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Orsini a E’ sempre Cartabianca: “Hezbollah ha 150mila missili per colpire Israele”

"Non darei per scontato che Hezbollah sferri un attacco importante contro Israele"

Orsini e Berlinguer

"Credo che Hezbollah non abbia ancora usato i suoi missili più potenti. Nel 2006 aveva 15mila missili, ora ne ha 150mila". Alessandro Orsini torna a E' sempre Cartabianca dopo una lunga assenza. "Figuriamoci se dopo tutto quello che ho passato avrei epurato Orsini", dice la conduttrice Bianca Berlinguer presentando il professore di sociologia del terrorismo internazionale.

Orsini si sofferma sulla crisi in Medio Oriente e sullo scontro tra Israele e Hezbollah. "Non darei per scontato che Hezbollah sferri un attacco importante contro Israele. Hezbollah sta parlando con l'Iran per capire quanto Teheran sia disposta a impegnarsi in una guerra con Israele. Hezbollah può sferrare un attacco devastante, il suo problema però è la capacità di sostenere una guerra prolungata: in Libano ora il 44% vive in condizione di povertà. Il problema di Hezbollah è un po' quello dell'Ucraina: non basta colpire forte, bisogna sostenere lo sforzo", dice Orsini.

"Israele vorrebbe costringere Hezbollah a ritirarsi dal sud del Libano. L?obiettivo del premier Netanyahu è diverso: vuole uccidere i leader di Hamas e Hezbollah per guadagnare consenso. Ma questa strategia non ha mai indebolito organizzazioni come Hezbollah o Hamas", afferma.

"A livello etico-politico siamo tornati alla Seconda guerra mondiale con il massacro di civili intenzionalmente perseguito. Viviamo in un tempo mostruoso in cui non sembra ci sia progresso umano", conclude.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Esteri

Ucraina, Meloni salta ricevimento Biden e summit: “Ma...

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La presidente del Consiglio: "Non ho visto Trump, non entro nelle elezioni di altri paesi"

Giorgia Meloni e Joe Biden

L'intervento di 13 minuti all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, in cui ha ribadito il sostegno dell'Italia all'Ucraina e il dovere della comunità internazionale a "non voltarsi dall'altra parte", poi la cena con lo staff e subito in volo verso Roma.

La premier Giorgia Meloni anticipa il rientro, come reso noto domenica, 'sforbiciando' la missione Unga a New York di un giorno, dal 25 settembre -come da programma- al 24. E così non sarà presente al vertice sull'Ucraina organizzato da Joe Biden per la giornata di mercoledì, presente Volodymyr Zelensky. O meglio ci sarà, ma collegata da Roma. E salterà, ancora una volta, il tradizionale ricevimento al Metropolitan Museum offerto dal Presidente degli States ai partecipanti all'Assemblea generale delle Nazioni Unite: lo scorso anno lo mancò per trascorrere la serata con la figlia Ginevra, una scelta che venne travolta dalle polemiche. E stavolta c'è il rischio possa bissare, sollevando oltretutto sospetti su un possibile cambio di direzione nel sostegno a Kiev. Che lei -al suo arrivo a Palazzo di Vetro immortalata dai fotografi insieme a Zelensky, a cui ha ribadito "il convinto sostegno dell'Italia"- smentisce con forza.

In un punto stampa nel quartier generale delle Nazioni Unite, Meloni risponde con fermezza a chi le domanda se dietro l'assenza al vertice di sostegno a Kiev ci sia un cambio di linea dell'Italia: "No, poi io capisco che si cerchi di sostenere tesi anche contro l'evidenza. L'incontro sull'Ucraina è stato spostato su richiesta in particolare degli Stati Uniti a domani, parteciperemo lo stesso e, al di là del tentativo di dimostrare cose che non sono dimostrabili, la posizione italiana non cambia e non sta cambiando, come dimostra l'incontro di questa mattina con Zelensky".

Dunque la stoccata ai cronisti. "Penso che non sia neanche così utile per la nazione, che ha il pregio che tutti riconoscono al mondo della chiarezza e determinazione nel sostenere l'Ucraina, cercare di raccontare un'altra storia. Non dico per il governo, ma per l'Italia che per una volta è considerata seria, affidabile, e che non cambia posizione come cambia il vento".

