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Canapa e altre fibre naturali, con Roger il vaso biodegradabile ed economico

L'obiettivo è rivoluzionare, in modo sostenibile, il settore florovivaistico, sostituendo i vasi in plastica.

Canapa e altre fibre naturali, con Roger il vaso biodegradabile ed economico

Biodegradabile, economico, sostenibile. E' il nuovo vaso in fibre naturali, canapa industriale in primis, realizzato dall'azienda italiana Roger, con l'obiettivo di rivoluzionare, in modo sostenibile, il settore florovivaistico, sostituendo i vasi in plastica.

"Il settore florovivaistico, da una decina d'anni -racconta ad Adnkronos/Labitalia Giampaolo Teti, fondatore e amministratore di Roger, Master di I Livello in Sostenibilità socio ambientale delle reti agroalimentari ed esperto nella prima lavorazione e trasformazione della canapa industriale- affronta delle importanti difficoltà a cui deve far fronte. In primis, il riscaldamento climatico e di conseguenza tutte le leggi europee che stanno spingendo verso una transizione ecologica entro il 2050. Stiamo parlando di tasse sul consumo di plastica che ovviamente si riflettono sui vari prodotti utilizzati nel florovivaismo, tra cui in particolare il vaso in plastica, che ovviamente è quello che ne determina un consumo maggiore".

E in questo bisogno di transizione si inserisce l'idea innovativa di Roger, nata in provincia di Cuneo, in Piemonte. "Sono appunto anni che si cerca un sostituto al vaso di plastica -spiega Teti- e la difficoltà è competere con la sua economicità e resistenza. Esistono oggi dei vasi biodegradabili commercializzati, ma il nostro vaso in fibre naturali si presenta come unico in questo scenario perché grazie al suo materiale in fibra naturale riesce ad essere resistente e altrettanto economico. La resistenza avviene grazie al processo innovativo proposto, che ne realizza un semilavorato con spessori che possono variare e collanti naturali utilizzati che possono essere scelti sulla base dei tempi di biodegradabilità richiesti, a differenza delle diverse destinazioni del prodotto".

Un'idea innovativa che si candida a 'spazzare' il vecchio vaso in plastica, che soffre già da un po' per diverse ragioni. "I prezzi dei vasi in plastica -sottolinea Teti- sono aumentati, e poi c'è l'impatto dei costi di trasporto e di smaltimento, visto che è un rifiuto speciale, deve seguire le logiche di smaltimento e non tutti i vivai hanno quantitativi minimi per potersi muovere indipendentemente. E il vaso in plastica obbliga anche a un travaso e comporta ulteriori costi in quanto ovviamente da un vaso più piccolo si passa a un vaso più grande", fa notare.

E la proposta di Roger nasce già con un'idea di uso trasversale. "È un semilavorato -sottolinea- biodegradabile compostabile che può assumere qualsivoglia forma tridimensionale. Quindi abbiamo un ventaglio molto ampio che può inserirsi in più settori. Il settore florovivaistico è stato scelto proprio perché c'è un forte bisogno, imminente, a risolvere, delle problematiche importanti per loro consumo eccessivo di vasi in polietilene".

Ma non finisce qui: il nuovo vaso di canapa industriale e altre fibre naturali può avere un ruolo decisivo nella sostenibilità dell'ambiente. "Le fibre utilizzate -dice Teti- arrivano da colture ad ampio assorbimento di anidride carbonica. Parliamo, ad esempio, del bambù, del kenaf o della canapa industriale. Quest'ultima è quella fibra che ci permette di andare ad impattare economicamente, ci permette di offrire un prodotto vaso economico. Questo perché la coltura della canapa industriale è una coltura molto povera, che però produce per ogni ettaro un'ampia quantità di biomassa secca. Per fare un esempio concreto e diretto, stiamo parlando di un ettaro che produce quanto quattro ettari di bosco. E' una pianta che cresce in un ciclo di sei mesi e, in certi territori e contesti ambientali, si possono fare anche due cicli di produzione annuali, al contrario del bosco che ovviamente cresce in almeno dieci anni. Questo serve per rendere l'idea della quantità della fonte rinnovabile che può produrre".

