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Libano, Hezbollah lancia droni contro Israele: 4 soldati morti. Raid Idf su Gaza

Nella Striscia colpiti anche una scuola e un campo profughi. Dal Libano droni Hezbollah contro base militare vicino a Binyamina: 4 soldati morti e 58 feriti

Raid su ospedale Gaza - (Afp)

E' di almeno 4 morti e 70 feriti con gravi ustioni il bilancio di un raid aereo israeliano che ha colpito un campo tendato che ospitava sfollati palestinesi vicino all'ospedale dei martiri di Al-Aqsa a Deir al-Balah, nel centro della Striscia di Gaza. Come spiega l'emittente al-Jazeera, il raid ha causato un enorme incendio che si è rapidamente diffuso tra le tende. Le squadre di soccorso stanno cercando di trovare i sopravvissuti.

Il portavoce in lingua araba dell'Idf, Avichai Adraee, ha dichiarato che i caccia hanno colpito “terroristi che operavano in un complesso di comando e controllo allestito in un'area che in precedenza era l'ospedale dei Martiri di Al Aqsa”. “I membri di Hamas usavano il complesso dell'ospedale per pianificare ed eseguire operazioni terroristiche”, ha dichiarato.

Raid anche contro una scuola e un centro distribuzione aiuti

Le autorità di Gaza hanno inoltre dichiarato che un attacco israeliano alla scuola 'Mufti' ha ucciso 22 persone, tra cui 15 bambini e donne, e ferito 80 persone. L'ufficio stampa del governo di Gaza ha affermato che l'esercito israeliano “sapeva” che nella scuola “c'erano migliaia di bambini e donne sfollati dalle loro case e i cui quartieri sono stati bombardati”. “Hanno attaccato la scuola nonostante si trovasse in un'area che l'occupazione non ha classificato come zona di combattimento”, ha criticato.

E' di almeno 10 morti e 30 feriti invece il bilancio di un altro raid aereo israeliano sul campo profughi di Jabalia nel nord della Striscia di Gaza dove, secondo le Idf, si nascondono miliziani di Hamas. Lo denunciano i medici palestinesi spiegando che i caccia israeliani hanno colpito un centro di distribuzione di aiuti alimentari. Tra le vittime si contano anche donne e bambini, hanno detto le fonti citate dal Guardian.

Dal Libano droni Hezbollah contro base militare Israele: 4 soldati morti

Quattro soldati dell'Idf sono stati uccisi e altri 58 sono stati feriti da un attacco di droni di Hezbollah contro una base militare vicino a Binyamina, nel centro-nord di Israele. L'attacco è stato rivendicato da Hezbollah, che ha dichiarato di aver preso di mira una base di addestramento con uno “sciame di droni” e di aver così dimostrato di essere in grado di colpire Israele.

Il portavoce delle Idf, il contrammiraglio Daniel Hagari, ha affermato che si sta indagando sull'attacco e che i droni non hanno fatto scattare alcuna sirena di allarme in Israele. "Indagheremo su come un drone possa violare lo spazio aereo senza preavviso e colpire una base", ha detto. "Siamo tenuti a fornire una protezione migliore", ha affermato, aggiungendo che ''investigheremo su questo incidente, impareremo da esso e miglioreremo".

Idf: "25 razzi Hezbollah da zone vicino Unifil contro Israele in un mese"

''Nel mese scorso circa 25 razzi e missili sono stati lanciati contro comunità israeliane e truppe Idf dai complessi terroristici di Hezbollah situati vicino alle postazioni Unifil nel Libano meridionale, sfruttando la loro vicinanza alle forze Onu. Uno degli attacchi ha causato la morte di due soldati Idf''. Lo riferiscono le Forze di difesa israeliana in una nota, affermando che ''Hezbollah utilizza complessi situati sopra e sotto terra per compiere attacchi terroristici contro lo Stato di Israele''.

In particolare, afferma il comunicato, ''durante i raid terrestri limitati, localizzati e mirati delle Idf basati su informazioni di intelligence precise nel Libano meridionale, le truppe della 146a Divisione hanno localizzato centinaia di armi, tra cui armi da fuoco, granate e lanciarazzi puntati sul territorio israeliano. Queste armi erano conservate all'interno di complessi sotterranei situati da poche decine di metri fino a poche centinaia di metri dalle postazioni Unifil situate vicino alla Blue Line''.

