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Russia accusa Kiev: “Abbattuti 125 droni Ucraina, un morto a Belgorod”

Mosca: "Attacco terroristico, a Belgorod anche 8 feriti". Bombe russe su Zaporizhzhia, 11 feriti

Belgorod - Afp

"Intercettati e distrutti 125 droni ucraini" lanciati contro il territorio russo. E' quanto afferma la Russia, che accusa "il regime di Kiev di aver cercato di mettere a segno nella notte un attacco terroristico".

Secondo il ministero della Difesa di Mosca, la maggior parte dei droni, 67, sono stati intercettati nel territorio della regione Volgograd, 18 in quella di Rostov e 17 sia in quella di Belgorod che in quella di Voronezh. Le autorità russe riferiscono anche di tre droni intercettati sul Mar d'Azov.

A Belgorod è stata denunciata l'uccisione di una persona e il ferimento di altre otto, due delle quali versano in "gravi" condizioni, in attacchi con droni attribuiti ai militari ucraini.

Almeno 11 persone, tutti civili, sarebbero intanto rimaste ferite in attacchi aerei russi contro Zaporizhzhia, nel sud dell'Ucraina, denunciano le autorità locali come riportano i media ucraini. Fra i feriti ci sono nove donne.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Esteri

Israele, Litvak: “Guerra totale? Dubito ci sarà, Iran...

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Il professore di storia del Medio Oriente: "Possibile risposta di Teheran attraverso i proxies"

Attacco israeliano in Libano - Afp

La guerra totale "dubito che ci sarà", non possono farla né l'Iran né Hezbollah, nonostante il durissimo colpo subito con l'uccisione di Hassan Nasrallah. E l'auspicio è che a questo punto Israele non ritenga più necessaria un'operazione di terra in Libano. E' il parere di Meir Litvak, professore di storia del Medio Oriente all'Università di Tel Aviv, che commenta con l'Adnkronos gli ultimi drammatici avvenimenti ribadendo il diritto di Israele di eliminare il leader di Hezbollah.

"Dubito che ci sarà una guerra totale. Non credo che l'Iran voglia una guerra su vasta scala con Israele, a causa del costo elevato che avrebbe per la Repubblica islamica - dice, rispondendo alla domanda se Teheran possa ancora permettersi di non rispondere - È sempre stato cauto nel non farsi coinvolgere direttamente e per questo motivo ha dei proxy", come Hezbollah, Hamas o gli Houthi. "Dubito che l'Iran rischierebbe la vita dei suoi uomini per il bene degli arabi", insiste Litvak.

Quanto al Partito di Dio, ormai decapitato, "vorrà certamente vendicarsi, ma una guerra su larga scala è problematica perché la sua catena di comando è stata gravemente colpita", sostiene il professore, secondo cui "la morte di Nasrallah e gli attacchi precedenti dimostrano quanto sia profonda la penetrazione dell'intelligence israeliana nei loro ranghi. Questo dovrebbe insinuare qualche sospetto all'interno dell'organizzazione, che deve pensarci bene prima di arrivare a una guerra su larga scala". "È probabile, anche se non certo, che l'Iran possa cercare di impiegare le milizie sciite in Iraq e gli Houthi in Yemen per attaccare Israele, ma non siamo ancora a una guerra totale", afferma Litvak.

Quanto a una possibile operazione di terra israeliana in Libano, "penso che Tel Aviv speri che le azioni intraprese finora rendano superflua un'invasione", commenta l'esperto israeliano.

Infine un commento sull'uccisione di Nasrallah, che "stava conducendo una guerra di logoramento contro Israele dall'ottobre 2023. Aveva lanciato gli attacchi contro Israele senza essere stato provocato per aiutare Hamas dopo l'attacco del 7 ottobre. Aveva attaccato villaggi e città israeliane per mesi".

"A meno che non si sostenga che Israele non ha il diritto di difendersi in nessuna circostanza perché la sua stessa esistenza è illegittima, non c'era ragione al mondo per non ucciderlo - chiosa Litvak- Tra l'altro, Hezbollah è stato responsabile della morte di soldati statunitensi e francesi in Libano".

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Esteri

Pedofilia, Papa: “Non c’è posto per copertura...

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L'appello del Pontefice: "Il male va portato allo scoperto, l'abusatore sia giudicato". L'applauso dei fedeli a Bruxelles

Papa Francesco a Bruxelles - Afp

"Nella chiesa non c’è posto per la copertura degli abusi. Vescovi non coprite gli abusi". Il Papa, parlando a braccio alla messa nello stadio di Bruxelles, torna a condannare gli abusi sessuali nella Chiesa. Lo fa con parole inequivocabili che vengono accolte con un fragoroso applauso dai fedeli.

