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Treni, da oggi sciopero nazionale di 24 ore: Frecce, Intercity e regionali a rischio

Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

Possibili cancellazioni totali e parziali dei treni, l'invito a riprogrammare i viaggi. Orari, treni garantiti, come chiedere il rimborso

Sciopero treni  - Fotogramma

Sciopero nazionale dei treni oggi, sabato 12 ottobre. Lo stop durerà 24 ore. Proclamato da alcune sigle sindacali autonome, lo sciopero del personale del Gruppo FS Italiane inizierà dalle ore 21 di oggi e terminerà alle ore 21 di domani, domenica 13 ottobre.

Frecce, Intercity e regionali a rischio

Lo sciopero - fa sapere il gruppo Fs - potrebbe avere un impatto significativo sulla circolazione ferroviaria e comportare cancellazioni totali e parziali di Frecce, Intercity e treni del Regionale di Trenitalia. Gli effetti, in termini di cancellazioni e ritardi, potranno verificarsi anche prima e protrarsi oltre l’orario di termine della protesta sindacale.

Trenitalia, tenuto conto delle possibili importanti ripercussioni sul servizio, invita i passeggeri a informarsi prima di recarsi in stazione e, ove possibile, a riprogrammare il viaggio. Informazioni su collegamenti e servizi attivi sono disponibili attraverso l’App Trenitalia, la sezione Infomobilità del sito web trenitalia.com, i canali social e web del Gruppo Fs Italiane, il numero verde gratuito 800 89 20 21, oltre che nelle biglietterie e negli uffici assistenza delle stazioni ferroviarie, le self-service e le agenzie di viaggio convenzionate.

Servizi minimi e treni garantiti

Nelle giornate di sciopero Trenitalia assicura servizi minimi di trasporto, riportati di seguito, predisposti a seguito di accordi con le organizzazioni sindacali, ritenuti idonei dalla Commissione di Garanzia per l'attuazione della Legge 146/1990.

I treni che si trovano in viaggio a sciopero iniziato arrivano comunque alla destinazione finale se è raggiungibile entro un'ora dall'inizio dell'agitazione sindacale; trascorso tale periodo, i treni possono fermarsi in stazioni precedenti la destinazione finale. Qui i treni garantiti in caso di sciopero.

Come chiedere il rimborso

I viaggiatori, che intendono rinunciare al viaggio, possono chiedere il rimborso a partire dalla dichiarazione di sciopero:

- fino all’ora di partenza del treno prenotato, per i treni Intercity e Frecce;

- fino alle ore 24:00 del giorno antecedente lo sciopero stesso, per i treni Regionali;

In alternativa possono riprogrammare il viaggio, a condizioni di trasporto simili, non appena possibile, secondo la disponibilità dei posti.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Sport

Sinner-Machac, oggi la semifinale di Shanghai: orario e...

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L'azzurro sfida il tennista ceco che ha eliminato Alcaraz

Jannik Sinner - Agenzia Fotogramma

Jannik Sinner affronterà oggi Tomas Machac, nella semifinale del Masters 1000 di Shanghai. L'azzurro sarà in campo a partire dalle 10.30 italiane di sabato 12 ottobre e - in diretta tv e streaming - se la vedrà con il tennista ceco, già battuto lo scorso marzo a Miami nell'unico precedente.

Machac ha sorpreso tutti eliminando ai quarti lo spagnolo Carlos Alcaraz, testa di serie numero 3 e reduce dal trionfo nel torneo Atp di Pechino. Il 23enne Machac, numero 33 del ranking e testa di serie numero 30 a Shanghai, ora cerca il bis contro il numero 1 del mondo. Sinner arriva all'appuntamento dopo la vittoria in 2 set contro il russo Daniil Medvedev, battuto per la settima volta negli ultimo 8 confronti diretti. Il vincente della prima semifinale sfiderà uno tra il serbo Novak Djokovic e lo statunitense Taylor Fritz, protagonisti della seconda semifinale che designerà il finalista della parte bassa del main draw.

Sinner-Machac, dove vederla in tv

Il match Sinner-Machac, semifinale del Masters 1000 di Shanghai 2024, come tutti i match del torneo sarà trasmesso in diretta esclusiva da Sky Sport (sul canale Sky Sport Arena) e in streaming su Now e Sky Go.

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Cronaca

Covid, più rischi di infarto e ictus fino a 3 anni dopo la...

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Ma secondo la ricerca finanziata dagli Nih Usa sul periodo pre-vaccini, c'è un gruppo sanguigno che sembra proteggere da effetti gravi

Attacco di cuore -

Il Covid ha aumentato significativamente il rischio di infarto, ictus e morte fino a 3 anni dopo l'infezione. In particolare dopo una forma grave, tra le persone che hanno contratto il ceppo originale di Sars-CoV-2 durante la prima ondata, prima dell'arrivo dei vaccini. E' la conclusione di uno studio finanziato dai National Institutes of Health (Nih) americani e pubblicato sulla rivista 'Arteriosclerosis, Thrombosis, and Vascular Biology', dal quale emerge anche un'altro dato: le persone con gruppo sanguigno 0 sembrerebbero più protette dagli effetti gravi di Covid-19.

