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Anziani, Italia Longeva: “Per virus respiratori puntare a presa in carico vaccinale”

Bernabei: "Per aumentare le coperture e ridurre disabilità e decessi. Necessario anche un cambio culturale, la vaccinazione è l’investimento che genera salute"

Roberto Bernabei, presidente di Italia Longeva

Degli oltre 18 milioni di 'over 60' eleggibili alla vaccinazione antinfluenzale e anti-Covid-19, lo scorso anno si è vaccinato rispettivamente solo il 47% e il 18%, a dispetto di una copertura minima raccomandata del 75%. Sottoutilizzata anche la vaccinazione per proteggersi dalla polmonite pneumococcica, cui ha aderito poco più del 25% degli oltre 750mila 65enni ai quali viene raccomandata e offerta gratuitamente dal Servizio sanitario nazionale. Eppure, per gli over 65, lo pneumococco risulta la causa più comune di polmonite, con una letalità del 20-40%. Preoccupa poi il Virus respiratorio sinciziale (Vrs), tra le infezioni che nella precedente stagione invernale hanno avuto un maggior impatto sugli anziani e i pazienti cronici, nei quali rappresenta la seconda causa più comune di polmonite virale. In Italia si stimano ogni anno circa 290.000 casi di infezione respiratoria acuta da Vrs negli over-60 che causano oltre 25mila ricoveri e circa 2mila decessi intra ospedalieri.

È questo l’impatto epidemiologico, sanitario e sociale delle principali malattie respiratorie vaccino-prevenibili nell’anziano, fotografato nel corso del convegno di Italia Longeva, l’associazione nazionale istituita dal ministero della Salute per l’invecchiamento e la longevità attiva, che ha riunito oggi a Roma istituzioni, professionisti ed esperti sanitari per condividere - come recita il titolo dell’incontro – evidenze, strategie e best practice per la "Prioritizzazione della prevenzione vaccinale contro le patologie respiratorie nell’anziano e nel fragile".

Con l’autunno in arrivo che apre le porte ai virus respiratori e previsioni di una stagione influenzale particolarmente intensa, Italia Longeva ha lanciato l’appello sulla necessità di fare rete e moltiplicare gli sforzi per promuovere una più ampia adesione alla vaccinazione da parte dei soggetti più vulnerabili, per i quali le infezioni respiratorie rappresentano una grave minaccia di salute. A partire dalla “banale” influenza che, nei casi più gravi, può portare a complicazioni fatali come testimoniano i 400mila decessi per cause respiratorie e i 300mila decessi per cause cardiovascolari causati ogni anno in Europa proprio dall’influenza.

Senza contare l’impatto economico sul Ssn – e più in generale sul sistema di Welfare considerando anche i costi previdenziali per perdita di produttività – dovuto alla mancata vaccinazione. Una recente analisi condotta da Altems Advisory – spin off dell’università Cattolica del Sacro Cuore ha approfondito l’impatto che avrebbe l’aumento delle coperture su una porzione del calendario vaccinale. Dall’analisi è emerso che il Sistema-Paese, e quindi non solo il Ssn, potrebbe avere dei benefici in termini di recupero di gettito fiscale fino a 500 milioni di euro, un risparmio di costi sociali di circa 3 miliardi e un abbattimento della produzione persa fino a 10 miliardi.

"La vaccinazione viene ancora troppo spesso sottovalutata nella pienezza del suo valore - spiega Roberto Bernabei, presidente di Italia Longeva - I vaccini rappresentano lo strumento di protezione più efficace e sicuro contro le malattie respiratorie più diffuse, impedendo che una condizione di fragilità precipiti nella disabilità. Con l’aumento dell’aspettativa di vita e una popolazione sempre più anziana, è necessario un cambio di paradigma che metta al centro la prevenzione".

È "evidente - sottolinea Bernabei - come la spesa pubblica legata alla sanità debba essere interpretata come un investimento e non un costo per il Paese. La tenuta, o al contrario il naufragio del nostro Servizio sanitario, passa innanzitutto dalla capacità di realizzare efficaci politiche di prevenzione che realizzino una reale presa in carico vaccinale, integrando in maniera virtuosa gli interventi dei diversi professionisti e setting assistenziali, e moltiplicando le occasioni di 'buona' informazione al cittadino. Più vaccinazione significa minore circolazione di virus, tassi di infezione e contagio inferiori, meno ricoveri e meno decessi. In poche parole, più salute, che è e deve continuare ad essere terreno di dialogo e obiettivo comune di tutti gli attori del sistema sanitario".

