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Ia, Deloitte: “Cresce l’impatto sull’attività e gli assetti del board”

Presentata la ricerca 'The Board of the Future' dedicata ai temi della corporate governance

Ia, Deloitte:

Gli impatti dell’intelligenza artificiale sull’attività e gli assetti del Consiglio di amministrazione delle aziende e il ruolo del board sempre più centrale nella definizione e supervisione della strategia aziendale. Sono alcune delle evidenze principali emerse dalla terza edizione della ricerca 'The Board of the Future', presentata nel corso di un convegno a Milano, alla presenza di alcuni dei principali attori dell’ecosistema della corporate governance italiana. Un'occasione anche per far emergere alcune delle tematiche più dibattute a sei mesi dalla promulgazione della Legge 21 del 5 marzo sulla Gazzetta Ufficiale.

Ad aprire i lavori è stato l’intervento del ceo di Deloitte Central Mediterranean, Fabio Pompei, cui ha fatto seguito l'intervento del sottosegretario al ministero dell’Economia e delle Finanze, Federico Freni. "Nel panorama economico e tecnologico odierno, caratterizzato da crescente incertezza e complessità -ha evidenziato il ceo di Deloitte Central Mediterranean, Pompei- i board sono chiamati ad assumere un ruolo sempre più attivo e centrale nella definizione e supervisione della strategia aziendale. In tale contesto, il ruolo del board richiede un cambio di paradigma e l'adozione di approcci innovativi per rafforzare la resilienza delle organizzazioni, in risposta ai rischi sempre più complessi legati agli eventi imprevisti, alla discontinuità o crisi aziendali, nonché al processo di trasformazione digitale verso cui il mercato si sta approcciando".

L’evento ha visto poi lo svolgimento di un panel su 'La governance per la valorizzazione del mercato' a cui hanno partecipato Federico Cornelli, commissario Consob, Stefano Firpo, direttore generale Assonime, Fabio Galli, direttore generale Assogestioni, Antonio Matonti, direttore area affari legislativi di Confindustria e Francesca Palisi, responsabile del servizio consulenza legale e tributaria Abi. Un secondo panel è stato dedicato a 'Le evoluzioni degli ecosistemi di governance per la valorizzazione delle aziende' e vi hanno preso parte Andrea Di Segni, managing director Morrow Sodali, Alberta Figari, presidente Tim, Enrico Giacomelli, presidente Wiit, Marta Testi, ceo Elite-Gruppo Euronext e Andrea Vismara, ceo Gruppo Equita. Il terzo e ultimo panel ha affrontato 'La centralità del sistema finanziario', dove Andrea Cabrini, direttore di Class Cnbc, ha dialogato con Gian Maria Gros-Pietro, presidente Intesa Sanpaolo e Pier Carlo Padoan, presidente Unicredit.

Secondo lo studio di Deloitte, si richiede un’analisi degli impatti delle transizioni di Ai sull’attività e gli assetti dell’organo gestorio, appena iniziati ed intesi come introduzione ed implementazione nei processi aziendali ma anche come governance dei rischi e delle responsabilità connessi. Un tema chiave emerso è anche quello della definizione del framework dei poteri delegati per migliorare l'efficienza, permettendo decisioni rapide e specializzate ai vari livelli aziendali e favorendo una gestione ottimale delle responsabilità, alleggerendo il board e garantendo trasparenza attraverso un costante monitoraggio. Rimangono centrali le sfide di adeguatezza singola ed aggregata del board e la costruzione di una corretta internal governance.

A seguito dell’introduzione del sistema del voto di lista, il suo utilizzo da parte del Consiglio di amministrazione uscente ha avuto nella prassi natura essenzialmente residuale rispetto all’esercizio da parte degli azionisti del potere di presentare liste di candidati. Negli ultimi anni si è rivalutata in Italia la funzionalità della lista del Consiglio di amministrazione anche per valorizzare la familiarità che ne hanno gli investitori istituzionali internazionali. L’articolo 12 della Legge 21 si propone di riequilibrare le spinte evolutive delle prassi con la necessità di avere un contesto normativo definito e disciplina le modalità di presentazione della lista del Consiglio di amministrazione uscente. Le aziende oggi si interrogano sulle modifiche da apportare e sono sorti dubbi sulle norme che disciplinano il voto di lista del Consiglio di Amministrazione. La norma non sembra aver introdotto il dettaglio necessario per dirimere le partite più contese di nomina dei Consigli di Amministrazione dell’ultimo anno. Di recente sono stati richiesti sia chiarimenti sia una rimodulazione della normativa per chiarire le dinamiche di calcolo delle maggioranze e l’ampiezza dell’arbitrarietà dei meccanismi legata all’attivismo della compagine sociale. Si solleva infatti il rischio di nomina di Board poco coesi e molto conflittuali con dubbi di governabilità.

