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Israele martella Hezbollah, il dilemma iraniano e gli scenari possibili in Libano

L'escalation è iniziata circa una decina di giorni fa, ma negli ultimi 11 mesi il gruppo ha subito le peggiori perdite della sua storia. La Repubblica Islamica intanto si trova in una situazione "precaria"

Soldati a Beirut dopo un raid israeliano in Libano - Fotogramma /Ipa

Una guerra totale in Libano? L'Iran non resterà indifferente. Almeno così dichiarano dalla Repubblica Islamica. Ma per Teheran è un dilemma. Tra moderazione e vendetta, proseguono intanto le operazioni israeliane con l'obiettivo dichiarato di colpire gli Hezbollah libanesi e la morte del suo leader, Nasrallah, dopo gli ultimi raid su Beirut. La Repubblica Islamica è, storicamente, la principale sostenitrice di Hezbollah, tra i più importanti alleati dell'Iran e un 'cuscinetto' fondamentale per la Repubblica Islamica. Eppure, secondo gli osservatori, è improbabile che Teheran scenda in campo in 'soccorso' del Partito di Dio nel caso di una guerra totale.

I dubbi di Teheran

Teheran sembra riluttante a intervenire. Minacciare ripetutamente Israele, senza seguiti, è un ulteriore danno alla credibilità, ha detto alla Bbc un ex comandante dei Guardiani della Rivoluzione, i Pasdaran iraniani. Perché rischia di far passare il messaggio che in tempi di crisi, Teheran darebbe priorità alla sua sopravvivenza, indebolendo così la sua influenza e le alleanze nella regione.

L'Iran non resterà indifferente nel caso di un'ulteriore escalation, ha ribadito il capo della diplomazia della Repubblica Islamica, Abbas Araghchi, a margine dell'Assemblea generale dell'Onu. Ha chiesto sanzioni contro Israele. E non ha risparmiato accuse alla comunità internazionale per il fallimento su un possibile cessate il fuoco.

E' passato quasi un anno dall'avvio delle operazioni militari israeliane contro Hamas nella Striscia di Gaza, in risposta all'attacco del 7 ottobre in Israele. E quasi un anno da quando, il giorno successivo, gli Hezbollah libanesi 'intervenivano' con attacchi oltreconfine, in direzione del nord di Israele, in "solidarietà" con Hamas. L'Iran ha armato, finanziato e addestrato il gruppo palestinese al pari del Partito di Dio.

L'escalation tra Israele e Hezbollah risale forse a dieci giorni fa, all'esplosione dei cercapersone di Hezbollah, seguita da quella di radio e pannelli solari, con l'uccisione e il ferimento "degli occhi e delle orecchie di Hezbollah sul campo", come ha spiegato al Washington Post una fonte vicina al gruppo. E in 11 mesi il gruppo ha subito le peggiori perdite della sua storia, dalla fondazione all'inizio degli anni Ottanta. Una leadership decimata, munizioni distrutte, comunicazioni 'compromesse'.

In Iran, ha evidenziato la Bbc parlando di una Repubblica Islamica che si trova in una situazione "precaria", molti conservatori, oltranzisti, sono sempre più 'in agitazione' per la mancata azione, mentre Israele continua a martellare il Libano.

L'Iran non vuole la guerra, è Israele che cerca un conflitto più ampio, ha accusato nei giorni scorsi da New York il presidente iraniano Masoud Pezeshkian. Eletto a luglio, ha adottato un approccio che la Bbc legge con un tono più conciliatorio rispetto ai predecessori. "Non vogliamo la guerra, vogliamo vivere in pace - ha scandito il presidente - Non vogliamo essere la causa dell'instabilità. Sappiamo più di chiunque altro che se una guerra più ampia dovesse scoppiare in Medio Oriente, non gioverebbe a nessuno nel mondo". E Pezeshkian, le cui parole sull'allentamento delle tensioni con Israele non sarebbero piaciute ad alcuni tra gli oltranzisti vicini alla Guida Suprema Ali Khamenei, ha anche dichiarato che il suo governo è pronto a riprendere i difficili colloqui sul nucleare con l'Occidente.

Hezbollah "è assolutamente in grado di difendersi e di difendere il Libano e i libanesi", ha sentenziato il ministro degli Esteri iraniano. Insolitamente 'moderati', secondo la Bbc, sono sembrati anche altri funzionari e persino comandanti dei Guardiani della Rivoluzione. L'Iran, che fa i conti con le conseguenze delle sanzioni, teme un'evoluzione che rischierebbe di innescare una riposta militare Usa e che un eventuale attacco contro i Pasdaran indebolisca il suo apparato della sicurezza. La scorsa settimana l'agenzia Tasnim, legata ai Pasdaran, ha smentito indiscrezioni arrivate da vicino i Guardiani della Rivoluzione che - riporta la Bbc - citando fonti dell'intelligence iraniana parlavano di una presunta "operazione speciale" di Israele ad agosto, presumibilmente in Iran, in cui sarebbero stati uccisi Pasdaran.

