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Festa di Roma, Bocelli: “C’è buona e cattiva musica, bisogna avere il coraggio di dirlo”

Il tenore si racconta ad Alice nella città, dove porta il film-concerto diretto da Sam Wrench

Andrea Bocelli (Fotogramma/Ipa)

"Bisogna avere il coraggio di dire che esiste la buona musica e la cattiva musica". Parla a ruota libera e con sincerità Andrea Bocelli, ospite della Festa di Roma nell'ambito di 'Alice nella Città', dove porta in anteprima mondiale 'Andrea Bocelli 30: The Celebration', film-concerto diretto da Sam Wrench ('Taylor Swift: The Eras Tour', 'Billie Eilish Live At The O2') sullo spettacolare evento di tre giorni tenuto in Italia lo scorso luglio per celebrare il suo trentesimo anniversario nella musica. "Come si riconosce? Dai frutti che dà. La musica deve lasciarti sereno, felice, aprirti nuovi orizzonti. Di solito, perché questo accada, chi la fa deve saperla fare. Chi fa musica, deve studiare molto".

Il ricordo di Luciano Pavarotti

Molti i ricordi del tenore, a partire dal rapporto con Luciano Pavarotti: "Quando il duetto con Pavarotti fu fatto dal vivo nel '93, dalla paura mi venne la febbre -rivela Bocelli-. Venivo dal pianobar, mi sono trovato improvvisamente catapultato in un palco al fianco di Pavarotti e per l’emozione cantai con la febbre sopra i 38. Quando lo risento infatti ci sono cose che non mi piacciono, ma non potevo fare meglio". Con Pavarotti ci sono stati anche episodi divertenti. Come quella volta in cui "mi ha invitato a pranzo a Modena. Sono arrivato e c'era un tavolo lunghissimo pieno di cose, lui mi ha riempito un piatto e mi ha dato un bicchiere di Lambrusco. Io sono toscano, e con la sincerità che mi si deve riconoscere gli ho detto 'è un ottimo vino per due cose: per farci l'aceto balsamico e per lavare le ruote delle macchine quando sono piene di fango. Ma poi sono andato al pianoforte e mi sono fatto perdonare", racconta il tenore.

Il grande sogno

I grandi della terra “li ho incontrati quasi tutti - ricorda Bocelli -. Dal Papa a Mohammed Alì, di fronte al quale mi sono quasi commosso. Era malato, ma aveva un fisico incredibile. Lui mi venne incontro e disse ‘sing for me’. Mi sono messo in ginocchio e ho cantato per lui, la sua famiglia si è commossa e mi sono commosso anche io”. Il sogno impossibile? “Cantare con Maria Callas e Renata Tebaldi”, dice. Tanti successi ma un attaccamento viscerale alle sue origini e la sua famiglia. “La mia famiglia è di origini contadine. Fino a duecento anni fa i miei lavoravano presso il principe Corsini. Sono innamorato della mia terra e della mia lingua. Quando parto per lunghi viaggi comincio dal giorno dopo a fare il conto alla rovescia per contare quanto manca per tornare a casa”, rivela Bocelli.

Il destino della musica

Bocelli ammette: “Ho capito da subito che la musica fosse il mio destino. Già in collegio da bambino. Mi chiedevano tutti di cantare, mai di giocare a calcio. Ma è un destino che si è realizzato molto tardi. Quando mia madre portava i miei provini in giro c’era sempre un ‘ma’ che fermava tutto, ma meno male che è andata così, perché evidentemente ogni cosa ha il suo tempo”. Della vittoria a Sanremo ‘94 “ricordo soprattutto mio ritorno a casa - racconta il tenore -. Ero partito come un pianista conosciuto in un raggio di 30 chilometri. Sono partito senza aspettative, con l’animo di fare del mio meglio. Sono tornato e ho trovato tutto il paese fuori della mia frazione ad aspettarmi. C’era scritto un cartello sul ponte, ‘grazie Andrea di aver messo in piedi Sanremo’. Ho pensato che fossero impazziti”.

