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Psoriasi cuoio capelluto, nuovi studi confermano efficacia deucravacitinib

I risultati presentati all'ultimo congresso della European Academy of Dermatology and Venereology (Eadv)

 - (Fotogramma/Ipa)

Bristol Myers Squibb ha annunciato i risultati positivi dello studio di fase 3b/4 Psoriatyk Scalp per la valutazione di deucravacitinib nel trattamento dei pazienti con psoriasi del cuoio capelluto da moderata a grave, compresi quelli con psoriasi meno estesa.

L'endpoint primario - riporta una nota - è stato raggiunto, con un miglioramento statisticamente significativo del Physician's Global Assessment (ss-Pga) specifico per il cuoio capelluto di 0 o 1 (chiaro/quasi chiaro) a 16 settimane, con un numero di pazienti che hanno raggiunto ss-Pga 0/1 tre volte maggiore con il trattamento con deucravacitinib rispetto a quelli trattati con placebo (48,5% contro 13,7%). I nuovi risultati di efficacia e sicurezza di Psoriatyk Scalp, i risultati riportati dai pazienti e altri 23 abstract sono stati presentati al Congresso della European Academy of Dermatology and Venereology (Eadv) ad Amsterdam, che si è tenuto dal 25 al 28 settembre.

"Circa l'80% dei pazienti colpiti da psoriasi a placche presenta un coinvolgimento del cuoio capelluto e solitamente avverte prurito, desquamazione, dolore e sanguinamento, che riducono notevolmente la qualità di vita - afferma Mark Lebwohl, preside di Clinica terapeutica al Kimberly e Eric J. Waldman Department of Dermatology della Icahn School of Medicine a Mount Sinai - Questi nuovi risultati confermano che deucravacitinib è un trattamento orale sicuro ed efficace, da somministrare una volta al giorno, per le persone affette da psoriasi da moderata a grave, con coinvolgimento di aree ad alto impatto come il cuoio capelluto".

Inoltre, lo studio di fase 3b/4, multicentrico, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo di 52 settimane - si legge - ha soddisfatto i principali endpoint secondari alla settimana 16, con una percentuale significativamente superiore di pazienti che hanno raggiunto almeno un miglioramento del 90% della risposta Psoriasis Scalp Severity Index (Pssi) e una variazione rispetto al basale (Cfb) del prurito del cuoio capelluto con il trattamento con deucravacitinib rispetto a placebo. Miglioramenti maggiori sono stati riportati dai pazienti che hanno ricevuto deucravacitinib rispetto a placebo, rispettivamente, nel raggiungimento della differenza minima clinicamente importante (Mcid) per prurito specifico del cuoio capelluto (41,7% versus 9,8%), dolore (26,2% vs 11,8%) e desquamazione (53,4% vs 19,6%), nonché per i punteggi della scala di valutazione numerica (Nrs) per il prurito in tutto il corpo (39,8% versus 13,7%).

Il profilo di sicurezza di deucravacitinib nello studio Psoriatyk Scalp è risultato coerente con quelli precedentemente riportati dagli studi clinici condotti su deucravacitinib nella psoriasi, prosegue la nota. Gli eventi avversi più comuni associati al trattamento con deucravacitinib nello studio sono stati nasofaringite (14,6%), infezione delle alte vie respiratorie (11,7%), acne (9,7%), emicrania (7,8%), Covid-19 (5,8%) e acne pustolosa (5,8%).

Un'analisi ad interim del Registry of Psoriasis Health Outcomes: a Longitudinal Real-World Collaboration Study (RePhlect) ha valutato 118 pazienti, 108 dei quali con psoriasi a placche da moderata a grave. L'analisi ha dimostrato che l'efficacia a 6 mesi del trattamento continuo con deucravacitinib dei pazienti del registro real-world è risultata coerente con i risultati di efficacia osservati negli studi clinici Poetyk Pso nei pazienti con psoriasi a placche da moderata a grave. I risultati mostrano che i pazienti nel gruppo complessivo hanno ottenuto una riduzione media statisticamente significativa delle misure di gravità di malattia (il 67,9% ha raggiunto un punteggio Psoriasis Area and Severity Index o Pasi ≤3; punteggio Pasi medio al basale 6,3, variazione dal basale -4,1), del punteggio di percentuale di superficie corporea (Bsa) colpita (64,1% dei pazienti ha ottenuto una Bsa ≤3%; punteggio medio al basale 9,3, variazione dal basale -5,8) e del punteggio di Investigator's Global Assessment o Iga (il 46,8% ha raggiunto un punteggio Iga di 0/1; punteggio medio Iga al basale 2,7, variazione dal basale -1,2) dal basale al follow-up. Risultati simili sono stati osservati nel sottogruppo di pazienti con psoriasi a placche da moderata a grave.

