Il Manfredi Anacleti di film e serie tv è deceduto dopo una lunga malattia. Era stato fra i capi degli Irriducibili della Lazio, nel 2001 un arresto per droga
E' morto - dopo una lunga malattia - l'attore Adamo Dionisi, noto per il ruolo di Manfredi Anacleti nella serie Suburra. Dionisi aveva 59 anni e una vita tempestosa alle spalle: nato a Roma il 30 settembre 1965, era stato fra i capi degli ultrà Irriducibili della Lazio. Nel 2001 un arresto per droga. Rinchiuso per alcuni anni a Rebibbia, aveva scoperto in carcere la passione per la recitazione partecipando ad alcuni progetti teatrali.
Il suo esordio è nel film 'Chi nasce tondo...' (2008), che ha anche co-sceneggiato. Nel 2014 Abel Ferrara lo sceglie per una parte nel film biografico 'Pasolini', mentre Garrone lo vuole in 'Dogman' mentre l'anno successivo Stefano Sollima lo sceglie per 'Suburra' nel ruolo del boss Manfredi Anacleti, uno degli antagonisti principali, ruolo che riprenderà anche nell'omonima serie Netflix.
Oltre alla serie per cui è diventato famoso, Dionisi ha infatti recitato negli ultimi anni in Brutti e Cattivi (2017), Morrison (2021) e negli ultimi tempi Enea (2023) e Martedì e Venerdì (2024), film di Fabrizio Moro e Alessio De Leonardi uscito nelle sale cinematografiche lo scorso febbraio. Tra le serie tv, è apparso nel cast anche di Rocco Schiavone.L'ultima interpretazione, un cameo nel cortometraggio di Maurizio Lombardi "Marcello".
Spettacolo
Serena Rossi a sorpresa canta alla Festa del Cinema di Roma
L'attrice, interprete del film 'Il treno dei bambini' di Cristina Comencini, si è esibita in uno dei brani della pellicola
Serena Rossi ha incantato il pubblico della 19esima edizione della Festa del Cinema di Roma con un concerto a sorpresa alla premiere de 'Il treno dei bambini', il nuovo film della candidata all'Oscar Cristina Comencini dal 4 dicembre su Netflix. L'attrice - accompagnata dalla JuniOrchestra, l'orchestra dei giovani dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretta dal Maestro Simone Genuini - ha cantato 'Uocchie C'arraggiunate' di Roberto Murolo, tra i brani del film.
Prima dell'esibizione, che si è svolta nella sala Sinopoli dell'Auditorium Parco della Musica, hanno sfilato sul red carpet la regista Cristina Comencini, gli interpreti Barbara Ronchi, Serena Rossi, Christian Cervone e Stefano Accorsi, insieme a Francesco Di Leva, Antonia Truppo, Monica Nappo, Dora Romano, Ivan Zerbinati e Giorgia Arena. Tratto dall'omonimo bestseller di Viola Ardone, 'Il treno dei bambini' racconta la generosità dell'Italia del dopoguerra, un viaggio attraverso la miseria visto dagli occhi di un bambino diviso tra due madri.
Comencini: "Il treno dei bambini racconta ciò che potrebbe essere l'Italia"
Quella del treno che portava i bambini dal Sud a Nord nel Dopoguerra “è una storia che pochissimi conoscono" dice la regista Cristina Comencini a proposito del suo film 'Il treno dei bambini' che fa luce sul viaggio di settantamila bambini che nel dopoguerra vennero inviati in treno nel Nord perché si potesse assicurare loro un futuro migliore. "Io ho una mia idea sul perché: era organizzata dall’Unione delle donne italiane e coinvolgeva bambini e donne, che sono le classiche figure che nella società sono tenute da parte. Ecco perché questa storia è stata resa invisibile, come molte cose che hanno fatto alle donne durante la guerra e il Dopoguerra”. "Questi treni - spiega la regista, che presenta il film nella sezione Grand Public - sono partiti da zone in cui non c’era nulla, è una storia di solidarietà, quello che noi siamo stati e può forse dire quello che potremmo essere. La storia è importante dal punto di vista del nostro Paese, ecco perché ho voluto affrontarla".
