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Nasi (Cirfood): “Norme su misura per garantire qualità e sicurezza ristorazione”

Al Secondo summit della ristorazione collettiva la presidente elenca le necessità del settore

Nasi (Cirfood):

“Vogliamo portare luce sul settore della ristorazione che è un settore strategico per il Paese. Serviamo migliaia di clienti nelle scuole, nelle strutture sociosanitarie, negli ospedali e nelle aziende necessitiamo di norme fatte su misura se vogliamo continuare a portare qualità e sicurezza”. Lo ha detto Chiara Nasi, presidente Cirfood, all’Adnkronos, oggi al Cirfood District di Reggio Emilia, in partecipando al Secondo Summit della Ristorazione Collettiva, momento di confronto annuale importante, che dà spazio alle voci di imprese, docenti universitari, esperti del settore, istituzioni e associazioni in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione, che si celebra il 16 ottobre.

“Mi riferisco - spiega Nasi - a una revisione del codice appalti che dovrebbe contemplare una sezione dedicata alla ristorazione collettiva, al rivedere anche i Cam (Criteri ambientali minimi), della ristorazione che devono tenere conto delle nostre specificità. Abbiamo bisogno di pagamenti regolari da parte della pubblica amministrazione e abbiamo bisogno anche che escano gare sostenibili dal punto di vista economico”.

Si tratta “di un impegno concreto per dare il giusto valore a un settore che è un settore pubblico essenziale - sottolinea Nasi - Da questa giornata mi aspetto che inizi un nuovo percorso, che ci sia il modo per effettuare una pianificazione comune che tenga insieme tutti questi fattori e che renda la ristorazione collettiva protagonista di un patto intergenerazionale del quale credo - conclude - ci sia davvero bisogno”.

“La ristorazione collettiva - continua NAsi-non può essere lasciata sola. Da qui deve partire un impegno comune, che deve coinvolgere non soltanto le imprese della ristorazione collettiva, le quali già si sentono parte di ogni iniziativa volta a migliorare il proprio lavoro, ma anche i committenti, i sindacati, le associazioni di categoria, le istituzioni e i cittadini che fruiscono del nostro servizio ogni giorno. Dobbiamo dare visibilità alle centomila persone che lavorano ogni giorno con impegno, professionalità, dedizione e passione, per portare sulle nostre tavole salute, qualità e pasti buoni, sicuri ed equilibrati”.

“Il nostro obiettivo come imprese è di mettere al centro i nostri consumatori, per contribuire positivamente alla loro salute - aggiunge Nasi - Nonostante le difficoltà economiche del settore, aggravate dagli eventi degli ultimi anni, noi amiamo il nostro lavoro e lo facciamo con grande impegno proprio per l’impatto positivo che riteniamo di avere sulla società. Il nostro è un contributo concreto al sistema di welfare del Paese, volto a costruire benessere per le generazioni di oggi e di domani. Tuttavia - osserva - serve prima di tutto consapevolezza di cosa sia e come operi la ristorazione collettiva, del suo valore economico e sociale e della responsabilità che ci carichiamo quotidianamente. Servire 750 milioni di pasti all’anno è un onore e una grande responsabilità, che oggi sentiamo ancora più pesante. Stiamo affrontando un numero crescente di diete speciali e personalizzate, a causa dell’aumento di intolleranze, allergie e delle esigenze legate a principi etici e religiosi. La ristorazione collettiva sta diventando sempre più simile a un ristorante ‘à la carte’, con tutte le complessità che questo comporta”.

Inoltre, “sentiamo fortemente la responsabilità legata alla sostenibilità” intesa come “sociale ed economica - sottolinea Nasi - L’Agenda 2030 dell’Oms ci insegna che lo sviluppo sostenibile deve affrontare non solo le sfide ambientali, ma anche quelle legate alla salute, all’istruzione, alle disuguaglianze sociali e alla crescita economica, il tutto in un contesto di cambiamento climatico. Parlando di criteri ambientali minimi (Cam), abbiamo visto come questi siano stati imposti con i migliori intenti, ma senza tener conto della complessità del settore e della filiera a cui si rivolgono. Sono stati introdotti in piena pandemia, quando la ristorazione collettiva era già in ginocchio. Oltre alle difficoltà economiche, va considerato che la filiera di produzione non è stata adeguatamente preparata. I piccoli produttori, ad esempio, non sono strutturati per partecipare alle gare pubbliche, non sono organizzati per garantire la sicurezza alimentare e fornire prodotti in misura quantitativa e qualitativa adeguata alle nostre richieste”.

