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Confassociazioni, Ia e fare rete un nuovo modo per essere competitivi

Il presidente Deiana: "Muoversi su tre punti: attenzionare tutto ciò che offre oggi l’intelligenza artificiale in modo da gestirla e non subirla; fare costantemente rete per fare impresa; avere una visione di pensiero che guardi al lungo periodo"

Un momento del convegno

"E' essenziale puntare ad un nuovo modo di essere competitivi in quanto quotidianamente siamo sottoposti a diversi processi di meccanizzazione. E quindi muoversi su tre punti: attenzionare tutto ciò che offre oggi l’intelligenza artificiale in modo da gestirla e non subirla; fare costantemente rete per fare impresa; infine avere una visione di pensiero che guardi al lungo periodo. Con la pandemia siamo stati protagonisti assoluti del più grande esperimento sociale della nostra storia. Per mesi e mesi abbiamo portato avanti attività di business, di affetto e di relazioni attraverso collegamenti in rete. Per cui è essenziale metabolizzare, e bene, quanto vissuto per ottenere il meglio da questa esperienza. Non siamo più le stesse persone della pre-pandemia, questo è sicuro”. A dirlo Angelo Deiana, presidente di Confassociazioni, intervenendo al convegno 'Gestione Immobiliare. Dalla formazione abilitante al formarsi per vincere la competizione: conoscenze indispensabili in una fase di cambiamento epocale', organizzato da Sinteg, Servizi immobiliari integrati, che si è svolto a Roma presso la Camera dei deputati nella Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto.

"Oggi, in questo nostro mondo così veloce e flessibile, è necessario strutturarsi bene professionalmente. L’improvvisazione non può più essere presa minimamente in considerazione", ha spiegato la deputata Erica Mazzetti, segretarie della Commissione parlamentare per la semplificazione e componente della VIII Commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici della Camera dei deputati,

Mazzetti ha proseguito evidenziando quanto “il valore assoluto di una formazione piena e adeguata oggi dia valore aggiunto anche alla stessa politica. Diverse e vetuste problematiche unite alle lacune intasano la possibilità di fare impresa. Sarebbe opportuno, nonché auspicabile, la realizzazione di un Testo unico, nel caso specifico per le costruzioni edili, che possa abrogare tutte quelle leggi urbanistiche precedenti - siamo ancora legati ad una legge datata 1942 - inadatte ai giorni nostri”.

“Eppure - ha evidenziato Francesco Di Castri, ad di Sinteg - nonostante i segnali non più deboli legati ad un cambiamento che rischia di travolgere molti operatori del settore come da tradizione, da bravi italiani siamo ancora statici. Nella nostra categoria professionale, ma sfido che non sia uguale anche nelle altre, vengono ricercati solo, e ancora, attestati e certificazioni, che sicuramente sono utili ma non sufficienti. La grande difficoltà economica che stiamo affrontando, e che inevitabilmente si accentuerà ulteriormente, in quegli immobili con servizi centralizzati, renderà non più gestibili molti condominii. Mentre il numero degli edifici appetibili per la gestione si ridurrà, il numero di amministratori interessati crescerà e quindi la competizione arriverà a livelli mai visti prima. Molti amministratori non potranno trarre il guadagno minimo indispensabile per poter stare sul mercato né per condurre una vita dignitosa. La soluzione? Formarsi come mai prima d’ora. Il pensiero si riassume perfettamente in un aforisma che recito spesso: Se ti formi da anni ma da anni ottieni gli stessi risultati hai sbagliato formazione”.