"Questi dati dimostrano ulteriormente la sicurezza e l'efficacia di deucravacitinib nel trattamento della psoriasi in aree ad alto impatto, come il cuoio capelluto - evidenzia Daniel Quirk, Vicepresidente senior, Worldwide Immunology and Neuroscience medical affairs, Bristol Myers Squibb - e includono la prima analisi dal nostro registro RePhlect, fornendo prove che evidenziano il beneficio in un setting di real world di deucravacitinib nel trattamento della psoriasi da placca moderata a grave. Crediamo che deucravacitinib abbia il potenziale per essere una terapia sistemica a cui i clinici si possono affidare per il trattamento dei pazienti adulti con psoriasi a placche da moderata a grave, specialmente in caso di coinvolgimento del cuoio capelluto. In generale, questi risultati promettenti confermano deucravacitinib una volta al giorno come potenziale standard di cura, mentre continuiamo a guidare l'innovazione Tyk2".

La psoriasi è una malattia sistemica cronica, immuno-mediata, ampiamente diffusa, che compromette sensibilmente la salute dei pazienti, la qualità di vita e la produttività in ambito lavorativo. Rappresenta un grave problema a livello globale, che vede almeno 100 milioni di persone in tutto il mondo colpite da qualche forma di questa malattia, di cui circa 14 milioni in Europa e 7,5 milioni negli Stati Uniti. Circa un quarto dei pazienti affetti da psoriasi presenta la forma moderata-severa. Fino al 90% dei pazienti con psoriasi presenta la forma volgare, o psoriasi a placche, caratterizzata da placche distinte ovali o rotonde tipicamente ricoperte da squame biancastre. Nonostante siano disponibili terapie sistemiche efficaci, molti pazienti con psoriasi da moderata a grave non sono trattati o trattati in modo adeguato e non sono soddisfatti delle attuali terapie.

La psoriasi è associata a diverse comorbidità che influenzano il benessere dei pazienti, come l'artrite psoriasica, le malattie cardiovascolari, la sindrome metabolica, l'obesità, il diabete, le malattie infiammatorie intestinali e la depressione. La psoriasi del cuoio capelluto, che si manifesta in circa l'80% dei pazienti con psoriasi a placche, è associata a prurito, desquamazione, dolore e sanguinamento e influenza notevolmente la qualità della vita legata alla salute. La psoriasi del cuoio capelluto può essere difficile da trattare con agenti topici e i dati disponibili sull'efficacia degli agenti sistemici nel trattamento della malattia del cuoio capelluto da moderata a grave sono limitati.

Deucravacitinib è anche oggetto di studi clinici in molteplici malattie immuno-mediate.

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Cronaca

Omicidio poliziotto Agostino, ergastolo per il boss Scotto

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Vincenzo Agostino e il nipote Nino Morana

Papà Vincenzo aspettava questo momento da 35 anni, da quando il 5 agosto del 1989 i sicari di Cosa nostra uccisero il figlio poliziotto, Nino Agostino, e la moglie Ida Castelluccio, incinta di 4 mesi. Lo ripeteva sempre: "Solo quando sarà fatta giustizia, mi taglierò la barba". Ma non ha fatto in tempo. Perché è morto lo scorso 24 aprile. Però, oggi pomeriggio c'erano le figlie, Ida e Flora, il nipote Nino Morana, cresciuto con il nonno alla ricerca di giustizia. La sentenza è arrivata dopo oltre 7 ore di Camera di consiglio all'aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo. Ergastolo per il boss Gaetano Scotto. "Oggi mio nonno avrebbe tagliato la barba, e ce la tagliamo tutti metaforicamente. Con lui", ha detto il nipote Nino Morana. "E' in parte una vittoria per tutti noi", ha poi aggiunto. Ma prima ha lanciato un appello al boss Gaetano Scotto: "Collabori per fare luce sui tanti punti oscuri sulla morte di mio zio Nino...".

