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Cirfood district, al via secondo summit della ristorazione collettiva

Raggiungere gli obbiettivi Cam e garantire equilibrio tra sostenibilità sociale ambientale ed economica

Cirfood district, al via secondo summit della ristorazione collettiva

Il comparto della ristorazione collettiva si ritrova oggi a dover affrontare alcune sfide e complessità che ne compromettono la vitalità, tra questi: il raggiungimento degli obiettivi previsti dai Cam (Criteri ambientali minimi) e l’importanza di mantenere un corretto bilanciamento tra sostenibilità ambientale, sociale e, soprattutto, economica. Sono questi i temi fondamentali affrontati nel corso del Secondo Summit della Ristorazione Collettiva, tenutosi oggi al Crifood district di Reggio Emilia. L’evento costituisce un momento di confronto annuale importante, che dà spazio alle voci di imprese, docenti universitari, esperti del settore, istituzioni e associazioni in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, che si celebra il 16 ottobre. Un’opportunità per fare il punto sulle istanze principali del settore e consolidare un dialogo aperto e continuo, a favore della sua crescita in ottica sostenibile.

Con circa 750 milioni di pasti serviti ogni anno e oltre 100 mila persone, di cui oltre l’80% è rappresentato da donne - si legge in una nota - la Ristorazione collettiva riveste da sempre un ruolo strategico per il Paese, assicurando ogni giorno servizi essenziali per scuole, ospedali, strutture sociosanitarie, aziende e grandi collettività. Un settore vitale per il welfare pubblico, che richiede tuttavia un sostegno adeguato per continuare a garantire il proprio valore e impegno, in un contesto caratterizzato da criticità strutturali e una scarsa attenzione nel dibattito pubblico.

“Per noi l’appuntamento con il Summit della Ristorazione collettiva - ha affermato Chiara Nasi, Presidente Cirfood - è un momento irrinunciabile: siamo alla seconda edizione e il nostro impegno non si ferma qui, perché crediamo nel valore del nostro settore e nel ruolo che ricopre nella società odierna. Il nostro obiettivo, come imprese, è mettere al centro i nostri consumatori e contribuire positivamente alla loro nutrizione, salute e benessere. Continuiamo a investire in qualità, innovazione, formazione e tecnologie, all’insegna di una sostenibilità ambientale e sociale, ma tutto ciò raramente viene riconosciuto dal punto di vista economico. Per questo, la ristorazione collettiva necessita di norme pensate su misura, a partire da una sezione dedicata del Codice Appalti, passando per una revisione dei Cam che devono tenere davvero in considerazione le nostre specificità, pagamenti regolari, gare economicamente sostenibili e un impegno concreto e comune, per dare il giusto valore ai nostri servizi”.

Nel suo messaggio, il sottosegretario al ministero dell’Economia e delle finanze, Federico Freni, ha osservato: “Il settore della ristorazione collettiva richiede, oggi più che mai, la nostra attenzione, per l’altissimo valore che ricopre, ad esempio per l’occupazione femminile, in termini di equilibrio vita privata-lavoro, e per il contributo che genera a favore del raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità grazie agli alti standard che garantisce. Tuttavia, il settore soffre di un problema endemico rappresentato dai ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione. Un tema su cui stiamo lavorando e su cui vogliamo accelerare per dare agli operatori del settore la giusta garanzia e il giusto sostegno soprattutto a seguito della crisi derivante dall’aumento dei prezzi dovuti alla guerra in Ucraina soprattutto per permettere al settore di continuare a garantire pasti equilibrati per tutti e promuovere una corretta educazione alimentare”.

Entrati in vigore nell’agosto 2020, in piena pandemia, i Cam introducono diverse disposizioni per la ristorazione collettiva, che comportano notevoli criticità legate soprattutto a difficoltà negli approvvigionamenti di grandi volumi di prodotti biologici, a km0 e locali e all’aumento esponenziale dei prezzi, cui non è seguito un adeguato aumento delle basi d’asta. In particolare, sull’indisponibilità e la difficoltà di reperire prodotti biologici o a km0, Aldo Bertazzoli, docente dell’Università di Bologna, ha sottolineato come sia oggi evidente che la loro produzione, in alcune categorie merceologiche, sia insufficiente per soddisfare le esigenze e i volumi necessari alla ristorazione collettiva.

