Cosa può succedere ai giornalisti Rai dopo la richiesta di estradizione in Russia
Parla Alessandro Gentiloni Silveri, esperto di diritto penale internazionale: ecco cosa può fare il governo italiano e cosa rischiano i cronisti
Dopo che la Russia ha ordinato l'arresto in contumacia dei giornalisti Rai Simone Traini e Stefania Battistini, accusati di "attraversamento illegale del confine" dall'Ucraina, per aver raccontato in estate l'incursione nella regione di Kursk, l’Adnkronos ha contattato l’avvocato Alessandro Gentiloni Silveri, esperto di diritto penale internazionale, per capire quali saranno i prossimi sviluppi del caso, come può rispondere il governo italiano, e cosa può succedere ai due cronisti.
Quadro giuridico attuale
Dal punto di vista legale la Federazione Russa è (ancora) una parte contraente della Convenzione Europea di Estradizione, fatta dal Consiglio d’Europa nel 1957 per disciplinare la consegna, da uno Stato firmatario ad un altro, di persone accusate di un reato o già condannate in via definitiva. Secondo Gentiloni Silveri, “essendo una Convenzione aperta all’adesione anche da parte di Stati extra-europei (ad esempio: Sud Africa, Israele, Cile, Corea del Sud), essa continua ad applicarsi anche se la Federazione Russa dal 16 marzo 2022 non fa più parte del Consiglio d’Europa e, dal settembre dello stesso anno, ha cessato di far parte della Convezione Europea dei Diritti dell’Uomo. Quindi, a stretto rigore, quando ne sussistano le condizioni giuridiche e politiche l’Italia è obbligata in base ad un Trattato internazionale ad estradare persone (cittadini e non) verso la Federazione Russa”.
Il rispetto dei diritti fondamentali
Il sistema giuridico italiano ed europeo esclude che l’estradizione possa venire concessa se esiste il concreto rischio che la richiesta di consegna celi motivazioni politiche od oppressive, oppure che la persona sarà sottoposta, una volta rientrata Paese richiedente, a trattamenti inumani o degradanti, oppure a procedure giudiziarie che non garantiscono il rispetto dei propri diritti fondamentali.
“Sulla base di tali previsioni – prosegue l’avvocato - molto spesso le Corti occidentali (e anche italiane) hanno rifiutato richieste di estradizione provenienti dalla Russia, vuoi per l’insufficiente garanzia che la persona sarebbe stata sottoposta ad un processo rispettoso dei propri diritti difensivi, anche a causa della conclamata influenza del potere politico sul potere giudiziario, vuoi per la condizione dei detenuti negli istituti di pena russi. In questo contesto, l’esodo della Federazione Russa da organismi di tutela come il Consiglio d’Europa e la Convenzione sui diritti umani non farà che rendere più penetrante la verifica che le Corti occidentali debbono compiere di fronte ad una richiesta di estradizione che arrivi da quel Paese, viste le minori garanzie giuridiche derivanti dalla rinuncia ad osservare quelle normative. Per tale motivo, recentemente lo stesso Governo ha negato richieste di estradizione per i medesimi motivi”.
Sempre per regola generale si può concedere l’estradizione solamente se il fatto costituisce reato anche nel nostro Paese e se lo Stato richiedente esibisce sufficienti prove di colpevolezza della persona: “non ci sarebbero quindi le condizioni legali per estradare – prosegue Gentiloni Silveri - quando risulti evidente che il fatto è lecito per l’ordinamento italiano oppure comunque è scriminato, per esempio dall’esercizio di un diritto”.
La procedura
Un procedimento d’estradizione può nascere a seguito della richiesta del Paese richiedente, inoltrata per canali diplomatici. Il Governo che la riceve può o rifiutare subito di darvi corso, oppure inoltrare il caso all’Autorità Giudiziaria per una pronuncia sulla sussistenza delle condizioni legali per consegnare l’interessato. Si esprime la Corte d’Appello e poi, su eventuale ricorso, la Corte di Cassazione.
“Se la decisione giudiziaria è negativa – prosegue il giurista - l’estradizione non può avvenire in alcun caso, mentre se è positiva, l’ultima parola spetta comunque al Governo, che deve decidere se concedere o negare la consegna sulla base di valutazioni di alta discrezionalità politica. Oppure, la procedura può prendere le mosse dall’arresto della persona richiesta, che avviene ad iniziativa delle Forze di polizia del Paese richiesto sulla base di un ordine di arresto diramato dal Paese richiedente tramite Interpol. In tal caso, l’Autorità Giudiziaria deve pronunciarsi subito, convalidando o meno l’arresto e, solamente se il Ministero della Giustizia italiano lo richiede, eventualmente applicando delle misure cautelari. A seguito della convalida (ed anche dove essa non avvenga) riprende il consueto iter giudiziario e politico”.