E il vaso in fibre naturali è ormai già qualcosa in più che un'idea. "Abbiamo chiuso i primi due anni di ricerca e sviluppo, e ora abbiamo avviato la comunicazione e la ricerca fondi per avviare il progetto industriale. Parallelamente abbiamo realizzato il prodotto vaso che ha superato la fase di prototipo. Abbiamo un piccolo impianto, quello con il quale abbiamo fatto la ricerca e sviluppo, e che allo stesso tempo è operativo e può produrre una produzione di vasi, ovviamente in piccola scala che ci permette di inserirci nel mercato del piccolo consumatore di città, dell'amante delle piante e dei fiori", ricorda Teti.

L'obiettivo è conoscere e farsi conoscere, per far 'camminare' una proposta che dalla sua, secondo Teti, ha una parola chiave: concretezza. "La nostra idea è di una sostenibilità concreta. A monte andiamo a utilizzare non solo, appunto, una coltura che può impattare a livello economico e quant'altro, ma una coltura ad ampio assorbimento di energia carbonica. Quindi che già ci permette di impattare e bilanciare le emissioni che si creeranno nel processo produttivo. Una produzione che è esclusivamente di prodotti compostabili e biodegradabili, e che vanno oltre il vaso. Quindi stiamo parlando di inserirci in più settori con più coltura ubiquitaria, ovvero coltivabile in qualsiasi parte del mondo. E quindi stiamo parlando di una moltiplicazione degli impianti in distretti e regioni differenti, andando quindi a rifornire le produzioni e le aziende limitrofe", osserva.

L'obiettivo, per Teti, è chiaro, con vantaggi per gli operatori e per il Pianeta. "Se a monte acquisiamo un'ampia quantità di energia carbonica, a valle andiamo invece a eliminare i costi, non tanti i costi di trasporto, quanto le emissioni per il trasporto, creando quindi una perfetta economia circolare concretamente sostenibile. Proprio perché, come ad esempio con il vaso biodegradabile, noi andiamo in tutto e per tutto a sostituire un prodotto inquinante con un prodotto che invece torna alla terra e che apporta dei vantaggi ambientali, salutari e anche economici per tutti, per il mondo, per la sua sostenibilità. E la pianta stessa, per tornare al vaso, gode di vantaggi per il suo sviluppo. Ad esempio, evitare il travaso gli evita uno shock da trapianto. E al vivaista, perché non solo entra in una perfetta economia circolare, con l'eliminazione di tasse sulla plastica e i costi di smaltimento, ma riesce a eliminare anche alcune fasi di lavoro, come ad esempio il travaso", conclude.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Lavoro

Enogastronomia: tra casari, cheese bar e Spa è boom di...

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Presentato il primo Rapporto sul turismo e il mondo caseario ideato da Roberta Garibaldi

Enogastronomia: tra casari, cheese bar e Spa è boom di turisti del formaggio

Ci sono malghe e casari dove vedere la produzione dal vivo, musei per ripercorrere la storia e le tradizioni, cheese bar dove degustare le specialità e persino delle Spa a tema dove rilassarsi. Sono le tantissime e sempre più numerose esperienze che il 'turismo del formaggio' offre nel Belpaese. Un trend che si sta sempre più affermando, con il 32,7% dei turisti italiani che dichiara di aver partecipato ad almeno un’esperienza a tema formaggio nel corso dei viaggi degli ultimi tre anni - tra visite ai caseifici, eventi e festival, itinerari tematici ed esperienze dedicate nei ristoranti - e i numeri sono cresciuti in modo significativo nell’ultimo triennio: +7,3% sul 2021.

A rivelarlo è il primo Rapporto sul turismo e il mondo caseario, realizzato dall’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico e ideato dalla presidente, Roberta Garibaldi, con la collaborazione del Comune di Bergamo e del progetto Forme e di Bergamo Città Creativa per l’Enogastronomia. Uno strumento nuovo per analizzare un fenomeno in evoluzione e restituire linee di sviluppo dell’offerta turistica a tema mondo del formaggio, contribuendo ad accrescere il benessere delle comunità locali e dei territori. La conferenza di lancio dello studio nazionale ha visto la partecipazione di Elena Carnevali, sindaca del Comune di Bergamo, Antonio Auricchio, presidente Afidop, Cesare Baldrighi, presidente Origin Italia, Dominga Cotarella, presidente Terranostra, Igino Morini, Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano, Francesco Maroni, presidente Associazione The Cheese Valleys le Tre Signorie, e Alberto Gottardi, vicepresidente Progetto Forme, moderati da Alberto Lupini, direttore 'Italia a Tavola'.

