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Addio Robert Watts, produttore di ‘Guerre stellari’ e ‘Indiana Jones’

Aveva 86 anni. Ha collaborato a lungo con George Lucas

Una scena di 'Guerre stellari'

Robert Watts, produttore e direttore di produzione britannico che ha collaborato con George Lucas ai primi tre film di 'Star Wars' e ai primi tre film della saga di 'Indiana Jones', è morto lunedì 30 settembre all'età di 86 anni nel sonno nella sua casa nell'East Sussex, in Inghilterra. L'annuncio della scomparsa è stato dato dal suo portavoce Julian Owen di Alliance Agents a 'The Hollywood Reporter'. “Siamo stati con lui per un decennio portandolo alle convention di tutto il mondo, dove poteva entrare in contatto con i fan e parlare della sua carriera", ha detto Owen.

Watts ha lavorato anche al fianco del regista di 'Indiana Jones' Steven Spielberg che con la sua Amblin Entertainment ha prodotto 'Chi ha incastrato Roger Rabbit' (1988) diretto da Robert Zemeckis e il lungometraggio animato 'Fievel conquista il West' (1991).

Per il primo film di 'Guerre Stellari' (1977), estremamente impegnativo dal punto di vista finanziario, Watts ha lavorato come supervisore della produzione sotto la guida del designer John Barry, e i due hanno viaggiato in Marocco e Tunisia per esplorare le location. Si è poi occupato della regia della terza unità. "Abbiamo subito molte pressioni da parte della 20th Century Fox - ha ricordato Watts in un'intervista del 2011 - Anche loro avevano grossi problemi finanziari e non credevano nel film. All'epoca eravamo l'unico film della Fox che stava girando in tutto il mondo. I loro occhi erano puntati su di noi e George Lucas era molto sotto pressione. Di conseguenza, lo eravamo anche noi tutti".

Il film divenne un successo travolgente. Watts è poi diventato produttore associato de 'L'impero colpisce ancora' (1980) - ha consigliato al fratellastro Jeremy Bulloch di interpretare Boba Fett in quel film - ed è stato co-produttore de 'Il ritorno dello Jedi' (1983).

Robert Watts era nato a Londra il 23 maggio 1938. Suo nonno Walter Meade era uno sceneggiatore, tra i cui titoli figurava il film "La tragedia del capitano Scott" (1948), con John Mills. Watts entrò nel mondo del cinema come assistente alla produzione per il film "La ragazza dello scandalo" (1960), poi trascorse due anni come direttore di produzione agli Shepperton Studios.

È stato secondo assistente alla regia in "Tra due fuochi' (1964), 'Repulsion' (1965) di Roman Polanski, 'Darling' (1965) di John Schlesinger e 'Agente 007 - Thunderball: operazione tuono' (1965) di Terence Young; location manager in 'Agente 007 - Si vive solo due volte' (1967) di Lewis Gilbert; e direttore di produzione 'L'ispettore Clouseau' (1968) di Bud Yorkin, '2001: Odissea nello spazio' (1968) di Stanley Kubrick, 'El Condor' (1970) di John Guillermin e 'Papillon' (1970) di Franklin J. Schaffner (1973).

Watts era direttore di produzione di 'La collera di Dio' (1972) - l'ultimo film di Rita Hayworth - quando incontrò per la prima volta il produttore Gary Kurtz, che all'epoca stava preparando 'American Graffiti' con Lucas. Tre anni dopo, Kurtz lo contattò per lavorare a 'Guerre stellari'. Ha raccontato che quando iniziò a lavorare al film, nel settembre 1976, Lucas 'pagava personalmente per tutti noi perché la Fox non aveva ancora dato il via libera al film, e lo fece solo a gennaio'. Il curriculum di Watts comprende anche 'L'altra faccia di mezzanotte' (1977), 'Nel fantastico mondo Oz' (1985) prodotto da Lucas, 'Alive - Sopravvissuti' (1993) diretto da Frank Marshall e 'Sfida tra i ghiacci' (1994) di Steven Seagal.

