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Clima, “cambiamento raddoppia probabilità inondazioni mortali in Europa”

E' quanto emerge dallo studio di World Weather Attribution

Maltempo  e allagamenti

Il cambiamento climatico raddoppia la probabilità di inondazioni mortali in Europa centrale dopo la “pioggia più intensa di sempre”. E' quanto emerge dallo studio di World Weather Attribution secondo il quale le inondazioni diventeranno più distruttive con l'ulteriore riscaldamento causato dai combustibili fossili. Non solo: i ricercatori sottolineano l'accelerazione dei costi del cambiamento climatico dopo che l'Unione Europea si è impegnata a stanziare 10 miliardi di euro in aiuti per i danni della tempesta Boris.

“Il nostro studio ha trovato le impronte digitali del cambiamento climatico nelle raffiche di pioggia che hanno inondato l'Europa centrale - dice Joyce Kimutai, ricercatore al Grantham Institute - Climate Change and the Environment, Imperial College London - Ancora una volta, queste inondazioni evidenziano i risultati devastanti del riscaldamento provocato dai combustibili fossili. Finché il petrolio, il gas e il carbone non saranno sostituiti da energie rinnovabili, tempeste come Boris scateneranno precipitazioni ancora più intense, provocando inondazioni devastanti per l'economia”.

Tempesta Boris e inondazioni

Le inondazioni si sono verificate dopo che la tempesta Boris si è soffermata sull'Europa centrale, colpendo Polonia, Romania, Slovacchia, Austria, Cechia e Germania con piogge torrenziali dal 12 al 16 settembre - ricostruisce lo studio - Le inondazioni hanno ucciso almeno 24 persone, sfollato migliaia di persone, devastato case, spazzato via ponti e causato diffuse interruzioni di corrente. La tempesta ha colpito un'area insolitamente vasta dalla Germania alla Romania, coprendo una regione ancora più ampia delle precedenti alluvioni storiche del 1997 e del 2002. Lo studio ha rilevato che la quantità di pioggia caduta in Europa centrale in quei quattro giorni è stata la più abbondante mai registrata e anche con un margine significativo.

Secondo gli scienziati, una combinazione di fenomeni meteorologici, tra cui l'aria fredda in movimento sulle Alpi e l'aria molto calda sul Mediterraneo e sul Mar Nero, ha creato una 'tempesta perfetta' che ha provocato forti precipitazioni su un'ampia regione. Sulla base dei dati storici, si prevede che l'evento di quattro giorni di precipitazioni si verifichi in media circa una volta ogni 100-300 anni nel clima odierno con un riscaldamento di 1,3°C.

Sebbene l'evento sia stato unico nel suo genere, il cambiamento climatico, causato principalmente dalla combustione di petrolio, gas e carbone, lo ha reso più intenso e più probabile. Combinando le osservazioni meteorologiche con i modelli climatici, gli scienziati hanno scoperto che il cambiamento climatico ha reso le precipitazioni almeno due volte più probabili e il 7% più intense. Se il mondo non abbandonerà i combustibili fossili, causando un riscaldamento globale di 2°C, simili eventi di pioggia di quattro giorni diventeranno più intensi del 5% e più frequenti del 50%, con il rischio di inondazioni ancora più distruttive.

Sebbene le forti piogge fossero state previste con diversi giorni di anticipo, consentendo alle autorità di svuotare i bacini idrici, erigere muri di difesa dalle inondazioni e avvertire la popolazione del pericolo imminente, l'entità delle inondazioni ha provocato un impatto massiccio che ha visto l'Unione Europea impegnare 10 miliardi di euro per le riparazioni di emergenza. Lo studio evidenzia come queste azioni avrebbero ridotto gli impatti ma rileva la necessità di dare ulteriori priorità all'adattamento e alla sua implementazione. Secondo i ricercatori, con l'intensificarsi delle inondazioni a causa dei cambiamenti climatici, investire in spazi di stoccaggio su larga scala nelle pianure alluvionali e in sistemi di allerta, nonché ridurre al minimo lo sviluppo urbano nelle aree a rischio di inondazioni, ridurrà l'impatto e salverà vite umane. Lo studio è stato condotto da 24 ricercatori del gruppo World Weather Attribution, tra cui scienziati di università e agenzie meteorologiche di Polonia, Austria, Cechia, Germania, Svezia, Stati Uniti, Regno Unito e Paesi Bassi.

Per Bogdan H. Chojnicki, climatologo della Poznań University of Life Sciences, "le alluvioni del 1997 e del 2002 in Europa centrale sono state descritte come eventi che si verificano una volta ogni secolo, ma due decenni dopo, il riscaldamento globale è aumentato da 0,5 a 1,3°C, e sono accadute di nuovo. L'Europa si sta riscaldando anche più velocemente del resto del mondo. La tendenza è chiara: se l'uomo continua a riempire l'atmosfera con le emissioni di combustibili fossili, la situazione sarà più grave. Dobbiamo lottare per fermare il cambiamento climatico per evitare enormi costi sociali ed economici”.

