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Israele, Hezbollah lancia missili contro base Idf. Blinken: “Arrivare a soluzione diplomatica”

L'episodio questa notte nel quartier generale di Naqoura. Danni significativi anche a edifici base di Ramyah. Pemier Mikati in pressing su Usa e Iran per cessate il fuoco. Raid Idf su campo profughi Gaza: 22 morti. Hamas accusa gli Usa: "Coperta strage di civili a Jabalia". Blinken: "Arrivare a soluzione diplomatica"

Unifil in Libano - (Afp)

Un altro casco blu è stato ferito nel sud del Libano. Lo riferisce l'Unifil in un comunicato dove spiega che la scorsa notte sono stati sparati colpi di arma da fuoco contro il quartier generale della missione Onu a Naqoura. L'Unifil si limita a indicare "attività militari in corso nei dintorni". "Non sappiamo ancora l'origine del proiettile. Il militare è stato sottoposto a un intervento chirurgico per la rimozione di un proiettile all'ospedale della missione ed è in condizioni stabili".

Secondo quanto riferiscono all'Adnkronos fonti qualificate, il militare ferito sarebbe indonesiano.

Sempre la scorsa notte edifici della postazione Unifil di Ramyah hanno riportato danni significativi a causa di esplosioni di un vicino bombardamento. La missione dei 'caschi blu' ricorda "a tutti gli attori i loro obblighi di garantire la sicurezza del personale delle Nazioni Unite e delle loro basi, anche evitando attività di combattimento nei pressi delle postazioni Unifil".

Nei giorni scorsi, altri attacchi contro le postazioni Unifil, attribuiti subito invece alle Idf israeliane, avevano provocato oltre che danni materiali anche il ferimento di quattro 'caschi blu' di nazionalità indonesiana e dello Sri Lanka.

Israele non si ferma

Le Idf continueranno a ''colpire le postazioni di Hezbollah'' nel sud, ha annunciato il portavoce delle Idf Avichay Adraee su 'X' invitando i residenti a non fare ritorno nelle loro case ''fino a ulteriore avviso''. Sarà l'Idf a comunicare quando sarà ''sicuro'' rientrare, ha aggiunto.

Mentre questa mattina Hezbollah ha rivendicato il lancio di missili contro la base delle Idf a Haifa, nel sud di Israele, riporta Al Mayadeen, media vicino a Hezbollah, spiegando che i missili sono stati lanciati alle 6, ora locale. Hezbollah ha rivolto un avviso ai cittadini israeliani, chiedendo loro di stare lontani dalle basi militari.Una raffica di trenta razzi sono stati lanciati dal Libano verso Israele, ha confermato l'Idf mentre sono suonate le sirene nella zona di Haifa e sono stati intercettati due droni. Il Times of Israel precisa che non si registrano feriti.

In Libano 60 morti e 168 feriti in 24 ore sotto raid Idf

Sono almeno 60 i libanesi che hanno perso la vita e 168 quelli rimasti feriti in raid condotti dai caccia israeliani nelle ultime 24 ore. Lo ha dichiarato il ministero della Sanità di Beirut parlando di 54 raid aerei che nello stesso arco di tempo hanno colpito il Paese dei Cedri. I raid sono stati concentrati soprattutto nel sud del Libano, nei quartieri meridionali di Beirut e nella Valle della Bekaa.

Premier Libano in pressing su Usa e Iran per cessate il fuoco

Continua intanto il pressing per arrivare ad un cessate il fuoco da parte del premier libanese Najib Mikati, che ha parlato a distanza di poche ore prima con Amos Hochstein, rappresentante della Casa Bianca, e poi con il presidente dell'Assemblea consultiva islamica dell'Iran, Mohammad Bagher Ghalibaf. Lo riporta la Nna, agenzia di stampa nazionale libanese.