Come è emerso dal dibattito, infatti, il numero degli operatori capaci di garantire: costanza nella fornitura, grandi quantitativi per la collettività ed elevati standard qualitativi certificati è in Italia molto ridotto e concentrato in pochi siti produttivi. Inoltre, il nostro Paese sconta un ritardo importante nella conversione delle colture da agricoltura convenzionale a biologico. Come evidenziato da Fabio Broglia di Pellegrini e da Anna Flisi di Cirfood, la richiesta di prodotti locali, infine, obbliga la Ristorazione Collettiva a collaborare con microimprese spesso poco strutturate e organizzate, soprattutto sotto il profilo delle certificazioni di qualità necessarie per le gare di appalto. Allo stesso modo, in merito agli approvvigionamenti ittici - altra categoria impattata dai Cam - Paola Elpidi, International Development Manager Certificazioni Fos-Friend of the Sea, ha chiarito come sia importante spostare le richieste normative dalla prossimità, attualmente presenti nei Cam, al tema delle certificazioni di sostenibilità, che tengono conto sia dell’impatto ambientale, sia dell’impatto sociale della pesca.

Infatti, l’attuale richiesta di prodotti provenienti da specifiche zone Fao comporta una riduzione delle specie ittiche che soddisfano i requisiti di sicurezza alimentare, gradibilità e varietà e, al contempo, causa un depauperamento del patrimonio ittico. Proprio sulla necessaria revisione dei nuovi Cam, Michele Fino, professore dell’Università delle Scienze Gastronomiche di Pollenzo, ha chiarito come, a 4 anni dall’entrata in vigore, emergano contraddizioni che non hanno permesso di raggiungere i risultati attesi. Positiva, infine, l’apertura da parte della dott.ssa Alessandra Mascioli, delegata del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, già coordinatrice del Tavolo Cam, che ha sottolineato la necessità di formare adeguatamente le stazioni appaltanti su questo tema, confermando la disponibilità del ministero ad attivare un tavolo di lavoro, volto a promuovere l’emanazione di una circolare interpretativa che chiarisca i punti più complessi e inviti a tener conto di particolari condizioni esogene. Dal tavolo di confronto sono quindi emerse due necessità: una revisione coerente dei Cam e l’innalzamento delle basi d'asta al fine di assicurare alle aziende una vera sostenibilità economica.

Il valore sociale e ambientale del settore della Ristorazione Collettiva e la conseguente capacità di contribuire al welfare pubblico sono stati i temi principali del secondo panel della giornata, dedicato all’equilibrio che le parti devono necessariamente trovare per garantire la sostenibilità sociale, ambientale ed economica del comparto. La ristorazione collettiva continua a dover affrontare alcuni disequilibri sistemici che rischiano di compromettere la capacità delle imprese di continuare a garantire una corretta e sana nutrizione, l’indotto occupazionale, il ruolo sociale del servizio in scuole e strutture sociosanitarie, l’impegno per la riduzione continua dell’impatto ambientale del settore e la sostenibilità economica della filiera agroalimentare. In questa direzione, Maria Elena Manzini, Csr Manager Cirfood, ha illustrato con esempi concreti l’impegno che ogni giorno la ristorazione collettiva, con particolare riferimento a Cirfood, mette in questo ambito concorrendo a elevare la valenza sociale di un servizio essenziale per le comunità.

Sulla sostenibilità sociale del settore, è intervenuta anche Antonella Inverno, Head of Research, Analysis & Training Save the Children Italia, che ha sottolineato come il nostro Paese sia caratterizzato da disuguaglianze territoriali nell’offerta di servizi educativi e mense nelle scuole. Dall’ultimo report ‘Save The Children’ è emerso, infatti, come in Italia solo 2 bambini su 5 della scuola primaria abbiano accesso al tempo pieno, nonostante quest’ultimo e la mensa siano leve imprescindibili per ridurre la dispersione scolastica, garantire il consumo di almeno un pasto sano ed equilibrato al giorno (anche a chi è in condizioni di maggior bisogno) e favorire l’occupazione femminile.

Tuttavia, al fine di continuare a garantire questo importante servizio, come ha ribadito Carlo Scarsciotti, Presidente Oricon, vi è la necessità di un maggiore dialogo tra le parti al fine di tenere in equilibrio la sostenibilità economica del settore, attraverso basi d’asta congrue alle richieste dei committenti e con norme che tengano conto della specificità del comparto, in particolare sulla revisione prezzi, tema del quale si sta dibattendo in questi mesi relativamente al correttivo al Codice appalti attualmente all’esame del ministero.