"Per un invecchiamento in salute, oltre agli investimenti, importanti e che salutiamo con grande soddisfazione, è necessario imprimere un cambio di paradigma che rimetta al centro la prevenzione in tutte le sue connotazioni, a partire da quella primaria, dagli stili di vita salutari che danno un grande contributo alla sostenibilità del sistema - aggiunge Francesco Vaia, direttore generale alla Prevenzione, ministero della Salute - I virus respiratori sono tutti ugualmente pericolosi, perché le infezioni che ne conseguono possono essere più o meno gravi a seconda delle condizioni di salute o fragilità di chi ne viene colpito. Oltre ad essere un importante strumento di protezione individuale, la vaccinazione produce un beneficio di salute per tutta la comunità e in particolare per le fasce di popolazione più a rischio. Con l’arrivo della stagione invernale, i virus respiratori hanno una maggiore facilità di diffusione. Per questo è importante essere preparati e vaccinarsi".

Nell’ambito del suo impegno per la promozione dell’invecchiamento e della longevità attiva, Italia Longeva ha lanciato la nuova campagna di comunicazione sociale "La salute non va solo desiderata va difesa" che, attraverso uno spot, lancia un monito a tutti gli anziani: mantenersi in salute e autosufficienti nell’invecchiamento, obiettivo raggiungibile anche grazie alla vaccinazione. La campagna è stata realizzata con il patrocinio di Pubblicità progresso e delle Società scientifiche di gerontologia e Geriatria (Sigg), Medicina Generale (Simg) e Igiene (Siti).

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Cronaca

Primo laureato al carcere Pagliarelli di Palermo,...

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A renderlo noto è il garante comunale dei detenuti Pino Apprendi

Il carcere Pagliarelli di Palermo (Fotogramma)

Prima laurea di un detenuto al carcere Pagliarelli di Palermo. Oggi un giovane detenuto si è laureato in Architettura con la tesi su 'Greentrification'. A renderlo noto è il garante comunale dei detenuti Pino Apprendi. Si tratta della prima laurea dopo la firma dell'accordo quadro, il 25 febbraio 2021, fra il rettore di Palermo Massimo Midiri e l'emerito professore Giovanni Fiandaca, allora garante regionale per i diritti dei detenuti della Sicilia, per l'istituzione del polo universitario penitenziario. Alla proclamazione hanno assistito la moglie, i figli e alcuni familiari.

"Un sentito ringraziamento - sottolinea Apprendi - va ai professori che hanno accompagnato lo studente in questa stupenda storia e a tutto il personale dell'amministrazione penitenziaria che ha collaborato per arrivare all'obiettivo finale: un meritatissimo 110 e lode". Presenti anche il presidente della Magistratura di Sorveglianza Nicola Mazzamuto e il suo vicario Simone Alecci, oltre al garante regionale dei detenuti Santi Consolo e il componente dell'ufficio del garante nazionale Mario Serio.

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Cronaca

Hiv, Formisano (Nps Italia): “Importante omogeneità...

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"Non dimentichiamo che aderenza alla terapia è fondamentale"

Hiv, Formisano (Nps Italia):

"E' importante che ci sia omogeneità nell'offerta terapeutica dei farmaci antiretrovirali a diverse formulazioni sul territorio italiano, anche per non costringere le persone con Hiv a cercare altrove il trattamento più indicato, alimentando la mobilità fuori regione, in questo caso della Campania". Lo ha detto all'Adnkronos Salute Michele Formisano, vicepresidente Nps Italia Onlus, commentando alcuni dei temi emersi nel corso del Congresso regionale della Simit (Società italiana malattie infettive e tropicali) Campania, dedicato al tema 'Le malattie infettive nel setting del paziente immunodepresso' e in corso a Napoli.

"L'infezione con Hiv è una patologia a esito mortale, se non adeguatamente trattata - ricorda - La terapia antiretrovirale ha permesso di ottenere negli anni notevoli benefici, in termini di prevenzione di nuove infezioni, aspettativa di vita e gestione a lungo termine dell'infezione. Tuttavia, in Italia ad oggi, è ampio il numero dei pazienti in trattamento con farmaci non di ultima generazione, rendendo vano il grande sforzo del nostro sistema sanitario nazionale di portarli a rimborsabilità negli ultimi anni. Non dimentichiamo che l'aderenza alla terapia è fondamentale per ottenere e poi mantenere la non rilevabilità plasmatica del virus nel sangue e spesso la terapia orale potrebbe non essere sufficiente per garantirla, mettendo a rischio la prevenzione della trasmissione del virus - ossia U=U, undetectable=untrasmittable - aspetto cruciale per controllare l'epidemia".

Il tutto anche nell'ottica di contrastare lo stigma, tema purtroppo, ancora attualissimo. "La lotta allo stigma, in tutte le modalità possibili - conclude Formisano - rimane prioritaria per garantire non solo il benessere delle persone con Hiv, ma anche le relazioni interpersonali. Ecco perché l'offerta terapeutica per le persone con Hiv in tutte le formulazioni è cruciale mantenerla in tutto il territorio nazionale".

