Rifiuti, plastica non necessaria in quasi metà alimentari supermercati
Ricerca DS Smith condotta da Retail Economics
Un'analisi unica nel suo genere di 1.500 supermercati alimentari rivela la morsa che gli imballaggi in plastica hanno sugli acquisti di cibo e bevande. La ricerca Material Change Index, commissionata da DS Smith e condotta da Retail Economics, ha identificato che quasi la metà (46%) degli articoli di cibo e bevande presenti nei supermercati italiani sono inutilmente confezionati in plastica che può essere rimossa o sostituita con alternative. Questa montagna di plastica ammonta a 27,3 miliardi di pezzi evitabili in un anno in tutta Italia. La maggior parte degli imballaggi proviene da: pane, riso e cereali (87%); carne e pesce (86%); bevande analcoliche (85%); e latticini (81%).
Secondo i risultati della ricerca condotta tra produttori e distributori di beni alimentari, quasi tutti gli intervistati (98%) si sono attivati per ridurre gli imballaggi in plastica. Tre su cinque (60%) hanno due anni o meno per raggiungere i propri obiettivi, ma un quarto (25%) afferma di essere fuori strada per raggiungerli. Due su cinque (40%) hanno identificato il costo delle materie prime come il più grande ostacolo, seguito da vicino dalla paura che i consumatori non accettino i cambiamenti (39%). I produttori e i rivenditori di alimenti temono che i cambiamenti negli imballaggi li renderebbero non competitivi. Sette su dieci (72%) ritengono che gli acquirenti non vorrebbero pagare di più per un imballaggio sostenibile e quasi due terzi (65%) pensano che non vorrebbero sacrificare la praticità per ridurre la plastica.
Il Material Change Index ha analizzato i materiali di imballaggio in 25 dei supermercati più popolari in sei paesi europei: Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Spagna e Polonia. I risultati hanno mostrato che i tassi di imballaggio in plastica dell'Italia si aggirano intorno al 66%, classificandosi al terzo posto a pari merito con la Germania. Il Regno Unito è il Paese che fa più affidamento sugli imballaggi in plastica, con il 70% di tutti gli articoli alimentari e bevande sugli scaffali britannici che contengono plastica, davanti a Spagna (67%), Polonia (62%) e Francia (59%).
90% plastica non necessaria in Italia si può ridurre o sostituire con alternative basate su fibre
La Francia è l'unico Paese in cui meno della metà (49%) dei generi alimentari utilizza la plastica come materiale di imballaggio principale. Ciò è dovuto in parte alla più ampia presenza di banchi freschi (ad esempio boulangerie e fromagerie) dove i prodotti vengono venduti non confezionati e di sezioni biologiche "bio" che offrono opzioni di acquisto alla rinfusa e di ricarica per articoli come cereali e granaglie.
L’eccellente performance della Francia è stata anche guidata dal divieto graduale del paese sugli imballaggi in plastica per frutta e verdura fresca. Anche includendo le opzioni pre-preparate e lavorate (ad esempio frutta e verdura essiccate e lavorate), ciò ha portato al più basso utilizzo di plastica in questa categoria al 44% rispetto al 78% del Regno Unito. Si prevede che questo valore scenderà ulteriormente prima di un divieto assoluto che entrerà in vigore a metà del 2026 in Francia.
Come sottolinea Paolo Marini, Managing Director di DS Smith Packaging Italia, "le aziende alimentari stanno compiendo passi avanti nella sostituzione degli imballaggi in plastica, ma per ottenere un cambiamento importante è necessario creare norme condivise a livello globale. L'Unione Europea ha già avviato questo percorso, ma la strada per la deplastificazione è ancora lunga. Per garantire una trasformazione sostenibile e competitiva è fondamentale un Trattato globale sulla plastica che unisca gli sforzi di tutti, con l'UE e gli Stati Uniti a guidare il cammino. Non tutta la plastica può essere sostituita subito, ma regolamentare per ridurne l'uso è la chiave per un futuro senza rifiuti inutili”.
DS Smith stima che il 90% della plastica non necessaria in Italia possa essere sostituita o significativamente ridotta da alternative basate sulle fibre, e l'azienda continua a investire nella ricerca di nuove soluzioni. Ciò include il finanziamento di un centro globale di ricerca, sviluppo e innovazione, progettato per accelerare l'innovazione radicale nel packaging e gestire programmi pilota con alcune delle più grandi aziende FMCG.
Cronaca
Un neonato su 5 ha almeno un genitore straniero:...
Il 92,8% dei figli di immigrati ha amici italiani e in 7 casi su 10 ha relazioni sentimentali con italiani. Solo il 14,6% si sente di appartenere al Paese d'origine dei genitori
Le seconde generazioni riempiono le culle e le classi. Negli ultimi vent’anni in Italia sono nati complessivamente 1.881.180 figli di coppie formate da almeno un genitore straniero (il 17,7% del totale). Nell’ultimo anno i figli di almeno un genitore straniero sono stati 82.216, pari al 20,9% del totale dei nati. Come dire che oggi un neonato su cinque ha almeno un genitore straniero.
Nell’anno scolastico 2023-2024 risultavano iscritti a scuola 931.323 alunni stranieri, pari all’11,6% del totale degli iscritti, quota che raggiunge il 13,7% nella scuola primaria e il 12,7% nella scuola dell’infanzia. Lo rivela il Censis che con il Primo Quaderno sui nuovi italiani, giovani che hanno i genitori con un passato migratorio, avvia un nuovo progetto di ricerca.