Il doppio appuntamento alla Festa del Cinema

Un doppio appuntamento alla Festa del Cinema attende oggi i fan dell’amato tenore italiano: oltre all’incontro con i ragazzi delle scuole di musica e cinema, il pubblico e le giurie di Alice nella città nella Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, alle ore 20.30 ci sarà la proiezione del film all’Auditorium Conciliazione. All’evento sarà presente Bocelli accompagnato da Sofia Carson, tra le superstar della musica internazionale che hanno partecipato al film-concerto. Da ricordare che Mediaset celebrerà il trentennale della carriera del tenore con due serate evento in onda prossimamente tra fine novembre e inizio dicembre su Canale5, in cui ci sarà un condensato delle serate di Bocelli al teatro del Silenzio.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Spettacolo

Serena Rossi a sorpresa canta alla Festa del Cinema di Roma

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L'attrice, interprete del film 'Il treno dei bambini' di Cristina Comencini, si è esibita in uno dei brani della pellicola

Serena Rossi a sorpresa canta alla Festa del Cinema di Roma

Serena Rossi ha incantato il pubblico della 19esima edizione della Festa del Cinema di Roma con un concerto a sorpresa alla premiere de 'Il treno dei bambini', il nuovo film della candidata all'Oscar Cristina Comencini dal 4 dicembre su Netflix. L'attrice - accompagnata dalla JuniOrchestra, l'orchestra dei giovani dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretta dal Maestro Simone Genuini - ha cantato 'Uocchie C'arraggiunate' di Roberto Murolo, tra i brani del film.

Prima dell'esibizione, che si è svolta nella sala Sinopoli dell'Auditorium Parco della Musica, hanno sfilato sul red carpet la regista Cristina Comencini, gli interpreti Barbara Ronchi, Serena Rossi, Christian Cervone e Stefano Accorsi, insieme a Francesco Di Leva, Antonia Truppo, Monica Nappo, Dora Romano, Ivan Zerbinati e Giorgia Arena. Tratto dall'omonimo bestseller di Viola Ardone, 'Il treno dei bambini' racconta la generosità dell'Italia del dopoguerra, un viaggio attraverso la miseria visto dagli occhi di un bambino diviso tra due madri.

Comencini: "Il treno dei bambini racconta ciò che potrebbe essere l'Italia"

Quella del treno che portava i bambini dal Sud a Nord nel Dopoguerra “è una storia che pochissimi conoscono" dice la regista Cristina Comencini a proposito del suo film 'Il treno dei bambini' che fa luce sul viaggio di settantamila bambini che nel dopoguerra vennero inviati in treno nel Nord perché si potesse assicurare loro un futuro migliore. "Io ho una mia idea sul perché: era organizzata dall’Unione delle donne italiane e coinvolgeva bambini e donne, che sono le classiche figure che nella società sono tenute da parte. Ecco perché questa storia è stata resa invisibile, come molte cose che hanno fatto alle donne durante la guerra e il Dopoguerra”. "Questi treni - spiega la regista, che presenta il film nella sezione Grand Public - sono partiti da zone in cui non c’era nulla, è una storia di solidarietà, quello che noi siamo stati e può forse dire quello che potremmo essere. La storia è importante dal punto di vista del nostro Paese, ecco perché ho voluto affrontarla".

La pellicola, tratta dal best seller di Viola Ardone, è ambientata nel 1946. Amerigo ha otto anni e non si è mai allontanato da sua madre Antonietta (Serena Rossi), ma il suo mondo, fatto di strada e povertà, sta però per cambiare. A bordo di uno dei 'treni della felicità' passerà l'inverno al nord, dove una giovane donna, Derna (Barbara Ronchi) si prenderà cura di lui. La vicenda porterà il piccolo a fare una scelta che gli cambierà la vita. “Noi siamo stati quell’Italia solidale - dice una delle interpreti, Monica Nappo - oggi partono navi per creare separazione, prima invece si pensava che se una cosa si poteva fare dovesse essere fatta. Fu uno sforzo organizzativo ed economico importante. Le famiglie si sono fidate, ecco cosa mi ha colpito, con la speranza, se non la certezza che qualcuno dall'altra parte li accogliesse”.