Parlando con Hochstein per telefono, Mikati si è concentrato sulle strategie per fermare gli “scontri militari” e procedere con una soluzione politica globale basata sulla Risoluzione 1701 del 2006 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che comporterebbe un cessate il fuoco permanente e la fine delle ostilità tra Hezbollah e Israele. Nell'incontro con Ghalibaf a Beirut, Mikati ha ribadito che la priorità del governo libanese è “lavorare per un cessate il fuoco, fermare l'aggressione israeliana e garantire la sicurezza del Libano e del suo popolo”, si legge sulla Nna.

Strage israeliana su campo profughi Gaza

Proseguono intanto gli attacchi di Israele su Gaza. Sono 22 le persone che hanno perso la vita e molte altre quelle che sono rimaste ferite a seguito dei raid aereo israeliano che ha colpito nella notte il campo profughi di Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza. Lo hanno riferito questa mattina soccorritori citati dalla Cnn. I corpi delle vittime sono stati trasferiti all'ospedale di al-Ahli Baptist, come ha spiegato il responsabile dei servizi di emergenza del nord di Gaza, Fares Afana.

Ieri Msf aveva denunciato che migliaia di persone erano intrappolate nel campo profughi senza la possibilità di uscire. Tra loro anche cinque operatori di Medici senza frontiere.

Al bilancio delle vittime si aggiunge un numero imprecisato di ''dispersi che si trovano ancora sotto le macerie''. Secondo l'agenzia di stampa Wafa i dispersi sono almeno 14, mentre i feriti sono una trentina.

Nuovi avvisi Idf a Gaza city: "Evacuare anche i rifugi al nord"

Le Idf hanno diffuso oggi un ''messaggio importante'' in arabo per i cittadini che vivono del nord di Gaza City, dicendo che ''l'area deve essere evacuata immediatamente tramite Salah El-Din Street verso l'area umanitaria'' perché ''è considerata una zona di combattimento pericolosa''. L'Idf spiega che vanno evacuati anche ''i rifugi lì situati'' perché i militari israeliani stanno ''operando con grande forza contro le organizzazioni terroristiche e continueranno a farlo per molto tempo''.

Hamas: "A Jabalia massacro israeliano coperto dagli Usa"

Hamas ha accusato l'esercito israeliano di aver commesso “massacri” a Jabalia, nel nord di Gaza. Nella “rappresaglia contro civili disarmati sotto copertura americana" sarebbero rimaste uccise almeno 22 persone e ferite più di 90. Lo rende noto l'organizzazione in una dichiarazione ripresa da Al Jazeera. “Questi massacri sono la continuazione del genocidio criminale in corso contro il nostro popolo, e protetto dal sostegno americano”, si legge nella dichiarazione, aggiungendo che l'escalation di attacchi contro i civili è un tentativo di ‘punire la popolazione per la sua resilienza e il rifiuto dello sfollamento’.

“I continui crimini terroristici nazisti, giunti al secondo anno - afferma Hamas - dimostrano al mondo che questa entità canaglia e fascista è assetata di sangue e cerca vendetta attraverso un ulteriore genocidio contro il nostro popolo a Gaza e la popolazione libanese”.

Blinken: "Massimo impegno diplomatico per evitare conflitto più ampio"

Intanto proseguono le pressioni Usa per una soluzione diplomatica. Occorre arrivare a una soluzione diplomatica in Libano per evitare un confitto più ampio nella regione, ha dichiarato il Segretario di Stato americano Antony Blinken ribadendo che Israele ''ha il diritto a difendersi'', ma dicendosi ''allarmato'' per la crisi umanitaria causata dalla guerra. "Continuiamo a impegnarci intensamente per prevenire un conflitto più ampio nella regione", ha detto Blinken ai giornalisti dopo un vertice in Laos.

"Abbiamo tutti un forte interesse nel cercare di contribuire a creare un ambiente in cui le persone possano tornare a casa, in sicurezza e protezione, e i bambini possano tornare a scuola", ha affermato. "Quindi Israele ha un interesse chiaro e molto legittimo'' nel lavorare per la propria sicurezza, ma ''il popolo del Libano vuole la stessa cosa''. Per cui, ha aggiunto Blinken, ''crediamo che il modo migliore per arrivarci sia attraverso un'intesa diplomatica, una su cui stiamo lavorando da un po' di tempo e su cui ci concentriamo in questo momento".

