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Progetto per accrescere la consapevolezza sul ruolo delle foreste nella lotta ai cambiamenti climatici e nella prevenzione di incendi e dissesti idrogeologici

Michele De Censi, Amministratore Delegato di Sorgenia

Sensori con tecnologia IoT per monitorare lo stato di salute di cinque boschi italiani e attività di educazione ambientale con studenti di alcune scuole del territorio. Obiettivo: accrescere la consapevolezza sull’importanza delle foreste e fornire dati utili per la difesa del patrimonio boschivo italiano. Parte oggi dal Parco Nord Milano #RigeneraBoschi, il progetto ideato da Sorgenia per accrescere la consapevolezza sul ruolo delle foreste nella lotta ai cambiamenti climatici e nella prevenzione di incendi e dissesti idrogeologici.

Oggi l’Italia vanta oltre 11 milioni di ettari di superficie boschiva, aumentata in dieci anni di circa 587mila ettari, arrivando così a ricoprire il 36,7% del territorio nazionale. Alla crescita dei boschi si associa una maggiore capacità di immagazzinare la CO2, passata dai 490 milioni di tonnellate di 16 anni fa ai 569 milioni di tonnellate del 2021 (+16%).

Da sempre attenta ai territori in cui fa impresa e ai temi della transizione ecologica, Sorgenia intraprende ora un percorso dedicato alle foreste italiane dopo essersi dedicata alla cura del Mediterraneo aderendo al progetto Mare. Per Michele De Censi, Amministratore Delegato di Sorgenia, "le foreste sono importanti alleate nel mitigare il cambiamento climatico e nel proteggerci dal dissesto idrogeologico. Per assicurarci che questo bene comune continui a regalarci benefici ambientali, economici e sociali resistendo alle pressioni della crisi climatica, occorre gestirlo con cura: dobbiamo conoscerne lo stato di salute, capire come risponde agli stress climatici e come possiamo aumentarne resilienza e stabilità. Questo è esattamente lo scopo di #RigeneraBoschi, un progetto con il quale vogliamo promuovere la difesa dell’ecosistema e continuare a dar vita a iniziative di tutela del territorio. Lo facciamo insieme a esperti autorevoli, che lavorano nei boschi e per la salute dei boschi, con i quali abbiamo costruito una partnership basata su valori condivisi”.

#RigeneraBoschi si compone di due anime tra loro connesse: un progetto scientifico coordinato da Giorgio Vacchiano, docente di Gestione e Pianificazione Forestale presso l'Università degli Studi di Milano, e attività di educazione ambientale rivolte ai ragazzi, lungo un itinerario che coinvolgerà sei regioni italiane: Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Puglia, Basilicata e Calabria.

Il progetto scientifico si basa sui dati raccolti dai tree-talkers, sensori applicati agli alberi che monitoreranno per due anni in tempo reale lo stato di salute delle piante, la loro fisiologia, l’intensità della fotosintesi, la rapidità della loro crescita e il modo in cui reagiscono a eventi climatici intensi. I boschi da sottoporre al monitoraggio sono stati individuati in collaborazione con Pefc Italia, organizzazione internazionale che promuove la certificazione delle foreste. All’interno di questi boschi i sensori sono stati installati in due zone distinte: una in cui la foresta cresce spontaneamente senza alcun genere di intervento, l’altra in cui si effettua una gestione sostenibile, attraverso un'attenta pianificazione di interventi calibrati rispetto alla tipologia di bosco e ai benefici ambientali e sociali che può fornire. L’obiettivo è analizzare la differenza che intercorre tra i due approcci.

Secondo Vacchiano, "questo progetto ha l’obiettivo di farci capire quali sono le migliori azioni da intraprendere perché il bosco possa resistere agli eventi climatici estremi ormai sempre più frequenti e assorbire maggiori quantità di CO2. La gestione delle foreste, fatta in maniera sostenibile e attenta, consente di mantenere l’equilibrio ecologico globale, tutelare la biodiversità e il benessere della comunità locali. I dati che otterremo da questo progetto costituiranno un importante contributo alla ricerca per capire sempre meglio come conservare, ripristinare e gestire le foreste in modo climaticamente intelligente”.