Di Castri, che fin dal primo appuntamento targato Remf-Real estate management forum - ha presentato case history innovative e di successo non si è smentito neanche in questo convegno - moderato da Adriana Apicella, direttore generale di Confassociazioni - sia con la presentazione di un sondaggio video sul vantaggio competitivo del singolo professionista sia nella scelta dei relatori. Primo ad essere introdotto Simone Monti (Montebianco Costruzioni) che ha presentato il suo brevetto di droni prestati all’edilizia. “Un’intuizione - ha raccontato l’imprenditore toscano - nata di notte per pura assonanza di idee. Sviluppando questo nuovo sistema di lavaggio delle superfici degli edifici ho compreso l’innovativo valore aggiunto che poteva dare l’uso dei droni al settore dell’edilizia. Che tradotto è diventato valore competitivo nei tempi di esecuzione come pure nella logica di sostenibilità ambientale. Cosa serve? La volontà di anticipare i tempi e il desiderio di cambiare le cose”.

"Volontà questa - ha focalizzato Elena Cavedagna (amministratore, formatore e executive coach nel settore condominiale) - data anche dal comprendere il vero concetto di formazione in quanto la parola formarsi implica acquisire la giusta forma, in questo caso, nei confronti dei condomini. La capacità di passeggiare nelle loro scarpe, l’abilità nel cogliere le loro esigenze, significa aver dato atto al cambiamento personale ed essere riusciti a potenziare quel noto 20% di soft skill, ovvero le uniche competenze che ci rendono unici e ci distinguono dai processi meccanici”.

L’empatia verso il condomino è il fil rouge costante dell’attività della professionista Simona Bastari, ideatrice del brand Condominio felice perché “prestare attenzione verso i propri condomini, far sentire quanto siano considerati e magari aggiungerci un pizzico di allegria durante le assemblee aiuta di gran lunga nell’attività professionale. Indubbiamente bisogna formarsi in prima persona per poi trasferire contenuto, metodo e risultato agli altri. Senza tralasciare che una formazione dedicata non più solo agli amministratori, bensì agli stessi condomini sarebbe auspicabile”.

Da non tralasciare il concetto di saper comunicare all’esterno tutto ciò che si opera all’interno. "E qui - ha puntualizzato Jessica Collu, esperta marketing e web per il mondo condominiale - è bene lavorare sul concetto di autorevolezza che può essere costruita attraverso adeguate strategie di marketing e comunicazione veicolate sulle piattaforme social. Far vedere il dietro le quinte di un’attività quotidiana aiuta a familiarizzare con i followers/nostri clienti e mette in luce gli sviluppi performanti della propria attività professionale”.

“Resta essenziale - ha ribadito nel suo intervento Francesco Schena, revisore condominiale forense e fondatore di RendicontoPlus - fare bene che non significa fare più velocemente anzi. Il fare bene è frutto di uno studio di qualità, statura invisibile di ogni persona che lavora. Per cui ad avere una responsabilità sul futuro dei professionisti sono gli stessi formatori; a vincere sono coloro che strutturano i percorsi con la passione e la competenza, non quelli che vedono nella formazione una semplice pratica di guadagno economico”.

“Siamo - ha proseguito Daniele Fanelli, ideatore di Formaced - rimasti indietro e non dobbiamo dimenticare che i grandi gruppi, quelli dei nostri cugini oltre confine stanno per arrivare anche in Italia. Il che significa, per noi professionisti, alzare l’asticella per diventare competitivi e non fanalino di coda. Perché chi resta nel mercato è colui che conosce bene i propri punti professionali deboli e li colma con una preparazione specifica così da avere competenze adeguate”.

A sottolineare l’importanza di revisionare i bias formativi è stato Paolo Cesareo, fondatore di Csf Lab, coaching dedicato agli amministratori di condominio: “considerando che più che di lavoro, oggi, sarebbe il caso di parlare di valore, dobbiamo essere consapevoli che i nostri prossimi competitors saranno proprio le macchine. Per cui utilizzare il coaching come modello alternativo sicuramente aiuta a gestire nel migliore dei modi qualsiasi criticità o gap sia verso gli altri colleghi che verso gli stessi condomini”.