La presidente Cirfood accoglie “con favore l’apertura del ministero dell’Ambiente a riscrivere una circolare esplicativa che aiuti le committenze a inserire i Cam nei bandi di gara. La terra non è un supermercato dove si può comprare a piacimento: è impegno, fatica e complessità. Le azioni virtuose devono essere riconosciute e sostenute, e non si può continuare a parlare di sostenibilità a costo zero”.

Anche la sostenibilità sociale è un tema cruciale. “Le parole di Save the Children hanno chiarito l’importanza della ristorazione scolastica per i bambini e le famiglie - ricorda Nasi - Lo stesso vale per il ruolo della ristorazione collettiva in ambito socio-sanitario, dove il nostro contributo è fondamentale. Tuttavia, è necessario un equilibrio: la sostenibilità ambientale e sociale può esistere solo se accompagnata da sostenibilità economica, un equilibrio che oggi manca. La ristorazione collettiva necessita di una ‘casa’, un punto di riferimento istituzionale. Attualmente, ci confrontiamo con molteplici interlocutori, ma senza un coordinamento efficace. Abbiamo bisogno di norme su misura, di una revisione del codice appalti, di Cam che tengano conto delle nostre specificità e di pagamenti regolari. Inoltre, le basi d’asta delle gare d’appalto devono essere sostenibili, considerando che, nonostante le difficoltà degli ultimi anni, i prezzi non sono aumentati, anzi - conclude - in alcuni casi sono diminuiti”.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Sostenibilità

Casa: lo studio, per decarbonizzare consumi residenziali...

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Presentati a Roma i risultati della ricerca realizzata da BIP

Casa: lo studio, per decarbonizzare consumi residenziali meglio caldaie a condensazione e green gas

Per decarbonizzare i consumi residenziali in Italia sono le caldaie a condensazione la tecnologia più efficace, tecnologia che amplifica la propria sostenibilità impiegando quote crescenti di biometano/bio GpL e green gas. Tale tecnologia si rivela la più conveniente in considerazione delle caratteristiche della maggior parte delle abitazioni degli italiani. È questo il risultato più significativo dello studio “Decarbonizzazione dei consumi termici residenziali”, realizzato da BIP Consulting, e commissionato dalle Associazioni Proxigas, Assogas, Federchimica-Assogasliquidi, Assotermica e Utilitalia.

Il rapporto “Decarbonizzazione dei consumi termici residenziali” parte dagli obiettivi fissati dalla Direttiva UE Case Green (EPBD) in termini di riduzione del consumo di energia primaria nei contesti residenziali. Il parco residenziale italiano è caratterizzato da immobili costruiti per oltre il 70% prima degli anni ’80; gli stessi immobili sono per il 50% posizionati nelle ultime classi energetiche, F e G, e si trovano in aree geografiche con caratteristiche climatiche fredde per il 50% dei casi. Sono poi numerosi gli immobili che ricadono nella categoria degli edifici storici. Altro dato significativo è che il 60% degli appartamenti con riscaldamento autonomo non presenta un giardino privato o terrazzo e la mancanza di spazi esterni limita le alternative tecnologiche per il riscaldamento.

La spesa complessiva per raggiungere gli standard energetici richiesti dall’EPBD potrebbe attestarsi tra 160 e 480 miliardi di euro. Costi che ricadranno sui cittadini, chiamati ad uno sforzo economico considerevole. A tal proposito bisogna considerare che la ricchezza delle famiglie in Italia è estremamente polarizzata, il 70% delle stesse presenta un reddito medio netto inferiore a 40 mila euro/anno, insufficiente per l’acquisto di una pompa di calore elettrica, il cui costo si aggira attorno ai 10 mila euro. Gli ostacoli all’efficientamento, però, non sono solo economici. L’età media della popolazione italiana è particolarmente alta (più del 30% della popolazione è over 60): sono gli over 65 a detenere la quota maggiore degli immobili di proprietà senza mutuo.

L’installazione delle pompe di calore elettriche nel contesto italiano presenta quindi diversi ostacoli: i costi iniziali elevati, le condizioni del parco abitativo, la propensione culturale all’efficientamento energetico, a cui va aggiunta anche un’importante complessità nell’esecuzione dei lavori necessari (basti solo pensare alla necessità di adeguare i sistemi di diffusione del calore interni all’abitazione). Per questo lo studio stima che – dato il contesto – dei 16,6 milioni di abitazioni in classe F e G solo in 5,9 milioni di queste la pompa di calore elettrica potrebbe essere una soluzione perseguibile sul piano tecnico. Ma se si affina l’analisi e si considerano anche i fattori legati al reddito delle famiglie, il numero si riduce a circa 1,76 milioni di abitazioni.