Accanto a lui c'è anche don Luigi Ciotti. L'Associazione Libera si è costituita parte civile nel processo. E' emozionata anche la Procuratrice generale Lia Sava, che ha sostenuto l’accusa con Umberto De Giglio e Nico Gozzo. Gaetano Scotto era accusato di duplice omicidio aggravato in concorso mentre Francesco Paolo Rizzuto, il coimputato che è stato assolto su richiesta della stessa Procura generale, di favoreggiamento aggravato. Scotto è stato condannato anche al pagamento di oltre mezzo milione di euro per il risarcimento delle parti civili.

Durante il processo è emerso che il poliziotto Nino Agostino, che all'epoca era in servizio al Commissariato di San Lorenzo di Palermo raccoglieva informazioni sui latitanti nel territorio del mandamento di Resuttana. "Un fatto importante da risultare decisivo nella valutazione di quella che deve essere la responsabilità di chi faceva parte di questa compagine criminale", hanno spiegato le difese di parti civili, durante le arringhe. Non ci sono state repliche, né dalla Procura generale né dalle difese, prima che i giudici entrassero in camera di consiglio. In passato il boss Nino Madonia era stato giudicato in un procedimento parallelo con rito abbreviato. Adesso sul banco degli imputati Gaetano Scotto, suo stretto collaboratore, per il quale la procura generale nelle scorse settimane ha chiesto l'ergastolo. Che oggi è stato concesso. Ma per la difesa di Scotto non si sarebbe trattato di un omicidio di mafia. Il delitto sarebbe stato di ben "altra natura che trae origine da ben altri rapporti". Elementi che porterebbero "alla assoluta mancanza di prova nei confronti di Scotto Gaetano. Per tali motivi concludo, così come il mio precedente difensore, chiedendo l'assoluzione di Scotto Gaetano per non aver commesso il fatto contestato", ha detto l'avvocato Giuseppe Scozzola.

Il pg Umberto De Giglio, ha detto durante la requisitoria che gli elementi raccolti ''in questo processo dimostrano con certezza che l'agente di polizia Antonino Agostino è stato assassinato da soggetti appartenenti a Cosa nostra''. In particolare "da Scotto e Madonia". Secondo la procura generale, ''Scotto ha eseguito materialmente l'omicidio come ci riferiscono concordemente Vito Lo Forte, Vito Galatolo e Oreste Pagano in base alle informazioni che gli stessi hanno appreso da fonti e in contesti diversi''. ''Tutte le direzioni delle diverse visuali dalle quali si può analizzare il duplice omicidio si incrociano proprio sulla posizione della figura di Scotto. Tutte le traiettorie probatorie ci portano a Scotto'', ha spiegato il Pg De Giglio durante la requisitoria.

E ancora: "Tutte le direzioni delle diverse visuali dalle quali si può analizzare il duplice omicidio si incrociano proprio sulla posizione della figura di Scotto. Tutte le traiettorie probatorie ci portano a Scotto”. Non solo. L’accusa ritiene anche che il boss dell’Acquasanta quale “uno dei mandanti dell’omicidio”. E ciò “non solo in quanto esponente di vertice del mandamento di Resuttana, in stretti rapporti con Nino Madonia, ma anche in ragione dei rapporti particolari che Scotto intratteneva con uomini delle istituzioni come il maresciallo Salzano e Giovanni Aiello (faccia da mostro ndr). E quindi in ragione di quella particolare posizione occupata da Scotto proprio in quello spazio di complicità tra mafia e istituzioni. Quello stesso spazio in cui si era introdotto Agostino nella sua attività di raccolta di informazioni. E in cui si deve collocare l’omicidio di Agostino”.

Il poliziotto Agostino, ha ricordato la procura generale, “era entrato in contatto con soggetti legati a servizi segreti instaurando rapporti quantomeno di collaborazione operativa” con costoro. Era entrato in contatto con il giudice Giovanni Falcone - avendo fatto servizio di protezione per l’estremista Alberto Volo, al tempo sentito da Falcone - e “aveva cercato di raccogliere informazioni sull’attentato all’Addaura” in cui sarebbe dovuto morire Falcone.