A chiudere il tavolo degli interventi Peter Lewis Geti, avvocato e docente presso l’Università di Pisa e l’Accademia Navale di Livorno , che indica come l’approccio alla formazione possa creare tre categorie di professionisti: “Il mercato degli amministratori si divide tra chi ha scelto questo lavoro e fa la formazione per avere un riconoscimento; chi, facendolo come seconda attività, la formazione la subisce; e infine chi avendo un approccio finalizzato al cambio di passo ha scelto di fare questa professione con spirito imprenditoriale. Così da vincere su tutti poiché, in questo caso, viene dato il giusto valore alla formazione piena, consapevole, attuale. Tutto parte esclusivamente da ognuno di noi”.

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Lavoro

Porti, Luca Lupi: “Con opere Palermo si candida a hub...

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Il segretario generale Adsp della Sicilia Occidentale: "Il nuovo bacino di carenaggio, i cui lavori sono già iniziati, consentirà di creare nella città un polo per la costruzione di nuove grandi navi con un impatto importante sull'occupazione"

Luca Lupi segretario generale Adsp Sicilia Occidentale

“Il nuovo bacino di carenaggio di Palermo, i cui lavori sono già iniziati, consentirà di creare nella città un polo per la costruzione di nuove grandi navi con un impatto importante sull'occupazione. Il completamento dell’opera apre nuove prospettive per il polo navale di Palermo che fa capo a Fincantieri, aumentando in tal modo la competitività di un cantiere che già oggi rappresenta una vera eccellenza. Grazie alle opere avviate e attualmente in corso Palermo si candida a pieno diritto a hub di un nuovo sistema portuale del Mediterraneo”. Luca Lupi, segretario generale dell’Autorità di sistema portuale (Adsp) della Sicilia Occidentale, non ha dubbi, come conferma in questa intervista all'Adnkronos/Labitalia.

“L’azienda - spiega - ha anche previsto investimenti per potenziarlo e sviluppare occupazione consentendo a molti metalmeccanici che sono al lavoro nei cantieri del Nord di invertire l’esodo e di tornare a casa. Per il riammodernamento del nuovo bacino sono già disponibili 150 milioni di euro di fondi statali e regionali. La nuova infrastruttura restituirà al cantiere di Palermo, che possiede manodopera qualificata e particolarmente specializzata nella lavorazione dell’acciaio, un ruolo di punta tra le sedi italiane di Fincantieri. L’infrastruttura, oltre a essere strategica per il futuro del lo stesso cantiere e delle costruzioni navali, darà lavoro a centinaia di operai edili e grande impulso al territorio, se si pensa anche all’indotto”.

L'Adsp di Palermo ha anche avviato e ormai quasi completato il progetto di interfaccia porto-città, anche questo un progetto di eccellenza. “L’Authority - spiega Lupi - sta provvedendo in questi anni alla rivitalizzazione dei waterfront con esiti molto importanti anche per la città: renderla sinergica con il suo porto significa un importante valore aggiunto per creare turismo via terra e mare, facendo apprezzare e vivere luoghi prima sconosciuti. Il lavoro di 'ricucitura tra Palermo e il suo porto, avviato con la riqualificazione del porticciolo di Sant’Erasmo e del quartiere su cui insiste, e proseguito con l’apertura del Palermo Marina Yachting, verrà ulteriormente rafforzato con l’apertura, nel 2025, del primo stralcio del progetto di interfaccia che ridisegnerà nuovi confini e abbatterà ogni barriera, cambiando l’ingresso nel porto e la viabilità urbana. Il progetto, risultato di un concorso di idee internazionale, è incentrato sul tema del rinnovamento urbano sostenibile e si propone di ricostruire l’identità marittima della città. L’area di interfaccia città-porto è stata configurata come un sistema di spazi pubblici su diversi livelli che permettono di superare il confine tra porto e città e consentono alle funzioni urbane di riappropriarsi degli affacci al mare”.