I boschi coinvolti nel progetto scientifico sono il Parco Nord Milano in Lombardia, il bosco di Forlì-Bertinoro dell’Istituto Diocesano Sostentamento Clero di Forlì-Bertinoro in Emilia-Romagna, l’Unione di Comuni Montana Colline Metallifere in Toscana, il Parco Naturale Regionale Bosco Incoronata in Puglia e il Parco del Pollino che si estende in Basilicata e Calabria.

“Abbiamo supportato questo progetto perché rappresenta un esempio concreto di come le aziende impegnate nella transizione ecologica possono contribuire attivamente a sostenere e promuovere una visione sostenibile del patrimonio boschivo. Le imprese stanno imparando a essere sempre più sostenibili, creando filiere virtuose intorno alle loro attività. La necessità di incrementare i servizi ecosistemici sta promuovendo un cambio prospettico che ci riguarda tutti, dal produttore al consumatore. In questo percorso virtuoso acquista particolare rilevanza anche il processo di certificazione delle foreste, strumento fondamentale per promuovere la gestione sostenibile dei nostri boschi e, al contempo, contrastare il cambiamento climatico”, osserva Marco Bussone, presidente di Pefc Italia.

Oltre al progetto scientifico, parte oggi una campagna educativa che coinvolgerà diverse scuole situate nei pressi dei cinque boschi in cui sono collocati i tree-talkers. Bambini e ragazzi del secondo ciclo della primaria e della secondaria di primo grado saranno accolti nelle foreste protagoniste del progetto per una lezione su ruolo e importanza del bosco, biodiversità e caratteristiche peculiari che contraddistinguono il luogo. A conclusione della formazione, con il supporto della cooperativa Erica, i ragazzi saranno coinvolti in plogging, attività sportiva che unisce una corsa leggera alla raccolta di eventuali rifiuti, per condividere con loro buone pratiche di cura dell’ambiente. Durante le lezioni nel bosco saranno presenti anche i volontari dell’Associazione Nazionale Guardie Ambientali Volontarie Custodi del Creato. Il progetto ha ricevuto il patrocinio del ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste.

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Lavoro

Porti, Luca Lupi: “Con opere Palermo si candida a hub...

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Il segretario generale Adsp della Sicilia Occidentale: "Il nuovo bacino di carenaggio, i cui lavori sono già iniziati, consentirà di creare nella città un polo per la costruzione di nuove grandi navi con un impatto importante sull'occupazione"

Luca Lupi segretario generale Adsp Sicilia Occidentale

“Il nuovo bacino di carenaggio di Palermo, i cui lavori sono già iniziati, consentirà di creare nella città un polo per la costruzione di nuove grandi navi con un impatto importante sull'occupazione. Il completamento dell’opera apre nuove prospettive per il polo navale di Palermo che fa capo a Fincantieri, aumentando in tal modo la competitività di un cantiere che già oggi rappresenta una vera eccellenza. Grazie alle opere avviate e attualmente in corso Palermo si candida a pieno diritto a hub di un nuovo sistema portuale del Mediterraneo”. Luca Lupi, segretario generale dell’Autorità di sistema portuale (Adsp) della Sicilia Occidentale, non ha dubbi, come conferma in questa intervista all'Adnkronos/Labitalia.

“L’azienda - spiega - ha anche previsto investimenti per potenziarlo e sviluppare occupazione consentendo a molti metalmeccanici che sono al lavoro nei cantieri del Nord di invertire l’esodo e di tornare a casa. Per il riammodernamento del nuovo bacino sono già disponibili 150 milioni di euro di fondi statali e regionali. La nuova infrastruttura restituirà al cantiere di Palermo, che possiede manodopera qualificata e particolarmente specializzata nella lavorazione dell’acciaio, un ruolo di punta tra le sedi italiane di Fincantieri. L’infrastruttura, oltre a essere strategica per il futuro del lo stesso cantiere e delle costruzioni navali, darà lavoro a centinaia di operai edili e grande impulso al territorio, se si pensa anche all’indotto”.

