Israele, minaccia Pasdaran: “Colpiremo dolorosamente se attacca Iran”
Raid anche nel sud del Libano. Bandiera israeliana issata nel cuore di Aita-al-Shaab, roccaforte Hezbollah. Minaccia Pasdaran: "Colpiremo dolorosamente Israele se attacca Iran"
Sarebbe almeno di 19 morti e decine di feriti il bilancio di un raid israeliano contro una scuola nel campo profughi di Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza. A dirlo il ministero della Sanità palestinese, controllato da Hamas, precisando che la scuola era diventata un rifugio per sfollati.
Nella scuola Abu Hassan a Jabalia era presente ''un centro di comando di Hamas e della Jihad Islamica', la dichiarazione dell'Idf parlando di almeno ''12 terroristi presenti'' nella struttura al momento dell'attacco e che ''erano coinvolti nel lancio di razzi contro Israele e negli attacchi contro le truppe''.
Tra i 19 morti si registrano anche bambini, ha segnalato il ministero della Sanità di Gaza City.
Raid in Sud Libano
Raid israeliano anche nella zona di Tiro, sulla costa, nel sud del Libano. Immagini diffusa da AfpTv mostrano colonne di fumo che si levano da una zona abitata dopo l'appello delle forze israeliane ai residenti di un edificio di al-Hoch, a sud di Tiro a lasciare la zona "immediatamente a rimanere a una distanza di almeno 500 metri".
La bandiera israeliana è stata intanto issata nel cuore di Aita al-Shaab, roccaforte di Hezbollah nel sud del Libano, mostra un video pubblicato dall'emittente Channel 12, secondo la quale il 74esimo battaglione ha completato la presa della kasbah della località.
Le Idf hanno chiesto intanto stamane ai cittadini libanesi che vivono nella Valle della Bekaa, nell'est del Libano, di evacuare la zona in vista di un nuovo attacco contro obiettivi di Hezbollah. L'appello è stato diffuso dal portavoce in lingua araba delle Idf, Avichay Adraee, che attraverso 'X' ha condiviso una mappa degli edifici da evacuare. Spiegando che le Idf opereranno nell'area, ai residenti viene chiesto di stare lontani da edifici di Hezbollah.
Una raffica di oltre trenta razzi sono stati lanciati intanto mattinata dal Libano verso il nord di Israele, diretti ad Haifa. Lo riferisce l'Idf spiegando che alcuni di questi razzi sono stati abbattuti. L'emittente Kan aggiunge che altri razzi sono caduti in aree aperte senza causare danni.
Pasdaran: "Colpiremo dolorosamente se Israele attacca Iran"
L'Iran colpirà ''in modo doloroso'' Israele se lo Stato ebraico dovesse attaccare obiettivi in territorio iraniano. Lo ha dichiarato il capo dei Guardiani della Rivoluzione iraniana, i Pasdaran, il generale Hossein Salami.
"Se commettete un errore e attaccate i nostri obiettivi, che siano nella regione o in Iran, vi colpiremo di nuovo dolorosamente", ha detto Salami rivolgendosi a Israele durante il funerale di un generale dei Pasdaran ucciso il mese scorso in un attacco aereo israeliano insieme al leader di Hezbollah Hassan Nasrallah in Libano.
Il capo dei Pasdaran ha quindi aggiunto che il sistema avanzato di difesa aerea schierato in Israele dagli Stati Uniti non impedirà la rappresaglia iraniana. "Sappiamo della vostra debolezza e lo sapete anche voi", ha detto riferendosi a Israele.
Ieri il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha intanto approvato una serie di obiettivi di teheran da colpire per rappresaglia all'attacco missilistico del primo ottobre scorso, ha detto una fonte israeliana ad Abc News, senza fornire ulteriori dettagli sugli obiettivi specifici e se si tratti di target militari. Nessuna informazione neanche sui tempi della rappresaglia.
Resistenza islamica rivendica attacco con drone in sud Israele
La resistenza islamica in Iraq, gruppo filo iraniano, ha rivendicato di aver lanciato un drone verso Eilat, nel sud di Israele. La rivendicazione arriva dopo che erano suonate le sirene di allarme nella zona di Eilat.