Lo studio delinea, inoltre, le nuove esigenze dei cheese lover e presenta l’offerta turistica, evidenziando best practice e progetti di rete per la valorizzazione turistica del formaggio. “Pur avendo già suscitato un crescente interesse da parte dei viaggiatori, il settore caseario - afferma Roberta Garibaldi - non ha ancora ricevuto l’attenzione che merita in un’ottica sistemica. L’offerta attuale presenta numerose esperienze di alto valore, che testimoniano il potenziale di sviluppo di questa nicchia turistica. Con questo rapporto, mi auguro di fornire un primo contributo concreto alla valorizzazione del comparto caseario come risorsa strategica per il turismo, promuovendo un approccio integrato che possa stimolare una maggiore attenzione verso le eccellenze territoriali e la loro capacità di attrarre visitatori, generando così nuove opportunità di crescita e sostenibilità per i territori produttori”.

Caseifici e aziende casearie sono il core dell’offerta turistica dedicata. Alle tradizionali visite e degustazioni si affiancano proposte ingaggianti, coinvolgenti e stimolanti. Fra queste spiccano corsi di cheese pairing (apprezzati dal 55% dei rispondenti) e laboratori del formaggio (52%). Il confine tra business e leisure diviene anche nel turismo legato al mondo caseario sempre più sottile, e le proposte dedicate alle aziende stanno iniziando ad essere apprezzate dal pubblico (il 41% dei rispondenti vorrebbe parteciparvi). Ad esempio, Carozzi Formaggi (Pasturo) organizza i blind test per le aziende. La stessa ristorazione è in 'fermento'. Dai cheese bar - come Latteria Perenzin a San Pietro di Felet to, Formaggioteca Terroir a Firenze, Baby Dicecca nella foresta di Cassano delle Murge, come esempi, ai servizi di cheese catering, ne è un esempio l’altoatesino Degust, i format si stanno innovando per soddisfare i desideri degli amanti di questo mondo. Senza dimenticare le proposte tradizionali come le carte dedicate ai formaggi, che quasi 6 italiani su 10 vorrebbero trovare quando si recano nei ristoranti.

L’offerta si allarga dalle aziende ai territori, con i musei del formaggio, con il 44% degli italiani che gradirebbe visitarne uno di respiro nazionale, e molti eventi e festival, fra cui, ad esempio, Cheese di Slow Food. Un’altra frontiera interessante è quella legata alle Spa a tema formaggio: in Italia l’ha realizzata ad esempio La Fiorida in Valtellina, con trattamenti a base di miscela di acqua e latte crudo e di fieno. Infine, itinerari tematici come la Strada dei Formaggi delle Dolomiti del Trentino e pacchetti turistici con visite ai luoghi di produzione. “Il turismo enogastronomico rappresenta una delle innovazioni più promettenti e immediate per molte denominazioni, soprattutto quelle caratterizzate da produzioni più limitate. Questa forma di turismo consente di raggiungere i consumatori in modo più diretto e profittevole, offrendo esperienze autentiche e valorizzando la qualità à dei prodotti locali”, dichiara Cesare Baldrighi, presidente di Origin Italia.

“Il turismo legato al formaggio, comparto in crescita in un mercato molto competitivo che spesso ci pone nemici sleali, pensiamo a italian sounding, etichettatura, origine garantita ecc., è pertanto un comparto che va difeso, sostenuto negli investimenti, nei canali commerciali, nei mercati. Sappiamo essere un comparto ad alta intensità di capitale materiale (gli alti costi degli impianti) e immateriale (le conoscenze e le competenze umane). Ed è su questo che vogliamo e dobbiamo orientare la traiettoria, per poter sostenere la competitività delle imprese. Diversificando e differenziando attività e proposte, anche turistiche”, sottolinea Dominga Cotarella, presidente Terranostra.

“I turisti che scelgono l’Italia sono sempre più alla ricerca di esperienze enogastronomiche appaganti. Ciò consente loro di entrare in contatto con l’essenza dei nostri prodotti tipici, imparando a conoscerli in profondità. Una volta tornati a casa, i turisti non si limitano più a ricordare i sapori, ma hanno acquisito una conoscenza che permette loro di chiedere gli stessi prodotti e, soprattutto, di saper distinguere tra le eccellenze italiane autentiche e le imitazioni che sfruttano il cosiddetto Italian Sounding. In questo contesto, il ruolo degli chef e dei ristoratori diventa cruciale: sono loro i veri ambasciatori del gusto italiano. Attraverso i loro piatti, trasmettono la storia, le tradizioni e l’autenticità dei nostri formaggi e delle nostre eccellenze gastronomiche. È grazie a loro se chi visita l’Italia quando torna a casa diventa un ambassador dei prodotti made in Italy, quelli veri", osserva Antonio Auricchio, presidente di Afidop.

