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Vattani: “Manunzio e Jobs? Nei libri nessun errore, nello smartphone di tutto”

L’ambasciatore italiano in Germania a presidente della Venice University interviene al panel “La cultura che unisce. Da Manuzio all’ebook”, nella prima giornata della Buchmesse di Francoforte 2024.

Vattani:

"Con Manuzio è nata la lettura per diletto, il libro è andato dietro al lettore, non il contrario. Nasceva così una lettura silenziosa e individuale per piacere. Vorrei rappresentare però anche ciò che recita il motto della manifestazione, ‘Radici nel futuro’: così come Manuzio ha inventato la lettura per diletto, anche Steve Jobs, come Manuzio ha creato un bisogno. Quello dello smartphone. Entrambi hanno modificato il nostro modo di vivere, ma se nei libri di Manuzio non c'è un solo errore, nello smartphone ci trovi tutto e il contrario di tutto”. Sono le parole di Umberto Vattani, ambasciatore Italia in Germania e presidente della Venice University, durante il panel “La cultura che unisce. Da Manuzio all’ebook”, uno dei numerosi incontri della prima giornata della Buchmesse di Francoforte dove l’Italia è Ospite d’Onore.

Ed è stato proprio un italiano, il veneziano Aldo Manuzio, a cambiare la storia del libro: “Pochi sanno che intorno alla fine del 1400 e l'inizio del 1500, Aldo Manuzio iniziava a lavorare a una nuova forma di libro. Una grande personalità italiana che ha rivoluzionato il libro riducendone nettamente le dimensioni: piega il foglio in otto volte, segna sul frontespizio il nome dell'autore e pone il primo logo, l'ancora, la prudenza e il delfino, la velocità. Un modo per dire affrettati lentamente, senza fare errori”, racconta.

Gli ha fatto eco Massimo Bray, ex ministro e direttore generale Istituto Enciclopedia Italiana Treccani: “Manuzio capisce che i manoscritti bisogna conoscerli, non solo copiarli. Il fatto che abbia ridotto le dimensioni del libro contiene l'intento di divulgarli. La sua modernità sta anche nel capire quanto sia importante la distribuzione di un libro. Capisce che il libro è uno strumento democratico che non deve essere riservato solo ai colti. 'Radici nel futuro' è un titolo importante - aggiunge Bray - Come Treccani compiamo 100 anni. Abbiamo conservato nel corso di un secolo un patrimonio culturale. Il confronto con le tecnologie digitali può essere vinto e la cultura italiana può arrivare alle nuove generazioni”, conclude.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Buchmesse, Baricco: “Politica non controlli ma...

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Lo scrittore torinese al panel ‘Tra letteratura e impegno civile’, al padiglione Italia, durante la III giornata della Fiera del Libro di Francoforte.

Buchmesse, Baricco:

"Gli scrittori sono una piccola tribù di un villaggio più grande in cui c'è quello che chiamiamo cultura. L’istinto primo della politica è in qualche modo controllarlo, indirizzarlo, segnarlo e gratificarlo della propria presenza. Ogni tentativo di controllare questo villaggio è stupido. La cosa da fare davvero è difendere il villaggio affinché sopravviva, anche alle sue incapacità, perché è un villaggio prezioso". Lo ha detto lo scrittore torinese Alessandro Baricco durante il panel ‘Tra letteratura e impegno civile’, che lo ha visto protagonista nella terza giornata della Buchmesse di Francoforte, sul palco della Piazza Italiana realizzata dallo studio Stefano Boeri Interiors. L'incontro, introdotto dal saluto di benvenuto del Commissario straordinario per la partecipazione dell'Italia Ospite d'Onore, Mauro Mazza, ha avuto una folta partecipazione di pubblico.