Ministro esteri Iran al Cairo, prima volta in 10 anni
Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi è oggi al Cairo per colloqui con il presidente egiziano Abdel Fatah al Sisi e il capo della diplomazia Badr Abdelatty. Si tratta della prima visita di un ministro iraniano di alto rango in Egitto in oltre un decennio. Lo scrive il quotidiano qatariota Al Araby Al Jadeed. Tra gli obiettivi della missione anche i preparativi per una visita del presidente iraniano Masoud Pezeshkian nella capitale egiziana.
Esteri
Uccisero i genitori a fucilate, i familiari chiedono il...
Eric e Lyle dopo gli abusi subiti dal padre uccisero i genitori e vennero condannati all'ergastolo ostativo negli Anni '90. Ora i familiari chiedono una nuova sentenza: "Hanno pagato abbastanza"
Il procuratore distrettuale di Los Angeles, George Gascon, ha detto che entro dieci giorni deciderà se chiedere una nuova sentenza per Eric e Lyle Menendez, i due fratelli condannati all'ergastolo ostativo per aver ucciso a fucilate i genitori nella loro casa di Beverly Hills. Una nuova sentenza che potrebbe portare alla scarcerazione dei due fratelli entro la fine dell'anno. "Dipenderà dalla corte decidere in che direzione andare, ma questo potrebbe essere possibile", ha detto Gascon dopo la conferenza stampa dei familiari dei due detenuti che chiedono il loro rilascio.
Il caso - che fu seguito dall'intera America all'inizio degli anni novanta durante i due processi, il primo nel 1993 finito senza un verdetto e il secondo nel 1995 che si concluse con la condanna perché non vennero considerate ammissibili le denunce di abusi che i due avrebbero subito dal padre - è di nuovo al centro dell'attenzione anche a seguito dell'uscita di un documentario di Peacock e di una serie di Netflix sulla loro storia, 'Monsters: The Lyle and Erik Menendez Story'.
A spingere alla riapertura del caso due nuove prove che sosterrebbero le denunce di abusi sessuali e fisici che i fratelli avrebbero subito dal padre Josè. "Vivevano nella paura costante, nessun bambino dovrebbe sopportare questo tipo di sofferenza, gli abusi li hanno intrappolati, è dolorosa e terrificante. Gli abusi del padre hanno distrutto le loro vite e la famiglia e la giustizia non li hanno difesi", ha dichiarato la cugina Karen VanderMolen.
"Credo che abbiamo pagato per i loro crimini, e noi come famiglia abbiamo sofferto abbastanza", ha aggiunto la cugina, una degli oltre 10 familiari - tra i quali anche la zia materna Joan VanderMolen che ha 92 anni e che ha denunciano gli "orribili" abusi subiti dai nipoti - intervenuti alla conferenza stampa per chiedere il rilascio dei due fratelli che ora hanno 56 e 53 anni. Un'altra cugina, Anamaria Baralt, ha sottolineato "con la comprensione che abbiamo ora degli abusi e della sindrome post traumatica, non c'è dubbio sul fatto che la sentenza oggi sarebbe stata molto diversa".
Gascon, che sta ancora valutando le nuove prove presentate, concorda, sulla base di quello che ha visto finora, sul fatto che i due giovani, che avevano 21 e 18 anni al momento del delitto, erano vittime di abusi. "Credo che si sia un certo livello di prove che indica che vi erano molti problemi in quella famiglia", ha aggiunto parlando con Nbcnews.
Le nuove prove presentate lo scorso anno dai legali dei fratelli comprendono una lettera che uno dei due aveva inviato ad un cugino qualche mese prima del delitto: "Sto cercando di evitare papà ogni notte, rimango sveglio pensando che possa entrare". La seconda prova è l'accusa di stupro contro José Menendez da parte di un ex componente della boy band Menudo, Roy Rossello.
Esteri
Migranti, in Ue spunta idea di un hub per i rimpatri in...
