Libano, Mikati: “Fermare guerra sterminio di Israele”
L'appello alla comunità internazionale
"Questa nuova aggressione dimostra che il nemico israeliano si fa beffa di tutti gli sforzi e appelli internazionali in favore di un cessate il fuoco". A dichiararlo è stato il premier libanese Nagib Mikati. "Questo pone la comunità internazionale davanti alle proprie responsabilità al fine di dissuadere questo nemico e mettere fine alla sua tirannia e alla guerra di sterminio che conduce contro il Libano".
Esteri
Emirati, premio Lumen et Magister Scuola medica salernitana...
Il riconoscimento a Sheikhh Abdulla bin Mohammed bin Butti Al Hamed
Il Premio Lumen et Magister della Scuola medica salernitana al presidente dell'Ufficio nazionale per i media, presidente del Consiglio per i media degli Emirati arabi uniti ed ex Presidente del dipartimento della sanità ad Abu Dhabi, Sheikhh Abdulla bin Mohammed bin Butti Al Hamed, per gli sforzi umanitari messi in campo durante la pandemia di Covid. Lo rende noto l'agenzia di stampa Wam. Ha partecipato alla cerimonia, che si è svolta per la prima volta alla Camera dei deputati, l'ambasciatore degli Emirati in Italia, Abdulla Ali Al Saboosi.
Il riconoscimento celebra gli sforzi umanitari pionieristici degli Eau durante la crisi pandemica e l'impegno per i valori della solidarietà umana e della cooperazione internazionale. Gli Emirati avevano fornito aiuti medici e logistici ai Paesi colpiti dalla pandemia dimostrando la loro affidabilità come partner globale nell'affrontare le crisi globali.
Sono stati premiati anche Awadh Seghayer Al Ketbi, direttore generale dell'Autorità per la salute a Dubai, Syed Basar Shueb, ceo e managing director della International Holding Company e Peng Xiao, ceo di G42 Group.
Esteri
Ucraina, Verni (Difesa Online) ‘ecco cosa implica la...
"Secondo la dottrina attuale la Russia potrebbe utilizzare il suo arsenale nucleare in risposta all'uso di armi nucleari e di altri tipi di armi di distruzione di massa contro di essa e/o i suoi alleati, così come in caso di aggressione contro la Federazione Russa con l'uso di armi convenzionali, quando l'esistenza stessa dello Stato sia in pericolo, mentre, secondo la formulazione della nuova dottrina, si amplierebbe in modo significativo lo spettro dei fattori scatenanti il possibile uso di armi nucleari da parte di Mosca". Lo spiega all'Adnkronos l'avvocato Marco Valerio Verni, referente area Diritto di 'Difesa Online', spiegando le implicazioni delle parole del presidente russo, Vladimir Putin, sull'uso delle armi nucleari.
Mosca, riferisce il legale, "potrebbe attingere al suo arsenale atomico sia in via preventiva, ove ricevesse 'informazioni affidabili sul lancio di missili balistici diretti verso il territorio della Russia o dei suoi alleati' sia in caso di una aggressione militare alla Bielorussia, Paese alleato, sia ancora nel caso di 'attacco congiunto alla Federazione Russa, da parte di uno Stato non nucleare ma con la partecipazione o il sostegno di uno Stato nucleare'. Insomma - continua l'esperto - un abbassamento, per certi versi, della soglia di utilizzo prima in essere, dovuta, a dire di Mosca, al cambiamento delle dinamiche militari attuali".
Quanto al diritto internazionale e possibile ricorso ad armi nucleari, l'avvocato Verni spiega che "in linea generale, la liceità o meno dell’utilizzo delle armi nucleari è stata una tematica dibattuta sin dalla fine del secondo conflitto mondiale, dopo la devastazione di Hiroshima e Nagasaki ad opera degli Stati Uniti" ma, ad oggi, "non ha ancora trovato una risposta certa e definitiva". "Infatti, tra i giuristi, vi è, da una parte, chi sostiene che esse sarebbero armi indiscriminate che provocherebbero sofferenze non necessarie, i cui effetti, peraltro, finirebbero con il coinvolgere anche stati non partecipanti al conflitto, in contrasto, quindi, con il principio di neutralità - sottolinea il legale - e chi, dall’altra, teorizza un loro possibile utilizzo, in conformità tanto al principio di non discriminazione, quanto a quelli di neutralità e di divieto di provocare sofferenze non necessarie, poiché, come avviene generalmente, la rispondenza di un'arma a detti principi dovrebbe essere valutata in relazione all'importanza dell'obiettivo militare ed ai criteri di necessità e proporzionalità".
"Sul punto - prosegue l'avvocato Verni - è intervenuta la Corte internazionale di giustizia, attraverso un suo parere consultivo emesso nel 1996, a seguito di un quesito posto dall’assemblea generale delle Nazioni Unite se fossero 'consentiti dal diritto internazionale la minaccia o l’uso delle armi nucleari in qualunque circostanza'". Verni riferisce che se da una parte la Corte ha affermato la "generale illiceità sia dell’uso che, prima ancora, anche della 'semplice' minaccia dell’utilizzo delle armi nucleari, dall’altra, non ha escluso in maniera assoluta l’illiceità di un tal scenario, lasciando dunque un pericoloso vulnus in questo senso". "Non che - continua - il parere 'de qua' possa ritenersi vincolante, per gli Stati, ma è certamente, una base giuridica di appoggio non di secondo piano per chi volesse giustificare, a livello di diritto internazionale, una sua azione in tal senso".