Una posizione che l'Italia ha ribadito all'Assemblea generale ma anche al Consiglio di Sicurezza, dove è intervenuto il ministro agli Affari esteri Antonio Tajani, delegato da Meloni. Sempre incalzata dai cronisti, la premier risponde serafica di non aver incontrato Donald Trump, nei tre giorni di missione a New York, né tantomeno membri del suo staff.

Il tema del sostegno a Kiev è infatti legato a doppio filo alla partita delle prossime elezioni statunitensi, accompagnate dal timore diffuso che una vittoria del candidato repubblicano possa cambiare le carte in tavola. Portando con sé un riposizionamento di diversi Paesi, Italia compresa. Da qui, le 'letture' sulla sintonia della presidente del Consiglio con Elon Musk, notoriamente filotrumpiano, indicato dalla stessa Meloni per la consegna del premio dell'Atlantic Council, allo Ziegfeld Ballroom.

"La scelta di Elon Musk - replica lei mal celando il fastidio per le insinuazioni che hanno accompagnato la sua missione a New York - era la scelta di una delle personalità più interessanti del nostro tempo, una scelta che abbiamo fatto mesi fa ma che non c'entra niente con la campagna americana".

"Ho già spiegato mille volte - rincara la dose - che io non sono una sostenitrice dell'ingerenza straniera nelle questioni interne delle nazioni sovrane, non sono tra quei leader che pensano di avere la facoltà di dire ai cittadini di un'altra nazione cosa sia meglio per il loro futuro, queste sono quelle cose che piacciono tanto alla sinistra ma a me non sono piaciute mai". Prima di raggiungere l'albergo sulla V Avenue per cambiarsi d'abito, in vista dell'intervento all'Assemblea generale, Meloni concede un momento di ironia ai cronisti, tornando sulla sua grande passione per Michael Jackson, citato nell'intervento all'Atlantic Council. Il motivo preferito tra i tanti di Jacko è "Man in the mirror", risponde senza tentennamenti, per poi sorridere divertita a chi le chiede di allontanarsi con un 'moonwalking': "no, non so' capace...".

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Esteri

Meloni all’Onu: “Tempi difficili, Italia pronta...

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L'intervento della presidente del Consiglio all'Assemblea generale: "Israele rispetti diritto internazionale, mai più tragedie come Libano"

Giorgia Meloni all'Onu

In tempi difficili, "l'Italia, come sempre, è pronta a fare la sua parte". E' la conclusione dell'intervento della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, all'Assemblea generale dell'Onu. "E' un tempo difficile quello nel quale siamo stati chiamati a governare le nostre Nazioni. Tutto intorno a noi sembra cambiare, tutto viene messo in discussione, e le poche certezze che pensavamo di avere non sono più tali. Il destino ci sfida, ma in fondo lo fa per metterci alla prova. Nella tempesta, possiamo dimostrare di essere all’altezza del compito che la storia ci ha dato. Dimostrarlo ai cittadini che governiamo, dimostrarlo ai nostri figli", dice Meloni.

"Dimostrarlo a noi stessi, forse soprattutto a noi stessi, perché come diceva un grande patriota italiano, Carlo Pisacane, protagonista di quel Risorgimento che fece dell’Italia una Nazione unita, 'ogni ricompensa la troverò nel fondo della mia coscienza'. Affrontare i problemi piuttosto che rinviarli, avanzare piuttosto che indietreggiare, preferire ciò che è giusto a ciò che è utile, questo è il nostro compito, difficile ma necessario. L’Italia, come sempre, è pronta a fare la sua parte", dice.

Israele e Libano

"Affermiamo il diritto dello Stato di Israele di difendersi da attacchi esterni, come quello orribile del 7 ottobre scorso, ma allo stesso tempo chiediamo ad Israele di rispettare il diritto internazionale, tutelando la popolazione civile, anch'essa vittima in gran parte di Hamas e delle sue scelte distruttive", dice la premier soffermandosi sulla crisi in Medio Oriente

"E seguendo lo stesso ragionamento sosteniamo, ovviamente, anche il diritto del popolo palestinese ad avere un proprio Stato. Ma affinché questo possa vedere presto la luce è necessario che i palestinesi lo affidino a una leadership ispirata al dialogo, alla stabilizzazione del Medio Oriente e all’autonomia", aggiunge.