L'Idf riconosce che ''l'Unifil nel Libano meridionale è stata dispiegata per implementare la risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e impedire la presenza di operativi armati di Hezbollah a sud del fiume Litani'', ma allo stesso tempo afferma che ''tuttavia, sia lo Stato del Libano che la comunità internazionale non sono riusciti a implementare la risoluzione 1701, nonostante le ripetute richieste in tal senso''.

Infatti, proseguono i militari israeliani, ''per anni Hezbollah si è insediato nel Libano meridionale in grave violazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. L'organizzazione ha accumulato grandi quantità di armi destinate ai civili israeliani nel corso degli anni e ha deliberatamente costruito la sua infrastruttura di attacco vicino alle postazioni Unifil''.

''I raid mirati dell'Idf sono diretti solo contro Hezbollah e le attività delle truppe non sono dirette alle postazioni, alle forze o alle infrastrutture Unifil'', chiariscono le Forze di difesa israeliane spiegando che ''giovedì 30 settembre, prima dell'inizio dell'operazione, i rappresentanti dell'Idf hanno presentato una richiesta all'organizzazione di spostare il suo personale lontano dalle postazioni situate entro cinque chilometri dalla Blue Line, poiché questa zona sarebbe diventata una zona di combattimento attiva''.

Inoltre ''le Idf mantengono una comunicazione continua con l'Unifil per evitare, per quanto possibile, qualsiasi danno al personale dell'Unifil nella zona e continueranno a farlo, nonostante la complessità della presenza dell'Unifil all'interno della zona di combattimento''.

Unifil: "Situazione grave ma missione resta, contingente italiano sta bene"

''La situazione'' nel sud del Libano è grave, ma ''la missione resta''. Così il portavoce di Unifil Andrea Tenenti ha parlato a Rainews24 a proposito degli ultimi attacchi subiti da Israele. Parlando dei nostri militari ha quindi assicurato che "il contingente italiano sta bene, è motivato. Abbiamo la Brigata Sassari con più di 1.100 Caschi blu, rimangono nelle loro posizioni''.

Certo, ha ribadito, ''la situazione non è facile, ma continuano a lavorare, come tutti gli altri contingenti della missione'' perché ''non possiamo avere un Paese che detta le regole per la Comunità internazionale''. Infine un auspicio: ''occorre trovare una soluzione politica e diplomatica".

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Esteri

Taiwan, nuovi giochi di guerra cinesi: tra moniti e rischio...

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Così Pechino ha risposto al discorso di Lai e alla sua riaffermazione della sovranità

Taiwan, militare a Taipei

Nuove manovre militari cinesi intorno a Taiwan. Jet e navi da guerra attorno all'isola. E' la seconda volta in meno di cinque mesi. 'Joint Sword-2024B' è il nome in codice delle esercitazioni avviate nelle ultime ore dalla Repubblica Popolare e "concluse con successo". Sono apparse come una risposta al discorso di giovedì del presidente di Taiwan in occasione della Festa Nazionale. E sono arrivate dopo i giochi di guerra 'Joint Sword-2024A', di maggio, seguiti all'insediamento di Lai Ching-te (William Lai) alla presidenza di Taiwan.

Pechino lo considera un "pericoloso separatista" e le truppe del gigante asiatico sono "pronte a sventare qualsiasi tentativo separatista". Nell'atteso intervento del 10 ottobre il presidente di Taiwan ha affermato che Pechino e l'isola "non sono subordinate l'una all'altra" e che la Repubblica Popolare "non ha diritto di rappresentare Taiwan" e i suoi 23 milioni di abitanti. Ha indicato come sua "missione" quella di "resistere all'annessione", insistendo sulla difesa della "sovranità" dell'isola di fatto indipendente, ma che Pechino considera una "provincia ribelle" e per la quale vuole la "riunificazione". Lai ha anche assicurato impegno per "pace e stabilità" nello Stretto di Taiwan e promesso di voler lavorare con la Cina sulle sfide globali. Parole subito criticate dalla diplomazia cinese con l'accusa di alimentare le tensioni.