"Più di recente, lo scorso 22 gennaio 2021 è entrato in vigore, grazie al superamento delle cinquanta ratifiche previste, il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari che, basato sui principi e le regole, appunto, delle norme umanitarie internazionali, ha affermato, in particolare, il principio che il diritto dei partecipanti ad un conflitto armato di scegliere modalità di combattimento non sia illimitato, oltre che, sia la regola che ogni armamento debba essere in grado di distinguere tra civili e combattenti sia la proibizione all’uso di armi che possano causare ferite superflue o sofferenza non necessaria - prosegue l'esperto - In particolare, l’uso e la minaccia dell’arma nucleare sono esplicitamente vietati e ciò anche in caso di rappresaglia, dal momento che gli Stati parti hanno l’obbligo di non ricorrere mai all’arma atomica". "Quanto previsto in questo Trattato, però, è di natura meramente convenzionale e dunque, al momento, valido solo per gli Stati che lo hanno sottoscritto", osserva Verni spiegando che "tra di essi non vi sono quelli maggiormente coinvolti nello scenario attuale".
Sulle possibilità di intervento dei paesi dell'Occidente per arginare, con le armi del diritto, la minaccia nucleare Verni osserva: "Il diritto può prevedere le classiche misure sanzionatorie, peraltro in parte già in essere, proprio a seguito dell'invasione russa a danno dell' Ucraina. Ma esse servono fino ad un certo punto se gli effetti sperati stentano ad arrivare o non sono quelli previsti. Occorrerebbe, semmai, uno sforzo diplomatico che possa scongiurare una ulteriore prosecuzione della guerra o un peggiorare della sua intensità".
Esteri
Hezbollah colpita da Israele, cosa resta...
Le stime del Washington Post: tra i 30mila e i 50mila combattenti ancora a disposizione
Fino a 50mila combattenti. Oltre ai 'riservisti'. Fino a 150mila razzi e missili. Queste le stime sull'arsenale e sulla forza degli Hezbollah libanesi, rilanciate dal Washington Post. I razzi di Hezbollah sono in grado di colpire fino a Tel Aviv, ma il gruppo finora è parso preferire la strada della 'cautela', rimarca Orna Mizrahi dell'Institute for National Security Studies, convinta comunque che "siamo solo all'inizio di qualcosa di nuovo".
Dai missili Scud ai droni iraniani: l'arsenale di Hezbollah
Hezbollah può contare su missili con una gittata fino a 500 chilometri (gli Scud), sottolinea la Cnn: ha un arsenale con munizioni di vario raggio fatto da 120-200mila razzi e missili (da razzi Katyusha a missili Scud), oltre ai droni, quasi tutti forniti dall'Iran. Tra questi, gli Shahed-129 hanno un raggio d'azione che in teoria può arrivare a 2mila km, ma che in realtà, dipendendo dal comando di una stazione a terra, è molto più limitato (le stime degli esperti variano da meno di 200 km a 400). Simili ai Predator americani, possono essere usati per missioni di ricognizione e di attacco.
Il leader Hassan Nasrallah, che Israele sostiene di aver ucciso in un raid ieri su Beirut, aveva parlato a inizio anno di una forza di oltre 100mila miliziani e 'riservisti', nonostante gli analisti militari ritengano che Hezbollah abbia tra i 30mila e i 50mila combattenti.
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha spiegato recentemente che Israele sta cambiando gli equilibri nel nord (dove sono circa 60mila gli sfollati, stando a dati riportati nei giorni scorsi dal Times of Israel) e al gabinetto di sicurezza, secondo quanto appreso dalla Cnn, ha spiegato che l'obiettivo in Libano è tagliare fuori "Hezbollah dalla guerra con Hamas".
"Il nemico più strategico e meglio armato di Israele"
Da quasi un anno le forze israeliane martellano la Striscia di Gaza, che nel 2007 finì sotto il controllo di Hamas, in risposta all'attacco del 7 ottobre del gruppo in Israele. Nell'enclave palestinese si conterebbero più di 41mila morti. Hezbollah, scrive il Post, è un "nemico più grande, più strategico e meglio armato" e ci sono timori su "risorse ed energie" a disposizione di Israele per affrontare un'altra offensiva su vasta scala.
L'arsenale di Hezbollah è più "sofisticato" e "distruttivo" di quello di Hamas. Resta, comunque, la superiorità militare e d'intelligence israeliana. Secondo la Cnn, il Partito di Dio ha perso da ottobre almeno 500 combattenti, tra cui capi come Fouad Shukr e Ibrahim Aqil, quest'ultimo ucciso in un raid che ha decapitato la leadership. E, stando a quanto riportato da media israeliani, i raid degli ultimi giorni in Libano avrebbero intaccato in modo significativo l'arsenale di razzi di Hezbollah e dimezzato il numero di missili con capacità di attacco di precisione, mentre sarebbe stato ridotto a un quarto il numero di razzi con una gittata fino a 40 chilometri.
In Libano, in aggiunta al prezzo in termini di vite umane, una guerra rischia comunque di costare cara a Hezbollah, oltre che ai libanesi, con il rischio di perdere influenza politica nel Paese dei Cedri.