Essenziale per lo sviluppo del settore è la collaborazione tra gli attori pubblici e privati della filiera turistica e casearia, come il Sistema Bergamo. “Questo lavoro, che va oltre i confini di Bergamo, è un importante punto di partenza per una riflessione che abbraccia tutto il nostro paese: il potenziale del turismo caseario grazie all’eccellenza rappresenta dalla produzione dei formaggi. Il nostro territorio, Bergamo e la sua provincia, riconosciuto pe r la sua lunga tradizione casearia, oggi con i 9 formaggi Dop su 53 a livello nazionale, di cui 14 lombardi, una ricca varietà di prodotti caseari riconosciuti e certificati, 3 presidi Slow Food, i formaggi Principi delle Orobie ha un primato di eccellenza, non solo nazionale, che legittima l'ambizione di fare di Bergamo e la sua provincia una capitale del formaggio, un punto di riferimento per l'intera filiera lattiero-casearia italiana”, dice Elena Carnevali, sindaca di Bergamo.

“Bergamo dal 2019 è anche Città Creativa Unesco per la Gastronomia, grazie alle Cheese Valleys Orobiche, e ha l’opportunità e la responsabilità di collaborare con altre 350 città in tutto il mondo per la promozione reciproca e la valorizzazione delle eccellenze culturali e gastronomiche che le rendono uniche. La città diventa così una straordinaria vetrina per promuovere l’arte casearia delle nostre valli, celebrare la qualità e l’autenticità dei nostri formaggi, mirando anche a sostenere l'economia locale e preservare il paesaggio e la cultura che caratterizza il territorio bergamasco. L'auspicio è che, come già avvenuto per il turismo del vino e dell’olio, anche il turismo caseario possa diventare un motore di crescita per l’Italia", aggiunge.

"Il turismo enogastronomico - prosegue - non si limita infatti alla valorizzazione dei prodotti, ma racconta il legame tra cibo, cultura e territorio, creando reti di collaborazione che rafforzano, da una parte, l’identità locale e promuovono esperienze autentiche, dall’altra possono dar vita a processi virtuosi di promozione, sviluppo economico e coesione sociale. Sono convinta che questo rapporto contribuirà a rafforzare il ruolo di Bergamo e la sua provincia come meta enogastronomica d’eccellenza, promuovendo un turismo sostenibile e inclusivo, in grado di gene rare opportunità per tutte le comunità coinvolte”.

Altri esempi sono 'Nutrire il Domani', progetto di rete sviluppato a partire dal 2015 nelle Valli di Primiero e Vanoi (Trentino) per promuovere i formaggi locali, fino alle iniziative del Consorzio del Parmigiano Reggiano, che si stima abbiano portato sul territorio 180mila visitatori nel 2023. “Dal punto di vista economico e sociale - spiega Roberta Garibaldi - il turismo legato ai formaggi ha il potenziale per generare benefici significativi per i territori coinvolti. L’aumento del reddito per i produttori locali, la creazione di nuove opportunità lavorative e il sostegno alla conservazione delle tradizioni sono alcuni degli impatti positivi osservabili. Inoltre, il rafforzamento del legame tra agricoltura e turismo può contribuire a dare nuove prospettive di crescita sostenibile alle comunità locali".

"Questo Rapporto rappresenta un primo passo verso una maggiore valorizzazione del mondo caseario in chiave turistica. L’auspicio è che le raccomandazioni e i casi di studio presentati possano stimolare ulteriori progetti e iniziative in grado di promuovere le eccellenze del settore, consolidando il formaggio come elemento centrale del turismo enogastronomico. La collaborazione tra produttori, operatori turistici e istituzioni sarà fondamentale per costruire un’offerta integrata e sostenibile, capace di rispondere alle esigenze del mercato e di contribuire allo sviluppo dei territori”, conclude.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Lavoro

Food: La Luigi Diotaiuti Foundation protagonista italiano...