Sul 'campo' è tutto iniziato ieri con la segnalazione dell'ingresso della portaerei cinese Liaoning nelle acque nell'area del canale di Bashi, canale strategico a sud di Taiwan che separa l'isola dalle Filippine. Poi oggi sono stati dispiegati navi da guerra e jet per accerchiare Taiwan nell'ambito di manovre - in nove aree intorno all'isola - con la mobilitazione di Esercito, Marina, Aeronautica e altre forze. Da Taipei hanno affermato di aver rilevato la presenza di 125 velivoli cinesi, "un record per una sola giornata".

Per la prima volta, sottolinea il Wall Street Journal, la Cina ha annunciato il dispiegamento della sua Guardia Costiera intorno a Taiwan. I militari hanno parlato di "un forte deterrente contro le attività separatiste delle forze dell'''indipendenza di Taiwan" e di una mossa "legittima e necessaria per difendere la sovranità nazionale e mantenere l'unità nazionale". Il Comando del Teatro orientale ha assicurato di essere "pronto a combattere in ogni momento". Senza mezzi termini il ministero degli Esteri di Pechino ha ripetuto che "indipendenza di Taiwan e pace nello Stretto di Taiwan sono incompatibili", che Taiwan "non è una questione diplomatica" e che gli Stati Uniti dovrebbero "smettere di armare l'isola" e di inviare "segnali sbagliati".

Dal ministero della Difesa di Taipei hanno condannato con forza quella che è stata considerata una "provocazione assurda". E subito confermato della mobilitazione di "truppe per proteggere libertà, democrazia e sovranità". Dalla presidenza hanno chiesto lo stop alle "provocazioni militari che compromettono pace e stabilità" e la fine delle "minacce alla democrazia e alle libertà di Taiwan".

A Washington c'è forte preoccupazione perché "la risposta della Repubblica Popolare cinese con provocazioni militari a un consueto discorso annuale è immotivata" e si rischia l'escalation. Dal Dipartimento di Stato Usa hanno invitato Pechino alla "moderazione" e a "evitare qualsiasi altra azione che possa compromettere pace e stabilità nello Stretto di Taiwan e nella regione".

L'isola conta sul sostegno degli Usa in base al Taiwan Relactions Act del 1979. Per Chang Wu-ueh, direttore dell'Istituto di studi cinesi della Tamkang University citato dal New York Times, le manovre sono una "risposta diretta e agguerrita" al discorso di Lai del 10 ottobre. Ieri in un'editoriale l'agenzia ufficiale cinese Xinhua ha accusato il presidente di Taiwan di cercare di presentare le due sponde dello Stretto di Taiwan come "due Stati", un affronto alla "politica di un'unica Cina" sostenuta da Pechino (e anche dagli Usa). Un'immagine diffusa dalla Guardia Costiera, e rilanciata stamani dal tabloid nazionalista cinese Global Times, ha mostrato una mappa con le unità navali cinesi che accerchiano Taiwan formando una sorta di cuore intorno all'isola.

Non solo le esercitazioni. Stamani la Guardia Costiera di Taiwan ha fatto sapere di aver fermato un cittadino cinese accusato di aver tentato di raggiungere con un gommone un'isola controllata da Taipei. Per le autorità di Taiwan, non si può escludere la possibilità che la Cina usi questi episodi nell'ambito delle tattiche della cosiddetta 'zona grigia'. Intanto le autorità cinesi hanno imposto sanzioni contro due individui e un'entità per sostegno a posizioni "indipendentiste" a Taiwan. Nel mirino sono finiti la Kuma Academy, istituita nel 2021 con l'obiettivo di preparare i civili in caso di invasione cinese dell'isola, il cofondatore Puma Shen (del Partito progressista democratico di Lai) e il suo principale sostenitore, Robert Tsao.

Negli ultimi anni le esercitazioni militari cinesi intorno a Taiwan si sono intensificate, con la tendenza a coincidere con 'sviluppi' che suscitano le ire di Pechino. Nell'agosto del 2022 il gigante asiatico aveva avviato maxi manovre militare in risposta alla visita sull'isola dell'allora speaker della Camera Usa, Nancy Pelosi. Oggi Lai ha assicurato che "il governo continua a difendere il sistema costituzionale democratico e libero", a tutelare la "sicurezza nazionale" e la democrazia di Taiwan. Intanto a Pechino è arrivato in visita il ministro russo della Difesa, Andrei Belousov.