L'Iran e la rappresaglia di Israele

Anche il governo dell'Iran è impegnato in un ''intenso e urgente'' lavoro diplomatico con i Paesi del Medioriente per cercare di limitare la rappresaglia israeliana per l'attacco missilistico lanciato da Teheran il primo ottobre, riporta la Cnn citando proprie fonti ben informate secondo le quali, se proprio l'attacco israeliano dovesse esserci, l'obiettivo è almeno quello di proteggere Teheran.

Secondo le fonti citate dalla Cnn, la preoccupazione dell'Iran deriva dall'incertezza sulla possibilità che gli Stati Uniti convincano Israele a non colpire i siti nucleari e gli impianti petroliferi iraniani. Gli Stati Uniti hanno già detto a Israele che non vogliono che prenda di mira i siti nucleari o i giacimenti petroliferi iraniani. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha parlato mercoledì con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, la loro prima conversazione in quasi due mesi , dicendogli che la rappresaglia di Israele sia "proporzionata".

Anche gli alleati degli Stati Uniti nel Golfo, tra cui Emirati Arabi Uniti, Bahrein e Qatar, hanno espresso preoccupazione per un possibile attacco agli impianti petroliferi iraniani, che potrebbe avere un impatto negativo sull'economia e sull'ambiente dell'intera regione, ha detto un diplomatico arabo alla Cnn.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Esteri

New York Times, la denuncia: “Israeliani hanno usato...

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"Costretti a cercare esplosivi di Hamas tra macerie, nei tunnel, generatori": cosa dice l'inchiesta basata su interviste a palestinesi e militari israeliani

Polizia israeliana - Afp

Militari ed agenti dell'intelligence israeliana dall'inizio della guerra a Gaza avrebbero usato palestinesi catturati, anche minorenni, come scudi umani, costringendoli a cercare esplosivi di Hamas tra macerie, nei tunnel, generatori e serbatoi di acqua, per evitare di mettere a rischio vite di soldati israeliani. E' la denuncia di una lunga inchiesta del New York Times, sulla base di interviste a 16 militari e ufficiali israeliani e 3 palestinesi. Come Mohammed Shubeir che lo scorso marzo, quando aveva 17 anni, è stato detenuto dagli israeliani per 10 giorni.

Prima di essere rilasciato, senza accuse, il ragazzo sarebbe stato costretto a camminare ammanettato tra le macerie della sua città, Khan Younis, per cercare esplosivi di Hamas. "I soldati mi hanno mandato come se fossi un cane in un appartamento minato", ha detto al Times lo studente di scuola superiore, raccontando che in un edificio semi diroccato ha visto sui muri una serie di fili di innesco di esplosivi. "Ho pensato che quelli fossero gli ultimi momenti della mia vita", ha aggiunto.

Il giornale americano, che ammette di non conoscere la portata del ricorso a queste operazioni che sono illegali sia per la legge israeliana che internazionale, afferma che le hanno utilizzate almeno 11 squadroni in cinque città a Gaza. In un caso un'unità israeliana avrebbe costretto un gruppo di sfollati a marciare di fronte a loro verso un covo di Hamas nel centro di Gaza City, secondo quanto denunciato da Jehad Siam, 31enne grafico palestinese che faceva parte di quel gruppo. "I soldati ci hanno detto di andare avanti così dall'altra parte non avrebbero sparato", ha raccontato.

Il Times ha intervistato sette militari israeliani che hanno partecipato, o assistito, a queste operazioni presentate come una routine organizzata, condotta con un considerevole supporto logistico e con l'avallo degli ufficiali superiori. In molti casi i detenuti erano gestiti da ufficiali dell'intelligence, cosa che richiede che i battaglioni siano coordinati e i comandanti siano informati.

