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Israele, ambasciatore Peled: “Vinceremo con aiuto di chi è da parte giusta della storia”

Le parole durante la commemorazione del 7 ottobre alla sinagoga di Roma. Presente anche Ella Mor, zia della piccola Avigail rapita e poi rilasciata da Hamas dopo 50 giorni

L’ambasciatore designato di Israele in Italia Jonathan Peled e Ella Mor, zia della piccola Avigail  - (Adnkronos)

Israele "non voleva questa guerra", ma "vinceremo con chi sta dalla parte giusta della storia, con i nostri amici in Italia è nel mondo". Lo ha detto l’ambasciatore designato di Israele in Italia Jonathan Peled, durante la commemorazione del 7 ottobre alla sinagoga di Roma. "Israele è fortunato ad avere con l’Italia un buon amico in Europa e nel mondo. L’Italia non ha mai fatto mancare la sua piena solidarietà e il sostegno al diritto di Israele all'autodifesa. Non è una cosa che diamo per scontata, e confidiamo che questo sostegno non venga meno", ha aggiunto

Secondo Peled "Israele continuerà a fare di tutto per riportare a casa sani e salvi i nostri fratelli e le nostre sorelle che sono ancora tenuti in ostaggio a Gaza". Israele, ha proseguito "continuerà a difendersi, e a cercare la pace con tutti coloro che sono disposti a fare la pace. Non ci riusciremo da soli. Ci riusciremo assieme a tutti voi, a tutti i nostri amici in Italia e nel mondo, e a tutti coloro che sono dalla parte giusta della storia".

Pelled ha sottolineato che "Israele non voleva questa guerra, ma ha diritto a difendersi". "I terroristi non rappresentano la causa palestinese, ma la usano come scudo umano". Il diplomatico ha aggiunto che quella "che Israele sta conducendo è una guerra non solo per se stessi, ma anche per l’Italia, l’Europa, l’Occidente contro l’Islam radicale".

"Israele è contro la guerra totale”, ha sostenuto, affermando che "il mondo deve fare di tutto per evitare che Iran abbia l'arma nucleare". Concludendo, l’ambasciatore designato ha detto che "non possiamo perdere questa guerra ed è per questo che la vinceremo", in gioco c’è l'esistenza di Israele.

Alla cerimonia la zia della piccola Avigail Idan

Durante la cerimonia l'ambasciatore designato di Israele insieme Ella Mor, zia di Avigail Idan, la bimba di 4 anni rapita da Hamas il 7 ottobre e liberata dopo 50 giorni, hanno acceso una candela di commemorazione.

I genitori della bambina sono stati uccisi mentre gli altri due fratellini si sono nascosti nell'armadio e sono riusciti a salvarsi. Mor, che ha scelto di venire in Italia invece di essere in Israele per le commemorazioni, ha letto un toccante discorso sull'importanza di continuare a combattere per la libertà degli ostaggi e per sostenere Israele contro i terroristi.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Esteri

Mo: Emirati lanciano campagna di solidarietà per popolo...

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Mo: Emirati lanciano campagna di solidarietà per popolo libanese

Gli Emirati Arabi Uniti hanno annunciato una campagna di solidarietà con il popolo libanese. Lo ha riferito l'agenzia di stampa Wam, precisando che la campagna, che inizierà domani e si concluderà il 21 ottobre, è stata lanciata dal presidente del Consiglio umanitario e filantropico internazionale, lo sceicco Theyab bin Mohamed bin Zayed Al Nahyan.

La campagna, prosegue l'agenzia Wam, mira a coinvolgere istituzioni e imprese e segue il pacchetto di aiuti urgenti per un valore di 100 milioni di dollari ordinato dal presidente emiratino, Mohamed bin Zayed, per sostenere il popolo libanese. Gli Emirati hanno già inviato al paese dei cedri sei aerei carichi di circa 205 tonnellate di forniture mediche, cibo, materiali di soccorso e attrezzature per rifugi in collaborazione con partner internazionali quali Oms, Unicef, Unhcr, Croce Rossa e Mezzaluna Rossa.