William Lai, chi è il presidente "piantagrane" (per Pechino)

Eletto a gennaio, al potere da maggio, Lai Ching-te (William Lai) è stato vice presidente di Taiwan dal 2020 prima di prendere il posto di Tsai Ing-wen alla guida dell'isola di fatto indipendente ma che la Cina vuole "riunificare". La sua vittoria al voto di gennaio è stata considerata storica perché ha consegnato al Partito progressista democratico la leadership dell'isola per la terza volta consecutiva. Sessantacinque anni appena fatti, Lai ha un passato di studi in Medicina perfezionati a Harvard. Premier per due anni dal 2017, era stato in precedenza sindaco di Tainan per sette anni. Dal gennaio del 2023 è alla guida del Partito progressista democratico. Il Global Times, tabloid nazionalista cinese, lo ha descritto come un "separatista". Per Pechino è un "provocatore" e un "piantagrane".

Nel suo discorso in occasione della Festa Nazionale, giovedì scorso, Lai ha indicato come sua "missione" quella di "resistere all'annessione", insistendo sulla difesa della "sovranità" dell'isola, ma assicurando al contempo di voler lavorare con il gigante asiatico sulle sfide globali. La Cina "non ha diritto a rappresentare Taiwan - ha affermato Lai il 10 ottobre - Cina e Taiwan non sono subordinate l'una all'altra". Parole che erano state subito critiche da Pechino e che erano arrivate dopo che la portavoce dell'Ufficio (cinese) per gli Affari di Taiwan, Zhu Fenglian, aveva puntato il dito contro Lai, accusato di far salire le tensioni con le dichiarazioni sul gigante asiatico che non può essere la "patria" degli abitanti di Taiwan. Oggi su Facebook Lai ha assicurato che, "di fronte alle minacce esterne", il "governo continuerà a difendere il sistema costituzionale democratico e libero, a proteggere una Taiwan democratica e a salvaguardare la sicurezza nazionale".

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Esteri

Nei piani della Russia l’attacco ai territori Nato?...

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Cosa dice il capo dei servizi segreti esteri della Germania, Bruno Kahl

Vladimir Putin - Afp

La Russia sarà in grado di attaccare il territorio della Nato entro il 2030. Lo ha sostenuto il capo dei servizi segreti esteri della Germania Bruno Kahl intervenendo in Parlamento a Berlino. ''Le forze armate russe saranno in grado di sferrare un attacco alla Nato al più tardi entro la fine di questo decennio'', ha detto in audizione al Bundestag. ''Il Cremlino considera l'Occidente, Germania compresa, come un nemico'', ha aggiunto Kahl citato dalla Dpa. L'obiettivo del presidente russo Vladimir Putin, ha aggiunto, non è diretto solo alla conquista dell'Ucraina, ma alla "costruzione di un nuovo ordine mondiale". Sottolineando che ''i servizi segreti russi agiscono senza scrupoli'', Kahl ha detto che ''un peggioramento della situazione è tutt'altro che improbabile''.

Il Cremlino ha intanto avvertito che le esercitazioni nucleari della Nato nel Regno Unito e nel Mare del Nord porteranno solo ad “un'ulteriore escalation di tensione", in una fase già molto delicata nei rapporti diplomatici tra Mosca e il blocco atlantico. “Nel contesto della 'guerra calda' che si sta combattendo nel quadro del conflitto ucraino, queste esercitazioni, ovviamente, non portano ad altro che a un'ulteriore escalation della tensione”, ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ai giornalisti, secondo l'agenzia di stampa russa Tass.

Il nuovo segretario generale della Nato, Mark Rutte, ha annunciato alla fine della scorsa settimana che le manovre annuali - note come Steadfast Noon - sarebbero iniziate da oggi con la partecipazione di 60 aerei e circa 2.000 militari. “In un mondo incerto, è fondamentale mettere alla prova la nostra difesa”, ha affermato.

