Non solo Unifil: tutte le missioni con militari italiani in Medio Oriente
Carabinieri per addestramento a Gerico, anche Israele e palestinesi d'accordo con Usa
In questi giorni si parla spesso della missione Unifil, che nell'acronimo ha "interim", provvisorio, ma che dura dal 1978, e che è stata creata da una risoluzione Onu per creare un 'cuscinetto' nella cosiddetta Blue Line, tra Libano del sud, Israele e un pezzetto di Siria. Un mandato rinnovato più volte, una forza di interposizione che non può mettersi a combattere. Dal 2 agosto 2024, l'Italia in questa missione è rappresentata dalla Brigata Sassari, guidata dal generale Stefano Messina. Si tratta di 1.256 militari italiani su circa 10mila caschi blu da 40 paesi, con il nostro che è il contingente più numeroso dopo l'Indonesia. Ma la nostra presenza nell’area è più ampia.
Addestramento della polizia palestinese
C'è la missione multi-nazionale di addestramento della polizia palestinese, uno sforzo a trazione europea ma con il sostegno di Stati Uniti, Israele e Autorità palestinese. Ha la sua base a Gerico, in Cisgiordania, una delle città più antiche del mondo. Un anno fa, all’indomani degli attentati del 7 ottobre, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha ritirato il contingente di 22 carabinieri che era impegnato nella missione.
Ora, il generale Michael Fenzel, coordinatore per la sicurezza dell'ambasciata americana in Israele, vorrebbe revitalizzare questa forza tanto da aver chiesto 200 carabinieri all'Italia, come confermato ieri in audizione dal ministro Crosetto. Nel frattempo, a quanto risulta all'Adnkronos, a Gerusalemme sono arrivati degli ufficiali dell’Arma che stanno discutendo la possibilità di un comando italiano anche di questa missione, cosa che aumenterebbe ancora di più il nostro 'standing' nella regione. Israeliani e palestinesi, sempre a quanto risulta, sono favorevoli a questo progetto.
Mibil - Addestramento dell’esercito regolare libanese
L'Italia è impegnata anche nella "Mibil", Missione militare bilaterale italiana in Libano, nell'ambito dell’International support group for Lebanon (Isg), anche questo voluto dall’Onu. In particolare, le nostre forze armate si occupano di addestrare il personale dell’esercito regolare libanese (Laf).
Fonti dell’Adnkronos spiegano che fino al 7 ottobre c'erano una sessantina di ufficiali e sottufficiali italiani, ora il numero è sceso a 15-20, ma sia Israele che Libano hanno chiesto al nostro governo di non interromperla: l'idea è che un giorno le milizie di Hezbollah, che è diventata uno Stato (o un cancro, a seconda dei punti di vista) nello Stato, dovranno lasciare il controllo del territorio alle forze regolari. Il Comitato Tecnico Militare, composto da 8 nazioni (Canada, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti), oltre a occuparsi dell’addestramento dell’esercito libanese, si impegna anche a sostenere la popolazione locale, "elemento chiave per favorire una rinnovata fiducia nell’operato delle Laf", si legge sul sito del ministero della Difesa.
Multinational Force & Observers (Mfo)
Altra missione storica, nata negli stessi anni di Unifil, è quella terrestre e navale istituita dopo gli accordi di Camp David del 1978, per il mantenimento della pace tra Egitto e Israele. Dislocata nel Sinai e nel Mar Rosso, controlla la fascia di confine tra i due paesi e dal Mediterraneo a Sharm el Sheik. L'Italia partecipa con un contingente denominato anche Coastal Patrol Unit (Cpu), cui è stato affidato il compito di verificare la libertà di navigazione nello Stretto di Tiran, che unisce il Golfo di Aqaba al Mar Rosso, e le zone contigue allo stretto.
Tale compito viene assicurato con tre pattugliatori costieri classe Esploratore della Marina Militare. Hanno un equipaggio di 14 effettivi, di cui 2 ufficiali e 12 sottufficiali, sottocapi e comuni. Queste navi sono state impiegate sin dalla loro entrata in servizio in questa missione e hanno preso il posto di vecchie dragamine che venivano usate come pattugliatori.
Esteri
Iran-Israele, G7: “Rischio escalation...
I leader del G7 esprimono "profonda preoccupazione per il deterioramento della situazione in Medio Oriente". "Condanniamo con la massima fermezza l’attacco militare diretto dell’Iran contro Israele, che costituisce una seria minaccia alla stabilità regionale. Ribadiamo inequivocabilmente il nostro impegno per la sicurezza di Israele. Le azioni gravemente destabilizzanti dell’Iran in tutto il Medio Oriente attraverso organizzazioni terroristiche affiliate e gruppi armati – tra cui gli Houthi, Hezbollah e Hamas – così come i gruppi di miliziani allineati con l’Iran in Iraq, devono finire", si legge nella dichiarazione dei leader del G7, riuniti ieri telefonicamente dal premier italiano Giorgia Meloni, sugli sviluppi della crisi in Medio Oriente.