Ricerche precedenti hanno già indicato una maggiore probabilità di eventi cardiovascolari dopo un'infezione Covid, ricordano gli Nih. Ma i nuovi risultati, precisa l'agenzia governativa, sono i primi a suggerire che questo rischio aumentato potrebbe durare fino a 3 anni dopo il contagio, almeno per le persone che si sono infettate nel corso della prima ondata. Il nuovo lavoro, aggiungono gli Nih, è anche il primo a dimostrare che la maggiore probabilità di infarto e ictus dopo una forma grave di Covid-19 potrebbe avere una componente genetica relativa al gruppo sanguigno. Gli autori hanno infatti osservato che un ricovero per Covid ha più che raddoppiato il rischio di infarto o ictus tra i pazienti con sangue dei gruppi A, B o AB, ma non in quelli di gruppo 0. Questo perché avere sangue di gruppo 0 sembra associarsi a un rischio inferiore di Covid grave.

Lo studio ha coinvolto 10mila pazienti della Uk Biobank, di età compresa fra 40 e 69 anni, di cui 8mila avevano avuto una positività al coronavirus pandemico e 2mila erano stati ricoverati in ospedale per Covid-19 grave, tra il primo febbraio e il 31 dicembre 2020. Nessuno era stato vaccinato contro Covid, perché i vaccini allora non erano ancora disponibili. I due gruppi sono stati confrontati con un terzo, composto da quasi 218mila persone che in quel periodo non erano state contagiate da Sars-CoV-2. I ricercatori hanno quindi monitorato i pazienti dei primi due gruppi dal momento della diagnosi di Covid-19 fino allo sviluppo di infarto o ictus, o alla morte, per quasi 3 anni. Considerando le persone con cardiopatia preesistente, pari a circa l'11% in entrambi i gruppi, gli scienziati hanno calcolato che - rispetto a chi non aveva mai avuto Covid - il rischio di infarto, ictus e morte era 2 volte più alto tra chi era stato infettato e 4 volte maggiore tra chi aveva avuto una forma grave, da ricovero in ospedale. Per tutti i 3 anni di follow-up, inoltre, la probabilità di un evento cardiovascolare maggiore restava significativamente più alta nelle persone che avevano avuto Covid, rispetto ai controlli. In alcuni casi, il pericolo di infarto o icuts era paragonabile a quello conferito da un fattore di rischio cardiovascolare noto, come il diabete di tipo 2, o addirittura superiore.

"Questo studio getta nuova luce sui potenziali effetti cardiovascolari a lungo termine di Covid-19", che rappresenta "una minaccia per la salute pubblica ancora incombente", afferma David Goff, direttore della Divisione di Scienze cardiovascolari del National Heart, Lung and Blood Institute, parte degli Nih "Questi risultati, soprattutto se confermati da un follow-up a lungo termine - aggiunge - supportano gli sforzi per identificare strategie efficaci di prevenzione delle malattie cardiache per i pazienti che hanno avuto una forma grave di Covid-19. Ma serviranno altri studi per dimostrarne l'efficacia".

"Considerando che oltre 1 miliardo di persone in tutto il mondo hanno già contratto l'infezione" da Sars-CoV-2, "le implicazioni per la salute cardiaca globale sono significative", avverte Hooman Allayee, professore di Scienze della popolazione e della salute pubblica alla University of Southern California, Keck School of Medicine di Los Angeles, responsabile dello studio. "La questione, ora - sottolinea - è capire se Covid-19 grave debba essere considerato un altro fattore di rischio per le malattie cardiovascolari, proprio come il diabete di tipo 2 o la malattia arteriosa periferica".

Gli autori puntualizzano che i risultati del lavoro si applicano principalmente alle persone che sono state infettate da Sars-CoV-2 all'inizio della pandemia, mentre non è chiaro se il rischio di malattie cardiovascolari persista o possa persistere in chi si è ammalato gravemente di Covid dal 2021 a oggi. Gli scienziati spiegano anche che i risultati andranno confermati con ulteriori indagini su una popolazione etnicamente più differenziata da quella della Uk Biobank. Infine, poiché i partecipanti allo studio non erano vaccinati, saranno necessarie future ricerche per determinare se lo stato vaccinale influenza o meno il rischio cardiovascolare da Covid. Serviranno poi studi sul legame tra infezione e gruppo sanguigno, perché il meccanismo di interazione gene-virus resta poco chiaro.

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Salute e Benessere

Covid, più rischi di infarto e ictus fino a 3 anni dopo la...