Perché l'Iran non attacca Israele?

Così, ha scritto Barak Ravid per Axios citando due funzionari israeliani e un diplomatico occidentale, Hezbollah ha chiesto all'Iran di attaccare Israele, ma finora Teheran ha "espresso riserve". Anche all'uccisione a luglio a Teheran dell'ormai ex leader di Hamas, Ismail Haniyeh, non è seguita la minacciata reazione iraniana. Un quadro molto diverso rispetto allo scorso aprile, quando Israele colpì il consolato siriano a Damasco e l'Iran rispose con una pioggia di missili e droni.

Secondo analisti e diplomatici citati dal Post, l'esitazione iraniana a intervenire sul campo dimostra le limitate opzioni militari disponibili per ripristinare la deterrenza dopo un anno di ostilità intensificate nella regione. In Libano i raid israeliani hanno fatto centinaia di morti, costretto decine di migliaia di persone a lasciare le proprie case. Crescono le pressioni sul gruppo. Ma avverte Sami Nader, direttore dell'Istituto di Scienze politiche alla St. Joseph University di Beirut, c'è stato "un investimento di tre decenni" su Hezbollah da parte dell'Iran, che "non tradirà" il gruppo "alla prima occasione".

Nella Repubblica Islamica a prendere le decisioni strategiche è Khamenei. E i Pasdaran. E finora l'Iran non è andato oltre la retorica. Nel 2006, dopo i 34 giorni di guerra tra Israele e gli Hezbollah, aiutò il gruppo a riarmarsi e riorganizzarsi al termine del conflitto. E, ha detto Khamenei, uccidere gli alti funzionari di Hezbollah non metterà in ginocchio il Partito di Dio. Perché, secondo la fonte del Post, Hezbollah ha già organizzato la successione e "prepara quattro o cinque militanti per ogni comandante di alto grado". Persone "ben addestrate, se non meglio addestrate della prima generazione".

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Esteri

Hezbollah colpita da Israele, cosa resta...

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Le stime del Washington Post: tra i 30mila e i 50mila combattenti ancora a disposizione

Il leader di Hezbollah nel mirino in un disegno sulla giacca di un soldato israeliano - Afp

Fino a 50mila combattenti. Oltre ai 'riservisti'. Fino a 150mila razzi e missili. Queste le stime sull'arsenale e sulla forza degli Hezbollah libanesi, rilanciate dal Washington Post. I razzi di Hezbollah sono in grado di colpire fino a Tel Aviv, ma il gruppo finora è parso preferire la strada della 'cautela', rimarca Orna Mizrahi dell'Institute for National Security Studies, convinta comunque che "siamo solo all'inizio di qualcosa di nuovo".

Dai missili Scud ai droni iraniani: l'arsenale di Hezbollah

Hezbollah può contare su missili con una gittata fino a 500 chilometri (gli Scud), sottolinea la Cnn: ha un arsenale con munizioni di vario raggio fatto da 120-200mila razzi e missili (da razzi Katyusha a missili Scud), oltre ai droni, quasi tutti forniti dall'Iran. Tra questi, gli Shahed-129 hanno un raggio d'azione che in teoria può arrivare a 2mila km, ma che in realtà, dipendendo dal comando di una stazione a terra, è molto più limitato (le stime degli esperti variano da meno di 200 km a 400). Simili ai Predator americani, possono essere usati per missioni di ricognizione e di attacco.

Il leader Hassan Nasrallah, che Israele sostiene di aver ucciso in un raid ieri su Beirut, aveva parlato a inizio anno di una forza di oltre 100mila miliziani e 'riservisti', nonostante gli analisti militari ritengano che Hezbollah abbia tra i 30mila e i 50mila combattenti.

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha spiegato recentemente che Israele sta cambiando gli equilibri nel nord (dove sono circa 60mila gli sfollati, stando a dati riportati nei giorni scorsi dal Times of Israel) e al gabinetto di sicurezza, secondo quanto appreso dalla Cnn, ha spiegato che l'obiettivo in Libano è tagliare fuori "Hezbollah dalla guerra con Hamas".

"Il nemico più strategico e meglio armato di Israele"

Da quasi un anno le forze israeliane martellano la Striscia di Gaza, che nel 2007 finì sotto il controllo di Hamas, in risposta all'attacco del 7 ottobre del gruppo in Israele. Nell'enclave palestinese si conterebbero più di 41mila morti. Hezbollah, scrive il Post, è un "nemico più grande, più strategico e meglio armato" e ci sono timori su "risorse ed energie" a disposizione di Israele per affrontare un'altra offensiva su vasta scala.

