Chi sono i ‘cittadini sovrani’, movimento di estrema destra dell’arrestato a comizio Trump
L'allarme sul possibile terzo tentativo di uccidere il tycoon, ma il fermato nega le accuse: "Sciocchezze, sono un artista"
Vem Miller, l'uomo di Las Vegas arrestato in California mentre si recava ad un comizio di Donald Trump con armi nell'auto, è legato al movimento di estrema destra dei Sovereign Citizens. L'uomo è stato fermato perché il suo Suv aveva una targa falsa che appariva "scritta a mano, con un riferimento ad un gruppo di individui che sostengono essere cittadini sovrani", ha riferito infatti lo sceriffo della contea di Riverside, Chad Bianco, che ha lanciato l'allarme sulla possibilità di aver sventato un terzo tentativo di assassinio dell'ex presidente.
I 'cittadini sovrani'
Il movimento dei Sovereign Citizen riunisce migliaia, se non decine di migliaia, di estremisti anti-governativi che ritengono di essere soggetti ad autorità e leggi locali e federali. Secondo quanto riporta Usa Today, i cittadini sovrani si rifiutano di pagare le tasse, e in diversi casi hanno presentato ricorsi in tribunale, che ovviamente non sono stati accolti.
A differenza di altri gruppi organizzati dell'estrema destra americana, come gli Oath Keepers e i Proud Boys, considerati i principali organizzatori dell'assalto al Congresso del 6 gennaio 2021, i cittadini sovrani sono più un movimento, spiega Mark Pitcavage, ricercatore del centro sull'estremismo della Anti Defamation League. "Sono anti-autorità nel profondo, a loro non piace che qualcuno dica loro quello che devono fare, non sostengono nessuna autorità", aggiunge.
In passato, esponenti di questo movimento sono stati coinvolti in episodi di violenza anti-governativa: nel 2010 padre e figlio, che si proclamavano cittadini sovrani, hanno ucciso due agenti di polizia aprendo il fuoco durante un controllo stradale in Arkansas. Dopo aver acquistato una certa popolarità alla fine degli '70, il movimento in questi ultimi anni, anche in coincidenza con l'era Trump, ha aumentato la sua diffusione e sostenitori "tra i no-vax, i membri della setta Qanon e i trumpiani del Maga", spiegano ancora dalla Anti-Defamation League.
"Il movimento si è anche sviluppato nelle prigioni, mentre i cittadini sovrani hanno aumentato la loro presenza anche in altri Paesi del mondo", aggiungono sottolineando che esistono "guru" e leader che giustificano le posizioni anti-governative con diverse teorie legali e filosofiche.
Miller nega le accuse: "Completa sciocchezza"
Miller - che dopo l'arresto è stato rilasciato dopo il pagamento di una cauzione di 5mila dollari - in un'intervista si è detto 'sotto choc' per essere stato arrestato ed accusato di voler attentare alla vita di Trump, dichiarando di essere un suo sostenitore. L'uomo - che indossava una maglietta ed un cappello con l'immagine di Trump - ha anche detto di aver ricevuto un invito speciale per il rally del tycoon a Coachella dal capo del partito repubblicano della contea di Clark.
La polizia sostiene però che il pass da Vip presentato da Miller fosse falso. Diversa anche la versione riguardo alle armi: Miller afferma di aver lui stesso comunicato agli agenti che aveva delle armi, possedute legalmente, nell'auto. Mentre invece la polizia parla di possesso illegale di una pistola carica, di un fucile ed un caricatore.
"Queste accuse sono una completa sciocchezza, io sono un artista, sono l'ultima persona che provocherebbe violenza e danni ad un'altra persona", ha detto, intervistato dal Southern California News Group, Miller che ha 49 anni, ha un master all'Ucla, è registrato repubblicano e si è presentato, senza successo, alle elezioni locali in Nevada nel 2022 sostenendo che "questo Paese è diventato una tirannia".
Esteri
New York Times, la denuncia: “Israeliani hanno usato...
"Costretti a cercare esplosivi di Hamas tra macerie, nei tunnel, generatori": cosa dice l'inchiesta basata su interviste a palestinesi e militari israeliani
Militari ed agenti dell'intelligence israeliana dall'inizio della guerra a Gaza avrebbero usato palestinesi catturati, anche minorenni, come scudi umani, costringendoli a cercare esplosivi di Hamas tra macerie, nei tunnel, generatori e serbatoi di acqua, per evitare di mettere a rischio vite di soldati israeliani. E' la denuncia di una lunga inchiesta del New York Times, sulla base di interviste a 16 militari e ufficiali israeliani e 3 palestinesi. Come Mohammed Shubeir che lo scorso marzo, quando aveva 17 anni, è stato detenuto dagli israeliani per 10 giorni.
Prima di essere rilasciato, senza accuse, il ragazzo sarebbe stato costretto a camminare ammanettato tra le macerie della sua città, Khan Younis, per cercare esplosivi di Hamas. "I soldati mi hanno mandato come se fossi un cane in un appartamento minato", ha detto al Times lo studente di scuola superiore, raccontando che in un edificio semi diroccato ha visto sui muri una serie di fili di innesco di esplosivi. "Ho pensato che quelli fossero gli ultimi momenti della mia vita", ha aggiunto.
