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Sempre più pensionati lasciano casa per trasferirsi in una più piccola

“La Casa è il luogo della Memoria”, diceva don Luigi Giussani, ma i pensionati italiani sembrano sempre più in disaccordo con questa idea. Stando alle statistiche notarili del 2023, su mille acquisti con agevolazione prima casa, ottantasette hanno almeno 65 anni.

Leggendo tra le righe, la motivazione potrebbe essere proprio l’importo della pensione. Spesso, infatti, dopo che i figli hanno lasciato il nido dei genitori, i pensionati italiani lasciano la casa di una vita, il “luogo della Memoria” di Luigi Giussani, per trasferirsi in una più piccola. L’obiettivo è racimolare qualche migliaio di euro dalla differenza tra la vecchia e la nuova dimora, per integrare l’assegno pensionistico, spesso molto basso.

L’Ufficio studi di Tecnocasa, che non può accedere alla totalità dei rogiti come fanno i notai, registra che la quota di acquisti degli over 64 calcolata su tutte le finalità e non solo sulla prima casa è del 9,9%. In pratica, per il database dell’agenzia, un acquisto immobiliare su dieci viene fatto dai pensionati.

Giova ricordare che, nonostante l’età pensionabile sia fissata a 67 anni, in Italia si va in pensione mediamente a 64,2 anni. Una situazione che il Belpaese, in piena crisi demografica, non può permettersi, tanto che il governo sta progressivamente disincentivando le pensioni anticipate.

Quando lasciano casa i giovani italiani?

L’Italia, inoltre, è il Paese Ue dove i giovani lasciano casa più tardi. Non perché siano ‘mammoni’, ma perché i salari sono troppo bassi. Dagli ultimi dati Istat emerge che sempre più under 34 italiani vivono con i genitori: due su tre sono ancora sotto il tetto della propria famiglia.

Il rapporto Annuale Istat certifica il peggioramento del trend. Il 67,4% dei giovani tra i 18 e i 34 anni che vivono con i propri genitori, un dato che dal 2002 al 2022 è aumentato di 8 punti percentuali. Traducendo i numeri in parole, il concetto è lampante: il lavoro non basta (l’Italia vive un ottimo momento sotto il profilo del livello occupazionale), servono stipendi più alti soprattutto per le nuove generazioni.

La correlazione tra lavoro e indipendenza emerge chiaramente dai dati Istat: nelle Regioni in cui c’è il picco di giovani che vivono con i loro genitori c’è anche un tasso di disoccupazione particolarmente alto in quella fascia di età.
Diventa allora dirimente osservare che ai giovani italiani tra i 15 e i 24 anni viene riservata la metà dei tre milioni di contratti a tempo determinato. Esattamente l’opposto di cosa serve ai giovani per fare un progetto di vita credibile, senza il timore di essere schiacciati dai debiti.

Povertà e crisi demografica sono intrinsecamente collegate perché avere un figlio costa. E costa sempre di più, seguendo l’andamento del mercato che negli ultimi anni ha visto un diffuso aumento dei prezzi a cui, in Italia, non è corrisposto un aumento dei salari.

Dinamiche ancora più evidenti tra i giovani, costretti a fare una “nuova gavetta” dopo il percorso universitario che già li porta a entrare nel mondo del lavoro più tardi degli altri cittadini europei.

Il risultato è tanto logico, quanto sconfortante: in Italia più sei giovane, più sei povero. Lo dimostrano ampiamente i dati Istat relativi al 2023, da cui emerge che nella penisola l’incidenza di povertà assoluta più elevata si registra per i minori di 18 anni (il 14% rispetto al 9,8% della media della popolazione, 1,3 milioni di minori), seguiti dai 18-34enni e dai 35-44enni (11,9 e 11,8%).

Ma quando i figli, con grande fatica, riescono a lasciare casa, che dimora scelgono gli anziani italiani?

