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Vaccino per la bronchiolite, da Consulcesi guida per pediatri in vista di campagna ministero

(Fotogramma)

Con l'arrivo dell'autunno cresce la preoccupazione per la bronchiolite. Il ministero della Salute ha annunciato che il trattamento sarà gratuito in tutta Italia, utilizzando l'anticorpo monoclonale Nirsevimab contro il virus respiratorio sinciziale. A supporto dei professionisti sanitari, Consulcesi Club ha messo a disposizione una guida approfondita e completa. Si tratta di un compendio aggiornato sulla patologia, quali sono i principali sintomi e le caratteristiche per riconoscerla e curarla in tempo. Uno strumento fondamentale e pratico da consultare in qualsiasi momento.

La bronchiolite infantile è una malattia respiratoria che colpisce prevalentemente bambini sotto i due anni, con il 70% dei casi nel primo anno di vita. È un importante problema di salute pubblica, dato che rappresenta la principale causa di ricovero nel primo anno di vita e richiede notevoli risorse sanitarie, specialmente nei mesi invernali. Il principale agente eziologico è il virus respiratorio sinciziale, responsabile della maggior parte dei casi, seguito da altri virus come rhinovirus e adenovirus. Il virus respiratorio sinciziale colpisce persone di tutte le età, ma è particolarmente pericoloso per i bambini piccoli. A livello globale, provoca milioni di ricoveri e migliaia di decessi ogni anno. In Italia, il virus colpisce la maggior parte dei bambini nel primo anno di vita, con migliaia di ricoveri ospedalieri e circa 16 decessi all’anno.

La trasmissione del virus avviene principalmente per contatto diretto con secrezioni infette o per via aerea. L'incubazione è breve, tra 3 e 5 giorni, e il virus causa un’infiammazione delle vie respiratorie, che porta a difficoltà nel respirare, tosse e, nei casi gravi, insufficienza respiratoria. La diagnosi è clinica e può essere confermata con test rapidi. Il trattamento è principalmente di supporto, con ossigenoterapia e idratazione.

Negli ultimi 10 anni - riporta una nota - la ricerca sui vaccini contro il Rsv ha accelerato grazie alla comprensione degli epitopi antigenici che stimolano una risposta immunitaria neutralizzante, concentrandosi sulla proteina F in conformazione pre-fusione. Attualmente, 33 vaccini sono in sviluppo clinico, tra cui 9 in fase 3, appartenenti a diverse categorie (particelle virali, subunità, mRna). Due vaccini sono già approvati in Italia: Abrysvo, per donne incinte (protezione passiva nei neonati) e over 60, e Arexvy, per over 60.

Nel nostro Paese sono autorizzati due anticorpi monoclonali contro Rsv: il palivizumab, per neonati pretermine e bambini ad alto rischio, e il nirsevimab, per tutti i neonati e bambini nella prima infanzia durante la loro prima stagione di Rsv. Il palivizumab - dettaglia la nota - è un anticorpo che blocca la fusione del Rsv con le cellule ospiti, in modo da prevenire infezioni respiratorie gravi e ridurre il rischio di asma. Viene somministrato una volta al mese per 5 mesi nei neonati pretermine e bambini con malattie respiratorie o cardiache congenite. Tuttavia, lascia scoperti i bambini nati a termine sani, che costituiscono la maggior parte dei casi di ospedalizzazione per Rsv.

Il nirsevimab, approvato dall'Aifa nel 2023, offre invece protezione per 5 mesi con una singola dose e può essere somministrato una seconda volta per estendere la protezione. Ha un’azione neutralizzante molto più potente rispetto al palivizumab e ha dimostrato un’efficacia elevata nel ridurre infezioni respiratorie e ospedalizzazioni causate dal Rsv nei bambini. È raccomandato come prevenzione universale per tutti i neonati, da somministrare prima della dimissione ospedaliera o in seguito tramite i servizi territoriali.

Queste e molte altre informazioni su bronchiolite, virus sinciziale e le 7 malattie esantematiche sono contenute nella guida completa e gratuita che Consulcesi Club ha dedicato ai pediatri, realizzata dal dottor Carlo Alfaro, pediatra, membro della Sima (Società italiana di medicina dell’adolescenza), in collaborazione con Consulcesi Club. All’interno si potranno trovare tutte le informazioni necessarie per avere un quadro generale completo dell’argomento: dalle caratteristiche della bronchiolite infantile ai riferimenti relativi alla stagionalità del virus, dalla sintomatologia alle terapie al momento disponibili, oltre che ai vaccini attualmente utilizzati in Italia e nel resto del mondo.

Vengono analizzati dettagliatamente eziologia, epidemiologia, fattori di rischio, trasmissione e incubazione. Viene inoltre approfondito il tema della diagnosi, con conseguente classificazione di gravità e le conseguenze che può avere a medio e lungo termine. La guida passa poi in rassegna le sette malattie esantematiche (morbillo, varicella, rosolia, scarlattina, megaloeritema infettivo, esantema critico e malattia mani-piedi-bocca). I pediatri interessati alla guida possono scaricarla semplicemente registrandosi con la propria mail al sito di Consulcesi Club.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Salute e Benessere

Natalità, Colacurci (Sigo): “Contro il calo delle...