I giornalisti Rai
Il comportamento dei due giornalisti Rai costituisce reato? Secondo il legale, “alla luce delle informazioni disponibili è anzitutto molto dubbio che i comportamenti addebitati ai due cronisti della Rai costituiscano reato anche in Italia; in ogni caso, essi sembrano pacificamente scriminati dall’esercizio del diritto di documentare quanto sta accadendo in un teatro bellico così vicino ai nostri confini e così rilevante per i nostri interessi. Anche a prescindere da tutto questo, è molto probabile che un eventuale procedimento in Russia nei loro confronti, vista la forte caratterizzazione politica della reazione delle Autorità locali, non offrirebbe le necessarie garanzie di equità per soddisfare i rigorosi standard che le Corti italiane hanno applicato nella valutazione di questi aspetti. Inoltre, vista la situazione geopolitica e le caratteristiche della vicenda, è possibile che, come già accaduto nel recente passato, sia lo stesso Governo italiano che decida di declinare l’eventuale richiesta d’estradizione dei due già nello stadio preliminare, senza nemmeno avviare la consueta procedura di valutazione giudiziaria”, conclude. (di Giorgio Rutelli)
Cronaca
Sicurezza, Gsa: “Sciopero Filt-Cgil flop clamoroso,...
"Gsa Gruppo Servizi Associati, leader in Italia e primario operatore in Europa nel campo della sicurezza e prevenzione antincendio, dopo lo sciopero organizzato per lunedì 7 ottobre dalle 19 alle 21, conferma che l’astensione dal lavoro indetta dalla Filt Cgil è del tutto pretestuosa, anche tenendo in considerazione la natura del lavoro svolto da Gsa che è di pubblica utilità, a tutela della sicurezza delle infrastrutture e a garanzia della salute degli utenti e degli stessi lavoratori. Un’astensione, insomma, volta più a (tentare di) assicurare a sé stessa una posizione privilegiata nelle relazioni sindacali con l’Azienda, che a farsi portavoce delle esigenze dei lavoratori. Prova ne è che la stessa FILT insiste nel proclamare astensioni dal lavoro senza preoccuparsi di assicurare alcuna continuità ai servizi essenziali erogati dalla Società, e senza di fatto curarsi delle conseguenze che si ripercuotono, in ultima analisi, sulla sicurezza delle infrastrutture, sulla salute degli utenti e degli stessi lavoratori che si arroga il diritto di rappresentare in toto". Così la stessa Gsa in un comunicato.
"Il contratto collettivo applicato da Gsa, 'Sorveglianza antincendio' infatti, disciplina l’esercizio del diritto di sciopero nelle forme dello 'sciopero virtuale', alla pari di quanto accade per i Vigili del Fuoco e molte altre categorie analoghe, e ciò proprio al fine di bilanciare l’esigenza di dare continuità alla prevenzione e soccorso antincendio, servizio pubblico essenziale, con il diritto di sciopero. È anche, e anzi, soprattutto per questo - prosegue la nota Gsa - che Filt Cgil vorrebbe abbattere il Ccnl Anisa-Confindustria 'Sorveglianza antincendio', ricercando d’imperio l’applicazione di un proprio, minoritario, Contratto Collettivo, dedicato agli operatori antincendio portuali. Il lavoro svolto dagli operatori antincendio di GSA ha invece carattere di servizio di pubblica utilità ed è volto a garantire la salute e la sicurezza degli utenti e dei lavoratori, assolvendo all’obbligo di legge che tutti i presidi siano sempre gestiti e monitorati in continuità rispetto a specifiche vigenze normative. Per questo motivo gli scioperi proclamati il 7 ottobre da Filt CGIL, come quello del 16 settembre, che ha registrato la partecipazione di appena qualche lavoratore, in numero complessivo inferiore a 10 su 2.500 potenzialmente interessati, sono da considerarsi disallineati rispetto alla vigente normativa ed espongono i lavoratori stessi a possibili conseguenze sul piano disciplinare oltre a porre a rischio la continuità di servizi strategici per la collettività, ossia non solo Strade e Autostrade, ma anche Ospedali, Elisuperfici del 118, Stazioni Ferroviarie, luoghi di pubblico spettacolo, ecc".