Nuove sanzioni alla Russia

L'Europa dal canto suo agisce aumentando le sanzioni. Oggi il Consiglio Ue dà il via libera a misure restrittive nei confronti di sette persone e sette entità, ritenute responsabili di aver consegnato missili e droni iraniani alla Russia: la designazione include individui ed entità che avrebbero sviluppato e trasferito droni, missili e tecnologia correlata alla Russia a sostegno della guerra di aggressione contro l'Ucraina e a gruppi armati ed entità che minano la pace e la sicurezza in Medio Oriente e nella regione del Mar Rosso.

L'elenco comprende tre compagnie aeree iraniane (Saha Airlines, Mahan Air e Iran Air) e due società fornitrici. Sono ritenute responsabili del trasferimento e della fornitura, attraverso reti di approvvigionamento transnazionali, di droni di fabbricazione iraniana e relativi componenti e tecnologie a Mosca. Vengono 'listate' anche due società coinvolte nella produzione di propellente utilizzato per il lancio di razzi e missili.

Inoltre, il Consiglio ha deciso di imporre misure restrittive al viceministro della Difesa iraniano, Seyed Hamzeh Ghalandari, ad alti funzionari della Forza Qods del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche (Irgc-Qf, i Pasdaran), al quartier generale centrale dell'Irgc Khatam al-Anbiya e alla Forza aerospaziale dell'Irgc Division, nonché ai direttori generali delle società Iran Aircraft Manufacturing Industries (Hesa) e Aerospace Industries Organization (Aio). Le persone fisiche e giuridiche sanzionate si vedono congelare i beni eventualmente detenuti nell'Ue; a chi opera nell'Ue è fatto divieto di finanziarle. Alle persone fisiche si applica anche un divieto di viaggiare nell'Unione.

Sempre in tema sanzioni, a margine del Consiglio Affari Esteri a Lussemburgo, è arrivata la denuncia della ministra degli Esteri lettone Baiba Braze. "Purtroppo al nostro confine" con la Russia, ha detto, "che è anche confine esterno dell'Ue e della Nato, vediamo molte imprese che esportano merci verso la Russia che non sono necessariamente in linea con le sanzioni" imposte dall'Ue dopo l'inizio dell'invasione dell'Ucraina.

Nella bozza delle conclusioni del Consiglio europeo, datata 10 ottobre, si legge che gli asset della Banca centrale russa congelati nell'Ue dopo l'invasione dell'Ucraina "dovrebbero rimanere immobilizzati finché la Russia non cesserà la sua guerra di aggressione e non l'avrà ricompensata per i danni provocati da questa guerra".La durata del congelamento degli asset è cruciale per assicurare la copertura del programma di aiuti a Kiev da 35 miliardi di euro annunciato recentemente dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, varato nell'ambito degli impegni presi dal G7 l'estate scorsa. La Casa Bianca ha chiesto all'Ue, che custodisce una parte preponderante degli asset di Mosca, di estendere la durata del congelamento da 6 a 36 mesi, per poter partecipare al programma senza dover passare dal Congresso; l'estensione è stata bloccata dall'Ungheria, che ha posto il veto.

Cosa succede in Russia

Nel frattempo l'intelligence militare ucraina ha fatto sapere che, nella notte tra sabato e domenica, un aereo militare da trasporto russo Tu-134 è stato distrutto dalle forze ucraine sulla pista dell'aeroporto militare Orenburg-2, nella regione russa di Orenburg, a circa mille chilometri dal confine con l'Ucraina. In un video diffuso dall'agenzia, si vedono le fiamme all'interno dell'aereo.

Non è la prima volta che un drone di Kiev penetra tanto in profondità in Russia. "Questi aerei di produzione sovietica sono usati principalmente per trasportare i vertici del ministero della Difesa", si precisa.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Esteri

Da Mpox al virus Marburg, già 17 epidemie pericolose nel...