Particolarmente rilevante il contributo di Marco Frey, professore ordinario presso la Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa e presidente Fondazione Global Compact Italia, il quale ha sottolineato come, nella transizione verso un’alimentazione sempre più sostenibile e sana, sia necessario trovare nuovi equilibri in tutte e tre le dimensioni della sostenibilità: quella ambientale, quella economica e quella sociale. “Nello specifico, nella ristorazione collettiva - ha sottolineato - occorre mettere in campo particolari attenzioni alla circolarità, al giusto prezzo, alla gestione della filiera, all’educazione alimentare e alla regolamentazione del settore”. In tal senso, Giacomo Vigna, dirigente del ministero delle Imprese e del Made in Italy, ha sottolineato la possibilità di inserire nel tavolo agroindustria coordinato da Mimit e ministero dell’Agricoltura e della sovranità alimentare e foreste alla presenza del ministero della Salute e ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, un gruppo di confronto per analizzare le istanze del comparto e collaborare in modo sinergico per individuare soluzioni condivise al fine di valorizzare il ruolo strategico della Ristorazione collettiva, con misure dedicate al settore.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Sostenibilità

Casa: lo studio, per decarbonizzare consumi residenziali...

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Presentati a Roma i risultati della ricerca realizzata da BIP

Casa: lo studio, per decarbonizzare consumi residenziali meglio caldaie a condensazione e green gas

Per decarbonizzare i consumi residenziali in Italia sono le caldaie a condensazione la tecnologia più efficace, tecnologia che amplifica la propria sostenibilità impiegando quote crescenti di biometano/bio GpL e green gas. Tale tecnologia si rivela la più conveniente in considerazione delle caratteristiche della maggior parte delle abitazioni degli italiani. È questo il risultato più significativo dello studio “Decarbonizzazione dei consumi termici residenziali”, realizzato da BIP Consulting, e commissionato dalle Associazioni Proxigas, Assogas, Federchimica-Assogasliquidi, Assotermica e Utilitalia.

Il rapporto “Decarbonizzazione dei consumi termici residenziali” parte dagli obiettivi fissati dalla Direttiva UE Case Green (EPBD) in termini di riduzione del consumo di energia primaria nei contesti residenziali. Il parco residenziale italiano è caratterizzato da immobili costruiti per oltre il 70% prima degli anni ’80; gli stessi immobili sono per il 50% posizionati nelle ultime classi energetiche, F e G, e si trovano in aree geografiche con caratteristiche climatiche fredde per il 50% dei casi. Sono poi numerosi gli immobili che ricadono nella categoria degli edifici storici. Altro dato significativo è che il 60% degli appartamenti con riscaldamento autonomo non presenta un giardino privato o terrazzo e la mancanza di spazi esterni limita le alternative tecnologiche per il riscaldamento.

La spesa complessiva per raggiungere gli standard energetici richiesti dall’EPBD potrebbe attestarsi tra 160 e 480 miliardi di euro. Costi che ricadranno sui cittadini, chiamati ad uno sforzo economico considerevole. A tal proposito bisogna considerare che la ricchezza delle famiglie in Italia è estremamente polarizzata, il 70% delle stesse presenta un reddito medio netto inferiore a 40 mila euro/anno, insufficiente per l’acquisto di una pompa di calore elettrica, il cui costo si aggira attorno ai 10 mila euro. Gli ostacoli all’efficientamento, però, non sono solo economici. L’età media della popolazione italiana è particolarmente alta (più del 30% della popolazione è over 60): sono gli over 65 a detenere la quota maggiore degli immobili di proprietà senza mutuo.

L’installazione delle pompe di calore elettriche nel contesto italiano presenta quindi diversi ostacoli: i costi iniziali elevati, le condizioni del parco abitativo, la propensione culturale all’efficientamento energetico, a cui va aggiunta anche un’importante complessità nell’esecuzione dei lavori necessari (basti solo pensare alla necessità di adeguare i sistemi di diffusione del calore interni all’abitazione). Per questo lo studio stima che – dato il contesto – dei 16,6 milioni di abitazioni in classe F e G solo in 5,9 milioni di queste la pompa di calore elettrica potrebbe essere una soluzione perseguibile sul piano tecnico. Ma se si affina l’analisi e si considerano anche i fattori legati al reddito delle famiglie, il numero si riduce a circa 1,76 milioni di abitazioni.

È quindi evidente che gli obiettivi EPBD di contrazione del consumo di energia primaria possono essere raggiunti solo adottando un approccio neutrale dal punto di vista tecnologico. Bisogna offrire ai cittadini alternative, in ogni caso sostenibili, nell’ottica della complementarità e della pluralità di tecnologie e vettori per coinvolgere l’intero patrimonio abitativo; l’elettrificazione rappresenta una valida soluzione in determinati contesti ma non appare essere l’unica.

