ogni combinazione costa 1 euro. L'opzione per aggiungere il numero Superstar costa 0,50 centesimi.
La combinazione vincente di oggi, 24 settembre 2024
Ecco la combinazione vincente: 2 - 25 - 27 - 50 - 88 - 90. Numero Jolly: 19. Numero Superstar: 86.
Esteri
Ucraina, i paletti di Kiev per l’accordo di pace:...
Kiev chiede di aumentare la pressione internazionale sulla Russia affinché sgomberi i territori occupati
L'Ucraina non è disposta a cedere territori alla Russia per un accordo di pace. La posizione di Kiev non cambia e lo ha ribadito il ministero degli Esterprecisando che il completo ritiro della Russia dall'Ucraina e dai suoi confini riconosciuti a livello internazionale è "uno dei punti obbligatori del piano di pace formulato dal presidente Volodymyr Zelensky".
La Russia occupa circa un quinto dell’Ucraina dopo oltre due anni e mezzo di guerra, così come la penisola di Crimea, annessa nel 2014. Zelensky è negli Stati Uniti per presentare il suo piano per la vittoria ma della proposta per ora si conoscono solo le linee generali. Il ministero degli Esteri ha affermato che soluzioni temporanee "non possono ripristinare completamente la pace, ma solo rinviare la guerra".
La pressione internazionale sulla Russia affinché sgomberi i territori occupati deve essere aumentata, ha aggiunto. "Questo è uno scenario realistico che possiamo realizzare attraverso sforzi congiunti", ha affermato il ministero.
Oggi il discorso di Zelensky all'Onu
Oggi il presidente ucraino si rivolgerà all'Assemblea generale dell'Onu per la terza volta da quando il suo Paese è stato invaso dalla Russia. possibilità di ribattere sarà offerta al ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, che parlerà all'Assemblea sabato, mentre il presidente russo Vladimir Putin non si reca a New York per l'evento dal 2015. L'ultimo intervento del leader del Cremlino all'Assemblea Onu risale però al 2020, in piena pandemia da Covid-19, quando parlò in collegamento video.
A New York, Zelensky ha già avuto una serie di incontri, compreso quello con la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. "È sempre un piacere incontrare Giorgia Meloni. A margine dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, abbiamo concordato i nostri prossimi programmi comuni. Sono grato a Giorgia per tutti i passi decisivi compiuti dal G7 sotto la presidenza italiana e per il suo impegno negli sforzi congiunti per stabilire una pace duratura e giusta", le parole del presidente.
Meloni: "La linea dell'Italia non cambia"
Meloni non sarà presente di persona al vertice in programma oggi. La presidente del Consiglio si collegherà in videocall al summit organizzato dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. "Un cambio di line? No, poi io capisco che si cerchi di sostenere tesi anche contro l'evidenza", dice Meloni.
"L'incontro sull'Ucraina è stato spostato su richiesta in particolare degli Stati Uniti, parteciperemo lo stesso e, al di là del tentativo di dimostrare cose che non sono dimostrabili, la posizione italiana non cambia e non sta cambiando, come dimostra l'incontro di questa mattina con Zelensky. E penso che non sia neanche così utile per la nazione, che ha il pregio che tutti riconoscono al mondo della chiarezza e determinazione nel sostenere l'Ucraina, cercare di raccontare un'altra storia. Non dico per il governo, ma per l'Italia che per una volta è considerata seria, affidabile, e che non cambia posizione come cambia il vento", aggiunge.
Esteri
Israele, da Usa stop guerra Gaza solo con rilascio ostaggi....
Washington lavora alla de-escalation ma "no alla pace a ogni costo". Iran dice no a richiesta di intervento di Hezbollah
Gli Stati Uniti non chiederanno la fine della guerra a Gaza senza un accordo che includa il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani. Lo ha dichiarato un alto funzionario dell'amministrazione Biden. "Abbiamo detto che questo conflitto dovrebbe finire, ma non a qualsiasi condizione. Ci sono molte, molte persone innocenti che sono ancora prigioniere a Gaza, e non stiamo chiedendo una fine del conflitto che ignori la loro situazione", ha detto il vice consigliere per la sicurezza nazionale Jon Finer durante un'intervista con il sito di notizie Axios a margine dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite. "Riteniamo che ciò sarebbe fondamentalmente disumano e irresponsabile", ha aggiunto.