L'Adsp di Palermo ha anche avviato e ormai quasi completato il progetto di interfaccia porto-città, anche questo un progetto di eccellenza. “L’Authority - spiega Lupi - sta provvedendo in questi anni alla rivitalizzazione dei waterfront con esiti molto importanti anche per la città: renderla sinergica con il suo porto significa un importante valore aggiunto per creare turismo via terra e mare, facendo apprezzare e vivere luoghi prima sconosciuti. Il lavoro di 'ricucitura tra Palermo e il suo porto, avviato con la riqualificazione del porticciolo di Sant’Erasmo e del quartiere su cui insiste, e proseguito con l’apertura del Palermo Marina Yachting, verrà ulteriormente rafforzato con l’apertura, nel 2025, del primo stralcio del progetto di interfaccia che ridisegnerà nuovi confini e abbatterà ogni barriera, cambiando l’ingresso nel porto e la viabilità urbana. Il progetto, risultato di un concorso di idee internazionale, è incentrato sul tema del rinnovamento urbano sostenibile e si propone di ricostruire l’identità marittima della città. L’area di interfaccia città-porto è stata configurata come un sistema di spazi pubblici su diversi livelli che permettono di superare il confine tra porto e città e consentono alle funzioni urbane di riappropriarsi degli affacci al mare”.

Il tutto con finanziamenti europei: “Infatti, ed è molto importante, il progetto esecutivo è stato finanziato con fondi Cef, Connecting Europe Facility, tra i più ricchi strumenti di finanziamento dell’UE, nato per migliorare la competitività industriale, creare crescita economica e lavoro, e migliorare l’accessibilità anche dei paesi periferici; il costo dell’intervento si assesta sui 40 milioni”.

Anche a Trapani sono in corso lavoro di riammodernamento della marina. Chiediamo a Lupi a che punto sono. “Il rapporto tra Trapani e il suo mare - fa notare - sta cambiando e la città è al centro di due importanti attività: i dragaggi e l’intervento sul waterfront. I primi sono indispensabili per migliorare le condizioni di sicurezza durante l’accesso e l’ormeggio delle navi. L’intervento coinvolge l’imbocco e il canale di ingresso alle aree di attracco traghetti, passeggeri e merci, e i fondali del terminal aliscafi saranno portati a una profondità di -11 e -10 metri. Per le particolari condizioni ambientali del territorio trapanese, che lo rendono un posto unico, abbiamo predisposto un complesso ed efficace Piano di monitoraggio ambientale. Il secondo è un progetto ambizioso che tocca quattro ambiti e cerca di coniugare la storia della città con un'opera di riqualificazione che rispetti il passato appropriandosi anche di elementi in grado di sviluppare l’economia reale".

"Una vera rigenerazione - commenta - per cancellare degrado, abbandono, cantieri dismessi, e recuperare e potenziare attività produttive trascurate, quali la pesca, la piccola cantieristica, il mercato del pesce. E, naturalmente, le relazioni umane. Una grande occasione per l’intero territorio”.

A luglio è entrato in vigore il nuovo regolamento europeo sulle reti di trasporto che rafforza anche il posizionamento dei porti siciliani, in particolare Palermo, Termini e Porto Empedocle. Che opportunità vengono da questi finanziamenti europei in chiave nazionale, mediterranea ed internazionale? “Con il nuovo Regolamento - afferma Lupi - l'Italia torna a essere strategica nel Mediterraneo. Quindi, ci sono tutte le premesse affinché, con il sostegno degli altri paesi mediterranei – Grecia, Spagna, Malta, Cipro, Portogallo e Francia – possa riaffermare il suo ruolo naturale di piattaforma territoriale strategica nell'area mediterranea, recuperando terreno nei nuovi processi economici in corso. Per quanto riguarda la Sicilia, la novità principale riguarda Porto Empedocle che entra nella rete comprehensive e si aggiunge ai due porti core (Palermo e Termini Imerese) e agli altri due porti comprehensive (Trapani e Gela). Si tratta di un significativo riconoscimento, che rafforza ulteriormente la nostra posizione a livello europeo”.

Ci sono altri progetti in vista con finanziamenti europei?: “Certamente, la nostra attenzione alle opportunità di sviluppo offerte dall’Unione Europea non finisce qui. Abbiamo già approfittato delle ultime call per ripresentarci alla Commissione con tre differenti proposte progettuali, in collaborazione con diverse realtà del Mediterraneo".

