Malattie rare, a Catania primo campus itinerante dove l’atletica incontra l’emofilia
Campagna 'Atleti con la A' di Sobi per aprire un dialogo su benessere articolare e attività sportiva
Una mattinata all’insegna dello sport ma anche del dialogo, per educare e informare le persone con emofilia e i loro caregiver sui benefici del movimento e la protezione articolare, funzionali al raggiungimento di una migliore qualità di vita, e per essere da stimolo alle nuove generazioni e abbattere qualche tabù. Sabato 19 ottobre, è arrivato presso il CUS 'Atleti con la A', il primo percorso di avvicinamento all’atletica leggera per bambini e giovani adulti con emofilia. Il progetto di Sobi Italia con il patrocinio di FedEmo (Federazione delle associazioni emofilici), del Coni (Comitato olimpico nazionale italiano) e della Fidal (Federazione italiana di atletica leggera) - riporta una nota - ha lo scopo di educare e informare sui benefici della pratica dell’attività fisica e sportiva per persone con emofilia e di approcciare il tema con maggior consapevolezza grazie anche al prezioso contributo di clinici, specialisti e istruttori che parteciperanno all’iniziativa.
"L’emofilia è una malattia rara emorragica ereditaria che ha un forte impatto sulla vita dei pazienti e dei suoi caregivers perché la carenza dei fattori della coagulazione provoca sanguinamenti prevalentemente articolari - afferma Marco Mandarano, consigliere FedEmo - Negli ultimi anni lo scenario di cura si è radicalmente modificato perché abbiamo a disposizione terapie farmacologiche innovative che possono permettere la normalizzazione dell'emostasi. È possibile, dunque, personalizzare i trattamenti e garantire una qualità di vita simile ai pari. La somministrazione preventiva (chiamata profilassi) dei farmaci garantisce l'assenza di sanguinamenti e la protezione articolare".
"Atleti con la A" nasce dall’ascolto di chi convive con l’emofilia e da una serie di importanti considerazioni rispetto a quanto oggi sia cambiata (in meglio) la qualità di vita. Vivere con l’emofilia in modo più libero e sereno significa anche poter scegliere quale sport piace di più praticare, in particolar modo per i giovani, che spesso sono spaesati rispetto alla loro condizione con il risultato di rinunciare a praticare l’attività sportiva. Al fine di poter decidere con maggiore consapevolezza e sicurezza, è importante seguire alcuni accorgimenti, primo tra tutti quello di valutare, insieme all’ematologo, quali siano le proprie capacità e la condizione fisica. Prima di scegliere uno sport, infatti, bisognerebbe pensare a quali effetti potrebbe avere sul proprio corpo, quanto contatto ci sarà con altri eventuali giocatori e soprattutto quali muscoli e quali articolazioni andrà a coinvolgere.
"Un paziente aderente alle terapie, quindi opportunamente trattato, riesce a praticare sport ed è più invogliato a muoversi perché le articolazioni oggi sono più protette - sottolinea Gaetano Giuffrida, Responsabile del Centro di riferimento regionale malattie rare della coagulazione di Catania - Un nostro paziente ha attraversato lo stretto a nuoto, abbiamo un ciclista che percorre km in bici. E sono solo alcuni esempi. Questo non significa che tutti possono essere degli atleti, ma bisogna educare le persone con emofilia al movimento, perché è importante. C’è ancora poca informazione sui progressi raggiunti in emofilia. Inoltre, è importante il dialogo tra gli specialisti perché in emofilia ogni paziente è un caso a sé stante e come tale va trattato: accesso alle cure e personalizzazione delle terapia diventano quindi elementi reali e decisivi nel progresso della medicina rispetto a una malattia rara che può essere fortemente invalidante e che ha implicazioni con numerosi aspetti della vita sociale".