"Gli Accordi di Abramo hanno dimostrato la possibilità di convivere e cooperare vantaggiosamente sulla base del mutuo riconoscimento. Se questa è la prospettiva sulla quale tutti dobbiamo lavorare, e lo è, oggi l’imperativo è raggiungere, senza ulteriori ritardi, un cessate il fuoco a Gaza e l'immediato rilascio degli ostaggi israeliani. Non possiamo più assistere a tragedie come quelle di questi giorni nel Sud e nell'Est del Libano, con il coinvolgimento di civili inermi, tra cui numerosi bambini", dice Meloni.

Ucraina e Russia

"Non possiamo voltarci dall'altra parte di fronte al diritto dell’Ucraina a difendere le sue frontiere, la sua sovranità, la sua libertà", dice ribadendo la posizione dell'Italia sul conflitto tra Ucraina e Russia. "È un’epoca molto complessa quella nella quale viviamo, e il carattere comune delle sfide del nostro tempo ci impone di ragionare in un modo completamente nuovo. La ferita inferta al sistema internazionale fondato sulle regole dalla guerra d'aggressione russa all'Ucraina sta avendo effetti destabilizzanti molto oltre i confini nella quale si consuma, e come un domino sta contribuendo a riaccendere, o far detonare, altri focolai di crisi", evidenzia.

"I sistemi politici democratici affrontano insidie inedite. La frammentazione geo-economica cresce con conseguenze con le quali tutti dobbiamo fare i conti, soprattutto le Nazioni più fragili. Il cammino per la riduzione delle emissioni ambientali è ad un bivio, stretto tra approcci ideologici e scarsa solidarietà, soprattutto dei principali emettitori di gas a effetto serra. La scarsità di acqua e di energia incidono sempre più profondamente sullo sviluppo, sulla sicurezza alimentare e sulla stabilità sociale di intere comunità. L'utilizzo strumentale della fede religiosa diventa fattore di tensione o, peggio, fattore di persecuzione: sono milioni nel mondo le persone che soffrono a causa della loro professione di fede, e al primo posto come vittime ci sono i cristiani".

Lotta ai trafficanti di uomini

Quindi, il contrasto all'immigrazione illegale. "Il nostro obiettivo, di fronte di decine di migliaia di persone che affrontano viaggi disperati per entrare illegalmente in Europa, è garantire prima di tutto il loro diritto a non dover emigrare, a non dover recidere le proprie radici semplicemente perché non hanno altra scelta", afferma. "Una disperazione sulla quale lucrano organizzazioni di criminali senza scrupoli sempre più potenti e ramificate. Proposi un anno fa, da questo stesso podio, di dichiarare una guerra globale ai trafficanti di esseri umani, e sono felice che quell'appello non sia caduto nel vuoto, e che in primis a livello G7 si sia trovata l'intesa per dare vita ad un coordinamento internazionale per smantellare queste reti criminali. Ma bisogna fare di più", dice.

I rapporti con l'Africa

Meloni ricorda la "svolta che l'Italia ha impresso ai propri rapporti con l'Africa. Abbiamo reso operativo, a livello bilaterale, il nostro piano di investimenti per l'Africa, il Piano Mattei, con progetti pilota in nove Nazioni del continente, creando partenariati strategici con ognuna di esse".

"Abbiamo strutturato sinergie operative con il Global Gateway dell'Unione Europea e la Partnership for Global Infrastructure and Investment del G7. Abbiamo costruito strumenti finanziari nuovi con la Banca Africana di Sviluppo e con la Banca Mondiale, per permettere l'afflusso di risorse pubbliche e private. Abbiamo immaginato soluzioni innovative, come l'Apulia Food Security Initiative, per rafforzare la produzione agricola e la sicurezza alimentare, o l'Energy for Growth in Africa, per sostenere la produzione e la distribuzione di energia pulita. Abbiamo deciso di sostenere progetti strategici per l'Africa, come il corridoio di Lobito. Abbiamo fatto tutto questo senza mai smettere di coinvolgere e confrontarci con i nostri interlocutori africani. Perché il nostro intento non è imporre, ma condividere. E, insieme, scegliere priorità, settori di intervento, ambiti di azione".

