Almeno 11 attacchi nella periferia meridionale di Beirut, colpite sedi finanziarie: centinaia di civili in fuga. La banca: "Bancarotta del nemico, sarà occhio per occhio". Arrestati 7 israeliani: "Spie dell'Iran". Nuova missione di Blinken nella regione
Una donna ostaggio "è stata recentemente uccisa nel nord della Striscia di Gaza, in circostanze misteriose, in una delle zone di combattimento". Lo riporta l'emittente Al Jazeera, citando una fonte delle Brigate Al-Qassam, il braccio armato di Hamas. "Le circostanze dell'incidente - ha aggiunto la fonte - sono oggetto di indagine e non intendiamo pubblicare il nome della prigioniera morta per motivi di sicurezza".
Raid Israele contro banca Hezbollah in Libano
Intanto è mistero sul raid che nella notte avrebbe colpito le filiali della banca al-Qard al-Hassan, accusata di finanziare Hezbollah. Su X le forze israeliane hanno parlato di raid mirati contro "decine di strutture e siti utilizzati dall'organizzazione terroristica Hezbollah per finanziare le sue attività terroristiche contro lo Stato di Israele".
Ma un responsabile per i rapporti con la stampa di Hezbollah ha riferito alla Bbc che "non è vero e né l'associazione, né Hezbollah hanno sinora diffuso dichiarazioni riguardo i raid aerei di ieri". Lo stesso canale britannico aveva pubblicato in precedenza una dichiarazione attribuita all'Al-Qard al-Hassan (Aqah) a seguito dei raid, precisando che era circolata sui social media libanesi dopo gli attacchi contro le filiali. Era stata rilanciata nelle scorse ore anche dal sito di al-Jazeera e dal sito di notizie Middle East Eye.
Solo ieri sera Israele aveva dichiarato di voler lanciare una campagna contro le reti di finanziamento di Hezbollah, intimando ai civili di allontanarsi da qualsiasi struttura di al-Qard al-Hassan. "Colpiremo molti siti nelle prossime ore e altri siti durante la notte. Nei prossimi giorni, riveleremo come l'Iran finanzia l'attività terroristica di Hezbollah usando istituzioni e associazioni civili come copertura", ha detto ieri sera il portavoce dell'Idf, il contrammiraglio Daniel Hagari. L'accusa all' "Al-Qard al-Hassan Association è di finanziare direttamente le attività terroristiche Hezbollah, anche con l'acquisto di armi e il pagamento di elementi operativi del braccio armato di Hezbollah". E, affermano le Idf, Hezbollah "custodisce miliardi di dollari nelle filiali dell'associazione".
Nella notte sono stati segnalati almeno 11 attacchi nella periferia meridionale di Beirut, mentre altri attacchi si sono verificati nel Libano meridionale e nella regione nord-orientale della valle della Beqaa, tutte roccaforti di Hezbollah, con i civili in preda al panico che cercavano di mettersi al riparo. Centinaia di residenti di Beirut sono fuggiti dalle loro case mentre le esplosioni risuonavano in tutta la capitale libanese, anche nei pressi dell'aeroporto internazionale di Beirut, adiacente al sobborgo meridionale noto come Dahiyeh, considerato il quartier generale di Hezbollah.
Arrestati 7 israeliani "Spie dell'Iran"
Sette israeliani sono intanto stati arrestati con l'accusa di spionaggio a favore dell'Iran. Gli indagati, che, secondo i pubblici ministeri avrebbero svolto centinaia di incarichi per Teheran, sono tutti ebrei residenti ad Haifa e nel nord del di Israele e tra loro ci sono un soldato che ha disertato l'esercito e due minorenni. Nello specifico, sono accusati di aver fotografato e raccolto informazioni sulle basi e sulle strutture dell'Idf, tra cui il quartier generale della difesa di Kirya a Tel Aviv e le basi aeree di Nevatim e Ramat David, nonché i siti delle batterie Iron Dome.