Il fronte libanese e la linea della Casa Bianca
Gli Stati Uniti stanno intanto presentando idee "concrete" per alleviare la crisi in Libano, ha affermato un funzionario statunitense, riporta Cgtn, esprimendo la contrarietà Usa rispetto a un'invasione di terra israeliana per colpire Hezbollah.
L'ordine di Washington: "Non colpite le infrastrutture"
Gli Usa hanno avvertito Israele di non colpire le infrastrutture statali del Libano nel corso dei raid contro Hezbollah. Lo apprende l'emittente israeliana Channel 12, secondo cui gli Usa hanno chiesto a Israele di non danneggiare in alcun caso le infrastrutture e/o i beni dello stato sovrano del Libano. Gli Usa hanno detto a Israele di "distinguere il più possibile" tra Hezbollah e Libano, riferisce il canale televisivo.
Israele: "Aperti a idee per de-escalation in Libano"
Israele dal canto suo si dice aperta a idee per una de-escalation del conflitto in Libano. Lo ha affermato l'ambasciatore israeliano all'Onu Danny Danon, dopo che gli Stati Uniti hanno dichiarato di star valutando "idee concrete" con alleati e partner.
"Mentre parliamo ci sono forze importanti che cercano di proporre idee e noi siamo aperti a questo", ha detto Danon ai giornalisti. "Non siamo impazienti di iniziare un'invasione di terra... Preferiamo una soluzione diplomatica".
Idf: "Operazione breve contro Hezbollah ma pronti a impegno maggiore"
Israele si sta impegnando affinché la campagna contro Hezbollah sia la più breve possibile, ma è pronta se dovesse richiedere più tempo, ha detto ai giornalisti il portavoce dell'Idf Daniel Hagari.
Hezbollah ha chiesto all'Iran di attaccare ma Teheran ha detto no
Sembra puntare alla de-escalation anche l'Iran. Hezbollah ha chiesto al suo alleato storico di attaccare Israele mentre le Idf intensificano i loro raid sul sud del Libano, ma finora Teheran ha "espresso riserve", riferisce infatti il sito di notizie Axios, citando due funzionari israeliani e un diplomatico occidentale. Secondo le fonti, gli iraniani hanno risposta a Hezbollah che "il momento non è giusto" perché il presidente Masoud Pezeshkian è attualmente a New York per l'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Stando ad Axios, Hezbollah ha chiesto alla Repubblica islamica di attaccare come parte della rappresaglia per l'uccisione del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, avvenuta a Teheran due mesi fa.
Le fonti sostengono che "gli iraniani hanno espresso riserve sull'unirsi ora alla lotta contro Israele e non hanno dato una risposta positiva".
Politica
Nomine Rai, parte il countdown: domani il voto, ma non...
Maggioranza e opposizione navigano ancora a vista, partita piena di insidie e apertissima fino all'ultimo momento utile
E' partito il countdown per le nomine Rai. Domani dovrebbe essere la giornata decisiva ma il condizionale è d'obbligo perché, come sempre, la partita è piena di insidie e apertissima fino all'ultimo momento utile. La conferenza dei capigruppo del Senato ha confermato l'appuntamento, nonostante nel corso della giornata di ieri si fossero sovrapposte le voci di un possibile slittamento.
Maggioranza e opposizione navigano ancora a vista. Gli occhi sono puntati sul voto di giovedì in Parlamento (si comincia alla Camera alle 9.30, mentre a Palazzo Madama è previsto mezz'ora dopo), data in cui è prevista l'elezione dei 4 componenti del nuovo Consiglio di amministrazione.
