Casa, Azzone (Fondazione Cariplo): “Realizzati 6 mila posti alloggio in 20 anni”
Il presidente alle celebrazioni per il ventennale di Fondazione Housing Sociale: “Un alloggio a prezzi accettabili influenza molto la qualità della vita”
“Per Fondazione Cariplo la casa è un diritto fondamentale delle persone e per questo il tema casa è centrale. La possibilità di avere un alloggio a prezzi accettabili influenza molto la qualità della vita. Stiamo lavorando a due livelli: uno emergenziale con le popolazioni più fragili per trovare alloggi funzionali alle loro caratteristiche. Negli ultimi 20 anni nel complesso sono stati realizzati oltre 6mila posti alloggio nel territorio in cui opera Fondazione Cariplo. L’altro, attraverso il social housing che consente di dare una risposta a quella fascia di popolazione che non è in grado di acquistare una casa sul mercato ma che ha un reddito superiore a quello che consente l’accesso alle case popolari”. Così Giovanni Azzone, presidente di Fondazione Cariplo, intervistato a Milano a valle delle celebrazioni per il ventennale di Fondazione Housing Sociale (Fhs), racconta l’impegno della Fondazione sul tema casa. Per celebrare i vent’anni di Fhs, nata nel 2004 su impulso di Fondazione Cariplo con la partecipazione di Regione Lombardia e di Anci Lombardia, è stato presentato un quaderno di ricerche realizzate da una rete di esperti di rilievo come Cresme, Politecnico di Milano, Nomisma, Bocconi, EvaLab e Avanzi, per indagare problematiche, stato dell’arte e prospettive di sviluppo dell’housing sociale in Italia. “Le ricerche presentate hanno fornito un quadro molto articolato del problema della casa e dell’impatto del social house. Credo siano ricerche importanti perché ci danno una base conoscitiva su cui costruire le strategie per il futuro”, il commento del presidente Azzone.
Salute e Benessere
Da esoscheletri a robot, la riabilitazione 2.0 aiuta...
Dal 6 ottobre a Padova congresso medici-fisiatri, Bernetti (Simfer): "C'è necessità di incrementare l'accessibilità a queste tecnologie"
Il salto in avanti tecnologico nel campo della riabilitazione ha portato oggi all'uso di esoscheletri robotizzati o di tapis roultant avveniristici. La crescente importanza della riabilitazione robotica è uno dei temi centrali del 52esimo congresso della Simfer, la Società italiana di medicina fisica e riabilitativa, dal 6 al 9 ottobre a Padova: 'La scienza riabilitativa e l'impegno nel territorio per una nuova etica della riabilitazione'. "Questo evento rappresenta un'importante opportunità per i professionisti del settore di esplorare le innovazioni tecnologiche che stanno trasformando il panorama della medicina riabilitativa - spiega all'Adnkronos Salute Andrea Bernetti, vicepresidente della Simfer - La riabilitazione robotica sta rivoluzionando il trattamento dei pazienti affetti da patologie affetti da patologie disabilitanti di origine neurologica e non solo. Le tecnologie robotiche offrono infatti la possibilità di svolgere esercizi ripetitivi e personalizzati con un alto grado di precisione, permettendo un miglioramento significativo degli outcome riabilitativi".
"La riabilitazione robotica inoltre ha la capacità di fornire un feedback in tempo reale sia ai pazienti che ai medici. Questo consente di monitorare il progresso con maggiore accuratezza e di apportare modifiche immediate ai programmi terapeutici - sottolinea Bernetti - Al congresso si discuterà dell’integrazione di tecnologie robotiche avanzate, come gli esoscheletri e i tapis roulant robotici, che aiutano nella riapprendimento di schemi motori e nella stimolazione neuromuscolare. Verranno presentati studi e casi clinici che dimostrano come queste soluzioni abbiano facilitato non solo il recupero funzionale, ma anche l'incremento della motivazione del paziente, fattore cruciale nel successo terapeutico".
"Sarà fondamentale anche analizzare le sfide attuali e future, come la necessità di incrementare l'accessibilità a queste tecnologie e garantire una formazione adeguata al personale medico e sanitari. Verranno esaminate, inoltre, le implicazioni etiche e logistiche nella diffusione delle terapie robotiche in contesti diversi, dalle cliniche urbane a quelle più remote", evidenzia il vicepresidente.