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Food: La Luigi Diotaiuti Foundation protagonista italiano per Giornata Mondiale della pasta 2024

In un congresso internazionale organizzato a Maratea il 23/24/25 ottobre in collaborazione con l’istituto statale di istruzione superiore Giovanni Paolo II di Maratea, lo chef Luigi Diotaiuti parlerà dell’impatto della cucina italiana nel mondo festeggiando la pasta: saperi, sapori e salute di un alimento buono, salutare, nutriente, accessibile e sostenibile, tra passato e futuro). L’evento si propone come obiettivo quello di esplorare l’impatto della cucina italiana a livello globale, promuovere la dieta mediterranea e riflettere su innovazione e sostenibilità nella gastronomia.

Luigi Diotaiuti è un’autorità mondiale della cucina e la cultura italiana, tra i suoi clienti ci sono celebrità come George Clooney, Julia Roberts e Harrison Ford. “Il mio obiettivo è sempre stato quello di mostrare rispetto per gli ingredienti stessi utilizzando i migliori prodotti di qualità in modo autentico. Non ho mai deciso di vincere premi. La mia unica missione è preservare tradizioni, tecniche e standard”, afferma l’ambasciatore culinario italiano.

Lo chef pluripremiato, proprietario di Al Tiramisu a Washington DC, tra i 50 migliori ristoranti italiani nel mondo nel 2019 (per il sito 50topitaly.it) e Ambasciatore della cucina italiana e lucana nel mondo, Luigi Diotaiuti, Presidente della Fondazione è impegnato nella promozione delle tradizioni culturali e culinarie della Basilicata a livello internazionale. Attraverso iniziative come la creazione del docufilm sulla transumanza e il supporto a eventi enogastronomici, Luigi con la sua Fondazione vuole contribuire a diffondere la conoscenza e l’amore per il territorio lucano, mantenendone vive le radici culturali. Inoltre, la Fondazione si impegna a sostenere progetti educativi volti a formare i giovani nel settore della ristorazione e del turismo, creando un ponte tra la tradizione e l’innovazione.

L’evento si svolgerà presso l’Istituto scolastico e si concluderà con il gran gala’ presso l’Hotel San Diego di Maratea in Basilicata e vedrà la partecipazione del presidente della Regione Bardi oltre a grandi esperti dell’enogastronomia: Francesco Maria Spanò, saggista e gastronomo; Lucia Galasso, antropologa dell’alimentazione; Luca Cesari, storico della gastronomia; e diversi collegamenti dall’estero come da Singapore Rocco Pozzullo, presidente della Federazione Italiana Cuochi insieme alla Nazionale Olimpica Chef italiana; Amy Riolo, Washington, autrice pluripremiata di 19 libri, chef, ambasciatrice della dieta mediterranea, cavaliere dell’ordine della stella d’Italia; e Julio Panza, New York, professor of medicine New York medical college, director department of cardiology Westchester Medical Center. “Il mio obiettivo è di trasformare tradizioni agricole rispettabili e uno stile di vita sano in modelli sostenibili di reddito e sicurezza alimentare per creare felicità e benessere duraturi per le generazioni future", dice Luigi Diotaiuti, fondatore, Luigi Diotaiuti Foundation.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Lavoro

Roma, Tagliavanti (Camera Commercio): “Economia in...

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L'intervista al presidente dell'istituzione camerale sullo stato di salute delle imprese e le prospettive future

Il presidente della Camera di Commercio di Roma, Lorenzo Tagliavanti

Per l'economia romana "quella che stiamo vivendo è una fase di transizione. Siamo tra la fase post-Covid, che è stata una fase positiva e la fase pre-Giubileo, chiamiamola così. Quindi l'economia ha terminato quella fase di grande ripresa registrata nel periodo post-Covid. Roma è stata infatti tra le economie più reattive del Paese, sia in termini di recupero dei fatturati, sia in termini anche occupazionali. In questo momento, invece, quella fase è finita, però c'è una fase di attesa, di preparazione verso un anno straordinario che sarà il prossimo". A dirlo, intervistato da Adnkronos/Labitalia, è il presidente della Camera di Commercio di Roma, Lorenzo Tagliavanti.

In particolare, spiega Taqliavanti, "se guardiamo il primo semestre di quest'anno, vediamo che c'è stata una riduzione di fatturato per 42-43% delle imprese. Per un altro 42% delle aziende è stato stabile, mentre per un 15% è stato invece in crescita. Stabile invece l'occupazione, con l'80% che ha tenuto la base occupazionale e quasi il 9% che ha avuto un incremento, con un 13% che ha avuto invece una riduzione. Sono i classici numeri che ci dicono che ci troviamo in una fase di transizione dell'economia", sottolinea ancora.