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Global Preparedness Monitoring Board: "Investire ora, la prossima emergenza non aspetterà di trovarci pronti"

Medici e infermieri - (Fotogramma)

"Una pletora di rischi aumenta la probabilità di nuove pandemie". Il Global Preparedness Monitoring Board (Gpmb), iniziativa sostenuta dall'Organizzazione mondiale della sanità e dalla Banca Mondiale, non usa mezzi termini per richiamare tutte le nazioni ad agire ora per farsi trovare pronte alla prossima minaccia di salute globale. In un rapporto lanciato al 15esimo World Health Summit in corso a Berlino, il Gpmb ricorda che "solo nel 2024 si sono già verificate 17 epidemie di malattie pericolose", dall'ex vaiolo delle scimmie Mpox all'influenza aviaria H5N1 o al virus Marburg. Tutte sono "un duro promemoria della vulnerabilità del mondo alle pandemie", avvertono gli esperti. "Ogni nuova epidemia - ammoniscono - evidenzia le faglie nell'attuale architettura di prevenzione e nella prontezza globale di risposta" a nuove minacce sanitarie.

"La prossima pandemia non aspetterà che perfezioniamo i nostri sistemi", afferma Joy Phumaphi, co-presidente del Gpmb ed ex ministra della Salute del Botswana. "Dobbiamo investire ora in sistemi sanitari primari resilienti ed equi per resistere alle sfide di domani", esorta. "Abbiamo una stretta finestra di opportunità per ripensare alla preparazione globale" a una nuova pandemia, "per valutare i rischi che si estendono ben oltre il settore sanitario e per affrontarli in modo molto più proattivo e adatto a ogni contesto", le fa eco la collega Kolinda Grabar-Kitarović, co-presidente del Gpmb ed ex presidente della Croazia. "Vigilanza, adattabilità e collaborazione", aggiunge, sono le parole chiave da mettere in pratica adesso.

Il report, riassume l'Oms, sottolinea "l'urgenza di comprendere la vulnerabilità globale alle minacce" di salute e chiede "un radicale ripristino dell'approccio collettivo alla preparazione alle pandemie". Il Gpmb delinea 15 fattori cruciali del rischio pandemico, classificati in 5 categorie: elementi di tipo sociale, tecnologico, ambientale, economico e politico. "La mancanza di fiducia tra Paesi e al loro interno, le disuguaglianze, l'agricoltura intensiva, la probabilità di contaminazione uomo-animale" sono tra le principali minacce indicate dagli esperti, che identificano anche nuovi rischi, oltre ai classici di natura sanitaria. Ad esempio "la connettività digitale", che se da un lato "ha permesso agli scienziati di sequenziare e condividere rapidamente i dati sui patogeni e di personalizzare le risposte sempre più rapidamente", dall'altro "lascia esposti i sistemi sanitari e le società". Anche "gli attacchi informatici, le crescenti minacce alla biosicurezza e la rapida diffusione di informazioni errate aumentano il rischio di una pandemia".

Per una protezione efficace, "tutte le nazioni devono rafforzare i propri sistemi sanitari, dare priorità alla protezione sociale e garantire che i servizi sanitari essenziali siano disponibili per tutte le comunità, in particolare quelle più vulnerabili e svantaggiate", tenendo presente che "il Pil da solo - precisa il Gpmb - non è una misura della resilienza a una pandemia". Prepararsi bene, continua il board, significa adottare un approccio One Health che tenga insieme "salute umana, animale e ambientale". Gli esperti sollecitano "una maggiore collaborazione tra questi settori per mitigare i rischi associati alle pandemie, riconoscendo che la salute di uno è strettamente legata alla salute degli altri".

Fra le indicazioni ai decisori politici, c'è la raccomandazione di "garantire che i piani di prevenzione e risposta siano regolarmente rivisti e sufficientemente flessibili per rispondere a tutte le situazioni. La prossima pandemia - puntualizza il Gpmb - non seguirà lo stesso percorso di Covid-19", dunque "le lezioni apprese da quell'esperienza dovrebbero guidare, ma non definire la preparazione". La resilienza rispetto a future emergenze sanitarie, concludono gli esperti, dipende dagli "investimenti in ricerca e sviluppo, tecnologia migliorata, infrastrutture sanitarie eque e una maggiore comprensione della natura dinamica di tutti i fattori di rischio pandemico". Obiettivi da raggiungere insieme, aiutandosi. "Nel mondo interconnesso di oggi - chiosa il board - la comunità globale deve assumersi la responsabilità collettiva della prevenzione e della risposta alle malattie, piuttosto che considerare la preparazione come un'attività a livello di singolo Paese o settore".

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