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Al convegno ‘Tackling infertility’, l’esperto ‘cambiare modello maschile di realizzazione’

Natalità, Colacurci (Sigo):

“Il modello è da cambiare. Se la gravidanza torna centrale, gratificante e non penalizzante per la donna, probabilmente si sarà maggiormente portati a fare figli. Avere figli non deve potare a una penalizzazione nella propria realizzazione lavorativa”, dato che anche la questione economica ha un peso nella scelta di diventare genitori. “Non si deve scegliere tra la possibilità di realizzarsi nel mondo del lavoro e l’avere figli. La maternità deve essere gratificata”. Lo ha detto all’Adnkronos Nicola Colacurci, past president Sigo, Società italiana di ginecologia e ostetricia, tra i 50 esperti europei riuniti fino a domani a Parigi al convegno ‘Tackling infertility’, organizzato dalla Federazione francese di studi sulla riproduzione (Ffer), con il supporto di Merck, con l’intento di realizzare un Manifesto di raccomandazioni per i legislatori degli Stati Ue per affrontare la denatalità del Vecchio continente.

“Dobbiamo cambiare il sistema di gratificazione maschile - continua Colarcurci - Oggi, inevitabilmente, una donna, per fare carriera, si confronta con un modello maschile. C’è una sorta di rifiuto della femminilità, nei paesi del Nord Europa viene usata molto la pillola che dilaziona nel tempo la mestruazione. Sembra il rifiuto di una caratteristica che non è un optional. Fino a quando il modello di riferimento resta quello maschile inevitabilmente non viene previsto che la donna allatti, quindi, non può allattare in ufficio o nel posto di lavoro. Non è previsto - conclude - che il bambino abbia un luogo dove poter stare” mentre la mamma lavora.

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Salute e Benessere

Natalità: Anserini (Sifes-Mr), ‘la Pma non risolve tutti i...

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Al convegno ‘Tackling infertility’, per invertire la tendenza ‘rendere centri pubblici competitivi e puntare su ovodonazione’

Natalità: Anserini (Sifes-Mr), ‘la Pma non risolve tutti i problemi della fertilità’

“Purtroppo i successi delle tecniche fanno pensare che possano risolvere tutto, ma non è così. Abbiamo uno strumento molto potente, che è la crioconservazione degli ovociti per motivi oncologici e medici, ma anche sociologici”, il social freezing. “La possibilità però di avere figli con quegli ovociti è del 90%. Nel 2005 la media dell’età delle donne che facevano cicli di fecondazione assistita era 35 anni e il 20,7% aveva oltre 40 anni. Nel 2021, la media è salita a 36,8 anni e le donne over 40 sono il 34,4%. I dati si riferiscono a quelle che fanno cicli con i loro gameti, escludendo quindi l’ovodonazione”. Così Paola Anserini, presidente Sifes-Mr, Società italiana di fertilità sterilità e medicina della riproduzione, all’Adnkronos Salute oggi, a Parigi, dove una cinquantina di esperti europei si confronta al convegno ‘Tackling infertility’, organizzato dalla Federazione francese di studi sulla riproduzione (Ffer), con il supporto di Merck, per la realizzare di un Manifesto di raccomandazioni per i legislatori degli Stati Ue per affrontare l’inverno demografico del nostro Continente.

“La Pma non è l’ultima spiaggia: se non si riesce ad avere figli, ci si deve rinvolgere allo specialista della fertilità”, avverte Anserini ricordando che attualmente i bimbi nati con la fecondazione medicalmente assistita sono intono al 4% del totale. Pensando poi a una roadmap ideale per invertire la tendenza della denatalità, per l’esperta è fondamentale “rendere i centri pubblici di procreazione mediamente assistita (Pma) in grado di competere con il livello dei privati perché la Pma è sostenuta, ma non troviamo biologi, medici disposti a lavorare in questi centri”.

Riferendosi poi all’aumento delle donne over 40 che desiderano avere figli, l’esperta sostiene l’importanza di incrementare l’ovodonazione. Come è noto con l’avanzare dell’età anche gli ovociti invecchiano riducendo quindi la probabilità di portare a una gravidanza. Attualmente, in Italia “quasi il 100% degli ovociti viene importato da banche private estere - sottolinea Anserini - Questa è una realtà che segue criteri commerciali per la carenza di ovociti che è difficile da sostenere anche per il sistema pubblico. Per questo andrebbe incentivata l’autopreservazione degli ovociti nel pubblico non solo per questioni di salute - trattamenti oncologici, malattie neurodegenerative, menopausa precoce - ma anche nelle donne tra i 28 e 33 anni, chiaramente coinvolgendo giuristi e bioeticisti, ma credo sia una strada da percorrere, come una possibilità in più, ma anche in ottica di ovodonazione, nel caso in cui la donna non ne facesse uso”.