Le case scelte dagli anziani

Dai dati notarili risulta che le scelte di acquisto degli over 65 italiani che acquistano un nuovo immobile:

Nel 59% dei casi acquistano l’abitazione principale;
Nel 27,7% dei casi comprano per investimento;
Nel 13,3% dei casi, l’acquisto ha ad oggetto una casa vacanze.

Nonostante spesso cambino casa per racimolare qualche euro da integrare alla pensione, raramente i pensionati si accontentano di un bilocale (25,4% dei casi), mentre la tipologia più acquistata è il trilocale con il 36,5% delle preferenze. Quasi sempre si tratta di appartamenti.

I quadri locali e le soluzioni indipendenti hanno quote comprese tra il 14% e il 15%.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Spermatozoi danneggiati raddoppiano il rischio di...

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Un recente studio condotto presso l’Università di Lund in Svezia ha portato alla luce importanti implicazioni riguardanti la salute riproduttiva maschile e femminile. I risultati, pubblicati nella rivista Fertility and Sterility, indicano che spermatozoi con un indice elevato di danno al Dna possono raddoppiare il rischio di sviluppare preeclampsia, una complicazione grave durante la gravidanza, con un’incidenza del 10,9% nei casi di spermatozoi compromessi, rispetto al 5,3% per quelli di qualità superiore.

Sperma e gravidanza

Per questo studio, i ricercatori hanno analizzato un campione di 850 coppie che hanno intrapreso trattamenti di fecondazione in vitro (Fivet) presso il Centro di Medicina Riproduttiva dell’Università di Lund. La metodologia si è articolata nelle seguenti fasi:

Selezione dei partecipanti: Sono state incluse coppie che soddisfacevano criteri specifici, come l’assenza di gravidanze precedenti, una concentrazione di spermatozoi superiore a 1 milione/millilitro e un’età delle donne inferiore ai 40 anni.
Raccolta dei campioni di spermatozoi: I campioni di spermatozoi sono stati raccolti tramite masturbazione nel giorno in cui sono stati eseguiti i trattamenti in vitro. Una porzione dei campioni è stata conservata per l’analisi del danno al Dna.
Analisi del danno: Il test per la frammentazione del Dna dello sperma è stato condotto utilizzando la “struttura della cromatina dello sperma”, un metodo che misura l’integrità del Dna all’interno degli spermatozoi. Gli spermatozoi con un indice di frammentazione superiore al 20% sono stati considerati a rischio elevato.
Monitoraggio delle gravidezze: Le gravidanze sono state monitorate e registrate, con particolare attenzione all’insorgenza di preeclampsia e di altre complicazioni. Le diagnosi di preeclampsia, caratterizzata da ipertensione, sono state confermate utilizzando codici della Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD).
Analisi: I dati sono stati analizzati statisticamente per determinare l’associazione tra i livelli di danno al Dna dello sperma e le complicazioni della gravidanza, inclusa la preeclampsia. Sono stati utilizzati modelli di regressione logistica per calcolare il rischio relativo di sviluppare complicazioni in base ai diversi livelli di danno.

“Rischi in gravidanza”

La dottoressa Amelie Stenqvist, principale autrice dello studio, ha dichiarato: “Questi risultati evidenziano l’importanza della qualità dello sperma non solo per la fertilità, ma anche per la salute della madre e del neonato. La comprensione dei meccanismi sottostanti è cruciale per sviluppare strategie preventive adeguate.”

Il professor Aleksander Giwercman, esperto di medicina riproduttiva, ha aggiunto: “L’identificazione di rischi legati al danno al Dna negli spermatozoi è fondamentale per migliorare gli esiti delle gravidanze, nella fecondazione in vitro”.

Implicazioni per la salute materna e neonatale

I risultati suggeriscono che un elevato livello di danno al Dna negli spermatozoi non solo è associato a preeclampsia, ma potrebbe anche contribuire a un incremento del rischio di parto prematuro. Questi risultati evidenziano la necessità di una maggiore attenzione alla salute riproduttiva maschile nella pianificazione familiare.