“Tutto questo - disse De Giglio in requisitoria - lo aveva introdotto in quello spazio di contiguità in cui si verificavano le connessioni illecite tra mondo mafioso ed apparati dello Stato. Aveva visto incontri tra mafiosi ed esponenti delle istituzioni. O comunque aveva compreso il significato illecito delle relazioni sistemiche tra i due mondi. Manifestando la volontà di non finire in questo calderone, Agostino aveva guadagnato l’ostilità non solo di Cosa nostra ma anche interna del suo mondo. In particolare di coloro nelle istituzioni che temevano che Agostino potesse rivelare quanto aveva vissuto e soprattutto quanto aveva visto”.

Il giovane poliziotto “è stato ucciso anche per evitare che potesse rivelare quelle informazioni che aveva raccolto in merito ai rapporti esistenti tra esponenti mafiosi ed alcuni uomini dello Stato, appartenenti alla Polizia o ai servizi segreti”. Alla procura generale risulta “ancora accertato che in alcuni ambienti della polizia e dei servizi l’eliminazione di Agostino fu salutata con favore. Risulta infine provata che soggetti legati o appartenenti a servizi di sicurezza realizzavano azioni depistanti, dirette a sviare le indagini sul duplice omicidio allo scopo di nascondere l’attività effettivamente svolta da Agostino”. Oggi pomeriggio, alle 17.16 è arrivata la sentenza, tanto attesa, tanto cercata, da papà Vincenzo Agostino. Che oggi avrebbe tagliato la barba. Dopo 35 anni. (di Elvira Terranova)

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Cronaca

Emanuela Orlandi, il fratello Pietro: “Pista inglese...

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Orlandi ha ricordato la versione raccontata da Sabrina Minardi e si è detto convinto che effettivamente Emanuela "è stata riconsegnata"

Pietro Orlandi - Fotogramma /Ipa

La pista inglese su Emanuela Orlandi "è valida, ci sono tante coincidenze" anche se "non porta a capire tutto". Lo ha detto Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, in un incontro pubblico nella sala della Protomoteca in Campidoglio. Orlandi ha ricordato la versione raccontata da Sabrina Minardi e si è detto convinto che effettivamente Emanuela “è stata riconsegnata perché c’era stato un ricattatore ed, evidentemente, le richieste del ricattatore sono state accontentate”.

Secondo Pietro tuttavia a quel punto “Emanuela era una testimone vivente di quello che era successo” quindi “non potevano riconsegnarla alla famiglia” né eliminarla quindi “l’hanno messa in un ambiente della chiesa, in Inghilterra. Cosa è successo dopo non lo so”.

Secondo Orlandi la commissione di inchiesta o la procura dovrebbero risalire e convocare l’uomo che “diceva di essere una persona vicina ai Nar” con il quale ebbe uno scambio di messaggi. “Ho consegnato tutti gli scambi di messaggi alla Commissione”, ha continuato Pietro.

“Lui mi ha detto che Emanuela è stata fatta salire su un volo in estate e portata a Londra”, ha continuato il fratello di Emanuela aggiungendo che sempre secondo quanto gli è stato riferito tutto era legato a un ricatto.

“Emanuela era una cittadina vaticana e non poteva essere lei l’oggetto di un ricatto enorme, era una ragazzina. L’oggetto di ricatto doveva essere più pesante”, ha precisato Pietro. Secondo quanto gli è stato riferito, ha raccontato Pietro, “c’erano festini all’epoca e qualcuno ha deciso di usare quella situazione come oggetto di ricatto”.

"Da ex maestro coro parole importanti, Chaouqui venga ascoltata"

“Mons. Miserachs ha detto cose importanti”, ha detto ancora Orlandi, facendo riferimento all’audizione della scorsa settimana dell’ex maestro di coro della scuola di musica frequentata da Emanuela davanti alla Commissione di inchiesta. Pietro Orlandi ha detto che anche alla luce di questa ultima audizione “presumo che a breve possa essere ascoltata” anche Francesca Immacolata Chaouqui.

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Cronaca

Crotone, poliziotto spara e uccide pizzaiolo: picchiato...

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L'agente sarebbe stato aggredito e avrebbe fatto fuoco con l'arma d'ordinanza, indagini nel quartiere Lampanaro

Carabinieri e ambulanza - Fotogramma

Un poliziotto ha sparato e ucciso un giovane pizzaiolo, nel quartiere popolare Lampanaro di Crotone. E' successo oggi pomeriggio. Sul posto, impegnati nelle indagini, i carabinieri. Secondo una prima ricostruzione, l'agente sarebbe stato aggredito e avrebbe fatto fuoco con l'arma d'ordinanza prima di essere picchiato dalla folla.

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