Il general maggiore Tamir Hayman, ex capo dell'intelligence militare che viene periodicamente informato sulla condotta della guerra, ha confermato in parte la pratica, dicendo che alcuni detenuti sono stati costretti, altri si sono offerti volontariamente di fare da guida nei tunnel, nella speranza di ottenere trattamenti di favore. Ma con una dichiarazione, l'Idf ha ricordato che "le direttive e le linee guida proibiscono l'uso di civili detenuti a Gaza per operazioni militari", aggiungendo che le testimonianze riportate dal Times saranno "revisionate dalle autorità competenti".

Alcuni dei soldati che, rimasti sconvolti da questi episodi, hanno deciso di assumersi il rischio di riferire segreti militari alla stampa sono stati messi in contatto con il Times da Breaking the Silence, associazione indipendente che raccoglie le testimonianze dei militari israeliani. Due di questi soldati hanno raccontato di essersi opposti a questa pratica, e che in risposta alle loro obiezioni ufficiali l'hanno giustificata sostenendo, senza prove, che i detenuti erano terroristi, invece che civili fermati senza accuse.

Il diritto internazionale vieta l'uso di civili come scudi umani e definisce illegale anche inviare combattenti catturati in luoghi dove potrebbero essere esposti al fuoco. Nel 2005 la Corte Suprema israeliana ha vietato una procedura usata dai militari israeliana a Gaza e Cisgiordania, con cui venivano costretti civili palestinesi ad avvicinarsi alle case dei militanti per convincerli ad arrendersi.

Dall'inizio del conflitto dopo gli attacchi del 7 ottobre, Israele si difende dalle accuse sulle vittime civili, affermando che Hamas ha posizionato combattenti e armi nelle aree residenziali, usando intere comunità come scudi umani. Dopo aver invaso Gaza a fine ottobre, i militari israeliani hanno trovato che era troppo rischioso entrare in case e tunnel che Hamas aveva trasformato in trappole esplosive. Hanno iniziato a fare ricorso a cani anti-esplosivo o droni, ma - ed è questa la denuncia del Times - in alcuni casi a palestinesi catturati.

La terza testimonianza che cita il Times è quella di Basheer Al-Dalou, farmacista di Gaza City, catturato nella sua casa lo scorso 13 novembre. Dopo essere stato rilasciato, senza accuse, al Dalou ha raccontato che i militari l'hanno fatto spogliare, l'hanno ammanettato e bendato e, dopo averlo interrogato, gli hanno ordinato di entrare nel cortile di un edificio a cinque piani, pieno di detriti. "Dietro di me, tre soldati mi spingevano con violenza, avevano paura che ci fossero tunnel o esplosivi nascosti", ha ricordato, spiegando che uno l'ha colpito alla schiena con il calcio del fucile perché esitava ad avvicinarsi ad un grande generatore. Prima di essere trasferito ad un centro di detenzione, anche lui fu usato come scudo umano, facendolo camminare davanti ad un carro armato israeliano che avanzava verso una moschea.

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Esteri

Intelligence Germania: “Rischiato disastro aereo per...

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L'episodio risalente a luglio, quando un bagaglio ha preso fuoco all'interno del centro logistico della Dhl a Lipsia incendiando un container

Polizia Germania - Afp

Un atto di sabotaggio riconducibile probabilmente alla Russia ha rischiato di provocare un disastro aereo in Germania. Ad annunciarlo sono stati oggi i servizi di intelligence tedeschi, riferendosi ad un episodio risalente a luglio, quando un bagaglio ha preso fuoco all'interno del centro logistico della Dhl a Lipsia incendiando un container.

Thomas Haldenwang, presidente dell'Ufficio federale per la protezione della costituzione, l'agenzia di intelligence per l'interno, ha reso noto durante un'apposita sessione parlamentare che solo una fortunata coincidenza ha evitato che il bagaglio prendesse fuoco durante un volo.

Il pacco, arrivato in Germania dai Baltici, è rimasto infatti chiuso all'interno del centro probabilmente perché il volo sul quale sarebbe stato imbarcato è partito con un ritardo non previsto, rende noto la Dpa. Le emittenti Ard e Srw avevano annunciato il mese scorso che due persone sono state arrestate in Lituana e Polonia in relazione all'episodio.

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L’inferno di Toretsk, il ‘fortino’ ucraino nel Donetsk...

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