Padovani (Sin): “Necessità di certificazione competenze telemedicina”
"Abbiamo avviato un processo che potrebbe essere un modello di riferimento per le altre società scientifiche"
"Come Sin riteniamo che ci sia la necessità di certificazione quando parliamo di competenze della formazione in telemedicina. Noi con l'aiuto di Biogen abbiamo avviato un processo di certificazione delle competenze della formazione che oggi presentiamo in Agenas: secondo noi potrebbe essere un modello di riferimento anche per le altre società scientifiche. La nostra proposta prevede dei livelli che a loro volta prevedono che tutto sia certificato attraverso un numero adeguato di crediti". Lo ha detto il presidente della Società italiana di neurologia (Sin), Alessandro Padovani, a margine dell'evento "I criteri per la certificazione del neurologo digitale. Valorizzazione delle prestazioni e aggiornamento dei Lea", promosso a Roma da Ladies First con il patrocinio di Sin e Agenas-Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali.
Salute e Benessere
Ambiente, le microplastiche si respirano, trovate...
(EMBARGO ALLE 20.00) - Le microplastiche, contaminanti sempre più ubiquitari che allarmano per i possibili effetti su ambiente e salute, non solo si possono ingerire, ma si possano anche respirare. Un tipo di esposizione che minaccia uomini e animali. E' quanto suggerisce uno studio sui delfini pubblicato sulla rivista ad accesso libero 'Plos One', condotto da Miranda Dziobak e colleghi del College of Charleston in South Carolina, Usa.
In tutto il mondo - spiegano i ricercatori - gli esseri umani e numerosi animali sono esposti a minuscole particelle di contaminanti plastici note come microplastiche. Nell'uomo e nei roditori l'esposizione a queste sostanze è stata collegata a meccanismi pericolosi per la salute, come stress ossidativo e infiammazione. Una delle principali vie attraverso cui gli uomini e la fauna selvatica possono essere esposti alle microplastiche è l'ingestione di cibi contaminati da queste particelle. Anche l'inalazione di microplastiche trasportate dall'aria è stata associata a effetti negativi per la salute negli esseri umani, ma pochi studi hanno esaminato questa via di esposizione negli animali selvatici. Il team di Dziobak ha provato a indagarla.
Gli scienziati hanno raccolto campioni di aria espirata da 5 delfini tursiopi della Baia di Sarasota in Florida e da 6 delfini tursiopi della Baia di Barataria in Louisiana. L'analisi ha mostrato che tutti gli 11 delfini avevano almeno una sospetta particella di microplastica nel loro respiro, e un esame più approfondito delle microplastiche espirate ha indicato che si trattava sia di fibre sia di frammenti, che includevano diversi tipi di polimeri plastici tra cui polietilene tereftalato (Pet), poliestere, poliammide, polibutilene tereftalato e polimetilmetacrilato (Pmma). Per accertare che queste microplastiche si trovavano proprio nel respiro dei delfini e non nell'aria circostante, i ricercatori hanno prelevato anche campioni di quest'ultima confrontandola con quella espirata dagli animali. Si è così confermato che i contaminanti erano effettivamente presenti nell'alito dei delfini.
"Questi risultati supportano l'idea che l'inalazione potrebbe essere un'altra via chiave di esposizione alla microplastica per i delfini, insieme all'ingestione", spiegano gli autori, precisando che "i risultati sono preliminari e saranno necessarie ulteriori ricerche per quantificare meglio il grado di esposizione all'inalazione di vari tipi di microplastica tra i delfini tursiopi, nonché per determinare i potenziali impatti sulla loro salute, come la possibilità di danni polmonari".
"Sappiamo che le microplastiche fluttuano nell'aria - sottolineano gli scienziati - quindi sospettavamo di trovare microplastiche nei campioni di respiro. Siamo preoccupati per ciò che vediamo, perché i delfini hanno una grande capacità polmonare e respirano molto profondamente, quindi temiamo per ciò che queste plastiche potrebbero causare ai loro polmoni".
Salute e Benessere
Hiv, Esposito (Simit Campania): “Fa meno paura con...
"Infezioni Hiv stabili in regione ma diagnosi tardive"
"I nuovi casi di Hiv in Campania sono stabili, il problema è però la diagnosi tardiva". Cosi Vincenzo Esposito, presidente di Simit (Società italiana malattie infettive e tropicali) Campania, partecipando al Congresso regionale su 'Le malattie infettive nel setting del paziente immunodepresso', in corso a Napoli. "Il messaggio che vogliamo lanciare oggi è lo stimolo allo screening. Esiste la possibilità di testarsi in anonimato presso tanti centri in Campania e senza prenotazione. E' bene farlo perché l'Hiv è una malattia che, se diagnosticata in tempo, non crea grosse problematiche. Oggi l'Hiv è diventata una condizione cronica se diagnosticata in tempo" e ci sono "terapie efficaci come le long acting".