(di Paolo Martini)

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Esteri

Iran-Israele, G7: “Soluzione diplomatica ancora...

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"Conflitto più ampio non è interesse di nessuno"

Edificio distrutto   dopo attacco a Israele (Afp)

Colloquio d'urgenza dei leader del G7 oggi, 2 ottobre, a seguito dell'aggravarsi della crisi in Medio Oriente. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha convocato d'urgenza e presieduto una conferenza telefonica in cui, informa Palazzo Chigi, è stata reiterata la "ferma condanna all'attacco iraniano contro Israele". "In uno scenario in costante evoluzione, è stato convenuto di lavorare congiuntamente per favorire una riduzione delle tensioni a livello regionale, a partire dall’applicazione della Risoluzione 2735 a Gaza e della Risoluzione 1701 per la stabilizzazione del confine israelo-libanese".

"Nell'esprimere forte preoccupazione per l'escalation di queste ultime ore, è stato ribadito che un conflitto su scala regionale non è nell’interesse di nessuno e che una soluzione diplomatica risulta ancora possibile". I leader hanno "concordato di mantenersi in stretto contatto".

L'attacco dell'Iran a Israele

Ieri l'Iran ha lanciato 200 missili contro Israele. "L'Iran ha commesso un grosso errore e pagherà per questo" ha detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu nel corso di una riunione del gabinetto di sicurezza. "Rispetteremo la regola che abbiamo fissato: chiunque ci attacchi, noi l'attaccheremo", ha scandito. L'attacco è "fallito" ed è stato "sventato grazie al sistema di difesa aerea israeliana, che è il più avanzato nel mondo", ha rivendicato Netanyahu, che ha esortato "le forze del bene nel mondo" a unirsi contro Teheran.

L'Iran ha sostenuto che quella contro Israele è stata fatta "un'azione di autodifesa ai sensi dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite". "La nostra azione è conclusa a meno che il regime israeliano non decida ulteriori ritorsioni - ha detto il ministro degli Esteri Abbas Araghchi -. In quello scenario, la nostra risposta sarà più forte e più potente".

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Esteri

Attacco Iran, Massolo: “Netanyahu cavalca onda, verso...

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Israele reagirà, valutando i rischi tanto quanto ha fatto l'Iran, perché nessuno dei due ha interesse alla guerra totale, ma "è presto per dire se il premier perseguirà anche l'obiettivo di regolare i conti" con gli ayatollah

Attacco Iran, Massolo:

Israele reagirà all'attacco iraniano di ieri, valutando i rischi tanto quanto ha fatto l'Iran, perché nessuno dei due ha interesse alla guerra totale, ma "è presto per dire se Netanyahu perseguirà anche l'obiettivo di regolare i conti" con il regime teocratico di Teheran, del quale auspica l'implosione. Giampiero Massolo, ex segretario generale della Farnesina e senior advisor dell'Ispi, parla della situazione in Medio Oriente all'indomani dell'attacco missilistico iraniano e mentre prosegue l'incursione in Libano, con il premier israeliano, a pochi giorni dall'anniversario del 7 ottobre che segnò un fallimento senza precedenti dell'intelligence, che sembra godere di una rinnovata forza.

"Indubbiamente Netanyahu - dice Massolo all'Adnkronos - è riuscito a invertire un corso nei suoi confronti che sembrava nettamente negativo, grazie in primo luogo a una campagna di successo che ha portato alla decapitazione di Hezbollah e all’eliminazione dei suoi quadri dirigenti e all’accecamento dei sistemi di comunicazione. E poi, puntando decisamente verso il ritorno degli sfollati nel nord di Israele, avviando i bombardamenti e le limitate incursioni di terra, ha di fatto congelato la situazione a Gaza, senza arrivare a un cessate il fuoco formale e quindi mantenendo il controllo del corridoio Philadelhi", che era l'ostacolo principale nel negoziato con Hamas.