Il tutto con finanziamenti europei: “Infatti, ed è molto importante, il progetto esecutivo è stato finanziato con fondi Cef, Connecting Europe Facility, tra i più ricchi strumenti di finanziamento dell’UE, nato per migliorare la competitività industriale, creare crescita economica e lavoro, e migliorare l’accessibilità anche dei paesi periferici; il costo dell’intervento si assesta sui 40 milioni”.

Anche a Trapani sono in corso lavoro di riammodernamento della marina. Chiediamo a Lupi a che punto sono. “Il rapporto tra Trapani e il suo mare - fa notare - sta cambiando e la città è al centro di due importanti attività: i dragaggi e l’intervento sul waterfront. I primi sono indispensabili per migliorare le condizioni di sicurezza durante l’accesso e l’ormeggio delle navi. L’intervento coinvolge l’imbocco e il canale di ingresso alle aree di attracco traghetti, passeggeri e merci, e i fondali del terminal aliscafi saranno portati a una profondità di -11 e -10 metri. Per le particolari condizioni ambientali del territorio trapanese, che lo rendono un posto unico, abbiamo predisposto un complesso ed efficace Piano di monitoraggio ambientale. Il secondo è un progetto ambizioso che tocca quattro ambiti e cerca di coniugare la storia della città con un'opera di riqualificazione che rispetti il passato appropriandosi anche di elementi in grado di sviluppare l’economia reale".

"Una vera rigenerazione - commenta - per cancellare degrado, abbandono, cantieri dismessi, e recuperare e potenziare attività produttive trascurate, quali la pesca, la piccola cantieristica, il mercato del pesce. E, naturalmente, le relazioni umane. Una grande occasione per l’intero territorio”.

A luglio è entrato in vigore il nuovo regolamento europeo sulle reti di trasporto che rafforza anche il posizionamento dei porti siciliani, in particolare Palermo, Termini e Porto Empedocle. Che opportunità vengono da questi finanziamenti europei in chiave nazionale, mediterranea ed internazionale? “Con il nuovo Regolamento - afferma Lupi - l'Italia torna a essere strategica nel Mediterraneo. Quindi, ci sono tutte le premesse affinché, con il sostegno degli altri paesi mediterranei – Grecia, Spagna, Malta, Cipro, Portogallo e Francia – possa riaffermare il suo ruolo naturale di piattaforma territoriale strategica nell'area mediterranea, recuperando terreno nei nuovi processi economici in corso. Per quanto riguarda la Sicilia, la novità principale riguarda Porto Empedocle che entra nella rete comprehensive e si aggiunge ai due porti core (Palermo e Termini Imerese) e agli altri due porti comprehensive (Trapani e Gela). Si tratta di un significativo riconoscimento, che rafforza ulteriormente la nostra posizione a livello europeo”.

Ci sono altri progetti in vista con finanziamenti europei?: “Certamente, la nostra attenzione alle opportunità di sviluppo offerte dall’Unione Europea non finisce qui. Abbiamo già approfittato delle ultime call per ripresentarci alla Commissione con tre differenti proposte progettuali, in collaborazione con diverse realtà del Mediterraneo".

"I porti - auspica - nella Sicilia occidentale nei prossimi anni dovranno essere ancora più strategici nel Mediterraneo e la partnership con gli scali più importanti a livello europeo permetterà di incrementarne la visibilità e la valenza internazionale per proseguire sul percorso di sviluppo avviato già da qualche anno per impulso del presidente Pasqualino Monti”.

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Lavoro

In Val di Fiemme la filiera del wellness vale 243,7 milioni...