Nella struttura dovrebbero essere deportati gli immigrati di origine subsahariana a cui sono state respinte le domande di asilo
Alcuni Paesi nordici stanno "discutendo" in questi giorni "l'idea", che è "in una fase iniziale", di creare in Uganda un "hub" in cui i richiedenti asilo dell'Africa subsahariana, le cui domande sono state esaminate e respinte, possano essere deportati prima di essere rimpatriati nei rispettivi Paesi di origine. Lo spiega una fonte diplomatica europea. L'idea è stata "discussa" nel corso della riunione tra 11 Paesi che ha preceduto il Consiglio Europeo, cui ha preso parte anche la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, anche se non "in modo estensivo".
Da parte di Kampala per ora non si sarebbero registrate chiusure. Nel corso dell'incontro, organizzato da Italia, Danimarca e Olanda, si è parlato anche dell'accordo italoalbanese, ma non c'è stata "nessuna discussione approfondita" su una singola opzione. La riunione è stata un modo per dare alla presidente della Commissione la sensazione dell'urgenza di questo tema e i leader che vi hanno partecipato hanno concordato che faranno la stessa preriunione a dicembre. Von der Leyen "ha capito. Ogni leader intorno al tavolo sente che dovremmo fare di più sulle migrazioni", conclude la fonte.
Esteri
Giorgia Meloni in Libano, media: “E’ il primo...
La presidente del Consiglio incontrerà il presidente del Parlamento Nabih Berri, il primo ministro Najib Mikani e visiterà il battaglione italiano
La visita della presidente del Consiglio Giorgia Meloni domani in Libano ''sarà la prima di alto livello in Libano dopo l'intensificarsi degli attacchi israeliani contro Hezbollah''. Così i media libanesi parlano della "attesa visita a Beirut venerdì pomeriggio della premier italiana Giorgia Meloni, il cui Paese detiene la presidenza di turno del G7".
Il sito di notizie 'Lebanon 24' afferma in particolare che durante la missione "Meloni incontrerà il presidente del Parlamento Nabih Berri, il primo ministro Najib Mikani e visiterà il battaglione del suo paese nel sud, recentemente esposto al fuoco israeliano durante gli scontri tra le forze israeliane e Hezbollah". Il sito d'informazione libanese sottolinea che la premier aveva avvertito, intervenendo al Parlamento italiano che "il ritiro della forza Onu sarebbe un grave errore'', nonostante le richieste israeliane in tal senso. In realtà, secondo quanto precisato dal ministro della Difesa Guido Crosetto, il programma della tappa libanese del presidente del Consiglio non prevede una visita al contingente italiano di Unifil, perché le condizioni di sicurezza non la consentiranno.
Intanto, ''le autorità del Libano e la sua popolazione attendono l'esito dei contatti internazionali che potrebbero costituire una leva per arrivare al cessate il fuoco nel sud del paese attualmente teatro delle più violente battaglie tra Israele e Hezbollah'', scrive 'Lebanon 24'. Citando a condizione di anonimato una fonte politica libanese autorevole, il sito sottolinea che ''la prima preoccupazione oggi è il cessate il fuoco. Per quanto riguarda la soluzione politica interna (il destino di Hezbollah dal punto di visita militare, ndr) e l'elezione del presidente, nonostante gli sforzi e l'impegno profusi, ci sono ancora molti ostacoli, a cominciare dall'incapacità di raggiungere un accordo sul nome del Capo dello Stato secondo la lista che sta circolando".
Sulla scelta del capo dello Stato il quotidiano Al-Akhbar, vicino a Hezbollah, ha riferito che Berri, che riceverà Meloni dopo il colloquio con il premier Mikati, ha ribadito ''chiaramente'' ai suoi interlocutori che ''non è il momento giusto per eleggere un presidente, perché il Libano è sottoposto all'aggressione israeliana''. Proprio per questo, aggiunge, molti parlamentari del blocco Lealtà alla Resistenza, il braccio politico Hezbollah, ''corrono il rischio di essere assassinati ed esiste una chiara minaccia israeliana di prenderli di mira''. (di Hayder Saeed)