"I porti - auspica - nella Sicilia occidentale nei prossimi anni dovranno essere ancora più strategici nel Mediterraneo e la partnership con gli scali più importanti a livello europeo permetterà di incrementarne la visibilità e la valenza internazionale per proseguire sul percorso di sviluppo avviato già da qualche anno per impulso del presidente Pasqualino Monti”.

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Lavoro

In Val di Fiemme la filiera del wellness vale 243,7 milioni...

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Studio di The European House - Ambrosetti, realizzato per la presentazione della Fiemme Wellness Community

In Val di Fiemme la filiera del wellness vale 243,7 milioni di euro

La filiera del wellness in Val di Fiemme è in straordinaria espansione e genera ogni anno 243,7 milioni di fatturato e 75,6 milioni di valore aggiunto. A sostenerlo è lo studio di The European House - Ambrosetti, realizzato per la presentazione della Fiemme Wellness Community, la prima comunità dedicata al benessere diffuso d’Italia e delle Alpi. La val di Fiemme (Trentino) ha deciso di investire su salute e benessere per migliorare stili di vita ed abitudini dei residenti, la qualità del lavoro nelle aziende e la qualità della vacanza dei turisti. Una scelta di campo coraggiosa, visionaria, che ha l’obiettivo concreto di contribuire allo sviluppo del territorio.

La Val di Fiemme è sede di ben 443 imprese che operano prevalentemente nella filiera estesa del Wellness per un totale di 2.410 occupati (+8,4% rispetto al 2018). I dati evidenziano come nel corso degli ultimi 10 anni sia aumentato il peso specifico di questa filiera all’interno del tessuto economico produttivo del territorio. La filiera estesa del wellness sostiene il territorio generando un valore aggiunto diretto superiore a 75 milioni di euro, creando un formidabile moltiplicatore di ricchezza e opportunità anche per gli altri settori economici. Dal 2014 al 2022, l’effetto moltiplicatore della filiera sul resto dell’economia è di 2,9. In altre parole, per ogni euro di Pil generato direttamente dal Wellness si attivano 1,9 euro su altri settori.

L’impatto si riversa in maniera altrettanto positiva sull’occupazione, in cui il moltiplicatore dei posti di lavoro del Wellness sul resto dell’economia è 2,6: per ogni posto di lavoro generato dal Wellness se ne attivano altri 1,6 in settori economici diversi. Il trend è confermato sui dati dell’occupazione della filiera Wellness che è aumentata del 6,4% all’anno, rispetto al 3,5% degli altri settori economici aggregati.

“La comunità del benessere diffuso - ha spiegato Luigi Angelini, ideatore di Fiemme Wellness Community e consulente strategico per la cultura del benessere - prenderà forma e sostanza da subito, così da presentarsi all’appuntamento con la storia dello sport, le Olimpiadi Milano Cortina 2026, offrendo al mondo il modello di sviluppo sostenibile di un territorio capace di tenere assieme le persone che ci abitano, i visitatori e il mondo delle imprese”. In valle di Fiemme si assegneranno le medaglie olimpiche dello sci nordico e del salto dal trampolino, pari a circa il 30% dei titoli olimpici.

Il valore dell’economia wellness è in crescita esponenziale in tutto il mondo. Secondo il Global Wellness Institute, il più autorevole centro studi internazionale su questi temi, il Wellness Tourism vale 1 trilioni di dollari a livello globale e 285 miliardi di dollari in Europa. La ragione è presto detta: il turista interessato all’esperienza di wellness in vacanza è alla ricerca della combinazione perfetta tra movimento, natura, sport, tradizioni enogastronomiche, relax e cultura. Il mix perfetto del modello turistico della val di Fiemme che ha sempre puntato sul turismo di qualità, guardando a target importanti quali famiglie e turisti active.

“Il benessere - aggiunge Paolo Gilmozzi, presidente dell’Azienda di promozione turistica Fiemme Cembra - appartiene da sempre al patrimonio culturale della comunità della Val di Fiemme. Non a caso abbiamo deciso di evolvere il concetto di wellness da modello della destinazione turistica a modello di comunità. La scelta, ne siamo convinti ed orgogliosi, ci permetterà di puntare sulla qualità globale del nostro territorio, mantenendo al centro la persona ed i suoi bisogni. Tutti, siano essi residenti piuttosto che dipendenti di aziende o turisti, devono sentirsi bene in val di Fiemme. Il nostro è un progetto a medio termine perché deve pervadere il territorio. Solo così garantiremo benessere e sviluppo diffuso negli anni a venire. Fiemme Wellness Community - conclude il presidente Gilmozzi - è, per sua natura, aperta a più interlocutori, ognuno dei quali contribuisce attraverso le proprie competenze e il proprio impegno quotidiano”.