"Ho sentito la sofferenza degli abusati incontrati l’altro ieri - ha detto Bergoglio a braccio ricordando l’incontro con 17 vittime di abusi -. Nella Chiesa c’è posto per tutti, non c’è posto per la copertura degli abusi. Vescovi, non coprite gli abusi. Condannate gli abusatori e aiutateli a guarire dalla malattia degli abusi. Il male va portato allo scoperto. L'abusatore sia giudicato".

Il Belgio, in occasione dell’intervento del Papa davanti alle autorità nel primo giorno del viaggio, ha chiesto conto dello scandalo della pedofilia nella Chiesa, e attraverso il premier De Croo ha chiesto al Papa “passi concreti, non parole”. Bergoglio ha fatto nuovamente mea culpa per gli abusi definiti un “crimine”, una “vergogna, una umiliazione” chiedendo perdono. Quindi l’incontro con diciassette vittime di abusi nel corso del quale il Papa ha preso nota delle richieste delle vittime che chiedono giustizia anche in termini risarcitori.

Bergoglio è tornato sullo scandalo degli abusi nella Chiesa stamani nel corso della messa allo stadio, con ampi passaggi a braccio: “Pensiamo a quando i piccoli sono scandalizzati, colpiti, abusati da quelli che dovrebbero prendersene cura. Alle ferite dei piccoli, ma anche dei familiari e delle loro comunità. Torno alle storie di alcuni di questi piccoli che ho incontrato l’altro ieri. Li ho sentiti, ho sentito la loro sofferenza di abusati. Nella Chiesa c’è posto per tutti, ma tutti saremo giudicati. E non c’è posto per l’abuso, per la copertura dell’abuso”.

“Chiedo a tutti di non coprire gli abusi - l’appello -. Chiedo ai vescovi di non coprire gli abusi, di condannare gli abusi e di aiutarli a guarirsi da questa malattia dell’abuso. Il male non si nasconde, il male va portato allo scoperto; che si sappia, come hanno fatto alcuni abusati con coraggio, che si sappia e che sia giudicato l’abusatore, sia laico, laica, prete o vescovo. Le persone abusate sono un lamento che tocca il cielo. La loro voce non venga coperta dall’indifferenza. L’abuso è un abuso di potere, di coscienza. E quanti abusi di potere abbiamo nella nostra società”, ha detto tra gli applausi dei fedeli allo stadio.

Il grido di dolore: "Tempo segnato da scandali dolorosi"

Viviamo "in un tempo segnato da scandali dolorosi, dentro e fuori la comunità cristiana", il grido di dolore del Papa che invita i fedeli a guardare alla testimonianza di Anna di Gesù, la carmelitana scalza spagnola beatificata durante la celebrazione.

“In un tempo segnato da scandali dolorosi, dentro e fuori la comunità cristiana, lei e le sue compagne, - osserva Francesco- con la loro vita semplice e povera, fatta di preghiera, di lavoro e di carità, hanno saputo riportare alla fede tante persone, al punto che qualcuno ha definito la loro fondazione in questa città come una ‘calamita spirituale’”.

“Per scelta, - racconta il Pontefice - non ha lasciato scritti. Si è impegnata invece a mettere in pratica ciò che a sua volta aveva imparato e con il suo modo di vivere ha contribuito a risollevare la Chiesa in un momento di grande difficoltà. Accogliamo allora con riconoscenza il modello di “santità al femminile” che ci ha lasciato, delicato e forte, fatto di apertura, di comunione e di testimonianza. Raccomandiamoci alla sua preghiera, imitiamone le virtù e rinnoviamo con lei il nostro impegno a camminare insieme sulle orme del Signore”.

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Esteri

Austria al voto per le elezioni legislative, estrema destra...

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Chiamati alle urne più di sei milioni di elettori per rinnovare i 183 seggi del Nationalrat, la camera bassa del Parlamento di Vienna

Cartellone elettorale FPO in Austria - Afp

Elezioni legislative e seggi aperti in Austria. Sono chiamati alle urne più di sei milioni di elettori per rinnovare i 183 seggi del Nationalrat, la camera bassa del Parlamento di Vienna.

Favorito, nelle intenzioni di voto, il Partito della Libertà (FPOe, formazione di estrema destra) di Herbert Kickl al 27%, seguito dal Partito Popolare Austriaco (OeVP), del cancelliere Karl Nehammer, al 25%. Secondo le previsioni, il Partito Socialdemocratico (SPOe) potrebbe ottenere il 21% dei consensi. Il 9% i Verdi, parte della coalizione del governo uscente.