"Irricevibili quindi - per Gsa - le richieste della Filt Cgil, sigla quest’ultima che dovrebbe tra l’altro svolgere la propria attività esclusivamente a supporto dei lavoratori che prestano servizio nel settore dei trasporti e che per l’appunto, come detto, è firmataria di un Ccnl che regolamenta le attività di Guardie ai Fuochi portuali di poche centinaia di lavoratori impiegati esclusivamente nei porti e dipendenti da operatori che svolgono il servizio a tariffe spesso elevatissime, imposte dalle locali capitanerie, sovente in regime di assoluto monopolio. Il mercato pubblico dei servizi antincendio è invece rigidamente ancorato alle regole dal Codice degli Appalti, improntate sulla massima concorrenza tra numerose imprese italiane ed europee. L’attività della Filt Cgil è inoltre volta a indirizzare la vertenza con modalità a dir poco incomprensibili, puntando l’indice e proclamando scioperi, ma esclusivamente nei confronti di GSA. E ignorando totalmente le altre aziende del settore che applicano però il medesimo CCNL. Addirittura su lotti diversi degli stessi appalti in corso. Una vicenda che va avanti con le stesse scomposte modalità da più di tre anni: insomma un attacco frontale ad una sola azienda, completamente fuori dalle regole della contrattazione e delle corrette relazioni industriali".
"Anche la Commissione di Garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali - prosegue la nota di Gsa - nella nota prot. 0012674 del 04/10/2024 ha stigmatizzato la condotta di Filt Cgil con riferimento alle necessità di assicurare, nel corso della stessa, l’impiego di un numero elevato di risorse che garantiscano la massima continuità al servizio fornito. La Commissione stessa ha infatti affermato, con riferimento non solo al Settore Strade e Autostrade caratterizzate da una specifica regolamentazione definita dalla Ansfisa (l’Agenzia per la Sicurezza del Ministero delle Infrastrutture) e dalla Commissione Permanente Gallerie, 'la necessità di garantire, anche per i settori del trasporto ferroviario e del servizio sanitario nazionale, elevate soglie di servizi minimi dirette a cautelare i rischi a carico della sicurezza degli utenti dei servizi finali rispetto ai quali le attività di sorveglianza antincendio sono concretamente strumentali'. Tutto ciò, ad oggi, viene svolto dalla sola Gsa - si legge - perché la verità è che Filt Cgil, sempre pronta a proclamare scioperi, si rivela assai meno reattiva e poco incline al dialogo quando si tratta di sedersi al tavolo per istituire dei Presidi che, durante le molteplici astensioni collettive, sappiano garantire l’integrale continuità del servizio a beneficio della sicurezza e dell’incolumità di tutti, anche degli stessi lavoratori che Filt vorrebbe rappresentare".
"Nella precedente nota prot. 12188 del 26/09/2024 la medesima Commissione ha altresì ribadito che 'l’impresa interessata dall’astensione collettiva esercita l’attività strumentale ad una pluralità di servizi pubblici essenziali o meglio, concorre all’erogazione, in sicurezza, di una pluralità di servizi pubblici essenziali finali, quali la circolazione autostradale, il trasporto ferroviario ed il servizio sanitario'. Ciò a dire, ribadisce l’Amministratore Delegato Antonio Musacchio, 'la sicurezza non ammette sconti e non ha quindi senso parlare di contingenti minimi quando è in gioco la vita delle persone: tali contingenti minimi sono infatti dettati da precise norme e non sono comprimibili a danno della sicurezza e salute del cittadino'. A ciò si aggiunga, prosegue Musacchio, che 'il sindacato Filt Cgil che ha proclamato lo sciopero del 7 ottobre e dello scorso 16 settembre non è il sindacato di riferimento, perché non è firmatario del Ccnl Sorveglianza Antincendio Anisa Confindustria, vale a dire il Contratto maggiormente rappresentativo del settore'".