La base di Nevatim è stata colpita da due attacchi missilistici iraniani, mentre Ramat David è stata bersagliata da Hezbollah. I sospettati sono inoltre accusati di aver ricevuto dai loro responsabili mappe di siti strategici, tra cui la base Golani colpita da un mortale attacco con un drone all'inizio di questo mese. I procuratori affermano che la polizia e gli investigatori dello Shin Bet hanno scoperto che i sospettati, al soldo delle agenzie di intelligence iraniane e in contatto con agenti iraniani, hanno svolto una serie di differenti compiti, in cambio dei quali hanno ricevuto centinaia di migliaia di dollari, anche in criptovaluta.
Secondo i pubblici ministeri, alcuni degli indagati hanno svolto attività di spionaggio per l'Iran per due anni e tutti hanno svolto attività di spionaggio dall'inizio della guerra. Secondo l'ufficio del Procuratore di Stato, si tratta di uno dei casi più gravi indagati negli ultimi anni. I procuratori hanno dichiarato che intendono presentare un atto di accusa contro i sette sospettati per reati contro la sicurezza e chiederanno che vengano tenuti in custodia fino alla conclusione del procedimento giudiziario.
Unifil: "Staff pagato da Hezbollah per uso sedi? Falso"
L'Unifil ha intanto dichiarato al Jerusalem Post che le notizie secondo cui i terroristi di Hezbollah pagherebbero i dipendenti per utilizzare le loro sedi in Libano sono false.
In precedenza il quotidiano israeliano Israel Hayom aveva riferito che i militanti di Hezbollah catturati dall'Idf nel Libano meridionale hanno rivelato che il gruppo ha pagato il personale dell'Unifil per utilizzare le sue basi per le operazioni.
Secondo il rapporto, Hezbollah avrebbe anche preso il controllo delle telecamere di sicurezza dell'Unifil nei complessi militari vicino al confine con Israele e le avrebbe utilizzate.
Usa: "Difficile dire come sarà attacco Israele a Iran"
"E' difficile dire esattamente come sarà" l'attacco di Israele all'Iran e come Teheran risponderà, ha dichiarato intanto il Segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin in visita in Ucraina. Ribandendo l'impegno americano a una de-escalation, Austin ha affermato che "alla fine, questa è una decisione israeliana". Tra l'altro, ha aggiunto, "potrebbe essere diverso come gli israeliani credono che la risposta sia proporzionata e come la percepiscono gli iraniani".
Incontrando i giornalisti in Ucraina, il capo del Pentagono ha sottolineato che come americani "faremo, continueremo a fare tutto il possibile per ridurre le tensioni e, si spera, far sì che entrambe le parti inizino a de-escalation. Poi vedremo cosa succederà".
Nuova missione di Blinken in Israele
E oggi Antony J. Blinken torna in Israele e in altri Paesi della regione per "discutere l'importanza di mettere fine alla guerra a Gaza, rilasciare tutti gli ostaggi e alleviare le sofferenze del popolo palestinese". E' quanto dichiara il portavoce Matthew Miller annunciando la nuova missione in Medio Oriente del segretario di Stato Usa, da oggi al 25 ottobre. "Continuerà le discussioni per il periodo del dopo conflitto e sottolineare la necessità di stabilire un nuovo cammino che permetta ai palestinesi di ricostruire le loro vite e realizzare la loro aspirazioni liberi dalla tirannia di Hamas - prosegue la dichiarazione - sottolineerà che altro cibo, medicine e aiuti umanitari devono arrivare ai civili a Gaza".
Il capo della diplomazia americana "discuterà anche la necessità di raggiungere una soluzione diplomatica al conflitto tra Israele e Hezbollah che applichi a pieno la risoluzione 1701 e permetta ai civili su entrambi i lati della linea blu di rientrare nelle loro case". Durante i suoi colloqui, Blinken "riaffermerà l'impegno Usa di lavorare con i partner della regione per la de-escalation e per fornire una stabilità durevole".
Razzi Hezbollah verso il nord di Israele: 1 ferito
Circa 60 razzi sono stati lanciati oggi dal Libano in direzione del nord di Israele. Lo rendono noto i militari israeliani, come riporta il Times of Israele. In precedenza era arrivata la notizia di un uomo rimasto lievemente ferito nella zona di Ayelet HaShahar.
Esteri
Esteri: si apre la seconda settimana del Festival della...