L'arsenale di Hezbollah è più "sofisticato" e "distruttivo" di quello di Hamas. Resta, comunque, la superiorità militare e d'intelligence israeliana. Secondo la Cnn, il Partito di Dio ha perso da ottobre almeno 500 combattenti, tra cui capi come Fouad Shukr e Ibrahim Aqil, quest'ultimo ucciso in un raid che ha decapitato la leadership. E, stando a quanto riportato da media israeliani, i raid degli ultimi giorni in Libano avrebbero intaccato in modo significativo l'arsenale di razzi di Hezbollah e dimezzato il numero di missili con capacità di attacco di precisione, mentre sarebbe stato ridotto a un quarto il numero di razzi con una gittata fino a 40 chilometri.

In Libano, in aggiunta al prezzo in termini di vite umane, una guerra rischia comunque di costare cara a Hezbollah, oltre che ai libanesi, con il rischio di perdere influenza politica nel Paese dei Cedri.

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Esteri

Per la prima volta all’Ucraina le munizioni a medio-lungo...

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Di U.S. Navy photo by Photographer's Mate 3rd Class Michael S. Kelly. - Quest'opera è stata realizzata dalla Marina Militare degli Stati Uniti d'America con codice di identificazione 030313-N-9228K-005.  - Questo tag non indica lo status del copyright dell'opera ad esso associato. È quindi richiesto un normale tag di copyright. Vedi Commons:Licenze per maggiori informazioni.

Nel nuovo pacchetto da 8 miliardi che gli Stati Uniti invieranno all'Ucraina ci sono per la prima volta dall'inizio del conflitto anche le munizioni a medio - lungo raggio Joint Standoff Weapon, per migliorare le capacità di attacco di Kiev. Vengono definite super bombe plananti. Scopriamo assieme nella nostra scheda come funzionano e perché possono essere decisive.

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Esteri

Ucraina, Kiev nel mirino: droni russi contro la capitale

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Decimo attacco in un mese sulla capitale. Blinken respinge piano di pace Cina-Brasile

Soccorsi a Kiev - Afp

La capitale ucraina nel mirino dei droni russi. "Decimo attacco aereo contro Kiev in questo mese di settembre", denuncia l'amministrazione militare della città, confermando che - riportano i media locali - sono stati intercettati e distrutti "circa" 15 droni in avvicinamento a Kiev.

"Come in quasi tutti gli attacchi di questo mese, l'esercito russo ha usato nuovamente droni d'attacco - accusa il capo dell'amministrazione, Serhiy Popko - Sono stati lanciati da sud e nordest in direzione di Kiev in diverse ondate". Nella zona di Obolon un edificio è stato danneggiato da pezzi di droni abbattuti. Non ci sono notizie di feriti.

Le forze russe hanno anche lanciato un attacco con droni Shahed contro una struttura sanitaria nella città ucraina di Sumy. Lo denunciano le autorità locali. E' di almeno otto morti il bilancio delle vittime, mentre undici sarebbero i feriti come ha confermato il ministro dell'Interno, Ihor Klymenko. "Sono stati distrutti vari piani dell'ospedale", ha affermato, accusando le forze russe di aver nuovamente colpito la struttura mentre era in corso il trasferimento dei pazienti.

"Al momento sappiamo di sei morti, compreso un poliziotto - ha detto - Un altro agente è rimasto ferito. Per il secondo giorno consecutivo la Polizia ucraina perde personale". Secondo le autorità di Sumy, i russi hanno usato droni. "Ci sono stati ripetuti attacchi", hanno detto.

Blinken respinge il piano di pace Cina-Brasile

Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha espresso ieri sera al ministro degli Esteri cinese Wang Yi le preoccupazioni degli Stati Uniti riguardo al sostegno di Pechino all’industria della difesa russa. Per Blinken, le affermazioni della Cina secondo le quali cercherebbe la pace in Ucraina “non quadrano”. Lo riferiscono il Kyiv Independent, quotidiano ucraino in lingua inglese. "Una pace in cui l'aggressore ottiene tutto ciò che cerca, e in cui non vengono rispettati i diritti della vittima, non è una ricetta per una pace duratura, e certamente non per una pace giusta", ha detto Blinken quando gli è stato chiesto di una proposta di pace da parte della Cina e del Brasile, riporta Voice of America.

Blinken, ha spiegato un portavoce del Dipartimento di Stato, ha sottolineato la continua preoccupazione degli Stati Uniti per il sostegno della Repubblica Popolare Cinese alla base industriale di difesa della Russia e alla guerra di aggressione contro l’Ucraina e ha chiarito la necessità che la Cina affronti la minaccia della Russia alla sicurezza transatlantica. Ha anche sottolineato l’importanza di mantenere la pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan e ha espresso "preoccupazione" per le azioni pericolose e destabilizzanti di Pechino nel Mar Cinese Meridionale. Il segretario di Stato ha ribadito, tra l'altro, che resta una "priorità assoluta" risolvere i casi di cittadini americani detenuti o soggetti a divieto di uscita in Cina e ha sollevato preoccupazioni in materia di diritti umani, anche per quanto riguarda Xinjiang, Tibet e Hong Kong.

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