"La coppia letteratura-impegno civile spesso va in frizione e nei tanti anni che ho passato a scrivere libri, periodicamente si è presentato come un tema aperto. È un rapporto tra il gesto di fare letteratura e il gesto di correggere delle ferite - le parole di Baricco -. Il gesto della letteratura e il gesto di impegno civile sono tanto lontani, hanno una postura differente. La situazione piú abituale che mi sembra di vivere è quella in cui si costringe alla letteratura il gesto dell'impegno civile così come sarebbe assurdo il contrario. Quando riduciamo troppo questa distanza, noi perdiamo, ridisegnamo il rapporto tra letteratura e impegno civile", dice.

'Qualsiasi tentativo di intimorire, censurare, perseguitare la letteratura non deve passare mai'

Lo scrittore ci tiene a sottolineare l’importanza di difendere la letteratura. "Qualsiasi tentativo di intimorire, censurare, perseguitare la letteratura non deve passare mai. La letteratura non si tocca, difendendola salvi la tua forza e la tua comunità. Dobbiamo però stare attenti a capire che i libri non sono gli scrittori - precisa - Ho sempre pensato che alla fine puoi scegliere di impegnarti in una singola storia di impegno civile, ma quella è una partita in cui la letteratura non ti può schermare più di tanto".

Poi una chiosa sull’influenza degli eventi sulle sorti di uno scrittore: "Alcuni scrittori sono molto allineati al potere, così come alcuni scrittori acquisiscono visibilità per andare contro al potere. Mi ha sempre dato fastidio perché dietro c'è una forma di doping. Ho capito che il nostro mondo è dopato. Il potere è un acceleratore. Tutti danziamo in questa danza di correnti ascensionali, ma c'è modo e modo. Noi produciamo bellezza, non possiamo uccidere la sensibilità che abbiamo, non dobbiamo perderla. Mai. Non voglio dimenticare cosa sono la bellezza, la misura e l'eleganza", il suo pensiero.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Spettacolo

Cinema, Mattarella ‘festeggia’ gli 80 anni di...

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Il presidente della Repubblica atteso il 22 ottobre nella sede di Viale Regina Margherita a Roma

Una scena di 'C'è ancora domani'

Sarà il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a festeggiare gli 80 anni dell’Anica, il 22 ottobre, nella sede di viale Regina Margherita a Roma, alle 18. Mattarella vedrà lì, per suo esplicito desiderio 'C’è ancora domani', il film rivelazione del 2023, alla presenza della regista e interprete Paola Cortellesi e delle due co-protagoniste. Venerdì sera invece al teatro Olimpico di Roma c’è stato l’altro evento celebrativo dell’Associazione dell’industria cinematografica, audiovisiva e multimediale: la proiezione di 'Ricomincio da tre', primo film di Massimo Troisi, altra grande rivelazione, anno 1981. Il film è stato appena restaurato.

Protagonisti della festa all’Olimpico, il presidente Anica uscente dopo 8 anni, Francesco Rutelli, e il produttore del film, Fulvio Lucisano. Rutelli ha ricordato come Anica, nata nel 1944, ancora fra le macerie del Paese, significasse allora "industria cinematografica e affini", mentre oggi raccoglie tutte le realtà del terzo millennio: produttori, distributori, esportatori e digitali, creators, streamer, animazione. Anica ha dentro la sua struttura anche Anica Academy, che forma professionalità di cui il mercato ha bisogno: ultima, l’intimacy coordinator, che si occupa dei corretti rapporti e comportamenti sui set.

Lucisano è stato lungamente applaudito quando ha ricordato i suoi inizi settant’anni fa. Poi, via al film, che cambiò molti canoni nel cinema italiano e restò nelle sale a lungo (al Gioiello di Roma, due anni interi). In sala, attori e registi come Riccardo Rossi, Fausto Brizzi e Davide Minnella, il produttore Giampaolo Letta (Medusa), il Presidente Agcom Giacomo Lasorella, la Presidente dell’Auditorium Claudia Mazzola.

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Spettacolo

Claudio Gioè è Mike Bongiorno nella serie tv: “Ero...

