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Aborto, il premier del Belgio contro il Papa: “Parole inaccettabili”

De Croo convoca il nunzio apostolico

Papa Francesco

"Le parole del Papa sono inaccettabili, non abbiamo nessuna lezione da ricevere". Rispondendo ad un'interrogazione alla Camera, il premier belga Alexander De Croo, secondo quanto si legge su "Le Soir", ha così commentato le parole del Papa, che ha detto che l'aborto è un "omicidio" e i medici che si prestano alla pratica sono dei "sicari", sul volo di ritorno dal Belgio domenica scorsa, riferendosi al re del Belgio Baldovino, antiabortista, per il quale ha annunciato che si procederà con la causa di beatificazione

De Croo ha anche annunciato che convocherà il nunzio apostolico per "discutere" la questione: "Il mio messaggio al nunzio apostolico sarà chiaro: quello che è successo è inaccettabile".

Cosa ha detto il Papa

"Le donne hanno diritto alla vita: alla vita sua, alla vita dei figli. Non dimentichiamo di dire questo: un aborto è un omicidio. La scienza ti dice che al mese del concepimento ci sono tutti gli organi già… Si uccide un essere umano. E i medici che si prestano a questo sono, permettimi la parola, sicari. Sono dei sicari. E su questo non si può discutere. Si uccide una vita umana. E le donne hanno il diritto di proteggere la vita", ha detto il Papa rientrando dal Belgio la scorsa settimana.

Riferendosi al re del Belgio Baldovino, antiabortista, per il quale ha annunciato che si procederà con la causa di beatificazione, Francesco ha detto: "Il re è stato un coraggioso perché davanti a una legge di morte, lui non ha firmato e si è dimesso. Ci vuole coraggio, no? Ci vuole un politico 'con pantaloni' per fare questo. Ci vuole coraggio. Anche lui con questo ha dato un messaggio e anche lui l’ha fatto perché era un santo. Quell'uomo è un santo e il processo di beatificazione andrà avanti, perché mi ha dato prova di questo".

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Esteri

Israele, raid su Beirut: obiettivo il nuovo leader di...

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Nuovo attacco aereo sulla capitale del Libano, nel mirino Safieddine

Nuovi raid su Beirut

Nuovo raid di Israele su Beirut nelle prime ore del 4 ottobre. L'obiettivo del nuovo attacco aereo sulla capitale del Libano sarebbe Hashem Safieddine, il principale candidato a raccogliere l'eredità di Hassan Nasrallah come leader di Hezbollah. Le forze di difesa israeliane (Idf) non hanno inizialmente diffuso informazioni sul raid. Secondo le informazioni raccolte da Barak Ravid, giornalista di Axios, due fonti israeliane hanno confermato che Safieddine era l'obiettivo del raid.

La Bbc segnala esplosioni nella zona dell'aeroporto della capitale. Nel mirino, a quanto pare, 2 edifici in particolare. L'area confina con la zona di Dahieh, roccaforte di Hezbollah.

Nella serata del 3 ottobre, circa 100 tra razzi e colpi di mortaio sono stati lanciati dal Libano contro Israele. Le Idf hanno precisato che l'attacco si è concentrato su Metula, località situata lungo il confine tra i due Paesi, e che diversi razzi sono stati intercettati.

Israele ha reso noto di aver ucciso più di 100 terroristi di Hezbollah dall'inizio dell'operazione di terra nel Libano meridionale. Colpiti in raid aerei 200 obiettivi, fra cui magazzini con armi e postazioni di osservazione.

Le forze israeliane intanto hanno chiesto nuovamente ai civili libanesi lasciare subito altre 25 località del sud. Tra le località indicate c'è anche Nabatiye, fra i principali centri abitati nel sud del Libano. "Le attività di Hezbollah costringono le Idf ad agire con forza contro l'organizzazione", ha detto il portavoce delle Idf, Avichay Adraee, nel messaggio di "avvertimento".

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Esteri

Melania Trump difende aborto: “Nessun compromesso su...

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La moglie di Donald Trump prende posizione sul tema

Donald e Melania Trump

Melania Trump si schiera pubblicamente in difesa del diritto all'aborto? Sembra di sì, a giudicare In un video pubblicato su X dalla moglie di Donald Trump. L'ex first lady prende posizione su un tema dirimente nella campagna elettorale in vista del voto del 5 novembre per la Casa Bianca. "La libertà individuale è un principio fondamentale che io difendo - scrivel'ex first lady che sta promuovendo la sua autobiografia 'Melania' - senza dubbio non c'è spazio per compromessi quando si tratta di questo diritto essenziale che ogni donna possiede dalla nascita. Libertà individuale. Che cosa significa veramente il mio corpo, la mia scelta?".

Interpellata per un commento da Nbcnews, una portavoce della campagna di Kamala Harris ha replicato: "purtroppo per le donne di tutta l'America, il marito della signora Trump è in profondo disaccordo con lei e è la ragione per cui oltre una donna americana su tre vive sotto il divieto di aborto di Trump che minaccia le loro salute, libertà e vite".

Secondo le anticipazioni del Guardian, l'ex first lady nel suo libro difende i diritti riproduttivi delle donne, che sono sotto attacco in decine di stati americani guidati dai repubblicani dopo che la maggioranza conservatrice della Corte Suprema, determinata dai tre giudici nominati da Trump, ha abolito il diritto costituzionale all'aborto.

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Esteri

Israele, dai siti nucleari al petrolio: ecco come Netanyahu...

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La reazione all'attacco missilistico di Teheran e le opzioni sul tavolo

Netanyahu tra i soldati

Tutte le opzioni sono sul tavolo, fa sapere l'esercito di Israele che prepara una nuova rappresaglia contro l'Iran per l'attacco del primo ottobre - il secondo dopo quello dello scorso aprile - con oltre 180 missili scagliati dalla Repubblica islamica.