In Italia risiedono oltre 5 milioni di cittadini stranieri: si tratta di una minoranza consistente e silenziosa che vive nella quotidianità dei nostri territori, ma di cui si sa troppo poco.
Oltre 70% dei figli di migranti ha relazione sentimentale con italiani
I giovani che hanno i genitori con un passato migratorio hanno un mondo di relazioni vario e complesso in cui coesistono amicizie con giovani italiani e di origine straniera: il 92,8% ha amici italiani e l’89,4% ha amici stranieri. Il 93,4% trascorre il tempo libero con gli amici. Il 96,0% è attivo sui social media. Il 71,8% ha o ha avuto una relazione sentimentale con un italiano/a.
Il mix culturale che caratterizza questi giovani determina, nel 45,4% dei casi, la percezione di possedere un’identità inedita, che integra elementi che provengono da altre culture con elementi più propriamente italiani, mentre il 40,0% si sente solo italiano e il 14,6% sente di appartenere al Paese di origine.
Cronaca
Giulia Tramontano, Impagnatiello: “Cercai di...
Quando il "castello di bugie" crolla e la fidanzata scopre la sua relazione parallela ha "visto la sconfitta"
Cercò di eliminare Giulia Tramontano "come se far sparire una persona fosse come buttare una caramella...". Quando il "castello di bugie" crolla e la fidanzata scopre la sua relazione parallela, Alessandro Impagnatiello ha "visto la sconfitta". E' una delle espressioni che l'imputato, dichiarato capace di intendere e di volere, ha riferito agli psichiatri incaricati dalla corte d'Assise di Milano di valutare il suo stato. "Colpii Giulia... Tentai poi di cancellare tutto... come se far sparire una persona fosse come buttare una caramella... cercavo di eliminare ogni traccia di Giulia... cercai di eliminare Giulia dandole fuoco" ha risposto il 31enne, detenuto a San Vittore, nel corso dei colloqui con gli esperti.
L'ex barman sa di averla uccisa, non ricorda il numero esatto di coltellate (37 dirà l'autopsia), quindi prova a disfarsi del corpo prima dandogli fuoco nella vasca da bagno, poi nascondendolo in cantina e nel box. "Ora è tutto chiaro... tutto insensato quello che avevo intenzione di fare... non era come buttare una caramella, non si può, almeno per quanto ne so io, polverizzare un corpo".
Quando trascina fuori dall'appartamento di Senago Giulia, incinta del loro bambino, per nasconderla "volevo che qualcuno mi fermasse nel continuare ciò che stavo facendo...non mi sono interrotto da solo...non riuscivo a interrompermi da solo". E ancora: "Volevo essere scoperto ma ho voluto pulire tutto perché ciò non si manifestasse... è tutto un controsenso" ha concluso Impagnatiello.
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Cronaca
Covid, Vaia: “L’influenza è peggio? No, tutti i...
"Fare attenzione nella maniera giusta, vaccinazione fondamentale per anziani e fragili"
"A chi dice che l'influenza quest'anno è peggio del Covid, dico che non è così. Tutti gli oltre 200 virus respiratori che circolano in inverno ci devono preoccupare nella maniera giusta: Covid, virus influenzali, virus parainfluenzali, virus respiratorio sinciziale, senza dimenticare le malattie respiratorie" di altra origine. "Non a caso, al ministero della Salute l'osservazione viene effettuata con RespiVirNet", sistema di sorveglianza integrata (epidemiologica e virologica) dei casi di sindromi simil-influenzali e dei virus respiratori, "e con il sostegno dell'Istituto superiore di sanità". Così all'Adnkronos Salute Francesco Vaia, direttore della Prevenzione del ministero della Salute, a margine del convegno 'Prioritizzazione della prevenzione vaccinale contro le patologie respiratorie nell'anziano e nel fragile: esperti a confronto', promosso da Italia Longeva nell'Auditorium del ministero della Salute.
"Lo ripeto, tutti i virus ci devono preoccupare nella misura giusta - rimarca Vaia - soprattutto se siamo soggetti fragili e a rischio. Quindi il messaggio che deve arrivare è sempre lo stesso: sottoporsi alla vaccinazione, anche contro lo pneumococco. Io che ho 65 anni l'ho appena fatto. Perché prendersi una polmonite quando possiamo evitarla?".
"Sull'influenza aviaria come tutti leggo, apprendo notizie e ascolto. Però francamente io non ho questa grande preoccupazione. Di sicuro monitoriamo la situazione, ma in Italia non c'è assolutamente un'allarme aviaria".
"Salutiamo con soddisfazione i maggiori fondi per il Servizio sanitario nazionale, come avevamo auspicato. Oggi arriviamo a quasi 140 miliardi di euro, ma bisogna cambiare paradigma e mettere al centro della nostra attenzione la prevenzione. In particolare la prevenzione primaria, puntando sugli stili di vita salutari. Ma non basta dire che l'attività fisica è importante, bisogna anche dare la possibilità alle persone di fare sport, quindi aumentare il numero delle palestre. Oggi in Italia abbiamo soltanto 4 palestre su 10 scuole e questo è un problema. Se noi non diamo la possibilità alle persone che trascorrono 8-10 ore sul posto di lavoro di fare movimento e attività fisica, è un problema". Ma quando si parla di stili di vita salutari "bisogna anche tenere conto del calendario della salute. Chiamiamolo calendario dell'immunizzazione o vaccinale, oltre al quale c’è anche il calendario degli screening che ognuno di noi deve fare, oltre a seguire una buona dieta, insieme all'attività fisica e all’immunizzazione. Perché se proteggo me stesso, proteggo anche la collettività" conclude.
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