In sintesi, questo studio rappresenta un passo significativo nella comprensione della salute riproduttiva e delle sue implicazioni. “È auspicabile che ulteriori ricerche confermino questi risultati e promuovano pratiche di screening più efficaci, con l’obiettivo di migliorare la salute materna e neonatale”, hanno concluso i ricercatori.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Porno e Spid per i minori, Agcom: “Facciamo chiarezza”

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È di pochi giorni fa la notizia dell’introduzione di limiti all’uso di alcuni siti online, come quelli pornografici, imposti ai minori. A sollevare la questione è il disegno di un provvedimento da parte dell’Agcom, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni che ha fissato i requisiti per l’introduzione dell’age verification, una modalità di verifica dell’età dell’utente per piattaforme che potrebbero compromettere la sicurezza dei minori.

Una delle possibilità prefigurate per assicurare che l’utente abbia la maggiore età, tra le altre, è stata quella di usare lo Spid, il Servizio pubblico di identità digitale che milioni di italiani usano ogni giorno per accedere ai servizi della pubblica amministrazione. L’ipotesi ha sollevato perplessità e polemiche sulla privacy di chi accede a tali siti. Ma non è come sembra.

A fare chiarezza sul tema ci ha pensato il commissario dell’Agcom Massimiliano Capitanio: “Ammettiamolo, l’idea di accedere a siti per adulti con Spid fa sorridere e disperare al tempo stesso – scrive in un post su LinkedIn -. Eppure, al di là dello spaesamento iniziale, delle facili battute e delle più surreali ipotesi, ciò che è emerso più di ogni altra cosa è che il tema richiede di essere chiarito e anche con una certa urgenza, quantomeno per tutelare adeguatamente l’operato di tutte le amministrazioni coinvolte e, non secondario, gli utenti e le piattaforme che legittimamente fanno il loro business”.

Vediamo nel dettaglio cosa prevede il provvedimento e cosa ha rivelato Capitanio.

Agcom, cosa prevede il provvedimento tra Porno e Spid

Il Decreto-Legge 15 settembre 2023, n. 123 convertito con modificazioni dalla Legge 13 novembre 2023, n. 159, noto ai più come “Decreto legge Caivano”, è stato adottato in risposta ai “gravissimi fatti di cronaca che si sono verificati ai danni di due minorenni, vittime di abusi”, ha spiegato Capitanio.

L’articolo 13-bis prevede espressamente che l’Agcom, sentito il Garante Privacy, emani un provvedimento che indichi “le modalità tecniche e di processo” che i fornitori delle piattaforme di condivisione video a carattere pornografico sono tenuti a adottare per l’accertamento della maggiore età degli utenti”. Misure, queste, valide per tutte le piattaforme di contenuti per adulti operanti in Italia.

Sul versante europeo, il 19 ottobre 2022 è stato adottato il Regolamento (Ue) 2022/2065, conosciuto come Digital Services Act (Dsa). “Per quanto riguarda specificamente la tutela dei minori all’art. 28 viene richiesto a tutti i fornitori di piattaforme on-line accessibili a quest’ultimi di adottare misure adeguate e proporzionate per garantire un elevato livello di tutela della vita privata – ha continuato Capitanio sui social -, di sicurezza e di protezione dei minori, anzitutto mediante l’attivazione dei meccanismi di verifica dell’età. Il Dsa prevede per le piattaforme e i motori di ricerca di dimensioni molto grandi l’obbligo di adottare misure di attenuazione dei rischi sistemici, tra cui anche gli strumenti di verifica dell’età e di controllo parentale”.

La stragrande maggioranza delle piattaforme per adulti, ad oggi, non realizza alcun tipo di verifica dell’età, limitandosi piuttosto a ricordare all’utente che entrando sul sito dichiara automaticamente di avere almeno 18 anni.

