Medicina, Covelli (Lum): “Ecco come siamo arrivati a quella odierna”
Alla presentazione del libro ‘Storia della medicina e dell’odontoiatria’, l’autore ‘mio intento semplificare i passaggi che ci hanno portato ad oggi'
“L'obiettivo di realizzare quest'opera è semplificare la storia della medicina: per poter conoscere la sua storia, infatti, ci vorrebbero decine e decine di volumi. La parte più complessa per me è stata creare una sintesi dei concetti più importanti e dei concetti che possono attirare l’attenzione dello studente di medicina e non solo”. E’ quanto affermato da Michele Covelli, docente dell’università Lum ‘Giuseppe Degennaro’ e autore del libro ‘Storia della medicina e dell’odontoiatria”, presentato oggi a Roma, presso la Sala Caduti di Nassirya del Senato, su proposta del senatore di Fratelli d’Italia, Filippo Melchiorre.
“La storia della medicina del mio libro - spiega l’autore - parte dall'Antico Egitto, in quanto ritengo che sia un popolo estremamente intelligente, dal quale sono partite molte idee, come le specializzazioni. Infatti, è stato il primo popolo storico a vantare già le prime specializzazioni mediche. La narrazione giunge fino ai tempi odierni e, di conseguenza, saltando i vari filosofi greci, che avevano un concetto astratto di malattia, il mio intento è stato quello di creare un connubio e di semplificare i passaggi più importanti che ci hanno portato alla medicina odierna”.
Il testo, un ‘instrumentum laboris’ che accompagni non solo gli studenti ma anche chiunque abbia un interesse alla conoscenza della materia, "può essere tranquillamente fruito anche dai non addetti ai lavori - sottolinea Covelli - È necessario che lo studente abbia una percezione di conoscenza e capisca quali siano i periodi salienti della storia della medicina. Da ciò che ho potuto percepire, perché abbiamo iniziato ieri le lezioni di storia della medicina - conclude - gli studenti hanno apprezzato molto il capire, in sintesi, i punti salienti del primo approccio della medicina”.
Salute e Benessere
Anziani, Bernabei (Italia Longeva): “Invecchiamento...
"Tra i pilastri della longevità in salute stili di vita, screening e vaccini"
“Anche il G7 Salute per la prima volta si è occupato di invecchiamento di successo e in buona salute perché ci si è resi conto che se non si invecchia bene i Sistemi sanitari crashano, esplodono. Nei Paesi del G7 ci sono in tutto poco meno di 8 milioni di ultranovantenni. In Italia ci sono 849.402 persone con più di 90 anni di età (nel 2023 erano 818.970) e 189.718 over95 (un anno fa erano 179.188). Non solo: 20mila sono centenari (il dato è del 2023), 24 con più di 110 anni e 844 con più di 105 anni, in oltre l’80 per cento dei casi sono donne. Ma se queste persone arrivano al traguardo dei 90 anni e oltre in cattiva salute è un problema”. Lo ha detto Roberto Bernabei, presidente di Italia Longeva, aprendo oggi i lavori del convegno 'Prioritizzazione della prevenzione vaccinale contro le patologie respiratorie nell'anziano e nel fragile', promosso da Italia Longeva presso il Ministero della Salute.
Il totale della popolazione over90 dei Paesi del G7 (Giappone, Canada, Italia, Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti) – è emerso dal convegno - è di 7.994.143. “E l’Italia è tra i Paesi più longevi – ha aggiunto Bernabei – Tuttavia, esiste un divario riconosciuto tra la durata della vita (la vita totale vissuta) e la durata della salute (il periodo libero da malattie). Utilizzando l'aspettativa di vita corretta per la salute, il divario tra durata della vita e salute è stimato in circa 10 anni”.
Arrivare ad un invecchiamento di successo, “raggiungere i 90 anni in buona salute è possibile – assicura Bernabei – sia chiaro, ma adottando corretti stili di vita: nutrizione, esercizio fisico innanzitutto. Oltre al comportamento individuale, che deve tener conto anche di relazioni sociali, familiari e prefissarsi uno scopo nella vita, fondamentale è il lavoro dei servizi sanitari. Mi riferisco ai programmi di screening che devono essere implementati oltre che promossi. Un'altra arma vincente per invecchiare in salute è rappresentato dalle immunizzazioni. Le vaccinazioni sono uno dei pilastri che fa longevità. Per questo motivo Italia Longeva si impegna per promuovere l'importanza della vaccinazione nell'adulto anziano, oggi è ancora scarsamente diffusa. Da qui giornate come questa” conclude.
Salute e Benessere
Premio Nobel Drew Weissman allo Spallanzani, incontro con...
L’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive 'L. Spallanzani' Irccs di Roma ha ospitato la lecture del professor Drew Weissman, vincitore del Premio Nobel per la Medicina 2023 per le scoperte che hanno reso possibile lo sviluppo di vaccini efficaci contro il Covid usando la tecnologia mRna.Ad organizzare e promuovere la giornata è stata Delia Goletti, direttrice dell’Uoc Ricerca Traslazionale dell’INMI Spallanzani ed ex collega di Weissman tra il 1992 e il 1996 negli Stati Uniti sotto la guida del professor Anthony Fauci. La stessa ha moderato l’incontro tra il professor Weissman e i ricercatori dello Spallanzani, un importante momento di confronto in cui tanti ricercatori hanno potuto rivolgere le loro domande al vincitore del Nobel della Medicina 2023.