Tema cruciale legato alla composizione ed operatività del Board è quello della sua adeguatezza. La complessità e l’ampiezza mutabile delle competenze, conoscenze, flussi aziendali ed adeguamenti economici e geopolitici, impongono di interrogarsi sulla adeguatezza singola ed aggregata del board con un costante monitoraggio. Inoltre, le competenze dei componenti del board non sono più riconosciute come sufficienti se non combinate ad un’esperienza gestionale. È in atto una rivoluzione culturale trainata dalle transizioni ecologica e digitale in cui è emerso chiaramente che competenze di It, di Cybersecurity, di Ai e Esg debbano essere rappresentate nel board e non trattate come funzioni accessorie a chiamata. Si valuta infatti di inserire all’interno del board dei comitati Tech che raggruppino le funzioni più strettamente tecnologiche legate ai rischi ed al business. Le aziende ritengono che le nuove tecnologie saranno in grado di incidere sulla composizione del Board sia in maniera diretta attraverso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per individuare i 'migliori' amministratori societari, anche in un’ottica di diversity, sia in maniera indiretta con la modifica della distribuzione di compiti e responsabilità tra board, organi delegati ed altre figure manageriali.

Gli impatti delle transizioni di Ai sull’attività dei board sono appena iniziati ma si stanno esplorando con attenzione sempre crescente. La cosiddetta Corptech, cioè l’insieme delle soluzioni tecnologiche che permettono una maggiore trasparenza nella vita societaria ed un esercizio più sicuro dei diritti degli azionisti, penetrerà in futuro significativamente nei board sia nel funzionamento gestorio che nella strutturazione di percorsi decisori informati. Al momento la corporate governance utilizza l’Ai nelle applicazioni che consentono di adottare decisioni più ampie ed apprendere in modo più esaustivo ed immediato con il machine learning. Essa consente di informare i board member anche con ragionamenti predittivi sugli scenari configurabili e con rappresentazioni spesso ampie ed esaustive, ma non può sostituirsi in sede decisoria e valutativa delle opportunità e della complessità della strategia aziendale.

Dallo studio emerge che nelle aziende, a oggi, l’informazione algoritmica è basata sulla 'Assisted Artificial Intelligence', intesa come software che assiste le decisioni del board con l’analisi massiva e rapida dei dati, garantendo da un lato l’adozione di decisioni consapevoli strutturate, scevre di componenti emozionali ed informate basate su istruttorie approfondite ed accelerate. In conclusione, si rileva che le aziende si stanno interrogando sulle strade da intraprendere e le modifiche da introdurre negli statuti in ottica di integrazione dell’Ai a tutti i livelli aziendali ma ancora con un atteggiamento prudente dovuto alle implicazioni ancora nascoste e sconosciute.

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Esteri

Iran-Israele, G7: “Soluzione diplomatica ancora...

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"Conflitto più ampio non è interesse di nessuno"

Edificio distrutto   dopo attacco a Israele (Afp)

Colloquio d'urgenza dei leader del G7 oggi, 2 ottobre, a seguito dell'aggravarsi della crisi in Medio Oriente. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha convocato d'urgenza e presieduto una conferenza telefonica in cui, informa Palazzo Chigi, è stata reiterata la "ferma condanna all'attacco iraniano contro Israele". "In uno scenario in costante evoluzione, è stato convenuto di lavorare congiuntamente per favorire una riduzione delle tensioni a livello regionale, a partire dall’applicazione della Risoluzione 2735 a Gaza e della Risoluzione 1701 per la stabilizzazione del confine israelo-libanese".

"Nell'esprimere forte preoccupazione per l'escalation di queste ultime ore, è stato ribadito che un conflitto su scala regionale non è nell’interesse di nessuno e che una soluzione diplomatica risulta ancora possibile". I leader hanno "concordato di mantenersi in stretto contatto".

L'attacco dell'Iran a Israele

Ieri l'Iran ha lanciato 200 missili contro Israele. "L'Iran ha commesso un grosso errore e pagherà per questo" ha detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu nel corso di una riunione del gabinetto di sicurezza. "Rispetteremo la regola che abbiamo fissato: chiunque ci attacchi, noi l'attaccheremo", ha scandito. L'attacco è "fallito" ed è stato "sventato grazie al sistema di difesa aerea israeliana, che è il più avanzato nel mondo", ha rivendicato Netanyahu, che ha esortato "le forze del bene nel mondo" a unirsi contro Teheran.

L'Iran ha sostenuto che quella contro Israele è stata fatta "un'azione di autodifesa ai sensi dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite". "La nostra azione è conclusa a meno che il regime israeliano non decida ulteriori ritorsioni - ha detto il ministro degli Esteri Abbas Araghchi -. In quello scenario, la nostra risposta sarà più forte e più potente".

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Esteri

Attacco Iran, Massolo: “Netanyahu cavalca onda, verso...

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Israele reagirà, valutando i rischi tanto quanto ha fatto l'Iran, perché nessuno dei due ha interesse alla guerra totale, ma "è presto per dire se il premier perseguirà anche l'obiettivo di regolare i conti" con gli ayatollah

Attacco Iran, Massolo:

Israele reagirà all'attacco iraniano di ieri, valutando i rischi tanto quanto ha fatto l'Iran, perché nessuno dei due ha interesse alla guerra totale, ma "è presto per dire se Netanyahu perseguirà anche l'obiettivo di regolare i conti" con il regime teocratico di Teheran, del quale auspica l'implosione. Giampiero Massolo, ex segretario generale della Farnesina e senior advisor dell'Ispi, parla della situazione in Medio Oriente all'indomani dell'attacco missilistico iraniano e mentre prosegue l'incursione in Libano, con il premier israeliano, a pochi giorni dall'anniversario del 7 ottobre che segnò un fallimento senza precedenti dell'intelligence, che sembra godere di una rinnovata forza.