Lo studio sviluppa un’analisi ampia delle soluzioni possibili per la decarbonizzazione dei consumi residenziali, includendo opzioni basate sulla sostituzione delle caldaie tradizionali con caldaie a condensazione e su sistemi ibridi. Per valutare la convenienza economica delle differenti tecnologie di efficientamento sono stati valutati i costi di installazione e di gestione. I risultati evidenziano che la caldaia alimentata a gas (metano o GPL) è la soluzione più economica per i consumatori, le pompe di calore (tecnologia elettrica) risultano poco competitive, non solo a causa degli elevati costi iniziali di investimento ma anche a fronte dell’attuale costo dell’energia elettrica. Pertanto, la sostituzione delle caldaie tradizionali con le nuove a condensazione, alimentate con percentuali crescenti di gas rinnovabili, rappresenta una soluzione efficace per raggiungere i target di efficienza a costi competitivi e con impatti ambientali via via più contenuti.

All’evento hanno partecipato Alberto Gusmeroli, Presidente Commissione Attività Produttive, Commercio e Turismo della Camera dei Deputati, Silvia Fregolent Commissione Ambiente del Senato della Repubblica, Massimo Milani Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, Vinicio Peluffo Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati, Luca Squeri Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati, Gianpiero Zinzi Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, Andrea Maria Felici Direttore Generale della Direzione Domanda ed Efficienza Energetica Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e Franco Cotana, Amministratore Delegato RSE. La conferenza è stata moderata dal giornalista di Radio 24 Sebastiano Barisoni.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Sostenibilità

Mascioli (Crn-Iia): “Fare chiarezza sui Cam,...

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L’esperta, ‘necessaria una circolare applicativa’

Mascioli (Crn-Iia):

“C’è bisogno di fare chiarezza sui Cam”, Criteri ambientali minimi, “poiché sembra che passi il messaggio che essi obblighino all’acquisto di derrate alimentari biologiche a chilometro zero, come inteso nella legge 61 del 2022. Questa norma ha dato una nuova definizione di chilometro zero, ma in realtà il vincolo che i Cam impongono nella ristorazione scolastica è differente. Si tratta di acquistare il 50%, in peso, di prodotti ortofrutticoli biologici, rispettando tale percentuale nell’arco di 3 mesi”. Lo ha detto Alessandra Mascioli, Cnr - Istituto Inquinamento Atmosferico e Coordinatrice tavolo Cam, al Secondo Summit della Ristorazione Collettiva, oggi, al Cirfood District di Reggio Emilia in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione.

“I Cam sono accompagnati da una premessa che fornisce indicazioni aggiuntive e promuovono la flessibilità dei menù - spiega Mascioli - consentendo alle aziende di ristorazione di sostituire una specifica categoria di ortaggio con un’altra, a patto che le caratteristiche nutrizionali siano equivalenti e tenendo conto della disponibilità del mercato della materia prima biologica. Un altro tema rilevante - elenca - è quello del chilometro zero. Nei Cam non è stata aggiornata la definizione originaria, che considerava una distanza di 200 chilometri, che mirava a favorire l’accesso di prodotti biologici italiani nelle mense pubbliche, garantendo un certo margine di flessibilità nell’offerta. Il codice dei contratti pubblici prevede che le stazioni appaltanti debbano tenere conto dei criteri premianti dei Cam. Tuttavia, lascia un certo margine di discrezionalità su come attuarli. Il problema emerge nella fase attuativa, poiché le stazioni appaltanti devono valutare come applicare concretamente questi criteri premianti. Per affrontare queste difficoltà, sarebbe necessaria una circolare applicativa che chiarisse come le stazioni appaltanti dovrebbero effettuare un’analisi di mercato sui prodotti ortofrutticoli disponibili, in modo da stabilire se sia più opportuno indicare un raggio di 70 chilometri o mantenerne uno più ampio. Anche le aziende, durante la fase di gara, dovrebbero compiere un’analisi di mercato per capire cosa possono offrire”.

Infine, “un ulteriore punto riguarda la documentazione richiesta dai Cam per oggettivare i criteri e garantire una competizione leale in fase di gara - conclude Mascioli - Questa documentazione, piuttosto onerosa, potrebbe essere prodotta soltanto dal primo classificato in fase di aggiudicazione provvisoria, alleggerendo così il processo per gli altri concorrenti. Una circolare esplicativa sarebbe dunque necessaria per chiarire questi aspetti e migliorare l’applicazione pratica dei Cam”.