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Studio di The European House - Ambrosetti, realizzato per la presentazione della Fiemme Wellness Community

In Val di Fiemme la filiera del wellness vale 243,7 milioni di euro

La filiera del wellness in Val di Fiemme è in straordinaria espansione e genera ogni anno 243,7 milioni di fatturato e 75,6 milioni di valore aggiunto. A sostenerlo è lo studio di The European House - Ambrosetti, realizzato per la presentazione della Fiemme Wellness Community, la prima comunità dedicata al benessere diffuso d’Italia e delle Alpi. La val di Fiemme (Trentino) ha deciso di investire su salute e benessere per migliorare stili di vita ed abitudini dei residenti, la qualità del lavoro nelle aziende e la qualità della vacanza dei turisti. Una scelta di campo coraggiosa, visionaria, che ha l’obiettivo concreto di contribuire allo sviluppo del territorio.

La Val di Fiemme è sede di ben 443 imprese che operano prevalentemente nella filiera estesa del Wellness per un totale di 2.410 occupati (+8,4% rispetto al 2018). I dati evidenziano come nel corso degli ultimi 10 anni sia aumentato il peso specifico di questa filiera all’interno del tessuto economico produttivo del territorio. La filiera estesa del wellness sostiene il territorio generando un valore aggiunto diretto superiore a 75 milioni di euro, creando un formidabile moltiplicatore di ricchezza e opportunità anche per gli altri settori economici. Dal 2014 al 2022, l’effetto moltiplicatore della filiera sul resto dell’economia è di 2,9. In altre parole, per ogni euro di Pil generato direttamente dal Wellness si attivano 1,9 euro su altri settori.

L’impatto si riversa in maniera altrettanto positiva sull’occupazione, in cui il moltiplicatore dei posti di lavoro del Wellness sul resto dell’economia è 2,6: per ogni posto di lavoro generato dal Wellness se ne attivano altri 1,6 in settori economici diversi. Il trend è confermato sui dati dell’occupazione della filiera Wellness che è aumentata del 6,4% all’anno, rispetto al 3,5% degli altri settori economici aggregati.

“La comunità del benessere diffuso - ha spiegato Luigi Angelini, ideatore di Fiemme Wellness Community e consulente strategico per la cultura del benessere - prenderà forma e sostanza da subito, così da presentarsi all’appuntamento con la storia dello sport, le Olimpiadi Milano Cortina 2026, offrendo al mondo il modello di sviluppo sostenibile di un territorio capace di tenere assieme le persone che ci abitano, i visitatori e il mondo delle imprese”. In valle di Fiemme si assegneranno le medaglie olimpiche dello sci nordico e del salto dal trampolino, pari a circa il 30% dei titoli olimpici.

Il valore dell’economia wellness è in crescita esponenziale in tutto il mondo. Secondo il Global Wellness Institute, il più autorevole centro studi internazionale su questi temi, il Wellness Tourism vale 1 trilioni di dollari a livello globale e 285 miliardi di dollari in Europa. La ragione è presto detta: il turista interessato all’esperienza di wellness in vacanza è alla ricerca della combinazione perfetta tra movimento, natura, sport, tradizioni enogastronomiche, relax e cultura. Il mix perfetto del modello turistico della val di Fiemme che ha sempre puntato sul turismo di qualità, guardando a target importanti quali famiglie e turisti active.

“Il benessere - aggiunge Paolo Gilmozzi, presidente dell’Azienda di promozione turistica Fiemme Cembra - appartiene da sempre al patrimonio culturale della comunità della Val di Fiemme. Non a caso abbiamo deciso di evolvere il concetto di wellness da modello della destinazione turistica a modello di comunità. La scelta, ne siamo convinti ed orgogliosi, ci permetterà di puntare sulla qualità globale del nostro territorio, mantenendo al centro la persona ed i suoi bisogni. Tutti, siano essi residenti piuttosto che dipendenti di aziende o turisti, devono sentirsi bene in val di Fiemme. Il nostro è un progetto a medio termine perché deve pervadere il territorio. Solo così garantiremo benessere e sviluppo diffuso negli anni a venire. Fiemme Wellness Community - conclude il presidente Gilmozzi - è, per sua natura, aperta a più interlocutori, ognuno dei quali contribuisce attraverso le proprie competenze e il proprio impegno quotidiano”.