Partito Popolare Austriaco punta al sorpasso, ridotto il vantaggio del FPOe

Punta intanto al sorpasso nelle urne il Partito Popolare Austriaco (OeVP), del cancelliere Nehammer."Dal mio punto di vista, abbiamo iniziato il sorpasso dopo un'enorme corsa per recuperare", ha dichiarato il segretario generale dei Popolari Christian Stocker, in occasione di un evento conclusivo della campagna. È chiaro che in questa fase due partiti sono in testa a pari merito, ha aggiunto, parlando di una corsa per una vittoria "al fotofinish".

L'immigrazione è stato un tema centrale della campagna elettorale: il FPOe di Herbert Kickl intende dare un giro di vite accelerando il rimpatrio degli immigrati nei loro Paesi d'origine. Il leader dell'OeVP e cancelliere austriaco Nehammer ha ribadito oggi il suo rifiuto di collaborare con Kickl, anche se il partito in quanto tale resta un possibile partner. Kickl non soddisfa personalmente i criteri per dar vita ad un governo responsabile e valido: "Per questo l'ho escluso", ha dichiarato Nehammer. I Verdi, in passato partner di coalizione dell'OeVP, si aspettano circa il 9% dei voti, così come il liberale Neos.

Nehammer ha escluso di entrare in un governo guidato da Kickl per la svolta radicale che quest'ultimo ha impresso al suo movimento. Il presidente austriaco, l'ecologista Alexander van der Bellen, ha ricordato che nulla lo obbliga ad affidare a Kickl - sotto la cui guida durante la pandemia il FPOe si è avvicinato all'ambiente cospirazionista e al movimento identitario - l'incarico di formare un governo, anche nel caso di una vittoria del FPOe. L'OeVP potrebbe però prendere in considerazione la possibilità di entrare in coalizione con il partito di estrema destra se Kickl fosse disposto a lasciare a un altro l'incarico di primo ministro.

È possibile anche una vittoria dell'OeVP, nel qual caso una coalizione con l'FPOe potrebbe essere più probabile: i due partiti hanno già governato insieme in passato, le loro posizioni - soprattutto in materia di economia e immigrazione - non sono molto distanti e Kickl non potrebbe avere alcuna pretesa di diventare premier.

In ogni caso, i sondaggi suggeriscono che la coalizione tra conservatori e Verdi che ha guidato il governo a Vienna negli ultimi cinque anni non potrà andare avanti, restando bene al di sotto dei 92 seggi minimi necessari per la maggioranza, e che il partito di centro-destra sarà probabilmente l'ago della bilancia, in grado di scegliere tra una coalizione con l'FPOe, o una possibile alleanza a tre con l'SPOe di centro-sinistra e con i Verdi o i liberali del Neos.

Guidato dal controverso ex ministro degli Interni Herbert Kickl, l'FPOe, anti-immigrazione, ostile all'Islam e fortemente euroscettico, ha condensato il suo programma in un centinaio di pagine, dal titolo "Fortezza Austria, Fortezza di Libertà": prevede di ridurre al minimo i sussidi per i migranti e i richiedenti asilo, bloccare il ricongiungimento familiare per gli immigrati già presenti in Austria e promuovere la "remigrazione", in particolare per chi si sia macchiato di reati.

Vuole poi ridurre le imposte sui redditi delle società e i costi salariali, e in politica estera si oppone alle sanzioni dell'Ue contro la Russia e a ulteriori aiuti all'Ucraina. L'FPOe ha firmato e rinnovato un "accordo di cooperazione" con il partito Russia Unita di Vladimir Putin. Il FPOe domina la scena politica dalla fine del 2022, è arrivato primo alle elezioni europee di maggio. Secondo le inchieste della vigilia, altri due partiti potrebbero ottenere seggi nell'assemblea: il Partito della birra, guidato dal cantante della band punk Turbobier che vuole "depoliticizzare la politica" (4%, la soglia di sbarramento), e il partito comunista (KPOe), che non ha un deputato dagli anni Cinquanta, ma che si attesta al momento intorno al 3%.

Tra gli altri temi che hanno dominato la campagna elettorale, il costo della vita, con il tasso d'inflazione rimasto per quasi due anni al di sopra della media dell'Ue e la crescita, costantemente al di sotto di tale valore. Problemi la cui causa è stata attribuita dall'estrema destra all'immigrazione e alla guerra in Ucraina. Regole più severe sull'immigrazione sono state presenti - in misura diversa - nei manifesti di tutti e tre i principali partiti, la sicurezza è diventata centrale nel dibattito dopo che il mese scorso la polizia di Vienna ha annunciato di aver sventato un complotto contro un concerto di Taylor Swift. Tre dei sospettati sono figli adolescenti di immigrati. Dopo le ultime inondazioni - che hanno ucciso cinque persone in Austria - anche il tema del cambiamento climatico è tornato in cima alle preoccupazioni degli elettori.

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