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Ma secondo la ricerca finanziata dagli Nih Usa sul periodo pre-vaccini, c'è un gruppo sanguigno che sembra proteggere da effetti gravi

Attacco di cuore -

Il Covid ha aumentato significativamente il rischio di infarto, ictus e morte fino a 3 anni dopo l'infezione. In particolare dopo una forma grave, tra le persone che hanno contratto il ceppo originale di Sars-CoV-2 durante la prima ondata, prima dell'arrivo dei vaccini. E' la conclusione di uno studio finanziato dai National Institutes of Health (Nih) americani e pubblicato sulla rivista 'Arteriosclerosis, Thrombosis, and Vascular Biology', dal quale emerge anche un'altro dato: le persone con gruppo sanguigno 0 sembrerebbero più protette dagli effetti gravi di Covid-19.

Ricerche precedenti hanno già indicato una maggiore probabilità di eventi cardiovascolari dopo un'infezione Covid, ricordano gli Nih. Ma i nuovi risultati, precisa l'agenzia governativa, sono i primi a suggerire che questo rischio aumentato potrebbe durare fino a 3 anni dopo il contagio, almeno per le persone che si sono infettate nel corso della prima ondata. Il nuovo lavoro, aggiungono gli Nih, è anche il primo a dimostrare che la maggiore probabilità di infarto e ictus dopo una forma grave di Covid-19 potrebbe avere una componente genetica relativa al gruppo sanguigno. Gli autori hanno infatti osservato che un ricovero per Covid ha più che raddoppiato il rischio di infarto o ictus tra i pazienti con sangue dei gruppi A, B o AB, ma non in quelli di gruppo 0. Questo perché avere sangue di gruppo 0 sembra associarsi a un rischio inferiore di Covid grave.

Lo studio ha coinvolto 10mila pazienti della Uk Biobank, di età compresa fra 40 e 69 anni, di cui 8mila avevano avuto una positività al coronavirus pandemico e 2mila erano stati ricoverati in ospedale per Covid-19 grave, tra il primo febbraio e il 31 dicembre 2020. Nessuno era stato vaccinato contro Covid, perché i vaccini allora non erano ancora disponibili. I due gruppi sono stati confrontati con un terzo, composto da quasi 218mila persone che in quel periodo non erano state contagiate da Sars-CoV-2. I ricercatori hanno quindi monitorato i pazienti dei primi due gruppi dal momento della diagnosi di Covid-19 fino allo sviluppo di infarto o ictus, o alla morte, per quasi 3 anni. Considerando le persone con cardiopatia preesistente, pari a circa l'11% in entrambi i gruppi, gli scienziati hanno calcolato che - rispetto a chi non aveva mai avuto Covid - il rischio di infarto, ictus e morte era 2 volte più alto tra chi era stato infettato e 4 volte maggiore tra chi aveva avuto una forma grave, da ricovero in ospedale. Per tutti i 3 anni di follow-up, inoltre, la probabilità di un evento cardiovascolare maggiore restava significativamente più alta nelle persone che avevano avuto Covid, rispetto ai controlli. In alcuni casi, il pericolo di infarto o icuts era paragonabile a quello conferito da un fattore di rischio cardiovascolare noto, come il diabete di tipo 2, o addirittura superiore.

"Questo studio getta nuova luce sui potenziali effetti cardiovascolari a lungo termine di Covid-19", che rappresenta "una minaccia per la salute pubblica ancora incombente", afferma David Goff, direttore della Divisione di Scienze cardiovascolari del National Heart, Lung and Blood Institute, parte degli Nih "Questi risultati, soprattutto se confermati da un follow-up a lungo termine - aggiunge - supportano gli sforzi per identificare strategie efficaci di prevenzione delle malattie cardiache per i pazienti che hanno avuto una forma grave di Covid-19. Ma serviranno altri studi per dimostrarne l'efficacia".

"Considerando che oltre 1 miliardo di persone in tutto il mondo hanno già contratto l'infezione" da Sars-CoV-2, "le implicazioni per la salute cardiaca globale sono significative", avverte Hooman Allayee, professore di Scienze della popolazione e della salute pubblica alla University of Southern California, Keck School of Medicine di Los Angeles, responsabile dello studio. "La questione, ora - sottolinea - è capire se Covid-19 grave debba essere considerato un altro fattore di rischio per le malattie cardiovascolari, proprio come il diabete di tipo 2 o la malattia arteriosa periferica".

Gli autori puntualizzano che i risultati del lavoro si applicano principalmente alle persone che sono state infettate da Sars-CoV-2 all'inizio della pandemia, mentre non è chiaro se il rischio di malattie cardiovascolari persista o possa persistere in chi si è ammalato gravemente di Covid dal 2021 a oggi. Gli scienziati spiegano anche che i risultati andranno confermati con ulteriori indagini su una popolazione etnicamente più differenziata da quella della Uk Biobank. Infine, poiché i partecipanti allo studio non erano vaccinati, saranno necessarie future ricerche per determinare se lo stato vaccinale influenza o meno il rischio cardiovascolare da Covid. Serviranno poi studi sul legame tra infezione e gruppo sanguigno, perché il meccanismo di interazione gene-virus resta poco chiaro.

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