Serena Rossi interpreta il ruolo di una donna apparentemente dura e poco affettuosa, costretta a privarsi di suo figlio per mandarlo via dall’inferno. "Mia nonna Concetta che oggi ha 84 anni era uno di quei settantamila bambini - rivela l’attrice napoletana -. È stata tre mesi a Modena, e dice che sono stati gli unici mesi felici della sua infanzia. Quindi per me il coinvolgimento emotivo era enorme”. Raccontare “questa mamma così lontana da me, per me è stato difficilissimo, il mio cuore è nelle tue mani ho detto a Cristina”. Una mamma “molto dura che non riesce ad abbracciare il suo bambino, ma fa il più grande gesto d’amore per lui, lasciarlo andare verso una nuova vita”.

“Derna è una donna che non si aspettava di avere questo bambino, forse non pensava fosse nemmeno la famiglia giusta, quella di una donna sola, pensava di essere inadatta - spiega Barbara Ronchi -. Invece pian piano Amerigo fa breccia nel suo cuore e nasce un’amicizia. Lei si racconta, gli parla, lo mette a parte della sua vita. Inconsapevolmente gli fa conoscere qualcosa che poi diventa la sua passione, fa qualcosa di più che farlo sopravvivere”. Nel ruolo di Amerigo da adulto, Stefano Accorsi. “Abbiamo cercato di immaginare il personaggio - dice l’attore-. Un adulto che pian piano comincia a elaborare quanto gli è successo, l'idea di essere stato oggetto di questa scelta di una delle due madri che dal suo punto di vista lo ha abbandonato lascerà un segno. È un uomo risolto, ma ha chiuso in un cassetto una cosa molto importante. Questo cassetto si riapre e da lì comincia a elaborarlo”.

Le musiche del film sono del maestro Nicola Piovani. “In questo periodo fra i miei progetti c’è di fare meno film possibile, perché il cinema è molto cambiato e non ho nessuna voglia di aggiornarmi - spiega Piovani -. Ma quando capitano occasioni miracolose come queste dal punto di vista drammaturgico o musicale, sono felicissimo. Io scrivo ancora con la matita e la gomma”. E rivela che della sceneggiatura lo hanno colpito “due madri diversissime, ma accomunate dal sentimento di maternità”.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Spettacolo

Festa del Cinema di Roma, Jason Reitman: “Racconto il...

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Al centro del film i 90 minuti che hanno preceduto la messa in onda della prima puntata dello show comico americano, l’11 ottobre 1975

Una scena di 'Saturday Night' di Jason Reitman

Con 'Saturday Night' racconto attori, comici e scrittori che hanno fatto la storia, ricordando come si possa creare qualcosa di grandioso stando in gruppo, che sia un musical, una recita a scuola oppure una gita scolastica. Ed è in questa sfera che esce fuori la nostra umanità”. Così Jason Reitman nell’intervista all’Adnkronos parla del suo ultimo film, che prende il nome dal noto show americano, in anteprima alla 19ma edizione della Festa del Cinema di Roma. Al cinema come evento speciale dal 21 al 23 ottobre con Eagle Pictures, il film Sony Pictures racconta i novanta minuti che hanno preceduto la messa in onda della prima puntata del ‘Saturday Night Live’ l’11 ottobre 1975. “Punto la macchina da presa sul momento della creazione: cosa si prova quando qualcosa di geniale entra nel nostro universo?”, spiega il regista, che si chiede: ‘un attimo prima che il SNL andasse in onda per la prima volta questo gruppo di giovani talenti sapeva che da lì a poco avrebbe cambiato la cultura?”.