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Esteri

Torna in attività Viktor Bout: il ‘mercante della...

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Lo riporta il Wall Street Journal. Uscito da una prigione quasi due anni fa in uno scambio di detenuti con star basket Brittney Griner

Viktor Bout - (Fotogramma)

Viktor Bout, il 'mercante di morte', come il trafficante d'armi russo è conosciuto, sarebbe tornato in attività. Uscito da una prigione statunitense quasi due anni fa in uno scambio di detenuti con la Russia, che aveva rilasciato la star del basket Brittney Griner, starebbe cercando di mediare la vendita di armi leggere ai militanti Houthi dello Yemen sostenuti dall'Iran. Lo riporta il Wall Street Journal, che cita un funzionario della sicurezza europeo e altre persone a conoscenza della questione, secondo cui il 57enne - la cui vita avrebbe ispirato il film hollywoodiano del 2005 'Lord of War', con Nicolas Cage - ad agosto avrebbe incontrato a Mosca emissari Houthi per negoziare l'acquisto di armi automatiche per un valore di 10 milioni di dollari.

Bout, che ha trascorso decenni vendendo armi di fabbricazione sovietica in Africa, Sud America e Medio Oriente prima di essere arrestato nel 2008 in un'operazione sotto copertura delle forze dell'ordine statunitensi, dopo il suo rilascio si è unito a un partito di estrema destra pro-Cremlino e ha vinto un seggio in un'assemblea locale nel 2023, apparentemente voltando pagina dalla sua attività come mediatore di armi. I potenziali trasferimenti di armi, che devono ancora essere effettuati, potrebbero rappresentare una minaccia significativa agli sforzi dell'esercito statunitense per proteggere il trasporto marittimo internazionale dagli attacchi degli Houthi.

L'amministrazione Biden teme che la Russia possa fornire agli Houthi armi così avanzate per vendicarsi del sostegno di Washington all'Ucraina, ma non ci sono prove che siano stati inviati missili o che Bout sia coinvolto in un simile accordo. E armare una parte belligerante nel conflitto in Medio Oriente segnerebbe anche un'escalation per la Russia, che ha rafforzato i legami di sicurezza con Teheran ma si è tenuta lontana dal confronto tra Israele e i suoi nemici sostenuti dall'Iran.

Steve Zissou, un avvocato di New York che ha rappresentato Bout negli Stati Uniti, ha rifiutato di rivelare se il suo cliente abbia incontrato gli Houthi. "Viktor Bout non è nel settore dei trasporti da oltre vent'anni - ha detto Zissou - Ma se il governo russo lo avesse autorizzato a facilitare il trasferimento di armi a uno degli avversari dell'America, non sarebbe stato diverso dal governo degli Stati Uniti che inviava armi e armi di distruzione di massa a uno degli avversari della Russia come ha fatto con l'Ucraina".

Secondo fonti a conoscenza della questione, l'affare di armi leggere che Bout avrebbe mediato sarebbe stato condotto con due rappresentanti degli Houthi che si sono recati a Mosca con la scusa di acquistare pesticidi e veicoli e avevano visitato una fabbrica della Lada. Le persone a conoscenza dell'accordo non sanno se l'accordo sia stato negoziato su richiesta del Cremlino o semplicemente con la sua tacita approvazione. Le prime due consegne - scrive il Wall Street Journal - riguarderebbero per lo più AK-74, una versione migliorata del fucile d'assalto AK-47. Ma durante il viaggio, i rappresentanti Houthi hanno anche discusso di altre armi che la parte russa potrebbe potenzialmente vendere, tra cui missili anticarro Kornet e armi antiaeree. Le consegne potrebbero iniziare già a ottobre al porto di Hodeidah, sotto la copertura delle scorte alimentari, dove la Russia ha già effettuato diverse consegne di cereali, hanno affermato.