"Indubbiamente Netanyahu - dice Massolo all'Adnkronos - è riuscito a invertire un corso nei suoi confronti che sembrava nettamente negativo, grazie in primo luogo a una campagna di successo che ha portato alla decapitazione di Hezbollah e all’eliminazione dei suoi quadri dirigenti e all’accecamento dei sistemi di comunicazione. E poi, puntando decisamente verso il ritorno degli sfollati nel nord di Israele, avviando i bombardamenti e le limitate incursioni di terra, ha di fatto congelato la situazione a Gaza, senza arrivare a un cessate il fuoco formale e quindi mantenendo il controllo del corridoio Philadelhi", che era l'ostacolo principale nel negoziato con Hamas.

Non solo: secondo l'ambasciatore, "spostando le truppe verso nord", come gli chiedevano da tempo i vertici militari, che la consideravano la vera priorità, il premier "ha riconquistato l'appoggio delle Forze armate", mentre il ritorno al governo di Gideon Saar, che aveva lasciato in opposizione alla sua politica su Gaza, lo rafforza politicamente.

"Netanyahu - è netto Massolo - si sente forte e sta cavalcando l'onda. Da questa posizione sta conducendo un'analisi accorta dei rischi per capire fino a dove si può spingere, approfittando anche della finestra di opportunità offerta dalla debolezza americana". Intanto, quindi, agli obiettivi su Gaza ha aggiunto anche la messa in sicurezza del territorio del nord di Israele e la creazione di zona cuscinetto nel sud del Libano, "ma soprattutto ha ampliato le ambizioni fino a sostanzialmente ipotizzare di neutralizzare Hezbollah", sostiene l'ambasciatore. Un'ambizione che "non poteva non provocare la reazione dell'Iran, che in qualche modo doveva ristabilire, come già fatto ad aprile, la deterrenza con Israele, dimostrando di non lasciare da soli i proxies".

L'azione di ieri "è stata sicuramente più severa, con missili veloci e distruttivi, anche se non ha portato a risultati di grande rilievo sul piano dei danni che si proponeva o che si era prefissato", è l'analisi di Massolo, che attende adesso la reazione israeliana, una reazione coordinata con gli Stati Uniti e sarà "a quel punto che si potrà tirare un bilancio un po' più compiuto" del 'nuovo corso' di Netanyahu delle ultime settimane.

Quanto al regime di Teheran, alla cui implosione il premier israeliano punta, come dimostra l'appello diretto agli iraniani rivolto nei giorni scorsi, l'amasciatore sottolinea "la divaricazione che c'è tra il governo e l'opinione pubblica e la dialettica, che va avanti non da oggi, fra il regime teocratico degli ayatollah e i rappresentanti della seconda generazione rampante del complesso industrial militare". "In parte la reazione iraniana risponde all'esigenza di non allargare questa forbice", chiosa, che se da una parte "è un elemento di criticità, dall'altra è anche un elemento di mitigazione del rischio che a un regime se ne sostituisca un altro con meno prudenza".

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Lavoro

Curcio: “Da ingegneria italiana aiuto per messa in...

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Fabrizio Curcio

"Il sistema di Protezione Civile nasce per mettere insieme approcci, formazioni e attività molto diverse, in questo è importante l'apporto del progetto ingegneristico che può essere sviluppato una volta che si hanno l'idea, l'analisi e i costi. Perché se noi ci ricordiamo della vulnerabilità degli edifici quando crollano, ci ricordiamo delle cose che non vanno poi non abbiamo delle risposte da dare. Perché queste risposte siano strutturali, c'è bisogno dell'ingegneria italiana e della condivisione con la politica, in modo tale da aiutare, per la messa in sicurezza del Paese e dei cittadini, il governo di oggi, di domani, di dopodomani". A dirlo nella lectio 'Ingegneria per governare la complessità', Fabrizio Curcio, ripercorrendo la sua attività a capo del Dipartimento della Protezione Civile dal 2015 al 2017 e dal 2021 al luglio 2024, attualmente dirigente generale presidenza del Consiglio dei ministri, intervenendo al 68° Congresso nazionale degli ingegneri d’Italia, in corso a Siena fino a venerdì 4 ottobre.

"Voglio ricordare - ha precisato - l'evento meteorologico di Ischia del 26 novembre del 2022 che, al di là della gestione operativa, ha visto l'importante supporto della metodologia Building information modeling (Bim). L'ingegneria della tecnologia nelle attività complesse è dunque fondamentale; l'ultima testimonianza è nella terra dei fuochi dove al di là degli aspetti di rilevazione e monitoraggio c'è stato un approccio più investigativo, in grado di mettere insieme la tecnologia con la conoscenza tecnica".

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