A proposito della nuova terapia a lunga durata d'azione per la gestione dell'Hiv e dei significativi vantaggi per la qualità di vita dei pazienti, la Campania - si è ricordato nel corso dell'evento - è l'unica Regione a non somministrarla ambulatorialmente e ciò rappresenta una limitazione significativa per i pazienti. "La terapia long acting è un'esperienza positiva che stanno vivendo un po' tutti i centri in Italia e anche in Europa e nel mondo - ricorda Esposito - E' un cambio di paradigma perché si passa a una terapia che viene somministrata al paziente direttamente presso la struttura in cui viene eseguita. Questo ha più vantaggi, a cominciare da una migliore aderenza, in quanto riduce il numero di somministrazioni e - poiché la terapia è somministrata in sede - l'aderenza può essere osservata direttamente dall'operatore". D'altro canto, l'aderenza alla terapia è fondamentale perché, come ha ricordato l'esperto, "se un paziente non prende la terapia in maniera precisa rischia di generare resistenze nel virus e di avere poi delle complicazioni per i trattamenti futuri e rischia anche di trasmettere l'infezione. Quindi migliorare l'aderenza è una cosa fondamentale nel nostro campo". Infine, la terapia long acting si lega a una minore stigmatizzazione: "Meno assunzioni di farmaci visibili da parte del paziente" comportano "un miglioramento della qualità di vita".
Rispetto al percorso ambulatoriale, il presidente Esposito ha poi chiarito: "Siamo partiti in ritardo, però al momento siamo a un buon punto. Il cambio di paradigma è stato non soltanto per il paziente, ma soprattutto per le istituzioni. Questo ha significato uno sforzo congiunto sia dei medici che della politica per creare un percorso che vada in tal senso. La Regione Campania ha richiesto a tutti i centri prescrittori di dotarsi di questi ambulatori e sono state identificate delle liste di medici che si occupano di questi pazienti e su questa base devono ottenere l'abilitazione ad accedere alle piattaforme per la prescrizione diretta di questi farmaci, perché esiste una normativa molto stringente sulla privacy di questi pazienti: una prescrizione ambulatoriale non può passare attraverso persone terze, ma deve essere erogata dallo stesso medico che segue il paziente. Adesso è in via di ultimazione il percorso che deve essere poi attivato in tutti i centri che al momento si stanno ponendo in maniera estemporanea per risolvere la problematica", ha concluso.
Salute e Benessere
Infermieri: “Charlotte d’Inghilterra una di...
Mangiacavalli (Fnopi): "Notizia che ci rende orgogliosi, i migliori auguri alla principessa che speriamo segua le orme di Florence Nightingale"
"Si tratta di un bella notizia, che sottolinea ancora una volta quanto le professioni infermieristiche rivestano una importanza cruciale per la società in cui viviamo, anche nell'immaginario collettivo. Ed è doppiamente importante, non certo per il lignaggio del personaggio in questione, quanto per il messaggio trasmesso da una coppia di genitori alla propria figlia sul valore del Servizio sanitario nazionale, che nel Regno Unito ha tanti tratti in comune con quello italiano". Così all'Adnkronos Salute Barbara Mangiacavalli, presidente della Fnopi, la Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche, commenta la notizia che arriva dal Regno Unito e che riguarda Charlotte d'Inghilterra, il cui sogno "è diventare infermiera". Stando a quanto rivelato da fonti di Palazzo, la secondogenita di William e Kate ha preso questa decisione dopo che il padre ha spiegato a lei e ai fratelli l'importanza del lavoro svolto da chi opera all'interno del National Health Service, il servizio sanitario del Regno Unito.
"Come per tutti i profili sanitari che giocheranno un ruolo-chiave nei prossimi anni, considerando i cambiamenti demografici e sociali attesi, è fondamentale valorizzare e veicolare con orgoglio queste notizie - sottolinea Mangiacavalli - che testimoniano una inversione di tendenza nelle nostre società occidentali rispetto all'atteggiamento di giovani e giovanissimi nei confronti delle cosiddette 'professioni di cura', ovunque in crisi 'di appeal' per le difficili condizioni di lavoro in cui si trovano ad operare". Quindi, "i migliori auguri alla principessa Charlotte, che speriamo segua le orme di un'altra celebre cittadina britannica, quella Florence Nightingale" considerata la fondatrice dell'assistenza infermieristica moderna, "e che tanto ha dato anche all'Italia in termini di valori e saperi", conclude.