La risposta dello Stato ebraico ci sarà, ha assicurato il premier Benjamin Netanyahu, che ha tuonato: "L'Iran ha commesso un grosso errore e pagherà per questo", mentre il portavoce delle Idf, Daniel Hagari, ha assicurato che "agiremo nel momento e nel luogo che sceglieremo". In attesa dei contatti diretti tra Netanyahu e il presidente americano Joe Biden, il Pentagono temporeggia: "Stiamo certamente discutendo con loro della loro risposta, ma non farò supposizioni su quale potrà essere la risposta. Ma continuiamo a dialogare con loro", ha detto la portavoce del Pentagono, Sabrina Singh, confermando gli stretti contatti tra Usa e Israele.

Il punto è su quali obiettivi si concentrerà la risposta che secondo Michael Milshtein, direttore del Forum per gli studi palestinesi presso il Centro Moshe Dayan di Tel Aviv, sarà "plateale" e potrebbe "colpire porti, siti petroliferi o militari" o addirittura "il quartier generale dei Pasdaran".

Siti nucleari nel mirino?

Secondo altri osservatori, la rappresaglia israeliana potrebbe invece concentrarsi sui siti nucleari della Repubblica islamica, uno scenario che non trova il sostegno degli Stati Uniti, come ha chiarito Biden, confermando che ci sono discussioni in corso con gli israeliani sulla risposta all'attacco iraniano, che "deve essere proporzionata".

Un attacco per "distruggere il programma nucleare iraniano" è l'ipotesi preferita di chi in Israele, dopo i fatti del 7 ottobre, chiede di regolare una volta per tutte i conti con gli ayatollah. Tra questi l'ex primo ministro, Naftali Bennett.

A favore di Israele, sostengono gli osservatori, giocano in questo momento due fattori. Da una parte la situazione negli Stati Uniti, dove il voto di novembre, giocoforza, assorbirà parte dell'attenzione in attesa del passaggio di consegne, con il nuovo presidente che si insedierà alla Casa Bianca solo a gennaio.

Dall'altro lo sbandamento dei proxy iraniani, da Hamas a Hezbollah fino agli Houthi, che rendono la deterrenza di Teheran meno temibile. "Abbiamo la giustificazione. Abbiamo i mezzi. Ora che Hezbollah e Hamas sono paralizzati, l'Iran è esposto", ha fatto presente Bennett.

Gli impianti da colpire

Sono essenzialmente due gli obiettivi che Israele potrebbe prendere di mira nel caso la valutazione di Tel Aviv portasse ad autorizzare raid contro il programma nucleare di Teheran. L'impianto per l'arricchimento dell'uranio a Natanz ed il centro di ricerca nucleare di Isfahan, già nel mirino della rappresaglia israeliana - su scala ridotta - di aprile. Ma si tratta di operazioni complicate, che richiedono ordigni ancora più potenti di quelli usati per uccidere a Beirut il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah. La maggior parte degli impianti nucleari dell'Iran, infatti, è posizionata in profondità nel sottosuolo, sotto le montagne. "Non è qualcosa che sarà facilmente accessibile per Israele dai cieli", ha detto ad Al Jazeera Andreas Krieg del King's College London.

Secondo diversi osservatori, colpire i siti nucleari in risposta a un attacco che ha causato danni minimi potrebbe essere considerato sproporzionato. Inoltre un attacco di questo tipo ha il potenziale di spingere Teheran ad accelerare il suo programma nucleare per scoraggiare futuri attacchi sul suo territorio, ammesso che ne abbia davvero le potenzialità. "Se Israele risponde, noi risponderemo in modo più forte e duro", ha messo in guardia da Doha il presidente iraniano, Masoud Pezeshkian.

Le basi navali rischiano

Altri potenziali obiettivi di Israele sono le basi navali iraniane, come quella di Bandar Abbas, la principale del Paese, e target riconducibili ai Guardiani della Rivoluzione. Da non scartare, secondo gli analisti, anche la possibilità che Israele cerchi di colpire al cuore l'economia già claudicante degli ayatollah prendendo di mira i giacimenti petroliferi, che sono aperti e meno sorvegliati dei siti nucleari.

Colpire il redditizio settore petrolifero iraniano, magari bombardando raffinerie, in un momento in cui le autorità iraniane sono alle prese con una crescente pressione popolare per la drammatica situazione economica del Paese potrebbe giocare a favore di Israele anche da un punto di vista politico, ma in ogni caso scatenerebbe un impennata del greggio sui mercati mondiali, con tutte le conseguenze del caso. In ogni caso la risposta andrà ben calcolata se a Tel Aviv vorranno ancora mantenere il livello di scontro con Teheran sotto quello di un conflitto catastrofico.

Cosa farà l'Iran

Indipendentemente dall'obiettivo, un nuovo raid è destinato a "costringere Teheran a reagire, innescando un ping pong di missili balistici che potrebbe spingere l'intera regione nell'abisso", ritiene Ali Vaez, direttore dell'Iran Project presso International Crisis Group (Icg).

Per Marc Owen Jones, analista della Northwestern University in Qatar, l'attacco dell'Iran è stato attentamente calibrato per evitare qualsiasi escalation, mentre la risposta di Israele è "imprevedibile". Se Teheran non poteva più permettersi di "sembrare debole" di fronte agli attacchi israeliani ai suoi alleati nella regione - ritiene l'analista - la natura dell'attacco dell'Iran (l'uso di missili balistici, alcuni dei quali hanno superato il sistema di difesa aerea di Israele) significa che anche la risposta di Israele "dovrà essere molto più dura" rispetto ad aprile, per stabilire la propria deterrenza.

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