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Lavoro

Agroalimentare: dal congresso sulla mozzarella di bufala...

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Il documento congiunto delle organizzazioni internazionali sarà portato al G7 di Ortigia

Agroalimentare: dal congresso sulla mozzarella di bufala road map per il futuro del settore lattiero-caseario

Sarà portato all’attenzione del G7 dell’Agricoltura, in corso a Ortigia, il documento finale della 'First International Conference on Buffalo Mozzarella and Milk Products', condiviso dai rappresentanti delle principali organizzazioni mondiali del settore lattiero-caseario, arrivati da Europa, Usa, Brasile, India e Nuova Zelanda. Il documento richiama la necessità di dire basta ad attacchi indiscriminati e fake news sulle produzioni agroalimentari, anche di eccellenza; rilancia il No ai cibi artificiali o a base cellulare fatti in laboratorio; invoca un Sì invece a una maggiore trasparenza in etichetta a tutela del consumatore, con l’indicazione obbligatoria per riconoscere i prodotti a base vegetale e utilizzare correttamente i termini 'latte' e 'formaggio', tema su cui è necessaria una regolamentazione unificata a livello mondiale, unita all’impegno per comunicare i benefici derivanti dai comparti agroalimentari.

È questa la 'road map' per il futuro del settore lattiero-caseario, emersa dalla due giorni congressuale, conclusasi oggi a Napoli, su iniziativa del Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana Dop e dell’università 'Federico II' di Napoli. Duecento partecipanti hanno affollato l’evento nella sala congressi dell’ateneo in via Partenope, decretando il successo della prima iniziativa del genere. Partendo dall’analisi delle priorità nell’ambito della filiera della mozzarella di bufala campana Dop, si è giunti a conclusioni che ampliano orizzonte e raggio d’azione del comparto.

“I sistemi agroalimentari e in particolare il settore zootecnico sono additati come responsabili di inquinamento e sofferenze per gli animali. Questa critica indistinta guarda ad agricolture profondamente diverse da quella italiana ed europea, dove il contributo alle emissioni è tra i più bassi al mondo e il livello di benessere animale senza dubbio il più elevato”, sottolineano i promotori.

Nel mirino anche i cibi artificiali: “Questa distorsione della realtà, anziché puntare - proseguono - ad esportare le regole e le buone pratiche europee nel resto del mondo, apre la strada ai promotori dei cibi in laboratorio, che viene presentata come la via per nutrire il mondo senza inquinare. In realtà, la prospettiva dei cibi artificiali e in particolare dei prodotti artificiali di carne in vitro non solo ha un impatto ambientale spesso stimato come superiore a quello degli allevamenti, ma anche un riverbero sociale negativo in quanto consegnerebbe la produzione di cibo nelle mani di pochi possessori di risorse e tecnologie. Inoltre, le preoccupazioni sanitarie rispetto ai rischi che la produzione di cibo artificiale su larga scala presenta (e che fino ad oggi ne hanno impedito l’industrializzazione anche laddove sono arrivate delle approvazioni) rendono i cibi artificiali meno sicuri, non fosse altro perché il genere umano è abituato da millenni a diete derivate da prodotti della natura e della campagna”.

Infine, il documento mette l’accento sulla richiesta di maggiore trasparenza verso il consumatore, che si estende oltre la questione dei cibi artificiali e coinvolge tutti i prodotti che tentano di imitare quelli zootecnici, “in particolare, l’uso della denominazione latte per le bevande a base vegetale stride con questo bisogno di chiarezza”, si sottolinea ancora nel documento.

Il congresso internazionale è il preludio del 'World Buffalo Congress', il congresso mondiale sulla bufala, che l’Italia tornerà ad ospitare nel 2026 proprio a Napoli. Un’altra testimonianza della valenza internazionale che ha oggi la filiera della mozzarella di bufala campana Dop.

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