StatisticAll, si chiude decima edizione Festival della Statistica e della Demografia
La kermesse dei quattro giorni del Festival, dal 17 al 20 ottobre, ha ospitato nelle 6 location: 90 eventi, oltre 160 tra relatori, giornalisti e artisti¸ 4 spettacoli serali, 4 spritz e 6 caffè statistici
Si è chiusa con numeri importanti la decima edizione di StatisticAll, il Festival della Statistica e della Demografia, con il patrocinio della Commissione Europea e in collaborazione con il Parlamento Europeo. La kermesse dei quattro giorni del Festival, dal 17 al 20 ottobre, ha ospitato nelle 6 location: 90 eventi, oltre 160 tra relatori, giornalisti e artisti¸ 4 spettacoli serali, 4 spritz e 6 caffè statistici. Più di 60 volontari, oltre 90 persone dello staff, 6 patrocini, 22 sponsor; 6 media partner e Angi come main partner scientifico. Sono state 6000 le visualizzazioni su Instagram e 2000 le visualizzazioni delle dirette YouTube. Si è registrata la copertura di oltre 20.000 utenti sui social di StastisticAll e Istat.
Hanno giocato in piazza al “Giro d’Europa in 80 statistiche” oltre 1.300 persone; e nel gioco si sono sfidati i sindaci di Treviso e Spresiano. Anche questa edizione ha soddisfatto pienamente gli obiettivi di diffusione della cultura statistica; le sinergie messe in campo hanno arricchito la capacità di guardare al reale in modo ragionato e scientifico per comprendere la complessità della vita economica e sociale del Paese.
È stato denso di analisi e proposte lo scambio di idee sui cambiamenti che attraversano la statistica su temi di demografia, ambiente, economia, Europa, finanza pubblica, turismo, intelligenza artificiale, big data e tanto altro di più, con libri, laboratori ed esperimenti. Unico il messaggio trasversale: i dati di qualità devono essere sempre più utili e fruibili perché sono l’antidoto per non confondere l’informazione con la propaganda e il principale strumento di difesa della democrazia.
Tra le tante attività di quest’ultima giornata è stata raccontata l’Europa nello speech “Unite Unite Europe. Come l’Eurovision Song Contest racconta l’Europa”. Il datatelling introdotto da Francesca Lariccia (Istat) presenta i numeri della fruizione a spettacoli e rappresentazioni teatrali in Europa: nel 2022 rispetto al 2021 un quarto dei residenti di 16 anni ha partecipato; valori più alti in Danimarca, Lussemburgo e Svizzera superiori al 45%; i più bassi in Bulgaria e Romania (il 10%). In Italia i fruitori sono il 19%. Alessandro Capicchioni (San Marino Rtv). introduce il libro di Emanuele Lombardini che dà il titolo allo speech. L’Eurovision Song Contest, creato nel 1956, ha sin dalla prima edizione descritto l’Europa che cambia attraverso la musica, l’intrattenimento e la televisione. Nel corso degli anni, l’Eurovision ha raccontato l’uso strumentale della musica da parte delle dittature, la fine di queste ultime e la transizione verso la democrazia, ma anche i sommovimenti sociali e politici, fino ai tanti conflitti sparsi per l’Europa, incarnando lo spirito dei tempi e la società che cambia e si evolve, nel segno dei diritti, dell’uguaglianza e dell’inclusione.
Nello Spritz statistico: I divulgatori in rete: come cambia il racconto dell’Europa hanno dialogato Alessandro Sorrentino (Sicitalian), Arianna Montefiori (divulgatrice economica) e Anna Rizzi (Commissione europea) moderati da Massimo Taddei (giornalista economico). Le ultime elezioni europee sono state le più partecipate sui social, sia per la crescita degli utenti, sia per il fortissimo impegno delle istituzioni comunitarie nel coinvolgere non solo i giornalisti, ma anche i content creator più seguiti nei vari Stati membri.
Il racconto dell’Europa che si fa sui social, però, non riguarda solo la politica, ma tutti gli aspetti della vita dell’Unione. I messaggi che vengono veicolati, la transnazionalità dei contenuti e l’incontro tra creator di diversi paesi stanno contribuendo a forgiare una nuova identità europea. Nell’ambito dei lavori ci si è interrogati sulla comunicazione istituzionale e la comunicazione politica e del rischio nei racconti social di sfociare nella propaganda. La commissione Europea fornisce linee guida affinché le fake news e la disinformazione non inquinino il dibattito pubblico.
Economia
Ue, Barometro Coface: “L’indice di rischio...
L’economia americana atterra, l’area euro non decolla
La ripresa economica globale offre un quadro eterogeneo. Mentre l'economia statunitense sembra indirizzata verso un atterraggio morbido, l'area euro continua a misurarsi con varie incertezze, soprattutto nel comparto industriale. La Cina, invece, fatica a sostenere la propria crescita. Infine, il nostro indice di rischio politico e sociale rimane ad un livello elevato nonostante il calo dell'inflazione, segno di un contesto sempre più complesso e incerto. In questo contesto, Coface rivede la valutazione di 5 paesi (4 riclassificazioni in positivo e 1 declassamento) e 17 settori (12 riclassificazioni in positivo e 5 declassamenti), che ben rappresenta il nostro scenario di stabilizzazione della crescita mondiale nel 2025, su livelli al di sotto del potenziale, ma senza grandi sconvolgimenti.