La pellicola, tratta dal best seller di Viola Ardone, è ambientata nel 1946. Amerigo ha otto anni e non si è mai allontanato da sua madre Antonietta (Serena Rossi), ma il suo mondo, fatto di strada e povertà, sta però per cambiare. A bordo di uno dei 'treni della felicità' passerà l'inverno al nord, dove una giovane donna, Derna (Barbara Ronchi) si prenderà cura di lui. La vicenda porterà il piccolo a fare una scelta che gli cambierà la vita. “Noi siamo stati quell’Italia solidale - dice una delle interpreti, Monica Nappo - oggi partono navi per creare separazione, prima invece si pensava che se una cosa si poteva fare dovesse essere fatta. Fu uno sforzo organizzativo ed economico importante. Le famiglie si sono fidate, ecco cosa mi ha colpito, con la speranza, se non la certezza che qualcuno dall'altra parte li accogliesse”.
Serena Rossi interpreta il ruolo di una donna apparentemente dura e poco affettuosa, costretta a privarsi di suo figlio per mandarlo via dall’inferno. "Mia nonna Concetta che oggi ha 84 anni era uno di quei settantamila bambini - rivela l’attrice napoletana -. È stata tre mesi a Modena, e dice che sono stati gli unici mesi felici della sua infanzia. Quindi per me il coinvolgimento emotivo era enorme”. Raccontare “questa mamma così lontana da me, per me è stato difficilissimo, il mio cuore è nelle tue mani ho detto a Cristina”. Una mamma “molto dura che non riesce ad abbracciare il suo bambino, ma fa il più grande gesto d’amore per lui, lasciarlo andare verso una nuova vita”.
“Derna è una donna che non si aspettava di avere questo bambino, forse non pensava fosse nemmeno la famiglia giusta, quella di una donna sola, pensava di essere inadatta - spiega Barbara Ronchi -. Invece pian piano Amerigo fa breccia nel suo cuore e nasce un’amicizia. Lei si racconta, gli parla, lo mette a parte della sua vita. Inconsapevolmente gli fa conoscere qualcosa che poi diventa la sua passione, fa qualcosa di più che farlo sopravvivere”. Nel ruolo di Amerigo da adulto, Stefano Accorsi. “Abbiamo cercato di immaginare il personaggio - dice l’attore-. Un adulto che pian piano comincia a elaborare quanto gli è successo, l'idea di essere stato oggetto di questa scelta di una delle due madri che dal suo punto di vista lo ha abbandonato lascerà un segno. È un uomo risolto, ma ha chiuso in un cassetto una cosa molto importante. Questo cassetto si riapre e da lì comincia a elaborarlo”.
Le musiche del film sono del maestro Nicola Piovani. “In questo periodo fra i miei progetti c’è di fare meno film possibile, perché il cinema è molto cambiato e non ho nessuna voglia di aggiornarmi - spiega Piovani -. Ma quando capitano occasioni miracolose come queste dal punto di vista drammaturgico o musicale, sono felicissimo. Io scrivo ancora con la matita e la gomma”. E rivela che della sceneggiatura lo hanno colpito “due madri diversissime, ma accomunate dal sentimento di maternità”.
Spettacolo
Festa del Cinema di Roma, Jason Reitman: “Racconto il...
Al centro del film i 90 minuti che hanno preceduto la messa in onda della prima puntata dello show comico americano, l’11 ottobre 1975
“Con 'Saturday Night' racconto attori, comici e scrittori che hanno fatto la storia, ricordando come si possa creare qualcosa di grandioso stando in gruppo, che sia un musical, una recita a scuola oppure una gita scolastica. Ed è in questa sfera che esce fuori la nostra umanità”. Così Jason Reitman nell’intervista all’Adnkronos parla del suo ultimo film, che prende il nome dal noto show americano, in anteprima alla 19ma edizione della Festa del Cinema di Roma. Al cinema come evento speciale dal 21 al 23 ottobre con Eagle Pictures, il film Sony Pictures racconta i novanta minuti che hanno preceduto la messa in onda della prima puntata del ‘Saturday Night Live’ l’11 ottobre 1975. “Punto la macchina da presa sul momento della creazione: cosa si prova quando qualcosa di geniale entra nel nostro universo?”, spiega il regista, che si chiede: ‘un attimo prima che il SNL andasse in onda per la prima volta questo gruppo di giovani talenti sapeva che da lì a poco avrebbe cambiato la cultura?”.