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'Mike' andrà in onda su Rai1 in prima serata il 21 e 22 ottobre ed è stata presentata in anteprima alla Festa del Cinema di Roma

Claudio Gioè - Agenzia Fotogramma

Tutti lo conoscono e lo ricordano per il suo mitico: 'Allegria!', passato alla storia della televisione italiana. Pochi però sanno quel che ha vissuto da giovane il re dei quiz, ovvero Mike Bongiorno. A colmare questa lacuna sul celebre presentatore ci ha pensato la miniserie evento Rai, 'Mike', in onda su Rai 1 in prima serata il 21 e 22 ottobre e presentata in anteprima alla Festa del Cinema di Roma.

Diretta da Giuseppe Bonito, sceneggiata da Salvatore De Mola e tratta dall’autobiografia scritta dallo stesso Mike insieme a Nicolò Bongiorno ('La versione di Mike', edita da Mondadori), la serie in due puntate, attraverso una lunga intervista (la conduce Paolo Pierobon) realizzata quando era all’apice della sua carriera con 'Rischiatutto' e una serie di flashback, ci racconta la vita di questo giovane italo-americano nato a New York nel 1924 e diventato poi nel 1954, con l’avvento della televisione, uno dei principali protagonisti del piccolo schermo.

Lo interpretano alternandosi Claudio Gioè (ovvero Mike adulto, "terrorizzato nell’interpretare un personaggio così amato e imitato, abbiamo voluto raccontare la sua anima") e Elia Nuzzolo (Mike giovane, o meglio Mickey, come era chiamato allora, "ho fatto un percorso a ritroso cercando di scoprire come era da ragazzo"). Nel cast anche Valentina Romani, nel ruolo della sua futura moglie ovvero Daniela Zuccoli, che sposerà nel 1972 e che gli starà accanto fino all’ultimo giorno. Ne esce fuori un Mike inedito, un’anima divisa in due, tra due paesi, l'Italia e l'America, due lingue, un padre e una madre (i due si separarono quando lui era molto piccolo). "È un personaggio molto dualistico, a livello geografico è scisso tra un continente e un altro, non a caso anche nel realizzare questa serie abbiamo scelto due Mike. Ho compiuto un viaggio di conoscenza resettando quella che era la mia immagine di Mike. Era un personaggio ricchissimo, ma diviso e lacerato per certi versi", dice il regista.

E Maria Pia Ammirati, direttrice di Rai Fiction, aggiunge: "Sempre difficile fare un biopic, noi abbiamo scelto di raccontare i suoi risvolti sentimentali e privati e la prima parte della sua vita. Apparentemente lo conosciamo tutti, ma non sappiamo tante cose di lui. Anche io sono entrata dentro un personaggio uomo che è una persona come noi, normale e semplice, e che poi è diventata eccezionale".

Tutto il merito della serie sta dunque nel farci scoprire questa parte così poco nota di Mike, entrato nelle case delle famiglie dal 1954. Da staffetta tra Milano e Torino per i partigiani al passaporto americano, non buttato, che gli salvò la vita durante la Seconda Guerra Mondiale, da quando fu arrestato dai nazifascisti al suo rientro nella casa paterna in America, fino al suo difficile rapporto con il padre e al suo primo amore (ovvero la cantante lirica italoamericana Rosalia Maresca) Mike si racconta a cuore aperto, facendoci entrare nella sua parte più intima facendoci scoprire che dietro quel sorriso e quell’allegria c’era anche tanta sofferenza.

"Mike è un personaggio che spesso è stato liquidato con grande superficialità, con uno slogan tipo Allegria. Mi ha colpito la sua pervicacia e il suo stoicismo nell’affrontare la vita, cosa che non è sempre facile. Le cose non ti arrivano da sole. Bisogna combattere e affrontare le difficoltà. E poi lui aveva una passione e una dedizione che oggi non possono che esserci da esempio". Per rimanere in tema di slogan non sarà da gridare: "Un bell’applauso!". Ma comunque questa serie si può vedere. Come dire, una metà applauso.

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