Quindi? “Anzitutto in nessun caso si è imposto a piattaforme e utenti di accedere tramite Spid o Cie (Carta d’identità elettronica, ndr) – chiarisce il commissario Agcom-. Si sono piuttosto fissate alcune caratteristiche che i sistemi di age verification devono soddisfare per essere realmente efficaci e salvaguardare la privacy degli utenti. I sistemi di verifica dell’età devono utilizzare il modello del “doppio anonimato”, al fine di garantire il requisito della riservatezza “rafforzata”. Lo schema adottato da Agcom, trattandosi di una regola tecnica, è stato notificato alla Commissione europea che ha 90 giorni per eventuali rilievi. A quel punto Agcom avvierà un Tavolo tecnico di monitoraggio e analisi delle evoluzioni tecniche, normative e regolamentari”.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Portogallo, agevolazioni fiscali per dieci anni contro la...

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Il Portogallo ha deciso di cambiare strategia per affrontare una delle sue problematiche più complesse: la fuga dei cervelli.

Dopo essere stato un paradiso fiscale per i pensionati grazie a politiche fiscali agevolate, ora il governo guidato da Luís Montenegro vuole concentrare gli sforzi sui giovani. L’esecutivo di centrodestra ha inserito nella Legge di bilancio un piano di agevolazioni fiscali per i lavoratori sotto i 35 anni, con l’obiettivo di trattenere i talenti in patria, dopo che 361mila giovani hanno lasciato il Paese tra il 2008 e il 2023.

Agevolazioni per i giovani in Portogallo

Una premessa è d’obbligo prima di approfondire le misure proposte dal premier Montenegro: l’approvazione della finanziaria portoghese non è scontata così come i singoli provvedimenti.

Una valutazione attenta, però, rileva come i minori ricavi attesi (tassazione agevolata) possono dare luogo a un’economia più solida nei prossimi anni. Anche subito, secondo le stime del governo di Lisbona, che, in caso di approvazione delle misure, prevede una crescita del Pil del 2% nel 2024 e nel 2025.

Il piano anti fuga dei cervelli prevede ingenti agevolazioni fiscali per dieci anni:

Primo anno: esenzione totale dalle tasse per il primo anno di lavoro dei giovani sotto i 35 anni;
Dal secondo al quarto anno: esonero del 75% delle imposte sui redditi da lavoro;
Dal quinto al settimo anno: esonero del 50% delle imposte;
Dall’ottavo al decimo anno: l’esenzione scende al 25% delle imposte dovute.

Un Paese “amico dei giovani”

Il premier Montenegro, al governo da aprile, ha detto che vuole rendere il Portogallo ‘più amico dei giovani’ evitando che lascino il Paese.

Le cause della fuga dei cervelli sono simili a quelle dell’Italia: salari bassi e prezzi degli affitti alti. Nel contesto portoghese, questa situazione è aggravata dall’arrivo dell’arrivo dei ricchi pensionati, attratti dalle precedenti politiche fiscali vantaggiose.

Il contesto che ha portato a questa inversione di rotta è legato al caro affitti, in gran parte causato dall’afflusso di pensionati stranieri. L’aumento del costo degli alloggi ha spinto molti giovani a emigrare, in particolare verso Francia e Germania. Le nuove misure fiscali mirano a invertire questa tendenza, cercando di trattenere i laureati e i lavoratori qualificati in Portogallo.

Incentivi per alcuni settori

Oltre alle agevolazioni fiscali per i giovani, la legge finanziaria del governo prevede anche altri interventi per stimolare l’economia. Tra questi, l’aumento degli stipendi per insegnanti, lavoratori della sanità e della polizia, nonché un investimento pubblico considerevole.

Un altro intervento previsto riguarda la riduzione dell’aliquota dell’imposta sulle società, una misura che ha sollevato dibattiti accesi in Parlamento, soprattutto tra il governo di minoranza conservatore e i socialisti, i cui voti saranno necessari per l’approvazione definitiva del piano.