"Dove potevamo essere un valore aggiunto, lì abbiamo offerto il nostro punto di vista e la nostra collaborazione. Con progetti concreti che già stanno dando i loro frutti. In Algeria - illustra -, dove renderemo fertili 36 mila ettari di terreno desertico per la coltivazione e costruiremo una filiera locale di trasformazione e produzione. In Kenya, con lo sviluppo di una filiera di biocarburanti che arriverà entro la fine del 2025 a sostenere fino a duecentomila piccole imprese agricole. In Etiopia, con un vasto intervento di recupero ambientale dell'area del lago Boye, nell'ovest del Paese".

"Perché, voglio ribadirlo ancora una volta, il nostro obiettivo, di fronte di decine di migliaia di persone che affrontano viaggi disperati per entrare illegalmente in Europa -dice- è garantire prima di tutto il loro diritto a non dover emigrare, a non dover recidere le proprie radici semplicemente perché non hanno altra scelta". (dall'inviata Ileana Sciarra)

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Esteri

Ucraina, i paletti di Kiev per l’accordo di pace:...

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Kiev chiede di aumentare la pressione internazionale sulla Russia affinché sgomberi i territori occupati

Volodymyr Zelensky - Fotogramma

L'Ucraina non è disposta a cedere territori alla Russia per un accordo di pace. La posizione di Kiev non cambia e lo ha ribadito il ministero degli Esterprecisando che il completo ritiro della Russia dall'Ucraina e dai suoi confini riconosciuti a livello internazionale è "uno dei punti obbligatori del piano di pace formulato dal presidente Volodymyr Zelensky".

La Russia occupa circa un quinto dell’Ucraina dopo oltre due anni e mezzo di guerra, così come la penisola di Crimea, annessa nel 2014. Zelensky è negli Stati Uniti per presentare il suo piano per la vittoria ma della proposta per ora si conoscono solo le linee generali. Il ministero degli Esteri ha affermato che soluzioni temporanee "non possono ripristinare completamente la pace, ma solo rinviare la guerra".

La pressione internazionale sulla Russia affinché sgomberi i territori occupati deve essere aumentata, ha aggiunto. "Questo è uno scenario realistico che possiamo realizzare attraverso sforzi congiunti", ha affermato il ministero.

Oggi il discorso di Zelensky all'Onu

Oggi il presidente ucraino si rivolgerà all'Assemblea generale dell'Onu per la terza volta da quando il suo Paese è stato invaso dalla Russia. possibilità di ribattere sarà offerta al ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, che parlerà all'Assemblea sabato, mentre il presidente russo Vladimir Putin non si reca a New York per l'evento dal 2015. L'ultimo intervento del leader del Cremlino all'Assemblea Onu risale però al 2020, in piena pandemia da Covid-19, quando parlò in collegamento video.

A New York, Zelensky ha già avuto una serie di incontri, compreso quello con la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. "È sempre un piacere incontrare Giorgia Meloni. A margine dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, abbiamo concordato i nostri prossimi programmi comuni. Sono grato a Giorgia per tutti i passi decisivi compiuti dal G7 sotto la presidenza italiana e per il suo impegno negli sforzi congiunti per stabilire una pace duratura e giusta", le parole del presidente.

Meloni: "La linea dell'Italia non cambia"

Meloni non sarà presente di persona al vertice in programma oggi. La presidente del Consiglio si collegherà in videocall al summit organizzato dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. "Un cambio di line? No, poi io capisco che si cerchi di sostenere tesi anche contro l'evidenza", dice Meloni.

"L'incontro sull'Ucraina è stato spostato su richiesta in particolare degli Stati Uniti, parteciperemo lo stesso e, al di là del tentativo di dimostrare cose che non sono dimostrabili, la posizione italiana non cambia e non sta cambiando, come dimostra l'incontro di questa mattina con Zelensky. E penso che non sia neanche così utile per la nazione, che ha il pregio che tutti riconoscono al mondo della chiarezza e determinazione nel sostenere l'Ucraina, cercare di raccontare un'altra storia. Non dico per il governo, ma per l'Italia che per una volta è considerata seria, affidabile, e che non cambia posizione come cambia il vento", aggiunge.

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