In un documento Simfer dedicato proprio alla riabilitazione assistita con robot e dispositivi elettromeccanici, gli esperti sottolineano che vi "è un generale accordo tra le linee guida internazionali per la riabilitazione del paziente con esiti di ictus cerebrale che la terapia robotica dell’arto superiore possa essere utile, all’interno del programma riabilitativo individuale del paziente, nel favorire il recupero delle attività correlate all’arto superiore".
Lavoro
Mo, Rampino (Jiacc): “Libano storico partner business...
Il neo presidente della Camera di commercio Italo Araba, è Paese verso il quale gli imprenditori italiani guardano con attenzione
"Le imprese italiane sono presenti in Libano, che è sempre stato uno dei paesi storici con il quale l'Italia ha fatto business. Oggi magari l'interscambio con l'Italia non è quello dei tempi migliori, ma comunque è sempre un paese verso il quale gli imprenditori italiani guardano con attenzione. Oggi però a Beirut c'è molta tensione, c'è molta paura, questo di conseguenza condiziona oltre che la vita sociale di tutti i giorni anche gli aspetti economici. Quindi oggi non è certo il periodo migliore per poter parlare di business tra l'Italia e il Libano, anzi tra qualunque paese e il Libano". Così, con Adnkronos/Labitalia, Pietro Paolo Rampino, neo presidente della Joint Italian Arab Chamber of Commerce (Jiacc), la Camera di commercio italo araba, fa il punto sui rapporti economici tra il nostro Paese e il Libano, in questi grioni al centro del conflitto in Medio Oriente.
E Rampino ricorda che "la situazione economica in Libano è sempre stata condizionata da quello che gli succedeva intorno, speriamo che queste difficoltà vengano superate".
In particolare, spiega Rampino, "l'Italia ha sempre esportato in Libano tutto quello che riguarda la parte del food and beverage". "Dal canto suo, il Libano si è sempre caratterizzato per servizi bancari e finanziari, era considerato un po' come la Svizzera del Medio Oriente nei tempi che furono. Oggi la bilancia commerciale è favore dell'Italia, l'export, è superiore rispetto all'import", conclude.
Salute e Benessere
Nanni Moretti e l’infarto, il cardiologo: “Cure...
Oliva (Anmco): "Tempo è muscolo, dopo primo episodio più rischi ma seguendo regole e terapie si può riguadagnare normalità"
Un appuntamento mancato a Napoli, il videomessaggio in cui Nanni Moretti, colpito da infarto, si scusa e rassicura sulle sue condizioni ("Starò meglio, tornerò presto"), l'apprensione del mondo del cinema, smorzata in parte dal fatto che ieri il regista era già di nuovo operativo ed è riuscito anche a partecipare alla proiezione del film 'Vittoria', di cui è il produttore con la sua Sacher Film. Ma cosa succede dopo un attacco di cuore? Cosa fa la differenza? La prima 'sliding door' è l'arrivo tempestivo in ospedale, perché "il tempo è 'muscolo'", è cuore che si salva, dicono i cardiologi. Questa, spiega all'Adnkronos Salute Fabrizio Oliva, presidente dell'Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri (Anmco), "è una malattia tempo-dipendente, quindi prima arriviamo a curarla, a riaprire quel vaso che è malato, è maggiore il vantaggio. E' chiaro che il modo in cui si esce alla dimissione dall'ospedale è influenzato dal fatto di arrivare tempestivamente in ospedale, alle cure, quando si ha sospetto di avere un infarto miocardico".
"Prima arrivi, prima si mettono in atto certe terapie e chiaramente si salva più cuore, si salva più muscolo cardiaco", ribadisce Oliva, che dà anche un dato per rendere l'idea: "Quando un infarto miocardico si complica con un'insufficienza cardiaca, la mortalità è di 3 volte superiore. Quindi il punto centrale è che è fondamentale arrivare presto. Dopodiché, una volta che il paziente viene dimesso, bisogna che dopo un infarto miocardico segua delle corrette abitudini di vita: quindi dieta, movimento, evitare di andare in sovrappeso, non fumare se prima si fumava. E poi seguire quelle che sono le terapie, perché il problema purtroppo è che spesso i pazienti, dopo una dimissione, perdono per strada le terapie". (segue)