Camion esce di strada nel cuneese, passeggero precipita da viadotto e muore
Grave incidente stradale questa sera sull’autostrada Torino-Savona, in località Priero
Grave incidente mortale questa sera sull’autostrada Torino-Savona, in località Priero. Un camion che viaggiava in direzione del capoluogo piemontese per cause ancora in corso di accertamento è uscito dalla carreggiata rimanendo in bilico su un viadotto. Nell’urto il passeggero sarebbe stato sbalzato fuori dal mezzo precipitando nel vuoto. Inutili i soccorsi dei sanitari del 118, l’uomo ha perso la vita.
Sull’accaduto sono in corso i rilievi delle forze dell’ordine, intanto l’autostrada è stata chiusa al traffico tra Ceva e Millesimo.
Cronaca
Primo laureato al carcere Pagliarelli di Palermo,...
A renderlo noto è il garante comunale dei detenuti Pino Apprendi
Prima laurea di un detenuto al carcere Pagliarelli di Palermo. Oggi un giovane detenuto si è laureato in Architettura con la tesi su 'Greentrification'. A renderlo noto è il garante comunale dei detenuti Pino Apprendi. Si tratta della prima laurea dopo la firma dell'accordo quadro, il 25 febbraio 2021, fra il rettore di Palermo Massimo Midiri e l'emerito professore Giovanni Fiandaca, allora garante regionale per i diritti dei detenuti della Sicilia, per l'istituzione del polo universitario penitenziario. Alla proclamazione hanno assistito la moglie, i figli e alcuni familiari.
"Un sentito ringraziamento - sottolinea Apprendi - va ai professori che hanno accompagnato lo studente in questa stupenda storia e a tutto il personale dell'amministrazione penitenziaria che ha collaborato per arrivare all'obiettivo finale: un meritatissimo 110 e lode". Presenti anche il presidente della Magistratura di Sorveglianza Nicola Mazzamuto e il suo vicario Simone Alecci, oltre al garante regionale dei detenuti Santi Consolo e il componente dell'ufficio del garante nazionale Mario Serio.
Cronaca
Hiv, Formisano (Nps Italia): “Importante omogeneità...
"Non dimentichiamo che aderenza alla terapia è fondamentale"
"E' importante che ci sia omogeneità nell'offerta terapeutica dei farmaci antiretrovirali a diverse formulazioni sul territorio italiano, anche per non costringere le persone con Hiv a cercare altrove il trattamento più indicato, alimentando la mobilità fuori regione, in questo caso della Campania". Lo ha detto all'Adnkronos Salute Michele Formisano, vicepresidente Nps Italia Onlus, commentando alcuni dei temi emersi nel corso del Congresso regionale della Simit (Società italiana malattie infettive e tropicali) Campania, dedicato al tema 'Le malattie infettive nel setting del paziente immunodepresso' e in corso a Napoli.
"L'infezione con Hiv è una patologia a esito mortale, se non adeguatamente trattata - ricorda - La terapia antiretrovirale ha permesso di ottenere negli anni notevoli benefici, in termini di prevenzione di nuove infezioni, aspettativa di vita e gestione a lungo termine dell'infezione. Tuttavia, in Italia ad oggi, è ampio il numero dei pazienti in trattamento con farmaci non di ultima generazione, rendendo vano il grande sforzo del nostro sistema sanitario nazionale di portarli a rimborsabilità negli ultimi anni. Non dimentichiamo che l'aderenza alla terapia è fondamentale per ottenere e poi mantenere la non rilevabilità plasmatica del virus nel sangue e spesso la terapia orale potrebbe non essere sufficiente per garantirla, mettendo a rischio la prevenzione della trasmissione del virus - ossia U=U, undetectable=untrasmittable - aspetto cruciale per controllare l'epidemia".
Il tutto anche nell'ottica di contrastare lo stigma, tema purtroppo, ancora attualissimo. "La lotta allo stigma, in tutte le modalità possibili - conclude Formisano - rimane prioritaria per garantire non solo il benessere delle persone con Hiv, ma anche le relazioni interpersonali. Ecco perché l'offerta terapeutica per le persone con Hiv in tutte le formulazioni è cruciale mantenerla in tutto il territorio nazionale".