È quindi evidente che gli obiettivi EPBD di contrazione del consumo di energia primaria possono essere raggiunti solo adottando un approccio neutrale dal punto di vista tecnologico. Bisogna offrire ai cittadini alternative, in ogni caso sostenibili, nell’ottica della complementarità e della pluralità di tecnologie e vettori per coinvolgere l’intero patrimonio abitativo; l’elettrificazione rappresenta una valida soluzione in determinati contesti ma non appare essere l’unica.

Lo studio sviluppa un’analisi ampia delle soluzioni possibili per la decarbonizzazione dei consumi residenziali, includendo opzioni basate sulla sostituzione delle caldaie tradizionali con caldaie a condensazione e su sistemi ibridi. Per valutare la convenienza economica delle differenti tecnologie di efficientamento sono stati valutati i costi di installazione e di gestione. I risultati evidenziano che la caldaia alimentata a gas (metano o GPL) è la soluzione più economica per i consumatori, le pompe di calore (tecnologia elettrica) risultano poco competitive, non solo a causa degli elevati costi iniziali di investimento ma anche a fronte dell’attuale costo dell’energia elettrica. Pertanto, la sostituzione delle caldaie tradizionali con le nuove a condensazione, alimentate con percentuali crescenti di gas rinnovabili, rappresenta una soluzione efficace per raggiungere i target di efficienza a costi competitivi e con impatti ambientali via via più contenuti.

All’evento hanno partecipato Alberto Gusmeroli, Presidente Commissione Attività Produttive, Commercio e Turismo della Camera dei Deputati, Silvia Fregolent Commissione Ambiente del Senato della Repubblica, Massimo Milani Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, Vinicio Peluffo Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati, Luca Squeri Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati, Gianpiero Zinzi Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, Andrea Maria Felici Direttore Generale della Direzione Domanda ed Efficienza Energetica Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e Franco Cotana, Amministratore Delegato RSE. La conferenza è stata moderata dal giornalista di Radio 24 Sebastiano Barisoni.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Sostenibilità

Mascioli (Crn-Iia): “Fare chiarezza sui Cam,...

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L’esperta, ‘necessaria una circolare applicativa’

Mascioli (Crn-Iia):

“C’è bisogno di fare chiarezza sui Cam”, Criteri ambientali minimi, “poiché sembra che passi il messaggio che essi obblighino all’acquisto di derrate alimentari biologiche a chilometro zero, come inteso nella legge 61 del 2022. Questa norma ha dato una nuova definizione di chilometro zero, ma in realtà il vincolo che i Cam impongono nella ristorazione scolastica è differente. Si tratta di acquistare il 50%, in peso, di prodotti ortofrutticoli biologici, rispettando tale percentuale nell’arco di 3 mesi”. Lo ha detto Alessandra Mascioli, Cnr - Istituto Inquinamento Atmosferico e Coordinatrice tavolo Cam, al Secondo Summit della Ristorazione Collettiva, oggi, al Cirfood District di Reggio Emilia in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione.

“I Cam sono accompagnati da una premessa che fornisce indicazioni aggiuntive e promuovono la flessibilità dei menù - spiega Mascioli - consentendo alle aziende di ristorazione di sostituire una specifica categoria di ortaggio con un’altra, a patto che le caratteristiche nutrizionali siano equivalenti e tenendo conto della disponibilità del mercato della materia prima biologica. Un altro tema rilevante - elenca - è quello del chilometro zero. Nei Cam non è stata aggiornata la definizione originaria, che considerava una distanza di 200 chilometri, che mirava a favorire l’accesso di prodotti biologici italiani nelle mense pubbliche, garantendo un certo margine di flessibilità nell’offerta. Il codice dei contratti pubblici prevede che le stazioni appaltanti debbano tenere conto dei criteri premianti dei Cam. Tuttavia, lascia un certo margine di discrezionalità su come attuarli. Il problema emerge nella fase attuativa, poiché le stazioni appaltanti devono valutare come applicare concretamente questi criteri premianti. Per affrontare queste difficoltà, sarebbe necessaria una circolare applicativa che chiarisse come le stazioni appaltanti dovrebbero effettuare un’analisi di mercato sui prodotti ortofrutticoli disponibili, in modo da stabilire se sia più opportuno indicare un raggio di 70 chilometri o mantenerne uno più ampio. Anche le aziende, durante la fase di gara, dovrebbero compiere un’analisi di mercato per capire cosa possono offrire”.

Infine, “un ulteriore punto riguarda la documentazione richiesta dai Cam per oggettivare i criteri e garantire una competizione leale in fase di gara - conclude Mascioli - Questa documentazione, piuttosto onerosa, potrebbe essere prodotta soltanto dal primo classificato in fase di aggiudicazione provvisoria, alleggerendo così il processo per gli altri concorrenti. Una circolare esplicativa sarebbe dunque necessaria per chiarire questi aspetti e migliorare l’applicazione pratica dei Cam”.