“Queste alluvioni indicano quanto il cambiamento climatico stia diventando costoso - osserva Maja Vahlberg, Technical Advisor del Red Cross Red Crescent Climate Centre - Anche con giorni di preparazione, le inondazioni hanno devastato città, distrutto migliaia di case e l'Unione Europea ha stanziato 10 miliardi di aiuti. I Paesi devono pianificare alluvioni senza precedenti e integrare i cambiamenti climatici nella pianificazione territoriale”.

“Siccità devastante nell'Italia meridionale. Incendi devastanti in Portogallo. Inondazioni micidiali in Europa centrale - rimarca Friederike Otto, Senior Lecturer del Climate Science at Grantham Institute - Climate Change and the Environment, Imperial College London - Il cambiamento climatico sta creando scompiglio in Europa, ma i politici di tutto il continente stanno cercando di fare marcia indietro sugli impegni climatici. Il cambiamento climatico è una minaccia esistenziale, soprattutto per le fasce più povere della società, e tutti gli europei devono sapere che affrontarlo renderà le loro vite molto migliori: l'abbandono dei combustibili fossili crea posti di lavoro, abbassa le bollette energetiche, rende le città luoghi più sani in cui vivere e riduce il rischio di inondazioni micidiali. Non è una questione di tecnologia, sappiamo come ridurre la domanda e sostituire le energie fossili con quelle rinnovabili”.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Economia

Test Altroconsumo, migliorano caratteristiche pneumatici...

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Inizia a esserci una concreta possibilità di scegliere un prodotto sicuro e di qualità

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Migliorano le caratteristiche e le prestazioni dei pneumatici 'quattro stagioni' anche per le le gomme estive e quelle invernali resta un vantaggio legato alla specializzazione. E' quanto emerge da un test condotto da Altroconsumo su 16 modelli che hanno dovuto affrontare prove davvero all-season. Dal test emergono ad esempio grandi differenze nelle prestazioni di frenata su strada asciutta: mentre il veicolo che monta le gomme Michelin (che eccellono nella prova su trada asciutta) si è arrestato, l’auto con pneumatico Uniroyal (marchio più debole in questa prova) sta ancora viaggiando a quasi 40 km/h. In inverno invece, con temperature sotto lo zero e strade innevate, lo pneumatico deve nuovamente assicurare che il veicolo sia controllabile in sicurezza. Lo stesso deve accadere su strade bagnate e con temperature basse. Inoltre, deve sopportare un chilometraggio elevato, garantire un’abrasione contenuta, avere un consumo di carburante ridotto e rotolare silenziosamente, ovvero deve superare anche un pacchetto di prove di sostenibilità. Il test Altroconsumo dimostra comunque che è raro ci siano pneumatici per tutte le stagioni che abbiano buoni punteggi sia in termini di sicurezza di guida che di prestazioni ambientali, anche se alcuni modelli tengono testa almeno in parte agli pneumatici stagionali estivi o invernali.

In generale, in quest’ultimo test, Altroconsumo ha riscontrato un miglioramento diffuso tra i modelli quattro stagioni. Quello pluripremiato nel test, che ottiene il riconoscimento di Migliore del Test, Miglior Acquisto e Miglior Scelta Green, Goodyear Vector 4Season Gen-3, è l’unico ad aver ottenuto una buona valutazione complessiva, ma ciò non significa che sia impeccabile. Se si guarda alla sicurezza di guida, si nota che offre buoni risultati sul bagnato e su strade invernali, ma mostra qualche debolezza su strade asciutte con temperature estive elevate. Tuttavia, grazie all’ottima durata prevista, alla bassa abrasione e alla buona efficienza, svetta in classifica. Se si viaggia spesso in condizioni invernali, questo pneumatico è una buona soluzione, che permette di evitare il costo e l’impegno di alternare gomme estive e invernali. Va considerato però che su strada asciutta il rendimento di Goodyear è inferiore rispetto agli pneumatici specifici per la stagione estiva testati in passato.

Oltre alle prove di guida tradizionali e al consumo di carburante, il test sugli pneumatici valuta il chilometraggio stimato, in pratica quindi anche la sostenibilità economica del modello. Infatti, non basta considerare solo il prezzo di vendita, ma anche la durata: un treno di gomme può costare poco, ma non ci sarà un vero risparmio se si è costretti a cambiarle presto perché già usurate. Il test Altroconsumo prende in considerazione anche la sostenibilità green dello pneumatico, quindi aspetti come il peso in base al materiale utilizzato e il rumore prodotto. Gli pneumatici leggeri non solo richiedono un minor consumo di materiale, ma hanno anche un effetto positivo sul consumo di carburante. Infine, un altro parametro di sostenibilità è il rilascio di polveri nell’ambiente dovuto all’usura.