Come spiegato dalla Goletti, “nel corso di questo incontro si è parlato dei vaccini a mRna e del potenziale futuro di questa tecnologia rispetto alle attuali piattaforme vaccinali. In particolare, Weissman ha evidenziato la rapidità di sviluppo, i costi ridotti e la possibilità di produzione su scala globale, accessibile anche per le nazioni a reddito medio, sottolineando come queste piattaforme possano garantire un accesso equo alle cure a livello internazionale. Si è parlato anche delle strategie per progettare vaccini per malattie delle quali non si conosce ancora l'immunità protettiva, come nel caso della tubercolosi. Altro aspetto cruciale emerso durante l'incontro - ha aggiunto - è la necessità di una comunicazione efficace per contrastare lo scetticismo verso le nuove tecnologie biomediche. Informazioni chiare e trasparenti sono essenziali per l'accettazione dei nuovi trattamenti terapeutici e vaccinali. Inoltre, il prof. Weissman ha enfatizzato il ruolo essenziale della ricerca e il valore della collaborazione, strumento fondamentale per raggiungere obiettivi che altrimenti sarebbero irraggiungibili individualmente: basti pensare allo sviluppo del vaccino anti Covid-19 nato dalla collaborazione tra lo stesso professor Weissman e la dottoressa Katalin Kariko e che ha permesso un controllo globale della pandemia e delle forme severe di tubercolosi”.
Weissman, 'Penso che in futuro avremo delle novità straordinarie'
A margine dell’incontro, ai microfoni dello Spallanzani, Weissman ha dichiarato: “La tecnologia basata sull’mRna è una piattaforma che si presta a tantissimi utilizzi e che, quindi, cambierà la medicina radicalmente: stiamo studiando nuove terapie, ad esempio, per evitare il processo di fibrosi in cuori che hanno subito un infarto. Ci sono centinaia di studi clinici per una varietà di malattie infettive come malaria, influenza, tubercolosi e i risultati sono promettenti. Possiamo espandere questa tecnologia esplorando nuovi campi come quello dei vaccini per malattie autoimmuni, per le allergie alimentari o per il cancro - ad esempio il melanoma o il cancro al pancreas - e altre condizioni ancora. Penso che in futuro avremo delle novità straordinarie ma è difficile dire quanto tempo ci vorrà: stiamo scoprendo sempre più i meccanismi di funzionamento di questa tecnologia basata sull’mRna e quindi come questa piattaforma possa contribuire a sconfiggere tante malattie diverse, al di là di quelle infettive. The future is very exciting”.
Per Cristina Matranga, Commissario straordinario dello Spallanzani, “questa visita ci rende felici e orgogliosi. Al dottor Weissman non possiamo che essere riconoscenti perché le sue scoperte sull'Rna hanno cambiato le sorti recenti della salute a livello mondiale permettendo di domare la pandemia e allo stesso tempo aprendo la strada a vaccini e terapie che, grazie a questa tecnologia, garantiranno sostenibilità ed equità”.
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Salute e Benessere
Mascherina di nuovo obbligatoria negli ospedali, ecco dove...
L'obbligo era scaduto il primo luglio, ma i direttori di alcune strutture - come previsto dall'ultima circolare Covid - hanno deciso di reintrodurlo
Torna l'obbligo della mascherina negli ospedali. Con l'arrivo dell'inverno e l'aumento della circolazione dei virus respiratori - dall'influenza al Covid fino al virus respiratorio sinciziale - i direttori di alcuni ospedali hanno deciso, come previsto dall'ultima circolare Covid, di reintrodurre l'uso del dispositivo per l'ingresso o per alcuni reparti sensibili.
E' la scelta fatta da dall'ospedale di Brescia che - visto il rialzo dei casi Covid nella zona - ha deciso di ripristinare l'obbligo di indossare i dispositivi di protezione Ffp2 per utenti, visitatori, accompagnatori e caregiver in tutti i reparti. Ma non è l'unico. "In queste settimane in molte regioni del Paese, come ad esempio in Campania, sono state diramate indicazioni per gli ospedali per l’utilizzo dei dispositivi di protezione soprattutto per i reparti a rischio. L’aspetto epidemiologico è importante ma di più lo è la consapevolezza dei cittadini nello scegliere comportamenti adeguati", afferma all'Adnkronos Salute Federsanità Anci.
Obbligo scaduto a luglio
Il primo luglio scorso era caduto proprio l'ultimo obbligo delle 'vecchie' misure anti-Covid, quello delle mascherine nei reparti con fragili. La circolare del ministero della Salute apriva però alla discrezionalità dei direttori sanitari che possono "valutare l'opportunità di disporre l'uso dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie nei diversi contesti della propria struttura, tenendo conto della diffusione dei virus a trasmissione aerea, delle caratteristiche degli ambienti nonché della tipologia di pazienti, lavoratori o visitatori che li frequentano, in funzione del livello di rischio di infezione e/o trasmissione". E così sta accadendo in alcune realtà che preferiscono 'prevenire' eventuali problemi.
Da Federsanità Anci è arrivato l'appello per l'unico scudo ai virus respiratori, dal Covid all'influenza: la vaccinazione. "Serve vaccinarsi: aderire alle campagne che tutte le regioni stanno mettendo in atto per mettersi al sicuro. E questo soprattutto per gli anziani, le categorie fragili e le persone con sistemi immunitari compromessi", così il presidente di Federsanità Anci, Fabrizio d'Alba, che aggiunge: "Sappiamo, ad esempio, che in Campania in ambito territoriale, si stanno organizzando le vaccinazioni anti-Covid insieme alla campagna vaccinale antinfluenzale. Le aziende sanitarie sono vigili e attente: la prevalenza della malattia oggi è sotto controllo e non necessità di attività straordinarie. La scelta del vaccino è un atto di consapevolezza unica".
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