"Se un tempo si pensava che essere affetto da emofilia significasse ridurre tutte le attività motorie a causa del rischio di incorrere in emorragie, oggi non è più così - assicura ha affermato Francesco Cucuzza Presidente A.S.E. Onlus Catania - Lo sport, invece, è esaltazione e libertà di movimento. I pazienti possono fare affidamento su trattamenti terapeutici di profilassi che evitano l'insorgenza della artropatia emofilica ed evitano la paura del ruolo che la traumatologia sportiva può avere sulla stessa artropatia. L'attività fisica, sin da piccoli, deve essere garantita alle persone con emofilia perché rafforza i muscoli, le ossa e le articolazioni nonché svolge una fondamentale funzione sociale ed educativa. Questo segna un importante cambio di paradigma nella gestione della patologia e le associazioni di pazienti devono essere parte di questo cambiamento veicolando le corrette informazioni".
Ed è proprio su queste premesse che si basa il campus itinerante "Atleti con la A", rivolto ai giovani con emofilia di tipo A, ma non solo - riferisce la nota - che potranno scoprire in sicurezza alcune discipline dell’atletica guidati in pista da un team di istruttori esperti del CUS Catania. Mentre i più giovani si cimenteranno nella pratica sportiva, gli adulti avranno modo di partecipare a una sessione dedicata all’informazione su attività fisica ed emofilia grazie al coinvolgimento di un team multidisciplinare di clinici e dell’associazione pazienti locale.
"In Sobi da sempre cerchiamo di promuovere una presa in carico della persona con emofilia che tenga conto di aspetti e variabili che esulano dalla sola terapia. Siamo convinti che solo attraverso un lavoro multidisciplinare, sia possibile permettere alle persone con emofilia di aprirsi a una vita libera e piena, protetti e sicuri – conclude Carina Fiocchi, Direttore Medico di Sobi Italia, Grecia, Malta & Cipro – Il nostro impegno nella campagna 'Atleti con la A' intende promuovere la corretta informazione e si pone l’obiettivo di educare al movimento, a partire dai più piccini. Inoltre, ci consente di veicolare un messaggio importante, ovvero che grazie a una corretta profilassi, la gamma delle attività sportive praticabili dalle persone con emofilia è aumentata notevolmente".
Cronaca
Mutande in testa come passamontagna, così agiva rapinatore...
Una volta nel negozio, estraeva il bigliettino con il quale avvisava che era in corso una rapina e mostrava bottiglie di vetro rotte, coltelli o forbici
Usava uno slip scuro come passamontagna e bigliettini che indicavano una rapina in corso, oltre ad armi improprie come bottiglie rotte o forbici, il rapinatore seriale di farmacie fermato a Milano perché ritenuto l'autore di una serie di rapine commesse nelle scorse settimane ai danni di varie farmacie della città.
Le indagini avviate dalla dirigente del commissariato di polizia Lorenteggio, Rosy Rubinaccio, hanno consentito di risalire agli episodi criminosi, ricostruendone la dinamica e accertando che il modus operandi era sempre lo stesso: il giovane indossava gli slip a mo' di scaldacollo e quando arrivava di fronte alle farmacie da rapinare, li tirava su e ci si copriva il volto. Poi, una volta dentro il negozio, estraeva il bigliettino con il quale avvisava che era in corso una rapina e mostrava bottiglie di vetro rotte, coltelli o forbici per convincere le vittime a consegnargli il denaro. In questo modo, hanno accertato gli agenti della polizia di Stato di Milano, ha effettuato otto rapine in venti giorni, sempre in farmacie comunali site nella zona sud della città.
L'uomo, tuttavia, non era alle prime armi: già nel 2020 era stato fermato per aver portato a termine altre rapine, sempre commesse in totale, religioso silenzio.
Cronaca
Napoli, tenta omicidio con due tredicenni: arrestato un...