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Sostenibilità

Uber lancia la mobilità smart e sicura per adolescenti

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Con Uber for Teens possono richiedere corse con la supervisione dei genitori e funzionalità di sicurezza personalizzate

Uber lancia la mobilità smart e sicura per adolescenti

A partire da oggi, Uber consente ai genitori delle città italiane di invitare i propri figli adolescenti, di età compresa tra 14 e 17 anni, a creare un account Uber specializzato tramite il loro profilo familiare. Il nuovo servizio Uber for Teens, disponibile da oggi a Milano e Roma e nelle prossime settimane nelle altre città italiane dove è attivo il servizio Uber Black, è stato creato su misura per aiutare i componenti più giovani delle famiglie italiane a viaggiare richiedendo in autonomia le proprie corse, ma sempre con la supervisione dei genitori e con le principali funzionalità di sicurezza dell’app attive durante tutto il viaggio.

Tutti i viaggi degli adolescenti saranno dotati di tutte le funzioni di sicurezza attivate automaticamente, tra cui la verifica del Pin, il monitoraggio in tempo reale del viaggio, gli avvisi di eventi imprevisti e l’accesso al pulsante di emergenza di Uber. Queste funzioni non potranno essere disattivate dall’utente, dall’autista o dal genitore, quindi i giovani passeggeri avranno sempre accesso completo con la semplice pressione di un pulsante.

Come la sicurezza viene integrata nel servizio Uber for Teens.

Monitoraggio del viaggio in tempo reale: per aiutare i genitori a rimanere informati, possono seguire l'app con aggiornamenti in tempo reale e monitoraggio del viaggio in tempo reale. Inoltre, per i viaggi degli adolescenti, i genitori riceveranno il nome dell'autista, le informazioni sul veicolo e il luogo di ritorno richiesto, in modo da sapere esattamente dove sta andando il loro passeggero adolescente e chi è al volante.

Verifica del Pin: prima che un adolescente salga in macchina per un viaggio, gli verrà chiesto di fornire al suo autista un Pin univoco. Gli autisti non saranno in grado di iniziare il viaggio finché non avranno inserito il codice corretto nella loro app, fornendo un ulteriore livello di protezione per garantire che gli adolescenti salgano nell'auto giusta con l'autista giusto. RideCheck: grazie sensori e dati Gps è possibile rilevare se una corsa esce dal percorso, si interrompe inaspettatamente o termina prima. Se accade qualcosa del genere, l'app Uber invierà un messaggio all'adolescente e all'autista per assicurarsi che stiano bene. RideCheck verrà modificato per essere più sensibile durante i viaggi degli adolescenti.

Comunicazione con gli autisti: genitori e tutori potranno contattare l'autista del loro adolescente in qualsiasi momento durante il viaggio, così come il centro assistenza per la sicurezza di Uber. Solo autisti altamente qualificati ed esperti: solo gli autisti Ncc del servizio Uber Black e Van con ampia esperienza potranno ricevere richieste di viaggio dai titolari di account adolescenti.

Come funzionano gli account per adolescenti Uber Teen

“Siamo entusiasti di offrire questa funzionalità innovativa alle famiglie italiane dove è presente il servizio Black. Grazie alle funzioni integrate nell’applicazione, gli adolescenti potranno muoversi in modo facile e sicuro all'interno delle nostre città. I genitori, grazie alla tecnologia dell’app Uber, rimarranno sempre aggiornati in tempo reale sugli spostamenti dei loro figli”, commenta Lorenzo Pireddu, General Manager di Uber Italia. Uber ha impiegato più di un anno allo sviluppo del servizio Uber for Teens, consultandosi con esperti di sicurezza come Safe Kids Worldwide e ParentZone, un’organizzazione di genitori che lavora per rendere il mondo online un luogo più sicuro e stimolante per le famiglie e i bambini.

Gli account per adolescenti Uber Teen funzionano così. Solo gli adolescenti di età compresa tra i 14 e i 17 anni possono creare un account Uber for Teens sull’applicazione dopo essere stati invitati dai loro genitori o tutori legali attraverso il profilo familiare. I genitori/tutori possono 'aggiungere un adolescente' al proprio profilo familiare, e l’adolescente riceverà l’invito a scaricare l’app Uber e ad accettare l’invito del genitore/tutore. Una volta completata la procedura di configurazione, che include un’attività di sicurezza obbligatoria, l’adolescente può iniziare a utilizzare il proprio account. Solo gli autisti esperti e con una valutazione elevata possono ricevere richieste di viaggio da parte degli adolescenti.

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