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Economia

‘E’ davvero ING?’ I clienti smascherano le...

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Basta aprire l’App o andare sulla pagina di login del sito ing.it, premere il pulsante

'E’ davvero ING?' I clienti smascherano le truffe con un semplice click

Supponete di ricevere una telefonata da qualcuno che si presenti come dipendente della banca in cui avete il conto per informarvi di presunte anomalie sulle vostre transazioni. Vorreste assicurarvi di essere davvero al telefono con la vostra banca e non con un truffatore che stia tentando di raggirarvi. Basta aprire l’App o andare sulla pagina di login del sito ing.it, premere il pulsante «È davvero ING? Verifica la chiamata» e autorizzare l’accesso: apparirà un messaggio che confermerà se si sta ricevendo realmente una telefonata da ING oppure no.

Se la chiamata non provenisse dalla banca, molto probabilmente potrebbe trattarsi di una frode. In quel caso, sarebbe raccomandabile chiudere subito la telefonata e segnalare l’episodio a ING attraverso i canali ufficiali. Di seguito un video che illustra il funzionamento di “E’ davvero ING?”.

Nel 2023 in Italia secondo il CERTFin il 15% delle truffe in ambito digital banking è avvenuto tramite spoofing, la tecnica con cui i frodatori riescono a nascondere la propria identità per risultare “affidabili” alle vittime designate e ottenere accesso a informazioni riservate e dati sensibili. Le truffe via spoofing, che avvengono principalmente tramite contatto telefonico, sms o email, sono cresciute del 13% rispetto al 2022.

Negli ultimi 2 anni ING ha informato i suoi clienti sui rischi legati alle truffe attraverso 15 campagne di informazione, che si sono materializzate in 10.000.000 di DEM inviate (Direct email marketing).

I temi hanno riguardato le classiche tecniche di frodi - dal phishing, allo spoofing, al money mule - ma anche un altro tipo di truffa, sempre più diffusa: quella sentimentale, che comporta quasi sempre rilevanti esborsi monetari.

Negli ultimi tre mesi, inoltre, ING ha intensificato le sue attività di creazione di consapevolezza mostrando ai clienti a ogni singolo accesso messaggi specifici su rischi del cyber crime: 720.000 i clienti che hanno visualizzato il messaggio, un risultato che ha contribuito a ridurre sensibilmente il numero di frodi subite.

Parallelamente è stata avviata in agosto una campagna sui social media per sensibilizzare un pubblico più ampio sull’esistenza di “E’ davvero ING?”, promuovendo quindi la consapevolezza sulla cyber security e l’importanza della cultura della verifica. La campagna sui social non finisce qui... sono presto in arrivo altre novità per rendere memorabili, facilmente fruibili e d’impatto alcuni messaggi chiave sulla cyber security che non possono mancare nel bagaglio di conoscenze di ciascuno di noi.

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Economia

Ddl Sicurezza, su divieto Canapa le associazioni denunciano...

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La norma è in evidente contrasto con la libera circolazione dei beni, principio cardine del diritto europeo

Foto di repertorio - FOTOGRAMMA

Le principali organizzazioni italiane agricole, artigianali e commerciali si sono unite per denunciare con una petizione al Parlamento Europeo le gravi violazioni alle normative comunitarie introdotte dall'Art. 18 del ddl Sicurezza e dal Decreto Ministeriale sul Cbd del 27 giugno 2024 riguardanti la canapa. La norma inserita nel ddl Sicurezza che vorrebbe vietare coltivazione, commercializzazione, trasformazione, trasporto e altre attività connesse alla canapa industriale è in evidente contrasto con la libera circolazione dei beni, principio cardine del diritto europeo e lo ribadisce una recente sentenza della Corte di Giustizia Europea.

Il provvedimento non solo infrange palesemente la normativa europea, ma rappresenta un danno concreto per l'economia italiana, colpendo un settore che impiega circa 15.000 persone, crea indotto ed export e che gioca un ruolo chiave nel recupero delle aree rurali favorendo il ritorno dei giovani all’agricoltura e promuovendo pratiche agricole sostenibili. Le associazioni firmatarie rappresentano migliaia di aziende agricole e commerciali oggi a rischio che già da anni vedono la competitività che gli operatori italiani hanno raggiunto in quasi 9 anni, minata dall'incertezza del diritto.

Le associazioni firmatarie della petizione di denuncia al Parlamento Europeo sono: Canapa Sativa Italia, Cna Agroalimentare , Confagricoltura , Cia, Copagri, Unci, Liberi Agricoltori, Altragricoltura, Associazione Florovivaisti Italiani, Eiha, Federcanapa, Sardinia Cannabis, Assocanapa, Resilienza Italia Onlus, Canapa delle Marche e Upcbd. Queste realtà chiedono che il Governo riveda il provvedimento, rispettando gli impegni comunitari e garantendo la sopravvivenza di un settore strategico per l'economia nazionale e l’ambiente.

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