Il giornale americano, che ammette di non conoscere la portata del ricorso a queste operazioni che sono illegali sia per la legge israeliana che internazionale, afferma che le hanno utilizzate almeno 11 squadroni in cinque città a Gaza. In un caso un'unità israeliana avrebbe costretto un gruppo di sfollati a marciare di fronte a loro verso un covo di Hamas nel centro di Gaza City, secondo quanto denunciato da Jehad Siam, 31enne grafico palestinese che faceva parte di quel gruppo. "I soldati ci hanno detto di andare avanti così dall'altra parte non avrebbero sparato", ha raccontato.
Il Times ha intervistato sette militari israeliani che hanno partecipato, o assistito, a queste operazioni presentate come una routine organizzata, condotta con un considerevole supporto logistico e con l'avallo degli ufficiali superiori. In molti casi i detenuti erano gestiti da ufficiali dell'intelligence, cosa che richiede che i battaglioni siano coordinati e i comandanti siano informati.
Il general maggiore Tamir Hayman, ex capo dell'intelligence militare che viene periodicamente informato sulla condotta della guerra, ha confermato in parte la pratica, dicendo che alcuni detenuti sono stati costretti, altri si sono offerti volontariamente di fare da guida nei tunnel, nella speranza di ottenere trattamenti di favore. Ma con una dichiarazione, l'Idf ha ricordato che "le direttive e le linee guida proibiscono l'uso di civili detenuti a Gaza per operazioni militari", aggiungendo che le testimonianze riportate dal Times saranno "revisionate dalle autorità competenti".
Alcuni dei soldati che, rimasti sconvolti da questi episodi, hanno deciso di assumersi il rischio di riferire segreti militari alla stampa sono stati messi in contatto con il Times da Breaking the Silence, associazione indipendente che raccoglie le testimonianze dei militari israeliani. Due di questi soldati hanno raccontato di essersi opposti a questa pratica, e che in risposta alle loro obiezioni ufficiali l'hanno giustificata sostenendo, senza prove, che i detenuti erano terroristi, invece che civili fermati senza accuse.
Il diritto internazionale vieta l'uso di civili come scudi umani e definisce illegale anche inviare combattenti catturati in luoghi dove potrebbero essere esposti al fuoco. Nel 2005 la Corte Suprema israeliana ha vietato una procedura usata dai militari israeliana a Gaza e Cisgiordania, con cui venivano costretti civili palestinesi ad avvicinarsi alle case dei militanti per convincerli ad arrendersi.
Dall'inizio del conflitto dopo gli attacchi del 7 ottobre, Israele si difende dalle accuse sulle vittime civili, affermando che Hamas ha posizionato combattenti e armi nelle aree residenziali, usando intere comunità come scudi umani. Dopo aver invaso Gaza a fine ottobre, i militari israeliani hanno trovato che era troppo rischioso entrare in case e tunnel che Hamas aveva trasformato in trappole esplosive. Hanno iniziato a fare ricorso a cani anti-esplosivo o droni, ma - ed è questa la denuncia del Times - in alcuni casi a palestinesi catturati.
La terza testimonianza che cita il Times è quella di Basheer Al-Dalou, farmacista di Gaza City, catturato nella sua casa lo scorso 13 novembre. Dopo essere stato rilasciato, senza accuse, al Dalou ha raccontato che i militari l'hanno fatto spogliare, l'hanno ammanettato e bendato e, dopo averlo interrogato, gli hanno ordinato di entrare nel cortile di un edificio a cinque piani, pieno di detriti. "Dietro di me, tre soldati mi spingevano con violenza, avevano paura che ci fossero tunnel o esplosivi nascosti", ha ricordato, spiegando che uno l'ha colpito alla schiena con il calcio del fucile perché esitava ad avvicinarsi ad un grande generatore. Prima di essere trasferito ad un centro di detenzione, anche lui fu usato come scudo umano, facendolo camminare davanti ad un carro armato israeliano che avanzava verso una moschea.
Esteri
Intelligence Germania: “Rischiato disastro aereo per...
L'episodio risalente a luglio, quando un bagaglio ha preso fuoco all'interno del centro logistico della Dhl a Lipsia incendiando un container
Un atto di sabotaggio riconducibile probabilmente alla Russia ha rischiato di provocare un disastro aereo in Germania. Ad annunciarlo sono stati oggi i servizi di intelligence tedeschi, riferendosi ad un episodio risalente a luglio, quando un bagaglio ha preso fuoco all'interno del centro logistico della Dhl a Lipsia incendiando un container.
Thomas Haldenwang, presidente dell'Ufficio federale per la protezione della costituzione, l'agenzia di intelligence per l'interno, ha reso noto durante un'apposita sessione parlamentare che solo una fortunata coincidenza ha evitato che il bagaglio prendesse fuoco durante un volo.
Il pacco, arrivato in Germania dai Baltici, è rimasto infatti chiuso all'interno del centro probabilmente perché il volo sul quale sarebbe stato imbarcato è partito con un ritardo non previsto, rende noto la Dpa. Le emittenti Ard e Srw avevano annunciato il mese scorso che due persone sono state arrestate in Lituana e Polonia in relazione all'episodio.