"Ieri abbiamo discusso azioni e sforzi coordinati per evitare l’escalation nella zona. Un pericoloso ciclo di attacchi e ritorsioni rischia di alimentare un’escalation incontrollabile in Medio Oriente, cosa che non è nell’interesse di nessuno. Pertanto, invitiamo tutti gli attori regionali ad agire in modo responsabile e con moderazione. Incoraggiamo tutte le parti a impegnarsi in modo costruttivo per allentare le attuali tensioni. Il diritto internazionale umanitario deve essere rispettato", prosegue la nota.
"Alla vigilia del tragico anniversario degli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023, condanniamo ancora una volta con la massima fermezza tali atti ingiustificati di violenza deliberata e siamo dalla parte delle famiglie delle vittime e degli ostaggi presi da Hamas. Ribadiamo inoltre il nostro appello per un cessate il fuoco immediato a Gaza, il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi, un aumento significativo e duraturo del flusso di assistenza umanitaria e la fine del conflitto", proseguono i membri del G7.
"Siamo inoltre profondamente preoccupati per la situazione in Libano. Ricordiamo la necessità di una cessazione delle ostilità quanto prima per creare spazio per una soluzione diplomatica lungo la Linea Blu, in linea con la Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Questa è l’unica via per allentare durevolmente le tensioni, stabilizzare il confine Israele-Libano, ripristinare completamente la sovranità, l’integrità territoriale e la stabilità del Libano e riportare i cittadini sfollati alle loro case con sicurezza e protezione da entrambe le parti. Esortiamo tutti gli attori a proteggere le popolazioni civili. Ci impegniamo a fornire assistenza umanitaria per rispondere ai bisogni urgenti dei civili in Libano. Esprimiamo inoltre le nostre più sentite condoglianze alle famiglie delle vittime civili in Israele, Gaza e Libano", affermano i leader.
Esteri
A Roma il Festival della Diplomazia
Dal 16 al 25 ottobre oltre 100 incontri, 80 ambasciate coinvolte e oltre 400 relatori da tutto il mondo
Il Festival della Diplomazia, unico al mondo, giunge quest’anno alla XV edizione e ha come titolo: 'Looking for Cratos: le tante facce del Potere'. Nel corso di nove giorni, dal 16 al 25 ottobre 2024, si affronteranno a Roma temi legati alle molteplici attività svolte dagli Stati, attraverso le loro rappresentanze diplomatiche, in attività di negoziazione, a livello bilaterale e multilaterale, per la soluzione dei drammatici conflitti in corso, in tanti campi della politica e del commercio internazionale. Saranno messi in luce i personaggi e le più significative iniziative diplomatiche della Storia: fra ideologie, valori e convinzioni etiche, isolazionismo e interdipendenza, equilibrio delle forze e politica di potenza. Anche in questa edizione ci saranno oltre 100 incontri, tavole rotonde, seminari e convegni con il coinvolgimento di oltre 400 relatori da tutto il mondo, 80 ambasciate coinvolte, 8 facoltà universitarie e una partecipazione che supererà le 10.000 persone. Gli incontri si svolgeranno presso diversi luoghi istituzionali e accademici creando ancora una volta le opportunità per discutere e divulgare temi di politica e relazioni internazionali.
Nella storia del Festival anche incontri rivelatisi d’importanza storica: ne è esempio la decisione presa in uno di questi da Ministero degli Esteri, Ministero della Marina e Aimo di far salire i militari sulle navi commerciali italiane per proteggerle. Il Festival della Diplomazia è nato nel 2010 e, con l’aiuto del Ministero degli Esteri, della Rappresentanza in Italia della Commissione e del Parlamento Europeo, di numerose Ambasciate, Università e Partner Scientifici, si è affermato nello scenario culturale nazionale come uno dei più interessanti e originali progetti per discutere e divulgare temi di politica, economia e relazioni internazionali. Otto edizioni del Festival hanno ricevuto la prestigiosa Medaglia del Presidente della Repubblica. L’obiettivo principale che ne ha motivato la nascita, è stato riaffermare l’identità e la vocazione di una “Roma International” che, per la presenza di oltre 340 Ambasciate accreditate presso il Quirinale, la Città del Vaticano e il Polo delle Nazioni Unite, ma anche di 46 Istituti e Accademie Culturali, decine di Ong e Università straniere, è la città più internazionale al mondo.
“La storia ci insegna che i rapporti di potere e di forza cambiano velocemente e considerare le dinamiche nelle relazioni diplomatiche è essenziale per trovare nuovi equilibri. Questo Festival – dichiara Giorgio Bartolomucci, fondatore e segretario generale ‐ ha l'ambizioso obiettivo di mettere a confronto esponenti di aree e posizioni diverse, per identificare nuove politiche capaci di superare i conflitti in atto e comprendere quali siano i tanti modi in cui gli Stati esercitano il loro potere, che non sempre è di natura militare o finanziaria, ma può trovare origine nell’innovazione tecnologica, nella ricerca scientifica, nella cultura e nell’utilizzo del proprio soft power. Il coinvolgimento degli studenti dei licei e delle università è un investimento per il futuro della diplomazia, come delle relazioni interpersonali”.