Per il centrodestra niente proroghe, due voti per portare a casa la partita
Niente proroghe, il centrodestra vuole rinnovare i vertici dell'azienda di viale Mazzini senza rinvii di sorta e punta all'elezione di un presidente di riferimento in Vigilanza. Il nome c'è, salvo 'fuoco amico', ed è quello di Simona Agnes, gradita a Forza Italia.
Maurizio Gasparri, capogruppo azzurro al Senato, è perentorio: ''La nostra posizione non è mai cambiata: siamo per la presidenza ad Agnes e ci auguriamo che venga designata. E' certamente una persona a noi gradita, ma, lo ripeto, è anche molto qualificata. Il presidente viene votato dopo in Vigilanza Rai, con i due terzi. Se c'è un clima costruttivo, bene, ma se il clima è ostativo'', ''non si può pensare di fare la legge sulla governance, gli Stati generali...".
L'esponente forzista avverte le opposizioni che il partito azzurro tirerà dritto per la sua strada se non sarà disposto a cercare sponde: ''Noi abbiamo fatto una proposta ma se non c'è un atteggiamento costruttivo, andiamo avanti''. Per la presidenza serve l'ok dei due terzi della Commissione di Vigilanza Rai, quindi un accordo con almeno una parte dell'opposizione. Il Cda è composto da sette membri: due vengono eletti dalla Camera e due dal Senato, altri due vengono indicati dal ministero dell'Economia (uno è l'amministratore delegato, l'altro il presidente che appunto deve passare per il gradimento della Vigilanza) e un altro membro viene eletto dai dipendenti dell'azienda.
Dopo il passaggio di Maria Stella Gelmini nelle file di Noi Moderati, al centrodestra mancano due voti per portare a casa la partita, vale a dire il raggiungimento del quorum dei due terzi necessario per l'entrata in carica del presidente. Secondo lo schema del centrodestra, se FI punta alla presidenza con Agnes spetterà a FdI esprimere una delle tre quote rosa del board (in ballo ci sono Valeria Falcone e Federica Frangi); un'altra casella resta in quota Lega.
Contatti tra opposizioni, incognita Renzi
Sul fronte delle opposizioni Pd e Avs minacciano l'Aventino. In particolare il Pd potrebbe non solo non partecipare al voto in Vigilanza sul presidente, ma anche a quello di giovedì in aula. Nulla, però, al momento è deciso. "Vedremo", è la risposta laconica del presidente dei senatori dem Francesco Boccia. Il rischio che si profila è anche quello di una spaccatura delle opposizioni. Il M5s sarebbe intenzionato a partecipare al voto di giovedì indicando Alessandro Di Majo per scongiurare, è questo il ragionamento che viene fatto, un Cda 'monocolore' di maggioranza.
In queste ore sono in corso contatti per arrivare a una linea comune delle opposizioni. Da giorni Giuseppe Conte ha aperto alla possibilità di convergere su un nome di garanzia, qualora "ci fosse un presidente autorevole, assolutamente non riconducibile a logiche partitiche". Un identikit che però non corrisponde, secondo i pentastellati, al profilo di Agnes. La palla, comunque, sottolineano nel Movimento, è nelle mani della maggioranza.
A scompaginare i piani potrebbe essere ancora una volta Matteo Renzi, potenziale ago della bilancia visti i due membri in quota Iv. Negli ultimi giorni sono tornate ad affacciarsi diverse ipotesi alternative per la presidenza Rai, come Antonio Di Bella e Giovanni Minoli, due figure interne all'azienda con alle spalle una lunga carriera nel servizio pubblico. Altra ipotesi gradita per il Movimento guidato da Conte sarebbe Milena Gabanelli.
Se non dovesse arrivare un accordo, ipotesi da non escludere, la soluzione sarebbe la nomina a presidente del membro più anziano: il timone del cda spetterebbe a quel punto ad Antonio Marano, ex direttore di Rai2 ma anche un passato da deputato nelle file della Lega L'incarico di amministratore delegato, salvo sorprese, dovrebbe andare a Giampaolo Rossi, in quota FdI.