Quando Bout fu rilasciato nello scambio di prigionieri del dicembre 2022, i funzionari della Casa Bianca descrissero come difficile la decisione, ma era l'unico modo per far uscire Griner da una colonia penale russa. Sottolinearono che Bout aveva già scontato 12 anni nelle prigioni statunitensi. Il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan dichiarò all'epoca che il governo degli Stati Uniti aveva valutato i rischi del rilascio di Bout prima dello scambio e aveva concluso che erano accettabili. "Crediamo di poter gestire queste sfide, ma rimarremo costantemente vigili contro qualsiasi minaccia che Viktor Bout possa rappresentare per gli americani, per gli Stati Uniti in futuro", disse Sullivan. "Vorrei solo sottolineare che non c'è carenza di trafficanti di armi e mercenari in Russia".

Da quando è stato rilasciato dalla prigione, Bout è spesso apparso sulla televisione russa come commentatore della politica russa e critico degli Usa, che ha detto essere determinati a smantellare la Russia. È stato anche citato occasionalmente nei media russi come esperto nel commercio di armi. Ha affermato di aver tenuto un ritratto del presidente russo Vladimir Putin sul muro della sua cella durante la sua prigionia negli Stati Uniti e di aver fortemente sostenuto l'invasione dell'Ucraina.

Le vendite agli Houthi prolungherebbero la decennale carriera di Bout nella vendita di armi ad alcuni dei clienti più controversi del mondo. Nato nel 1967 a Dushanbe, in Tagikistan, allora parte dell'Unione Sovietica, secondo i registri ufficiali Bout prestò servizio come traduttore militare, imparando francese, inglese, arabo, persiano e portoghese. Fu inviato ad assistere le forze angolane durante una guerra civile degli anni '80. Dopo lo scioglimento del blocco comunista nel 1991, acquistò aerei cargo militari russi e li utilizzò per trasportare i peacekeeper delle Nazioni Unite in Africa. Bout divenne noto al pubblico per la prima volta dopo che gli Stati Uniti nel 2005 lo sanzionarono per aver scambiato armi per diamanti con Charles Taylor, ex presidente della Liberia e criminale di guerra condannato. Gli esperti delle Nazioni Unite lo accusarono anche di aver violato gli embarghi internazionali sulle armi all'Angola e alla Repubblica Democratica del Congo.

Arrestato in Thailandia nel 2008 in un'operazione sotto copertura condotta da agenti della Drug Enforcement Administration statunitense che si spacciavano per ribelli colombiani di sinistra, è stato condannato nel 2011 per aver cospirato per uccidere americani e aver tentato di vendere armi ai ribelli colombiani. È stato condannato a 25 anni di prigione.

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Esteri

Israele commemora il 7 ottobre e attacca ancora –...

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(Afp)

A un anno dal massacro del 7 ottobre compiuto da Hamas nel sud di Israele, a cui seguì lo scoppio della guerra a Gaza, il Medioriente e il mondo sono con il fiato sospeso per l'atteso attacco dello Stato ebraico all'Iran mentre sono iniziati all’alba, all’orario in cui Hamas sferrò l’attacco di un anno fa, le commemorazioni in Israele per il 7 ottobre con veglie e cerimonie in tutto il Paese per ricordare le centinaia di vittime, le decine di ostaggi e i soldati feriti o uccisi nel tentativo di salvarli. Alle 6.30 del mattino, l'ora esatta in cui Hamas ha lanciato l'attacco, le famiglie delle persone uccise al festival musicale Nova si sono riunite nel luogo in cui sono stati uccisi quasi 400 spettatori e dove molti altri sono stati presi in ostaggio. Sull'impatto mediatico di quei drammatici momementi e non solo abbiamo sentito Nicola Pedde, esperto di Medio Oriente e direttore generale dell'Istitute for global studies.

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