Inizia la seconda settimana del Festival della Diplomazia. Nei restanti quattro giorni, dal 22 al 25 ottobre, continuerà un confronto unico al mondo che complessivamente conta oltre 100 incontri, tavole rotonde, seminari e convegni con il coinvolgimento di oltre 400 relatori da tutto il mondo, 80 ambasciate e 8 facoltà universitarie.
Al centro del dibattito ci sono i temi legati alle molteplici attività svolte dagli Stati attraverso le loro rappresentanze diplomatiche, nonché le negoziazioni a livello bilaterale e multilaterale, per la soluzione dei drammatici conflitti in corso, in tanti campi della politica e del commercio internazionale, si legge in un comunicato. Tra tutti gli eventi spicca un incontro con l’ambasciatore iraniano Mohammad Reza Sab-ouri, in agenda per venerdì 25 ottobre.
“La storia ci insegna che i rapporti di potere e di forza cambiano velocemente e considerare le dinamiche nelle relazioni diplomatiche è essenziale per trovare nuovi equilibri”, commenta Giorgio Bartolomucci, fondatore e segretario generale. “Questo Festival ha l’ambizioso obiettivo di mettere a confronto esponenti di aree e posizioni diverse, per identificare nuove politiche capaci di superare i conflitti in atto e comprendere quali siano i tanti modi in cui gli Stati esercitano il loro potere, che non sempre è di natura militare o finanziaria, ma può trovare origine nell’innovazione tecnologica, nella ricerca scientifica, nella cultura e nell’utilizzo del proprio soft power. Il coinvolgimento degli studenti dei licei e delle università è un investimento per il futuro della diplomazia, come delle relazioni interpersonali”.
Nato nel 2010 e giunto alla sua quindicesima edizione – il titolo di quest’anno è “Looking for Cratos: Le tante facce del Potere” –, il Festival è stato riconosciuto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per la nona volta con il conferimento della sua Medaglia d’Oro.
L’impulso per la nascita dell’evento è stata la volontà di riaffermare l’identità e la vocazione internazionale di Roma, vista la presenza di oltre 340 ambasciate accreditate presso il Quirinale, la Città del Vaticano e il Polo delle Nazioni Unite, ma anche di 46 Istituti e Accademie Culturali, decine di Ong e Università straniere.
Il Festival si è dunque imposto nello scenario nazionale come appuntamento fisso per discutere e divulgare temi di politica, economia e relazioni internazionali. È sostenuto anche dal Ministero degli Esteri, dalla Rappresentanza in Italia della Commissione Ue e del Parlamento europeo, nonché numerose ambasciate, università e partner scientifici.
La storia del Festival conta anche incontri che hanno poi assunto importanza storica. Durante un incontro, ricorda il comunicato, il Ministero degli Esteri, il Ministero della Marina e Aimo hanno preso la decisione di far salire i militari sulle navi commerciali italiane per proteggerle.
Esteri
La battaglia di Mariupol, dopo 30 mesi liberati 34 uomini...
Esteri
Migranti, Ue lavora su lista comune di Paesi terzi sicuri
Ma il portavoce Mamer frena: "E' un processo in corso, quindi è un po' presto per iniziare a pensare alla tempistica"
La Commissione Europea sta "guardando" alla possibilità di stilare una lista Ue dei Paesi terzi considerati sicuri, che attualmente non esiste (ogni Paese stila la propria). Una mano tesa verso il governo italiano e un passo che potrebbe risolvere, dal punto di vista legislativo, la questione del trasferimento di migranti sul 'modello Albania'.
L'accordo Italia-Albania sta infatti incontrando difficoltà proprio a causa del concetto di Paese terzo sicuro, così come delineato da una recente sentenza della Corte di Giustizia Ue.
Ma "è presto" per parlare di tempi per arrivare ad una decisione, fanno sapere i portavoce della Commissione, a Bruxelles durante il briefing con la stampa.
"A livello Ue - spiega Anitta Hipper, portavoce per le migrazioni - non abbiamo una lista comune, ma è una cosa che è prevista anche nel patto per le migrazioni e l'asilo, per assicurare di avere criteri comuni. E' una cosa cui stiamo guardando". Tuttavia, aggiunge il portavoce capo Eric Mamer, "prima dobbiamo avere un collegio dei commissari in carica. E' un processo in corso, quindi è un po' presto per iniziare a pensare alla tempistica" di una decisione simile.
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