Cronaca
Bra Day, ‘ricostruirsi’ dopo un cancro al seno
Nella giornata di sensibilizzazione sulla ricostruzione mammaria post-oncologica, le pazienti e, per la prima volta, i loro partner si raccontano. Salgarello: "La ripresa è un momento davvero difficile, un frullatore psicologico"
Rinascere dopo un tumore al seno, un percorso di paura, incredulità e vergogna, ma anche di speranza, forza e ricostruzione, con il bisturi e non solo. Si celebra oggi il 'Bra Day', la giornata internazionale per la consapevolezza della ricostruzione mammaria post-oncologica. Per sensibilizzare sull'argomento, la Beautiful After Breast Cancer (Babc) Italia Onlus ha dato la parola alle pazienti e, per la prima volta, anche ai loro compagni, protagonisti di una serata speciale al Grand Hotel Plaza di Roma. Con loro la presidente dell'associazione, Marzia Salgarello, chirurgo plastico ricostruttivo della Fondazione Policlinico universitario Gemelli Irccs, e Liliana Barone Adesi, dirigente medico dell'Unità operativa di Chirurgia plastica del Gemelli e vicepresidente di Babc Italia Onlus, che hanno fatto da padrone di casa.
"Il Bra Day evidenzia l'importanza della ricostruzione immediata, fondamentale per la donna, per riappropriarsi di sé stessa, ma anche per ricevere meglio le terapie e poter riprendere la propria vita lavorativa e sociale - sottolinea Salgarello - Dopo due settimane trascorse in ospedale, ci si ritrova a casa con le proprie paure e tante domande che non riescono a trovare risposta. La ripresa è un momento davvero difficile, un frullatore psicologico in cui i chirurghi plastici hanno un ruolo fondamentale: fanno una cosa che la paziente porterà con sé per tutta la vita. Ecco perché è importante - rimarca - che siano loro ad accompagnare le donne nella ripresa in tutte le sfaccettature, fisiche, motorie, psicologiche, intime".
Il tema scelto quest'anno è, appunto, "Ricostruirsi: Dialogo con le donne e i loro compagni". Tre donne, molto diverse tra loro, ma tutte con il sorriso e una nuova luce negli occhi, hanno condiviso la loro storia, le difficoltà affrontate nel quotidiano, com'è cambiata la percezione del proprio corpo, quali sono stati gli ostacoli nel rapporto con i compagni e con i figli e come sono state riaccolte a lavoro. Hanno raccontato l'impatto psicologico del tumore al seno nella loro vita. Un impatto che investe l'intera famiglia. Per questo Babc Italia ha voluto dar voce anche a fidanzati, compagni e mariti delle pazienti, che hanno raccontato dal loro punto di vista la malattia e come ha cambiato la quotidianità, come hanno aiutato le partner, quali difficoltà hanno incontrato, cosa pensavano i figli. Si sono aperti, svelando anche le loro paure.
A tirare le somme la psicoterapeuta e sessuologa clinica Marinella Cozzolino. "Gli studi sul dolore hanno dimostrato che le donne lo sopportano più degli uomini - ricorda Cozzolino - Basterebbe pensare al parto per non avere dubbi. Eppure è stato scientificamente dimostrato che, ad esempio, nel post operatorio agli uomini serve il 60% in più di morfina rispetto alle donne per avere sollievo. Sarà per questo che quando stanno male le donne si scusano. Come se da loro non ci si potesse aspettare una lamentela da dolore o inefficienza. Si scusano con i genitori, con i figli, ma soprattutto con il partner che per qualche incombenza dovrà sostituirle. 'Scusami ma oggi non riesco a fare tutto' ed hanno 40 di febbre. 'Scusami oggi non ho tanta forza, mi dispiace'. Ed hanno un tumore", chiosa.
Anche per questo "giornate come il Bra Day sono davvero importanti per sensibilizzare le donne, e non solo, sull'importanza della ricostruzione immediata - ribadisce Barone - Oggi solo il 50% delle pazienti sceglie di ricostruirsi. Nelle Breast Unit la percentuale di coloro che ricevono una ricostruzione immediata è notevolmente più alta. Ecco perché dobbiamo spingere le pazienti a rivolgersi, ove possibile, alle Breast Unit, poiché le possibilità di cura sono di gran lunga migliori. Sono formate da équipe altamente qualificate, di cui i chirurghi plastici sono parte integrante. Ed è tutto programmato in funzione del fatto che la ricostruzione sia la fine del percorso di cura. Attualmente esistono numerose tecniche ricostruttive, tra cui la posizione della protesi mammaria pre-pettorale, cioè davanti al muscolo, che è la più naturale. Ma non c’è uno standard: ogni donna - sottolinea - ha la sua ricostruzione in base alle caratteristiche biologiche del tumore, alla tipologia della mastectomia e alle caratteristiche fisiche del corpo e del seno della paziente".