Ing, vice questore Di Berardino: “Necessario essere più diffidenti, meglio vivere nel mondo reale”
Il vice questore e responsabile sezione Polizia Giudiziaria della Procura di Milano alla presentazione di “E’ davvero ING?”, la nuova funzione dell’istituto bancario anti frode
“Gli step da fare per prestare più attenzione verso le truffe sono a più livelli e sicuramente fare squadra aiuta le forze dell'ordine insieme al mondo delle banche, delle telecomunicazioni e dei social. E’ necessario essere più diffidenti e comprendere che è meglio vivere nel mondo reale e mantenere le relazioni solo successivamente sul mondo social, piuttosto che agire all’inverso conoscendo le persone attraverso i social e poi scoprire che non esistono nel mondo reale”.
Con queste dichiarazioni, Lisa Di Berardino, vice questore e responsabile sezione Polizia Giudiziaria della Procura di Milano, è intervenuta a margine della presentazione di “E’ davvero ING?”, la nuova funzione lanciata dall’istituto bancario, attraverso cui i clienti possono verificare immediatamente se chi riceve una telefonata sul proprio smartphone a nome di ING sia effettivamente un dipendente della banca digitale. Un passo in avanti per contrastare un problema sociale come quello delle truffe e promuovere la cultura della verifica.
“La conoscenza, la formazione digitale, l'informazione, il tenersi sempre al passo con la tecnologia sono aspetti che aiutano molto a proteggersi. E’ chiaro che sono fattori che vanno combinati insieme: non esiste un solo modo per difendersi e diventare immuni. L’importante, quindi, è fare attenzione e usare la diligenza”, conclude.
Cronaca
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Per quanto riguarda il matrimonio, Maria Pia Tropepi conferma di aver sposato Matacena con rito islamico negli Emirati Arabi. "State facendo un casino mediatico su delle falsità e delle bugie dette da chiunque che non mi tangono e non mi toccano, - dichiara riguardo alle indagini - hanno detto di tutto e di più sulla mia persona, è più un attacco personale che una inchiesta giudiziaria".
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Cronaca
Challenge ‘Sex Roulette’, da Codacons esposto a...
L'associazione dei consumatori chiede di "bloccare la diffusione di video e contenuti pericolosi, da sfide sessuali possibili reati a danno dei minori"
'Sex roulette' e sfide sessuali tra minori potrebbero costituire veri e propri reati. Lo afferma il Codacons, che in merito al nuovo allarme sociale scoppiato in Italia presenta oggi un esposto all’Autorità per le Comunicazioni, alla Polizia postale e a 104 Procure della Repubblica di tutta Italia.
"Nell’era della digitalizzazione e del mondo social sembrerebbe essersi manifestata, specie tra la 'Generazione Z', una nuova moda: la cosiddetta 'challenge online', ossia il lancio di sfide diventate virali in rete nelle quali una o più persone si mettono alla prova in una particolare attività, invitando spesso altri utenti a fare lo stesso – scrive il Codacons nell’esposto - Con la diffusione dei social media, la natura di queste sfide è caratterizzata da nuove dinamiche: il pubblico è potenzialmente enorme e coloro che partecipano cercano una visibilità (e accettazione) tramite like e commenti. Ogni sfida online viene “registrata”, produce contenuti e video (a volte di natura violenta) che viaggiano tra i social e il rischio emulazione è molto forte".
Tra queste sfide quelle a sfondo sessuali sono per il Codacons "le più pericolose, generando allarme sociale sotto il profilo della tutela dei minorenni, prevenzione da malattie infettive, tutela della salute, rischio pedopornografia, possibili ricadute in termini di violenza minorile, diseducazione rispetto a tematiche come violenza sessuale, sfruttamento dei corpi, aborto". Condotte che, secondo l'associazione dei consumatori, potrebbero configurare il reato di 'adescamento di minorennia previsto dall’art. 609 undecies del Codice Penale – che si estende a "qualsiasi atto volto a carpire la fiducia del minore attraverso artifici, lusinghe o minacce posti in essere anche mediante l'utilizzo della rete internet o di altre reti o mezzi di comunicazione", nonché "il fenomeno meglio noto come sex tortion, ossia ricatti sessuali in cambio di denaro".
Per tali motivi il Codacons ha chiesto all’Agcom e alla Polizia Postale "l’adozione di azioni di contenimento, blocco e limitazione idonee ad impedire il caricamento e la diffusione dei video realizzati, e ciò al fine di assicurare il superamento di una situazione di potenziale e certamente grave pericolo e allarme sociale", e a 104 Procure della Repubblica di tutta Italia "di aprire indagini penali su tali nuovi fenomeni".