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Sostenibilità

Uber lancia la mobilità smart e sicura per adolescenti

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Con Uber for Teens possono richiedere corse con la supervisione dei genitori e funzionalità di sicurezza personalizzate

Uber lancia la mobilità smart e sicura per adolescenti

A partire da oggi, Uber consente ai genitori delle città italiane di invitare i propri figli adolescenti, di età compresa tra 14 e 17 anni, a creare un account Uber specializzato tramite il loro profilo familiare. Il nuovo servizio Uber for Teens, disponibile da oggi a Milano e Roma e nelle prossime settimane nelle altre città italiane dove è attivo il servizio Uber Black, è stato creato su misura per aiutare i componenti più giovani delle famiglie italiane a viaggiare richiedendo in autonomia le proprie corse, ma sempre con la supervisione dei genitori e con le principali funzionalità di sicurezza dell’app attive durante tutto il viaggio.

Tutti i viaggi degli adolescenti saranno dotati di tutte le funzioni di sicurezza attivate automaticamente, tra cui la verifica del Pin, il monitoraggio in tempo reale del viaggio, gli avvisi di eventi imprevisti e l’accesso al pulsante di emergenza di Uber. Queste funzioni non potranno essere disattivate dall’utente, dall’autista o dal genitore, quindi i giovani passeggeri avranno sempre accesso completo con la semplice pressione di un pulsante.

Come la sicurezza viene integrata nel servizio Uber for Teens.

Monitoraggio del viaggio in tempo reale: per aiutare i genitori a rimanere informati, possono seguire l'app con aggiornamenti in tempo reale e monitoraggio del viaggio in tempo reale. Inoltre, per i viaggi degli adolescenti, i genitori riceveranno il nome dell'autista, le informazioni sul veicolo e il luogo di ritorno richiesto, in modo da sapere esattamente dove sta andando il loro passeggero adolescente e chi è al volante.

Verifica del Pin: prima che un adolescente salga in macchina per un viaggio, gli verrà chiesto di fornire al suo autista un Pin univoco. Gli autisti non saranno in grado di iniziare il viaggio finché non avranno inserito il codice corretto nella loro app, fornendo un ulteriore livello di protezione per garantire che gli adolescenti salgano nell'auto giusta con l'autista giusto. RideCheck: grazie sensori e dati Gps è possibile rilevare se una corsa esce dal percorso, si interrompe inaspettatamente o termina prima. Se accade qualcosa del genere, l'app Uber invierà un messaggio all'adolescente e all'autista per assicurarsi che stiano bene. RideCheck verrà modificato per essere più sensibile durante i viaggi degli adolescenti.

Comunicazione con gli autisti: genitori e tutori potranno contattare l'autista del loro adolescente in qualsiasi momento durante il viaggio, così come il centro assistenza per la sicurezza di Uber. Solo autisti altamente qualificati ed esperti: solo gli autisti Ncc del servizio Uber Black e Van con ampia esperienza potranno ricevere richieste di viaggio dai titolari di account adolescenti.

Come funzionano gli account per adolescenti Uber Teen

“Siamo entusiasti di offrire questa funzionalità innovativa alle famiglie italiane dove è presente il servizio Black. Grazie alle funzioni integrate nell’applicazione, gli adolescenti potranno muoversi in modo facile e sicuro all'interno delle nostre città. I genitori, grazie alla tecnologia dell’app Uber, rimarranno sempre aggiornati in tempo reale sugli spostamenti dei loro figli”, commenta Lorenzo Pireddu, General Manager di Uber Italia. Uber ha impiegato più di un anno allo sviluppo del servizio Uber for Teens, consultandosi con esperti di sicurezza come Safe Kids Worldwide e ParentZone, un’organizzazione di genitori che lavora per rendere il mondo online un luogo più sicuro e stimolante per le famiglie e i bambini.

Gli account per adolescenti Uber Teen funzionano così. Solo gli adolescenti di età compresa tra i 14 e i 17 anni possono creare un account Uber for Teens sull’applicazione dopo essere stati invitati dai loro genitori o tutori legali attraverso il profilo familiare. I genitori/tutori possono 'aggiungere un adolescente' al proprio profilo familiare, e l’adolescente riceverà l’invito a scaricare l’app Uber e ad accettare l’invito del genitore/tutore. Una volta completata la procedura di configurazione, che include un’attività di sicurezza obbligatoria, l’adolescente può iniziare a utilizzare il proprio account. Solo gli autisti esperti e con una valutazione elevata possono ricevere richieste di viaggio da parte degli adolescenti.

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