Strage familiare a Nuoro, l’operaio con porto d’armi: chi era Roberto Gleboni
Al momento non emerge nessuna causa che possa aver scatenato in lui la furia omicida
Roberto Gleboni, nuorese di 52 anni, era un operaio di Forestas, l'agenzia Forestale della Sardegna. Incensurato, senza precedenti di violenza in casa, aveva un regolare porto d'armi (aveva una calibro 7,65). E' lui l'autore della strage in famiglia avvenuta oggi a Nuoro in via Ichnusa 5.
L'uomo ha ucciso moglie e figlia. E prima di togliersi la vita ha ferito anche un altro dei suoi figli, un vicino di casa e la madre. Tutti ne parlano come di una brava persona. Roberto Gleboni. Invece oggi con la sua pistola ha sterminato la famiglia. Impegnato nelle vertenze sindacali con la Cisl, Gleboni viene descritto come una persona tranquilla e amante degli animali.
Al momento non emerge nessuna causa che possa aver scatenato in lui la furia omicida.
“Lo conoscevo da trent'anni, Roberto era una persona leale, sincera, amica e sempre sorridente”. Bruno Olivieri, coordinatore regionale Fp-Cisl Forestas per la Sardegna, è sconvolto dal pluriomicidio-suicidio commesso a Nuoro da Gleboni. “Da tempo era dirigente Fai Cisl e da quando i lavoratori erano confluiti nell'agenzia regionale Forestas era negli organismi territoriali del coordinamento specifico nell'ambito della Cisl funzione pubblica - spiega all'Adnkronos Bruno Olivieri -. Una persona assolutamente tranquilla, impossibile capire cosa sia successo".
Olivieri sottolinea il ruolo che aveva Gleboni nelle vertenze. “Era un sindacalista sempre attivo, sempre presente e che lavorava molto - continua il rappresentante della Cisl -. Era molto sensibile ai problemi dei lavoratori, non solo quelli del nostro settore”. Bruno Olivieri lo conosceva da tanti anni, ma non sapeva nulla del suo rapporto con le armi: “Non ne aveva mai parlato, non ne sapevo nulla”.
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'Sex roulette' e sfide sessuali tra minori potrebbero costituire veri e propri reati. Lo afferma il Codacons, che in merito al nuovo allarme sociale scoppiato in Italia presenta oggi un esposto all’Autorità per le Comunicazioni, alla Polizia postale e a 104 Procure della Repubblica di tutta Italia.
"Nell’era della digitalizzazione e del mondo social sembrerebbe essersi manifestata, specie tra la 'Generazione Z', una nuova moda: la cosiddetta 'challenge online', ossia il lancio di sfide diventate virali in rete nelle quali una o più persone si mettono alla prova in una particolare attività, invitando spesso altri utenti a fare lo stesso – scrive il Codacons nell’esposto - Con la diffusione dei social media, la natura di queste sfide è caratterizzata da nuove dinamiche: il pubblico è potenzialmente enorme e coloro che partecipano cercano una visibilità (e accettazione) tramite like e commenti. Ogni sfida online viene “registrata”, produce contenuti e video (a volte di natura violenta) che viaggiano tra i social e il rischio emulazione è molto forte".
Tra queste sfide quelle a sfondo sessuali sono per il Codacons "le più pericolose, generando allarme sociale sotto il profilo della tutela dei minorenni, prevenzione da malattie infettive, tutela della salute, rischio pedopornografia, possibili ricadute in termini di violenza minorile, diseducazione rispetto a tematiche come violenza sessuale, sfruttamento dei corpi, aborto". Condotte che, secondo l'associazione dei consumatori, potrebbero configurare il reato di 'adescamento di minorennia previsto dall’art. 609 undecies del Codice Penale – che si estende a "qualsiasi atto volto a carpire la fiducia del minore attraverso artifici, lusinghe o minacce posti in essere anche mediante l'utilizzo della rete internet o di altre reti o mezzi di comunicazione", nonché "il fenomeno meglio noto come sex tortion, ossia ricatti sessuali in cambio di denaro".
Per tali motivi il Codacons ha chiesto all’Agcom e alla Polizia Postale "l’adozione di azioni di contenimento, blocco e limitazione idonee ad impedire il caricamento e la diffusione dei video realizzati, e ciò al fine di assicurare il superamento di una situazione di potenziale e certamente grave pericolo e allarme sociale", e a 104 Procure della Repubblica di tutta Italia "di aprire indagini penali su tali nuovi fenomeni".