Incentivi per il rientro dei cervelli: come sono cambiati in Italia dal 2024

Anche l’Italia sta provando a fronteggiare la fuga dei cervelli, che da anni appesantisce il già cupo quadro demografico del Paese. Ci sono sempre meno nascite (e anche gli immigrati fanno meno figli), e di quelli che lasciano l’Italia, solo un giovane su tre ritorna nel Belpaese.
Salari bassi, assenza di prospettiva e scarso riconoscimento del merito sono le cause principali che spingono i giovani italiani a cercare lavoro fuori dai confini nazionali.

Il regime fiscale del rientro dei cervelli è stato introdotto nel 2019 ed è stato ampiamente revisionato con la scorsa Legge di Bilancio. Le misure sono molto meno impattanti di quelle proposte da Lisbona.

Il nuovo regime del rientro dei cervelli prevede una detassazione del 50% del reddito complessivo prodotto in Italia, in presenza di determinati requisiti. Se il lavoratore si trasferisce in Italia con un figlio minore o in caso di nascita (o adozione) di un minore durante il periodo di agevolazione, la detassazione sale al 60%. Da quest’anno, però, è stato introdotto un limite massimo annuo di reddito agevolabile, ovvero 600.000 euro.

Fino al 2023 l’agevolazione consisteva nella detassazione del 70% del reddito complessivo, aumentato al 90% per i lavoratori che si trasferivano nelle Regioni del Sud; non esisteva un tetto massimo di reddito agevolabile ed erano agevolati anche i redditi d’impresa, in forma individuale.

L’agevolazione fiscale 2024 si applica ai redditi di lavoro dipendente e assimilati e ai redditi di lavoro autonomo per i contribuenti che:

non sono stati fiscalmente residenti in Italia nei 3 anni precedenti al rientro (fino al 2023 bastava essere stati fiscalmente residenti all’estero nei 2 anni precedenti);
mantengano la residenza fiscale per almeno 4 anni. In caso contrario, il lavoratore decade dall’agevolazione e l’Agenzia delle Entrate provvederà al recupero delle imposte non versate e dei relativi interessi;
svolgano l’attività lavorativa prevalentemente in Italia, quindi per almeno 183 giorni all’anno.

Se il lavoratore che rientra in Italia prosegue l’attività lavorativa alle dipendenze dello stesso datore di lavoro (o di uno appartenente allo stesso gruppo), la permanenza all’estero deve essere di: 6 anni, se il lavoratore non ha lavorato in Italia a favore dello stesso datore di lavoro; 7 anni, se il lavoratore, prima del suo trasferimento all’estero, ha lavorato alle dipendenze dello stesso datore di lavoro.

Qualifica e durata dell’agevolazione

Le nuove regole del rientro dei cervelli restringono le tipologie di lavoratori a cui spetta l’incentivo. Dal 2024 accedono all’agevolazione solo i lavoratori con requisiti di elevata qualificazione o specializzazione, mentre fino all’anno scorso non c’era alcuna distinzione per tipologia di attività svolta né per qualifica o specializzazione.

La durata dell’agevolazione fiscale è rimasta invariata a 5 anni dal trasferimento della residenza fiscale in Italia. In via eccezionale, il lavoratore che ha trasferito la residenza anagrafica nel corso di quest’anno, gode di un beneficio fiscale si applica per ulteriori tre periodi d’imposta, a condizione che abbia acquistato, entro il 31 dicembre 2023 e, in ogni caso nei 12 mesi precedenti il trasferimento, un immobile destinato alla sua residenza abituale in Italia.
Fino al 2023 la durata dell’agevolazione poteva essere prorogata per ulteriori 5 anni in caso di acquisto di un immobile di tipo residenziale o in presenza di figli minori o a carico, al rientro in Italia e non prima che questo avvenisse.

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