Per Reitman, figlio del grande regista di ‘Ghostbusters - Acchiappafantasmi’, “è stata l’occasione per riflettere su una generazione che ha strappato la televisione dalle mani della vecchia generazione per creare qualcosa di rivoluzionario, che fino a quel momento avevamo visto solo nella musica con Woodstock”. ‘Saturday Night’ è il film “più difficile e il più gratificante che abbia mai fatto”, ammette Reitman. “La difficoltà è stata creare questo caos dietro le quinte che sembra una coreografia di danza con 80 attori e la macchina da presa ha 'ballato' con loro”.
Dagli Anni 70 ad oggi lo show non hai mai tradito la sua identità tra comicità e caos diventando un cult: “oggi credo che la satira si faccia sentire, nonostante il politicamente corretto. Senza la comicità non avremmo l’opportunità di parlare di temi o personaggi di cui abbiamo il terrore di parlare”, conclude Reitman. Il film vanta un cast di giovanissimi e di icone del cinema: Gabriel LaBelle, Rachel Sennott, Cory Michael Smith, Ella Hunt, Dylan O’Brien, Emily Fairn, Matt Wood, Lamorne Morris, Kim Matula, Finn Wolfhard, Nicholas Braun, Cooper Hoffman, Andrew Barth Feldman, Kaia Gerber, Tommy Dewey, Willem Dafoe, Matthew Rhys e J.K. Simmons.
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Spettacolo
Festa del Cinema di Roma, Gael Garcia Bernal: “Quando...
L'attore e regista messicano è il protagonista, insieme a Diego Luna, della serie Disney+ ‘Máquina’: un dramma sportivo tra sconfitta, successo e crime
“Ero giovane quando nella mia vita è arrivata la fama, è stata difficile da capire e da gestire. Mi sono sentito come se la mia crescita e la mia innocenza si fossero lasciate corrompere. Quindi, sì il successo può essere una trappola ma per me ora rappresenta la possibilità di fare quello che faccio”. Così Gael García Bernal in un'intervista all’Adnkronos riflettendo sulle difficoltà legate alla celebrità, uno dei temi al centro della serie ‘Máquina: il pugile’, presentata alla 19ma edizione della Festa del Cinema di Roma e già disponibile su Disney+. “Da quando io e Diego Luna (assente alla kermesse per motivi personali, ndr) abbiamo pensato di realizzare questo progetto, la sfida è stata quella di fare una serie che raccontasse un’anti-favola sul perdere prima di guadagnare la libertà”, spiega Bernal.
Gli amici d'infanzia Gael García Bernal e Diego Luna si riuniscono in questo dramma sportivo a oltre 20 anni da ‘Y tu mamá también’ di Alfonso Cuarón. Al centro della storia c’è Esteban “La Máquina” Osuna (Gael García Bernal) che, dopo una sconfitta devastante, si trova a un punto morto della sua carriera da pugile. Fortunatamente per lui, il suo manager e migliore amico Andy Lujan (Diego Luna) è determinato a riportarlo in vetta. Ma quando un’efferata organizzazione si ripresenta, la posta in gioco di questa rivincita diventa una questione di vita o di morte. Ma, soprattutto, una sfida contro il tempo e una carriera sulla via del tramonto.
“A vent'anni ho partecipato a film che erano molto appaganti per me, ma trovavo difficile godermi quello che stavo facendo. A partire dai 40 anni, invece, ho iniziato a godermi molto di più il mio lavoro. Quindi, il passare del tempo non mi spaventa, anzi tutto diventa più interessante, bisogna solo stare un po' più attenti a quello che si mangia, non è più come una volta”, dice scherzando l’attore. Al contrario del mondo dello sport, nel cinema “più si invecchia e più si diventa interessante e bello. In realtà, anche più romantici”. C’è un po’ di Italia nella serie. Bernal e Luna, in una scena, cantano e ballano ‘Sarà perché ti amo’ dei Ricchi e Poveri in versione spagnola: “questa canzone ha segnato la nostra infanzia”, ricorda Bernal, che consiglia: “trovate un karaoke in cui si possa modulare la scala musicale, questo brano ha delle tonalità alte ed è stato difficile cantarla”, conclude.(di Lucrezia Leombruni)
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