Non solo: secondo l'ambasciatore, "spostando le truppe verso nord", come gli chiedevano da tempo i vertici militari, che la consideravano la vera priorità, il premier "ha riconquistato l'appoggio delle Forze armate", mentre il ritorno al governo di Gideon Saar, che aveva lasciato in opposizione alla sua politica su Gaza, lo rafforza politicamente.

"Netanyahu - è netto Massolo - si sente forte e sta cavalcando l'onda. Da questa posizione sta conducendo un'analisi accorta dei rischi per capire fino a dove si può spingere, approfittando anche della finestra di opportunità offerta dalla debolezza americana". Intanto, quindi, agli obiettivi su Gaza ha aggiunto anche la messa in sicurezza del territorio del nord di Israele e la creazione di zona cuscinetto nel sud del Libano, "ma soprattutto ha ampliato le ambizioni fino a sostanzialmente ipotizzare di neutralizzare Hezbollah", sostiene l'ambasciatore. Un'ambizione che "non poteva non provocare la reazione dell'Iran, che in qualche modo doveva ristabilire, come già fatto ad aprile, la deterrenza con Israele, dimostrando di non lasciare da soli i proxies".

L'azione di ieri "è stata sicuramente più severa, con missili veloci e distruttivi, anche se non ha portato a risultati di grande rilievo sul piano dei danni che si proponeva o che si era prefissato", è l'analisi di Massolo, che attende adesso la reazione israeliana, una reazione coordinata con gli Stati Uniti e sarà "a quel punto che si potrà tirare un bilancio un po' più compiuto" del 'nuovo corso' di Netanyahu delle ultime settimane.

Quanto al regime di Teheran, alla cui implosione il premier israeliano punta, come dimostra l'appello diretto agli iraniani rivolto nei giorni scorsi, l'amasciatore sottolinea "la divaricazione che c'è tra il governo e l'opinione pubblica e la dialettica, che va avanti non da oggi, fra il regime teocratico degli ayatollah e i rappresentanti della seconda generazione rampante del complesso industrial militare". "In parte la reazione iraniana risponde all'esigenza di non allargare questa forbice", chiosa, che se da una parte "è un elemento di criticità, dall'altra è anche un elemento di mitigazione del rischio che a un regime se ne sostituisca un altro con meno prudenza".

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Lavoro

Curcio: “Da ingegneria italiana aiuto per messa in...

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Fabrizio Curcio

"Il sistema di Protezione Civile nasce per mettere insieme approcci, formazioni e attività molto diverse, in questo è importante l'apporto del progetto ingegneristico che può essere sviluppato una volta che si hanno l'idea, l'analisi e i costi. Perché se noi ci ricordiamo della vulnerabilità degli edifici quando crollano, ci ricordiamo delle cose che non vanno poi non abbiamo delle risposte da dare. Perché queste risposte siano strutturali, c'è bisogno dell'ingegneria italiana e della condivisione con la politica, in modo tale da aiutare, per la messa in sicurezza del Paese e dei cittadini, il governo di oggi, di domani, di dopodomani". A dirlo nella lectio 'Ingegneria per governare la complessità', Fabrizio Curcio, ripercorrendo la sua attività a capo del Dipartimento della Protezione Civile dal 2015 al 2017 e dal 2021 al luglio 2024, attualmente dirigente generale presidenza del Consiglio dei ministri, intervenendo al 68° Congresso nazionale degli ingegneri d’Italia, in corso a Siena fino a venerdì 4 ottobre.

"Voglio ricordare - ha precisato - l'evento meteorologico di Ischia del 26 novembre del 2022 che, al di là della gestione operativa, ha visto l'importante supporto della metodologia Building information modeling (Bim). L'ingegneria della tecnologia nelle attività complesse è dunque fondamentale; l'ultima testimonianza è nella terra dei fuochi dove al di là degli aspetti di rilevazione e monitoraggio c'è stato un approccio più investigativo, in grado di mettere insieme la tecnologia con la conoscenza tecnica".

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