Per Reitman, figlio del grande regista di ‘Ghostbusters - Acchiappafantasmi’, “è stata l’occasione per riflettere su una generazione che ha strappato la televisione dalle mani della vecchia generazione per creare qualcosa di rivoluzionario, che fino a quel momento avevamo visto solo nella musica con Woodstock”. ‘Saturday Night’ è il film “più difficile e il più gratificante che abbia mai fatto”, ammette Reitman. “La difficoltà è stata creare questo caos dietro le quinte che sembra una coreografia di danza con 80 attori e la macchina da presa ha 'ballato' con loro”.

Dagli Anni 70 ad oggi lo show non hai mai tradito la sua identità tra comicità e caos diventando un cult: “oggi credo che la satira si faccia sentire, nonostante il politicamente corretto. Senza la comicità non avremmo l’opportunità di parlare di temi o personaggi di cui abbiamo il terrore di parlare”, conclude Reitman. Il film vanta un cast di giovanissimi e di icone del cinema: Gabriel LaBelle, Rachel Sennott, Cory Michael Smith, Ella Hunt, Dylan O’Brien, Emily Fairn, Matt Wood, Lamorne Morris, Kim Matula, Finn Wolfhard, Nicholas Braun, Cooper Hoffman, Andrew Barth Feldman, Kaia Gerber, Tommy Dewey, Willem Dafoe, Matthew Rhys e J.K. Simmons.

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Spettacolo

Festa del Cinema di Roma, Gael Garcia Bernal: “Quando...

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L'attore e regista messicano è il protagonista, insieme a Diego Luna, della serie Disney+ ‘Máquina’: un dramma sportivo tra sconfitta, successo e crime

Gael Garcia Bernal

“Ero giovane quando nella mia vita è arrivata la fama, è stata difficile da capire e da gestire. Mi sono sentito come se la mia crescita e la mia innocenza si fossero lasciate corrompere. Quindi, sì il successo può essere una trappola ma per me ora rappresenta la possibilità di fare quello che faccio”. Così Gael García Bernal in un'intervista all’Adnkronos riflettendo sulle difficoltà legate alla celebrità, uno dei temi al centro della serie ‘Máquina: il pugile’, presentata alla 19ma edizione della Festa del Cinema di Roma e già disponibile su Disney+. “Da quando io e Diego Luna (assente alla kermesse per motivi personali, ndr) abbiamo pensato di realizzare questo progetto, la sfida è stata quella di fare una serie che raccontasse un’anti-favola sul perdere prima di guadagnare la libertà”, spiega Bernal.

Gli amici d'infanzia Gael García Bernal e Diego Luna si riuniscono in questo dramma sportivo a oltre 20 anni da ‘Y tu mamá también’ di Alfonso Cuarón. Al centro della storia c’è Esteban “La Máquina” Osuna (Gael García Bernal) che, dopo una sconfitta devastante, si trova a un punto morto della sua carriera da pugile. Fortunatamente per lui, il suo manager e migliore amico Andy Lujan (Diego Luna) è determinato a riportarlo in vetta. Ma quando un’efferata organizzazione si ripresenta, la posta in gioco di questa rivincita diventa una questione di vita o di morte. Ma, soprattutto, una sfida contro il tempo e una carriera sulla via del tramonto.

“A vent'anni ho partecipato a film che erano molto appaganti per me, ma trovavo difficile godermi quello che stavo facendo. A partire dai 40 anni, invece, ho iniziato a godermi molto di più il mio lavoro. Quindi, il passare del tempo non mi spaventa, anzi tutto diventa più interessante, bisogna solo stare un po' più attenti a quello che si mangia, non è più come una volta”, dice scherzando l’attore. Al contrario del mondo dello sport, nel cinema “più si invecchia e più si diventa interessante e bello. In realtà, anche più romantici”. C’è un po’ di Italia nella serie. Bernal e Luna, in una scena, cantano e ballano ‘Sarà perché ti amo’ dei Ricchi e Poveri in versione spagnola: “questa canzone ha segnato la nostra infanzia”, ricorda Bernal, che consiglia: “trovate un karaoke in cui si possa modulare la scala musicale, questo brano ha delle tonalità alte ed è stato difficile cantarla”, conclude.(di Lucrezia Leombruni)

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