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Lavoro

Agroalimentare: dal congresso sulla mozzarella di bufala...

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Il documento congiunto delle organizzazioni internazionali sarà portato al G7 di Ortigia

Agroalimentare: dal congresso sulla mozzarella di bufala road map per il futuro del settore lattiero-caseario

Sarà portato all’attenzione del G7 dell’Agricoltura, in corso a Ortigia, il documento finale della 'First International Conference on Buffalo Mozzarella and Milk Products', condiviso dai rappresentanti delle principali organizzazioni mondiali del settore lattiero-caseario, arrivati da Europa, Usa, Brasile, India e Nuova Zelanda. Il documento richiama la necessità di dire basta ad attacchi indiscriminati e fake news sulle produzioni agroalimentari, anche di eccellenza; rilancia il No ai cibi artificiali o a base cellulare fatti in laboratorio; invoca un Sì invece a una maggiore trasparenza in etichetta a tutela del consumatore, con l’indicazione obbligatoria per riconoscere i prodotti a base vegetale e utilizzare correttamente i termini 'latte' e 'formaggio', tema su cui è necessaria una regolamentazione unificata a livello mondiale, unita all’impegno per comunicare i benefici derivanti dai comparti agroalimentari.

È questa la 'road map' per il futuro del settore lattiero-caseario, emersa dalla due giorni congressuale, conclusasi oggi a Napoli, su iniziativa del Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana Dop e dell’università 'Federico II' di Napoli. Duecento partecipanti hanno affollato l’evento nella sala congressi dell’ateneo in via Partenope, decretando il successo della prima iniziativa del genere. Partendo dall’analisi delle priorità nell’ambito della filiera della mozzarella di bufala campana Dop, si è giunti a conclusioni che ampliano orizzonte e raggio d’azione del comparto.

“I sistemi agroalimentari e in particolare il settore zootecnico sono additati come responsabili di inquinamento e sofferenze per gli animali. Questa critica indistinta guarda ad agricolture profondamente diverse da quella italiana ed europea, dove il contributo alle emissioni è tra i più bassi al mondo e il livello di benessere animale senza dubbio il più elevato”, sottolineano i promotori.

Nel mirino anche i cibi artificiali: “Questa distorsione della realtà, anziché puntare - proseguono - ad esportare le regole e le buone pratiche europee nel resto del mondo, apre la strada ai promotori dei cibi in laboratorio, che viene presentata come la via per nutrire il mondo senza inquinare. In realtà, la prospettiva dei cibi artificiali e in particolare dei prodotti artificiali di carne in vitro non solo ha un impatto ambientale spesso stimato come superiore a quello degli allevamenti, ma anche un riverbero sociale negativo in quanto consegnerebbe la produzione di cibo nelle mani di pochi possessori di risorse e tecnologie. Inoltre, le preoccupazioni sanitarie rispetto ai rischi che la produzione di cibo artificiale su larga scala presenta (e che fino ad oggi ne hanno impedito l’industrializzazione anche laddove sono arrivate delle approvazioni) rendono i cibi artificiali meno sicuri, non fosse altro perché il genere umano è abituato da millenni a diete derivate da prodotti della natura e della campagna”.

Infine, il documento mette l’accento sulla richiesta di maggiore trasparenza verso il consumatore, che si estende oltre la questione dei cibi artificiali e coinvolge tutti i prodotti che tentano di imitare quelli zootecnici, “in particolare, l’uso della denominazione latte per le bevande a base vegetale stride con questo bisogno di chiarezza”, si sottolinea ancora nel documento.

Il congresso internazionale è il preludio del 'World Buffalo Congress', il congresso mondiale sulla bufala, che l’Italia tornerà ad ospitare nel 2026 proprio a Napoli. Un’altra testimonianza della valenza internazionale che ha oggi la filiera della mozzarella di bufala campana Dop.

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