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Bra Day, ‘ricostruirsi’ dopo un cancro al seno

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Nella giornata di sensibilizzazione sulla ricostruzione mammaria post-oncologica, le pazienti e, per la prima volta, i loro partner si raccontano. Salgarello: "La ripresa è un momento davvero difficile, un frullatore psicologico"

Bra Day, 'ricostruirsi' dopo un cancro al seno

Rinascere dopo un tumore al seno, un percorso di paura, incredulità e vergogna, ma anche di speranza, forza e ricostruzione, con il bisturi e non solo. Si celebra oggi il 'Bra Day', la giornata internazionale per la consapevolezza della ricostruzione mammaria post-oncologica. Per sensibilizzare sull'argomento, la Beautiful After Breast Cancer (Babc) Italia Onlus ha dato la parola alle pazienti e, per la prima volta, anche ai loro compagni, protagonisti di una serata speciale al Grand Hotel Plaza di Roma. Con loro la presidente dell'associazione, Marzia Salgarello, chirurgo plastico ricostruttivo della Fondazione Policlinico universitario Gemelli Irccs, e Liliana Barone Adesi, dirigente medico dell'Unità operativa di Chirurgia plastica del Gemelli e vicepresidente di Babc Italia Onlus, che hanno fatto da padrone di casa.

"Il Bra Day evidenzia l'importanza della ricostruzione immediata, fondamentale per la donna, per riappropriarsi di sé stessa, ma anche per ricevere meglio le terapie e poter riprendere la propria vita lavorativa e sociale - sottolinea Salgarello - Dopo due settimane trascorse in ospedale, ci si ritrova a casa con le proprie paure e tante domande che non riescono a trovare risposta. La ripresa è un momento davvero difficile, un frullatore psicologico in cui i chirurghi plastici hanno un ruolo fondamentale: fanno una cosa che la paziente porterà con sé per tutta la vita. Ecco perché è importante - rimarca - che siano loro ad accompagnare le donne nella ripresa in tutte le sfaccettature, fisiche, motorie, psicologiche, intime".

Il tema scelto quest'anno è, appunto, "Ricostruirsi: Dialogo con le donne e i loro compagni". Tre donne, molto diverse tra loro, ma tutte con il sorriso e una nuova luce negli occhi, hanno condiviso la loro storia, le difficoltà affrontate nel quotidiano, com'è cambiata la percezione del proprio corpo, quali sono stati gli ostacoli nel rapporto con i compagni e con i figli e come sono state riaccolte a lavoro. Hanno raccontato l'impatto psicologico del tumore al seno nella loro vita. Un impatto che investe l'intera famiglia. Per questo Babc Italia ha voluto dar voce anche a fidanzati, compagni e mariti delle pazienti, che hanno raccontato dal loro punto di vista la malattia e come ha cambiato la quotidianità, come hanno aiutato le partner, quali difficoltà hanno incontrato, cosa pensavano i figli. Si sono aperti, svelando anche le loro paure.

A tirare le somme la psicoterapeuta e sessuologa clinica Marinella Cozzolino. "Gli studi sul dolore hanno dimostrato che le donne lo sopportano più degli uomini - ricorda Cozzolino - Basterebbe pensare al parto per non avere dubbi. Eppure è stato scientificamente dimostrato che, ad esempio, nel post operatorio agli uomini serve il 60% in più di morfina rispetto alle donne per avere sollievo. Sarà per questo che quando stanno male le donne si scusano. Come se da loro non ci si potesse aspettare una lamentela da dolore o inefficienza. Si scusano con i genitori, con i figli, ma soprattutto con il partner che per qualche incombenza dovrà sostituirle. 'Scusami ma oggi non riesco a fare tutto' ed hanno 40 di febbre. 'Scusami oggi non ho tanta forza, mi dispiace'. Ed hanno un tumore", chiosa.

Anche per questo "giornate come il Bra Day sono davvero importanti per sensibilizzare le donne, e non solo, sull'importanza della ricostruzione immediata - ribadisce Barone - Oggi solo il 50% delle pazienti sceglie di ricostruirsi. Nelle Breast Unit la percentuale di coloro che ricevono una ricostruzione immediata è notevolmente più alta. Ecco perché dobbiamo spingere le pazienti a rivolgersi, ove possibile, alle Breast Unit, poiché le possibilità di cura sono di gran lunga migliori. Sono formate da équipe altamente qualificate, di cui i chirurghi plastici sono parte integrante. Ed è tutto programmato in funzione del fatto che la ricostruzione sia la fine del percorso di cura. Attualmente esistono numerose tecniche ricostruttive, tra cui la posizione della protesi mammaria pre-pettorale, cioè davanti al muscolo, che è la più naturale. Ma non c’è uno standard: ogni donna - sottolinea - ha la sua ricostruzione in base alle caratteristiche biologiche del tumore, alla tipologia della mastectomia e alle caratteristiche fisiche del corpo e del seno della paziente".

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