Dopo il promettente inizio del 2024, l’area euro ha assistito a una nuova contrazione del comparto industriale. Le prospettive non sono particolarmente favorevoli, come testimonia il calo dell'indice di fiducia dei responsabili acquisti. Ne risente in particolare la Germania, principale polo industriale europeo, con una produzione manifatturiera inferiore del 12% ai livelli pre-Covid. Anche il settore dei servizi, che aveva trainato la ripresa, sta rallentando e i consumi delle famiglie restano frenati a causa di risparmi ancora elevati e un basso livello della fiducia in un contesto di incertezza politica.
Sembra essere confermato lo scenario di atterraggio morbido negli Stati Uniti. L’economia americana continua a dimostrare resilienza, come evidenziato dal rimbalzo del secondo trimestre (+3% annualizzato), con una forte domanda interna, anche se il mercato del lavoro sta gradualmente rallentando.
Disinflazione negli Stati Uniti, indebolimento delle imprese nell’area euro
Il terzo trimestre del 2024 ha portato buone notizie in tema di disinflazione, sia negli Stati Uniti che in Europa, sempre grazie al calo dei prezzi delle materie prime - in particolare dei prodotti petroliferi. Tuttavia, nell'area euro, le imprese continuano a subire il forte aumento del costo del lavoro per unità di prodotto (+4,2% su base annua), che comprime i loro margini. Dopo il massimo nella prima metà del 2023 nell’insieme dei paesi dell'area euro, il tasso di redditività è calato di quasi 2 punti percentuali in Germania e nei Paesi Bassi, e del doppio in Spagna e in Italia, rendendo vulnerabili le imprese, come mostra l'aumento delle insolvenze negli ultimi mesi.
I primi tagli dei tassi da parte della Fed e della Bce nel 2024 segnano l'inizio dell’atteso allentamento monetario. Mentre la politica monetaria si farà più accomodante (o meno restrittiva) l'anno prossimo, politiche fiscali più restrittive avranno effetti negativi sulla crescita nella grande maggioranza dei Paesi, in particolare nell'area euro. A luglio 2024, la Commissione europea ha aperto una procedura per deficit eccessivo nei confronti di sette paesi, tra cui la Francia.
Con Kamala Harris e Donald Trump protagonisti delle elezioni presidenziali USA, la scelta per un programma o l'altro avrà ripercussioni anche al di fuori degli Stati Uniti. Sul fronte interno, K. Harris è favorevole a una regolamentazione dei prezzi e a una riduzione dei costi abitativi, mentre D. Trump punta ad una massiccia riduzione delle tasse e a rilanciare la produzione di energia (idrocarburi). Sul piano internazionale, K. Harris è vista come garanzia di continuità a fronte di un D. Trump più imprevedibile e, per certi aspetti, più radicale rispetto al suo primo mandato alla Casa Bianca (2017-2021). Quale che sia il risultato, queste elezioni avranno un forte impatto sull'economia globale per gli anni a venire.
La Cina stenta a ripartire, le altre economie emergenti raccolgono il testimone
Nonostante gli annunci di misure di sostegno, l'economia cinese continua a rallentare, gravata da un mercato immobiliare in crisi e da una domanda interna stagnante. In ogni caso, il contributo delle economie emergenti alla crescita globale rimarrà invariato nel 2025, soprattutto grazie all'accelerazione dei Paesi del Golfo e del Sud America, anche tenendo conto di una crescita attesa meno vivace in Brasile, dopo due anni di crescita intorno al 3%. Al di là dei fattori interni, molti Paesi della regione sono i veri vincitori della riorganizzazione in corso del commercio mondiale, diventando centri strategici che assorbono quote di mercato nelle catene di approvvigionamento sino-americane.
“Nell’ultimo barometro, Coface registra una disomogeneità nella ripresa economica a livello globale: se da un lato gli Stati Uniti stanno dimostrando capacità di recupero, dall’altro l’eurozona si trova ad affrontare un contesto sfidante, soprattutto nel settore industriale, mentre la Cina risente ancora della crisi del mercato immobiliare” commenta Ernesto De Martinis, Ceo di Coface per la Regione Africa e Mediterraneo.
“A fronte di queste evidenze, le valutazioni di Coface di rischio politico e sociale rimangono elevate, nonostante il calo dell’inflazione, confermando uno scenario incerto. L’aggiornamento della valutazione di Paesi e settori riflette una previsione di crescita stabilizzata, seppur inferiore al potenziale stimato per il 2025”, conclude De Martinis.
Economia
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Economia
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Si è tenuta a Treviso la decima edizione di StatisticAll, il festival della statistica e della demografia. L’evento organizzato dalla SIS - Società Italiana di Statistica, dall’ISTAT e dalla Società Statistica Corrado Gini, con il patrocinio della Commissione Europea, della Regione del Veneto, del Comune di Treviso e in collaborazione con il Parlamento Europeo, offre un programma fitto di appuntamenti sul tema “Statistiche senza frontiere. Fiducia, etica, sistema: il futuro dei dati in Europa”.