È accusato di un tentato omicidio avvenuto a gennaio a Nola
Un minorenne è stato arrestato perché insieme a due 13enni avrebbe tentato un omicidio a colpi di pistola in provincia di Napoli. La Polizia di Stato ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in un istituto penale per minorenni nei confronti di un ragazzo di accusato dei reati di tentato omicidio e porto abusivo di arma comune da sparo, in concorso con altri due minori di 14 anni, denunciati per gli stessi reati.
Il provvedimento cautelare arriva all'esito delle indagini condotte da personale del Commissariato di polizia di Nola, coordinate dalla Procura per i Minorenni di Napoli, in relazione al ferimento di un giovane, raggiunto da un colpo d'arma da fuoco al torace. La sparatoria era avvenuta lo scorso mese di gennaio a Nola. Mediante la visione delle immagini degli impianti di video-sorveglianza della zona, le indagini hanno permesso di individuare i tre presunti autori, tutti giovanissimi, due dei quali neanche imputabili.
Cronaca
A Philippe Sands il premio De Sanctis Diritti Umani
Philippe Sands, Mariagrazia Cutuli, Alessandra Kustermann e Suor Simona Biondin per le prestigiose carriere nell’ambito, rispettivamente, della letteratura, del giornalismo e delle Associazioni, sempre tese all’affermazione e alla difesa dei diritti universali e inalienabili dell’Uomo. Questi i vincitori della Terza edizione del Premio De Sanctis Diritti Umani. I premi verranno assegnati nel corso di una cerimonia che avrà luogo a Roma il 28 ottobre 2024, presso la Suprema Corte di Cassazione.
Durante l’evento Philippe Sands, professore della Public Understanding of Law, dell’University College di Londra ed esperto di diritto internazionale, terrà una lectio magistralis, dal titolo: “Crimes against Humanity and Genocide: then, now, here, there”. Organizzata in collaborazione con la Corte Suprema di Cassazione, con il patrocinio Rai, la partnership di Automobile Club d’Italia (ACI) e Terna S.p.A. e la Media partnership del Gruppo Editoriale Athesis, la cerimonia della consegna delle medaglie ai vincitori si terrà alla presenza della Prima Presidente della Suprema Corte, Margherita Cassano; del Presidente emerito, Pietro Curzio; del Presidente della Fondazione De Sanctis, Francesco De Sanctis; del Presidente del Premio De Sanctis, Gianni Letta, e di numerose Autorità del mondo della Cultura, del Diritto, della Politica.
Dal 2022, in collaborazione con la Corte Suprema di Cassazione, nasce il Premio per i diritti umani con l’intento di individuare coloro che si sono impegnati a garantire i Diritti Umani durante l’arco della propria carriera professionale. Si tratta dunque di un riconoscimento indirizzato a figure autorevoli che si sono distinte per la difesa dei diritti universali e inalienabili dell’Uomo. La cerimonia della prima edizione si è svolta il 25 ottobre 2022 presso l’Aula Magna del Palazzo di Giustizia, alla presenza del Primo Presidente Pietro Curzio. La giuria del premio è composta da: Giovanna Botteri, Daniele Cabras, Gaetano Caputi, Guido Carlino, Margherita Cassano, Giuseppe Chine’, Pietro Curzio, Alessandra Dal Moro, Marco Dall’Olio, Andrea De Gennaro, Federica Favi, Lamberto Giannini, Gianni Letta, Teo Luzi, Luigi Marini, Maurizio Massari, Stefano Mogini, Carlo Nordio, Filippo Patroni Griffi, Daria Perrotta, Matteo Piantedosi, Gilberto Pichetto Fratin, Fabio Pinelli, Guido Raimondi, Silvia Maria Rovere, Luigi Salvato, Stefano Sannino, Pasquale Quito Terracciano, Giuseppe Valditara, Alfredo Pompeo Viola, Mariangela Zappia. Tra i vincitori delle passate edizioni: Suor Elvira Tutulo; Corte Europea dei Diritti dell’Uomo; Associazione Rondine Città della Pace; Louis Henkin; Corte per i diritti umani e la giustizia amministrativa del Ghana.