E Tagliavanti nella sua analisi individua anche i settori che trainano l'economia di Roma e provincia. "Nell'ultimo periodo -sottolinea Tagliavanti- tra i settori di punta troviamo sicuramente le costruzioni, che hanno avuto due grandi, potenti, anzi potentissimi strumenti che sono stati in una prima fase il superbonus 110%, che comunque ancora a livello operativo, e poi il secondo elemento è stato l'avvio dei cantieri pubblici nell'area romana: quelli del Pnrr, quelli del Giubileo, quelli di Roma Capitale". Le costruzioni nel 2023 hanno fatto registrare un +20,7% di fabbisogno occupazionale rispetto al 2022 mentre tra gennaio e settembre 2024 hanno fatto segnare rallentamento fisiologico: +2,9%.

Ma non sono solo le costruzioni a trainare l'economia di Roma e provincia. "Un altro settore, che è figlio della trasformazione dell'economia, sono i servizi alle imprese. E tra questi i settori in trasformazione a causa dell'affermazione del digitale nell'economia fanno la parte del leone, con un più 20% di fabbisogno occupazionale registrato nel 2023". Tra gennaio e settembre 2024 però i servizi, sia alle imprese, sia alle persone sono in leggero arretramento (-4% in media di assunzioni offerte). E non può mancare tutto il settore ricettivo, con Roma sempre più meta prescelta per turisti da ogni parte del mondo. "L'alloggio e la ristorazione certamente a Roma, dopo la grande paura del Covid, sono centrali, ancora di più perchè la Capitale va ormai proiettandosi verso un aumento notevole di turisti garantiti dal Giubileo. Questo è un settore di grandi investimenti e di grandi espansioni che tra gennaio e settembre di quest'anno ha fatto registrare un ulteriore +19% di fabbisogno occupazionale rispetto ai primi nove mesi del 2023", sottolinea Tagliavanti.

"E poi nota positiva per il manifatturiero, che sul nostro territorio è sempre un po' in difficoltà e che invece registra una domanda di lavoro ancora alta (+14,1%), nonostante il debole ciclo industriale a livello nazionale", aggiunge ancora Tagliavanti. Ma Tagliavanti non dimentica però che "continua ad essersi un elemento di grande sofferenza in particolare per le piccole, piccolissime imprese del settore commerciale e del settore artigiano. Che sono quelle imprese che intercettano più tardi le innovazioni tecnologiche, che magari hanno anche elementi di debolezza di tipo finanziario", sottolinea.

Tante speranza, per gli imprenditori ma non solo, sono riposte nel Giubileo. "Allora, in economia contano i numeri, ma conta molto -sottolinea Tagliavanti- l'aspettativa. Il piccolo imprenditore si aspetta che con la fase del Giubileo ci saranno grandi opportunità per quanto riguarda la propria impresa e quindi aumenta gli investimenti e aumenta anche sul terreno dell'occupazione. Si tiene pronto per cogliere questa occasione. Ma in generale quello che tutti si attendono è il cambiamento della città e del modo di produrre. La gente si aspetta a valle di questa fase una città diversa, più efficiente e più efficace. E oggi Roma è una città, anche dal punto di vista dell'innovazione, molto più pronta ad aggredire i nuovi mercati", sottolinea.

E, concretamente, per Roma, "i lavori in vista del Giubileo sono una cosa importante. Roma ha sempre avuto, soprattutto negli ultimi 15 anni, scarsissimi interventi pubblici, e ciò ha creato in più di un'area, in più di un settore, veramente un deficit grave, che ha impattato anche sulla qualità dei servizi. In questa fase, invece, ha tanti investimenti, quindi vuol dire tanti cantieri. Pensiamo solo che il Comune di Roma in questo momento ha qualcosa come 1.500 cantieri aperti a Roma, che è una massa rilevante. Questo significa di investimenti diretti, ma soprattutto questi cantieri con l'indotto creano l'effetto moltiplicatore che è un grande elemento di crescita. Quindi, da questo punto di vista, l'economia romana si sta preparando per questa grande occasione", sottolinea ancora.

E non ci sono solo i lavori pubblici previsti per il Giubileo nell'agenda Capitolina."I lavori del Giubileo sono per rendere la città più accogliente, gli investimenti del Pnrr sono per cambiare la burocrazia, le infrastrutture, la qualità dei servizi", conclude.

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