‘Striscia la notizia’, Taylor Mega ammette: “Ho avuto una storia con Fedez”
La dichiarazione durante la consegna del Tapiro d'Oro da parte di Valerio Staffelli
Dopo giorni in cui è stata tirata in ballo in dissing, ipotesi e illazioni, ora Taylor Mega dice la sua e ammette di aver effettivamente avuto una storia con Fedez. La dichiarazione arriva durante la consegna, da parte di Valerio Staffelli, del Tapiro d’oro di 'Striscia la notizia' proprio per la sua partecipazione al dissing tra il rapper milanese e il collega Tony Effe, con cui ha avuto una lunga relazione.
Intercettata a Milano, la modella e influencer chiarisce che la tanto discussa frecciatina pubblicata pochi giorni fa sui social ("Sta cosa che vogliono fare tutte le santarelline ripulite e poi sono le peggiori mi spezza") non era rivolta a Chiara Ferragni. Conferma invece: "Una storia con Fedez? Sì, anche se forse 'storia' è esagerato". E quando l’inviato le chiede se è successo mentre il rapper stava con Chiara Ferragni, lei lascia il dubbio.
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Chi è Taylor Mega e quando è stata citata nel dissing Fedez-Tony Effe
Classe 1993, Taylor Mega è diventata nota al grande pubblico dopo aver partecipato nel 2019 a 'L'Isola dei Famosi' e al 'Gf Vip'. È un'influencer, ha un brand di bikini e ha fondato un'app per gli allenamenti sportivi. Negli ultimi giorni è stata uno dei nomi tirati in ballo nel gioco di rime e insulti tra Fedez e Tony Effe, dopo le ipotesi che abbia avuto un ruolo nella fine del matrimonio dei Ferragnez. L'influencer appariva alla fine del video di Fedez 'L'infanzia difficile di un benestante', quasi come un attacco a Tony Effe che nella canzone è accusato di aver scritto a Chiara Ferragni all'insaputa di Fedez. Tony Effe ribatteva qualche ora dopo nella canzone 'Chiara': "Mentre mi abbracciavi stavi con (Taylor) Mega".
Spettacolo
Serie e non solo serie anni Novanta a Daytona 90s in Florida
Di tutto e di più.
Melrose Place e Beverly Hills 90210 hanno segnato intere generazioni e ancora oggi se ne parla. Perché Melrose Place ha adesso un podcast e ci sarà un reboot. Incontrare Jennie Garth o Brian Austin Green, Kelly e David in 90210, o Grant Show, cioè Jake in Melrose Place ma anche Blake nell’ultimo Dynasty di Netflix, o Daphne Zuniga, la fotografa Jo che ha interpretato anche la mamma di Sophia Bush in One Tree Hill… insomma, potete immaginare! Una magia, un evento mondiale di nostalgia e entusiasmo nella storia della TV.
Magiche anche Streghe, perché Piper e Page erano lì in carne e ossa con gran parte del cast. Senza Shannen Doherty, purtroppo, che doveva esserci se il cancro non l’avesse uccisa a luglio.
Non solo serie.
Dal cinema, Carmen Electra, presente anche per Baywatch, e la mitica Juliette Lewis. E poi stand dedicati a icone di costume di una generazione e forse più: Sabrina, vita da strega con Melissa Joan Hart in carne ed ossa, e i Muppet, Jurassic Park, la scenografia di Bayside School. Quanti ricordi.
Per non parlare di horror.
Gli anni Ottanta come i ’90 hanno fatto incetta di saghe del terrore: Freddy per Nightmare, Michael Myers per Halloween, Jason per Venerdì 13, e ancora a seguire Scream, IT, Saw e chi più ne ha più ne metta, perché entrati nell’immaginario collettivo in tutto il mondo.
Settimo Cielo col reverendo e i suoi figli?
Quasi tutto il cast presente. Insomma, davvero un racconto intenso, perché la memoria ci rende ciò che siamo e in quegli anni d’oro, gli anni ’90 hanno tracciato un solco profondo.
Fine parte 4.