Secondo Gsa, "la Filt Cgil sta operando, quindi, al di fuori delle normali regole della rappresentatività, pretendendo di intervenire al di fuori delle regole in ambito di una contrattazione collettiva non sottoscritta dalla stessa. Il Ccnl 'Sorveglianza Antincendio', infatti, viene applicato a migliaia di lavoratori e da tutte le aziende appartenenti al settore in cui opera Gsa, racchiudendo in sé caratteristiche contrattuali specifiche, specialistiche ed afferenti le attività effettivamente svolte dalle imprese esecutrici appalti in sede civile e terrestre specialmente come, ad esempio, in ospedali, infrastrutture di trasporto, enti fieristici, oil and gas, grande distribuzione organizzata e in genere nelle attività ad alto rischio, porti inclusi. Ed ancora tutta la copiosa giurisprudenza amministrativa degli ultimi 15 anni conclama che il Ccnl 'Sorveglianza Antincendio' è il cd contratto di punta del settore ed il maggiormente rappresentativo. In ottica di tutela per i propri lavoratori, la Società informa che Anisa sta comunque già negoziando con il sindacato firmatario il rinnovo del contratto collettivo 'Sorveglianza antincendio' Anisa Confindustria, in scadenza nel 2025 che riserverà senz’altro miglioramenti. Gsa ribadisce quindi che, nell’ambito della suddetta trattativa condotta in seno alla propria associazione di categoria aderente a Confindustria, farà il massimo sforzo possibile per venire incontro alle esigenze dei lavoratori, confidando - conclude la nota - che questa soluzione possa trovare, al più presto, il più ampio consenso di tutte le parti sociali, con coscienza del mercato e delle regole dello stesso".
Cronaca
Crotone, indagato per tentato omicidio figlio 18enne del...
Il giovane ripreso in un video mentre raccoglie la pistola dell'agente pestato da terra e tenta di sparare
È stato iscritto nel registro degli indagati con l'accusa di tentato omicidio e lesioni personali Domenico Chimirri, il figlio diciottenne di Francesco Chimirri, il pizzaiolo tiktoker rimasto ucciso nel corso di una sparatoria con un agente della polizia di Stato, Giuseppe Sortino, nel pomeriggio di lunedì, nel quartiere popolare di Lampanaro.
Sortino è indagato per omicidio ed è ricoverato nell'ospedale 'Pugliese' di Catanzaro a seguito delle gravi ferite riportate. In queste ore la Procura di Crotone sta notificando gli avvisi di garanzia anche ad altri soggetti che avrebbero partecipato al pestaggio del poliziotto, mentre una persona è stata denunciata per favoreggiamento.
Al vaglio degli inquirenti il video, diffuso sui social, in cui si nota il figlio di Chimirri nel tentativo di raccogliere da terra la pistola d'ordinanza di Sortino e di sparare al suo indirizzo, ma l'arma a quel punto si sarebbe inceppata. Poste sotto sequestro le auto coinvolte nel sinistro che ha preceduto la sparatoria. Le indagini sono coordinate dal pm della Procura di Crotone, Alessandro Rho.
Cronaca
Roma, dopo tesi laurea carabiniere insegue e ferma...
Dopo aver appena superato la tesi di laurea con il voto di 110 sventa una rapina a danno di un turista in pieno centro nella Capitale. Protagonista un carabiniere in servizio alla compagnia Roma Centro che ieri mattina, dopo aver discusso la tesi in Scienze giuridiche in un auditorium al quartiere Salario, per festeggiare si stava dirigendo nel quartiere Monti per prendere un aperitivo con i familiari e due colleghi. Sulle scalinate però i carabinieri, liberi dal servizio, hanno notato due persone che dopo aver distratto un turista, gli hanno rubato la borsa fuggendo subito a piedi. Il carabiniere, con ancora in testa la corona d’alloro per la laurea, li ha inseguiti insieme ai suoi colleghi, riuscendo a bloccare il rapinatore che aveva la valigia, al cui interno c’erano fra l’altro 5mila dollari in contanti, documenti ed effetti personali del turista. Il rapinatore fermato ha tentato di divincolarsi e nei momenti concitati un carabiniere è scivolato riportando lesioni per 10 giorni di prognosi.
Oggi il rapinatore, 29enne marocchino senza permesso di soggiorno, è comparso in aula a piazzale Clodio e al termine della direttissima il giudice ha convalidato l’arresto e ha disposto il divieto di dimora nella Capitale con nulla osta per l’espulsione. ‘’Per me è una soddisfazione e un orgoglio avere collaboratori giovani che anche fuori dal servizio antepongono le necessità dei cittadini ai propri interessi personali’’ commenta all’Adnkronos il comandante della Compagnia Roma Centro, maggiore Roberto Martina.