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Salute e Benessere

Natalità, esperti a Parigi su crisi della fertilità in...

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Obiettivo del convegno formulare raccomandazioni applicabili in Ue per invertire la tendenza

Natalità, esperti a Parigi su crisi della fertilità in Europa:

Il calo della fertilità in Europa richiede una mobilitazione collettiva a livello continentale. Con un tasso di natalità medio di 1,46 figli per donna, ben lontano dal valore soglia di 2,1 per la sostituzione della popolazione, l’Ue è in pieno inverno demografico. La crisi della fertilità può essere attribuita a numerosi fattori socioeconomici, culturali, medici e ambientali, rendendola particolarmente difficile da affrontare. In questa che è ‘una sfida per tutti’, con l’obiettivo di far avanzare il dibattito e formulare raccomandazioni concrete applicabili negli stati membri dell’Ue, 50 esperti europei sono riuniti oggi e domani a Parigi, all’evento ‘Tackling infertility’, organizzato sotto l’egida di Samir Hamamah, presidente della Federazione francese di studi sulla riproduzione (Ffer), con il supporto di Merck. All’incontro partecipano professionisti della sanità, ricercatori, associazioni di pazienti e decisori politici in un dialogo sulle sfide legate al calo della fertilità e alla crisi della natalità in Europa.

Secondo i dati pubblicati da Eurostat nel 2022, il tasso di natalità era di 1,16 in Spagna, 1,24 in Italia e 1,29 in Polonia. Anche la Francia, con 1,79 figli per donna, superiore la media europea che è di 1,46, non è immune al declino generale: il suo tasso di fertilità è stimato in calo a 1,68 nel 2023. Definita dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) come “l’incapacità di ottenere una gravidanza clinica dopo 12 mesi di rapporti sessuali regolari e non protetti”, l’infertilità colpisce circa 1 persona su 6 durante gli anni riproduttivi, 25 milioni di europei. Eppure, nonostante l’urgenza della situazione, la natalità non è ancora stata posta al centro dell’agenda delle politiche pubbliche europee. Le risposte fornite finora, spesso limitate a un solo aspetto del problema e non coordinate, non sono riuscite a fermare il calo della natalità.

In questo contesto, l’obiettivo dell’incontro del 3 e 4 ottobre, all’ombra della Torre Eiffel, è quello di incoraggiare un approccio olistico al calo della fertilità e di sviluppare soluzioni per le varie dimensioni della crisi della natalità in Europa, inclusa l’infertilità. Le raccomandazioni a cui lavorano gli esperti riuniti a Parigi si concentrano su 3 questioni chiave: sensibilizzazione, accesso alle cure e rafforzamento delle politiche pubbliche.

Molti europei non sono a conoscenza delle cause e delle possibili soluzioni all’infertilità, ma la sensibilizzazione pubblica è una questione cruciale. Gli esperti sono quindi al lavoro per esplorare vari modi per informare efficacemente il pubblico e combattere stereotipi e pregiudizi, in particolare tra le giovani generazioni, che generalmente sono meno interessate ai problemi di fertilità. Una particolare attenzione è riservata anche alla formazione iniziale e continua dei professionisti della sanità, che svolgono un ruolo chiave nel trasmettere questi messaggi di prevenzione e informazione.

Tra i vari fattori che pesano sull’infertilità, oltre agli stili di vita e all’esposizione a sostanze nocive, c’è anche la carenza di politiche in grado di favorire l’equilibrio tra vita lavorativa e privata e un facile accesso ai servizi scolastici e agli asili nido per l’infanzia. Secondo gli esperti, a livello politico, servono servizi e regolamenti adeguati per questo raccomandano misure per sostenere la fertilità, affrontando le cause dell’infertilità e facilitando i progetti di genitorialità.

Un’altra area chiave di intervento è il miglioramento del percorso dei pazienti affetti da infertilità. In Europa, ad esempio, l’accesso alla procreazione medicalmente assistita (Pma) rimane altamente variabile. In base all’esperienza dei pazienti o dei professionisti e alla letteratura scientifica, nel corso del convegno viene affrontato il tema delle disuguaglianze nell’accesso alle cure, che possono dipendere dalla regione di residenza o dalla copertura economica del trattamento. Oltre alle opportunità per migliorare i percorsi di cura, con particolare attenzione alla diagnosi, al supporto medico e psicologico, il confronto riguarderà anche il possibile ruolo dei datori di lavoro e l’informazione adeguata ai pazienti. Le raccomandazioni condivise nella due giorni parigine saranno raccolte in un Manifesto, che sarà comunicato ai decisori e legislatori europei per sensibilizzarli sulle sfide poste dalla crisi della fertilità e per fornire loro percorsi di azione su questo grave problema per il futuro del continente.

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