Spettacolo
Rai: variazioni programmi tv di domani
Queste le variazioni Rai dei programmi tv di domani:
RAI 1
01:10 (anziché 00:30) Ciao Maschio
02:40 Testimoni e protagonisti
03:55 Che tempo fa
04:00 RaiNews24
RAI 2
08:55 La fisica dell'amore (anziché Il meglio di Radio 2 Social Club)
RAI 3
12:00 TG3
- Meteo 3
12:25 IL SETTIMANALE ESTATE
(La rubrica TG3 Perosne prevista alle ore 12:20 non andrè in onda)
21:20 A modo mio - Patty Pravo Documentario Regia di Duccio Forzano
(anziché il previsto documentario: Pericolosamente vicini - Vivere con gli orsi
Spettacolo
Cinema, Pupi Avati: “A Venezia con...
A La Ragione: "Nel tempo ogni autore è diventato genere di sé stesso. C’è il genere Moretti, Amelio, Garrone..."
"Per me è stata la decima volta a Venezia. Un lungo percorso cominciato nel 1983 con il mio film 'Una gita scolastica', poi sono stato lì anche in veste di giurato. Ho anche fatto un film sul Festival di Venezia che si chiama 'Festival', aveva come protagonista Massimo Boldi". E' quanto racconta a 'La Ragione' il regista Pupi Avati che, con il film horror 'L'orto americano' ha chiuso la 81esima Mostra del Cinema di Venezia. "Il pubblico mi ha accolto in modo trionfale e riconoscente, perché forse dopo diversi film che inducevano a una riflessione, il mio invece ha prodotto una tensione", aggiunge.
"Dal 1968 - prosegue - ci sentimmo tutti liberi di fare qualunque cosa, soprattutto sull’esempio francese. Ereditammo questa idea di cinema d’autore per cui si smise di scrivere 'regia di' ma 'un film di'. Sintetizzava il fatto che il film era di proprietà intellettuale di una moltitudine di persone e da qui il cinema d’autore". Ma poi, il cambio di rotta: "Me lo ricordo da ragazzo quando dicevamo 'questa sera mi voglio divertire!' - ricorda ancora nel corso della lunga intervista Pupi Avati - e andavamo a vedere un film con Jerry Lewis, oppure ‘stasera mi voglio spaventare!’ e andavamo a vedere un film di Hitchcock. Ecco, nel tempo ogni autore è diventato genere di sé stesso. C’è il genere Moretti, il genere Amelio, il genere Garrone che sono delle eccellenze ma ci sono anche dei sottoprodotti che non hanno qualcosa di totalmente personale da dire. Tornare con un po’ di umiltà a considerare i generi, in un momento di crollo verticale nel rapporto fra la proposta italiana e il suo pubblico, mi sembra che sia un tentativo doveroso da fare. Se non altro una considerazione da non sottovalutare".
'Non è il grande budget che fa la qualità di un film, è il grande cuore di chi lo racconta, delle persone che sono coinvolte, la bellezza della storia'
Qualcuno dopo la proiezione de 'L’orto americano' ha sentito il bisogno di menzionare il cult del 1976 'La casa delle finestre che ridono' facendo un accostamento all’ultima pellicola in bianco e nero che presto sarà nelle sale. "Io mi ritrovo in una coerenza - spiega ancora il grande regista - Ci si stupisce se sono coerente. Sono un regista eclettico, forse il più eclettico del cinema italiano, praticamente ho raccontato tutti i mondi, non mi sono privato del piacere di affrontare contesti diversi e delle opportunità narrative che mi dà la fantasia", chiarisce Avati a La Ragione.
In questo periodo si sta parlando molto della situazione di crisi del cinema in Italia, di come le realtà indipendenti soffrano per l’attuazione di alcune normative dannose per le realtà più piccole, qual è il suo pensiero? "Io amo ancora il basso costo, bisognerebbe dare vita a una cattedra del basso costo perché i grandi capolavori del cinema italiano sono stati fatti in larga parte con dei mezzi molto contenuti - risponde Avati- Non è il grande budget che fa la qualità di un film, è il grande cuore di chi lo racconta, delle persone che sono coinvolte, la bellezza della storia. Oggi bisogna trovare una forma di ragionevolezza, una forma di mediazione. Nel nostro Paese, purtroppo, prevale la politica sulla competenza", conclude.