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Maltempo, allerta rossa in Emilia-Romagna oggi: preoccupa piena del Po

Allerta arancione in Lombardia e Veneto, e in una parte dell'Emilia-Romagna. Danni ingenti in Calabria

Maltempo in Emilia-Romagna - (Fotogramma)

Nuova allerta meteo rossa oggi, martedì 22 ottobre, in Emilia-Romagna. La situazione a rischio riguarda in particolar modo costa e pianura ferrarese a causa del transito della piena del Po. Allerta arancione, per criticità idraulica, per la pianura bolognese, modenese e reggiana verso il Po, ma anche per la costa Romagnola, in Lombardia e in Veneto.

Emilia-Romagna

Per la giornata di oggi sono previste precipitazioni a carattere di locale rovescio in veloce transito da sud verso nord, più intense nella sera-notte sul settore centro-orientale della regione, e non significative ai fini dell’allertamento. È previsto il transito della piena di Reno e Secchia. Per quanto riguarda la piena del Po è prevista in transito con livelli superiori alla soglia 2 nella pianura centrale e, dalle prime ore del mattino, con livelli intorno alla soglia 3 nella pianura orientale. Si potranno ancora generare occasionalmente fenomeni franosi sui settori collinari e montani.

Le intense precipitazioni del fine settimana hanno provocato danni anche alle strutture sanitarie. A Bentivoglio, nel bolognese, sono una settantina gli evacuati dai reparti di chirurgia, medicina e geriatria trasferiti a Budrio e San Giovanni in Persiceto. L'alluvione ha provocato danni anche alla telefonia fissa e alle connessioni dati in diverse strutture dell’Ausl a Bologna, Loiano, Pianoro, Budrio e Bentivoglio.

Oggi intanto nidi e scuole di ogni ordine e grado a Bologna saranno aperti.

Danni ingenti in Calabria

In Calabria oggi è allerta gialla e intanto si fa la conta dei danni del maltempo dei giorni scorsi. Il territorio più colpito è stato in seguito dell'esondazione del fiume Amato. Un'autovettura è sprofondata in una voragine sulla Ss 280 ed è stata recuperata dai vigili insieme agli occupanti, rimasti illesi. Successivamente si è registrato il crollo di un ponte in prossimità di Maida, Comune già isolato dalle prime ore del mattino per via dell'esondazione di un torrente. Un anziano, invece, è rimasto intrappolato all'interno di un furgoncino sulla strada che costeggia l'aereoporto di Lamezia Terme, in località Trigna, ed è stato tratto in salvo dai vigili del fuoco. Completamente sott'acqua l'area industriale di Lamezia dove si trovano il centro commerciale 'Due Mari', l'ex Fondazione Terina, gli uffici Inail così come l'aula bunker. A San Pietro a Maida, a causa della pioggia incessante, è crollata un'intera palazzina, per fortuna disabitata. Il centro del catanzarese è attualmente isolato. Non meno allarmante la situazione nel reggino dove, a causa dei violenti temporali nel territorio di Cataforio e San Sperato, la strada comunale che da quest’ultima frazione porta all’abitato di Cataforio è tuttora interessata da fenomeni franosi, smottamenti e versamento sul manto stradale di materiale argilloso che rende la viabilità a rischio.

Campagne allagate nel Materano, iniziata conta dei danni

Per le forti piogge di ieri, è iniziata la conta dei danni anche nelle campagne dove si sono verificati allagamenti. In provincia di Matera problemi si sono registrati in particolare nelle campagne di Tursi, a causa dell'esondazione del fiume Agri, e in alcuni comprensori rurali di Policoro, dove le forti correnti di acqua si sono riversate sulle zone più basse. Per Coldiretti, risultano ''messe a rischio'' superfici di campi coltivati ad ortive, cavolfiori e fragole, nonché estensioni di impianti arborei tra cui agrumi in piena fase di maturazione. Gli allagamenti hanno provocato problemi anche in alcuni allevamenti nell'area tra Sant'Arcangelo di Potenza e Tursi.

''Dopo la lunga attesa della pioggia - ha dichiarato il presidente provinciale della Coldiretti di Matera, Pietro Bitonti - l'incombere della violenta precipitazione evidenzia la necessità di un più efficace approccio alle politiche di prevenzione, sia nella direzione di supportare le aziende alla difesa attiva che in quella di approntare azioni risolutive delle fragilità infrastrutturali''.

Le previsioni meteo di oggi

Oltre all'allerta rossa in Emilia-Romagna - Costa ferrarese, Pianura ferrarese -, è allerta arancione per moderata criticità per rischio idraulico in Emilia- Romagna (Pianura modenese, Costa romagnola, Pianura reggiana di Po, Pianura bolognese), in Lombardia (Bassa pianura orientale, Bassa pianura centro-orientale) e Veneto (Basso Brenta-Bacchiglione e Fratta Gorzone, Po, Fissero-Tartaro-Canalbianco e Basso Adige).

E' allerta gialla in Basilicata, Calabria, Emilia-Romagna, Sicilia, Umbria, Lazio, Toscana

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Cronaca

Sanità, liste attesa ‘lumaca’: per esame o...

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L'indagine di Cittadinanzattiva: fino a 480 giorni per una visita oncologica, 526 per un ecodoppler. Schillaci: "Invertire rotta"

Una visita medica - (Fotogramma)

La cura contro le liste d'attesa non decolla e i tempi per prenotare un esame o una visita si allungano. E' il quadro che emerge dal terzo Rapporto civico sulla salute, presentato oggi a Roma da Cittadinanzattiva al ministero della Salute, con i dati relativi a 24.043 segnalazioni dei cittadini nel 2023 (in crescita di 9.971 rispetto all’anno precedente).

Tempi attesa più lunghi

Tra i tempi d'attesa indicati dai cittadini spiccano "468 giorni per una prima visita oculistica in classe P (programmabile, da eseguire entro 120 giorni); 480 per una visita di controllo oncologica in classe non determinata; 300 giorni per una visita oculistica di controllo in classe B (breve da erogare entro 10 giorni); 526 giorni per un ecodoppler tronchi sovraaortici in classe P (programmabile, da erogare entro 120 giorni); 437 giorni per un intervento di protesi d’anca in classe D (entro 12 mesi), 159 giorni per un intervento per tumore alla prostata in classe B (entro 30 giorni)".

“Rivendichiamo per la sanità pubblica risorse maggiori e continuative, dopo che per anni essa è stata considerata una specie di salvadanaio a cui attingere per tappare i buchi di bilancio del nostro Paese, impoverita e desertificata, ma allo stesso tempo dobbiamo chiederci in che modo sono impiegate le risorse, visto che i Livelli essenziali di assistenza non sono ancora mai stati aggiornati, dal 2008 non si propone al Parlamento un Piano sanitario nazionale, e visto che sono state di recente approvate riforme pur significative, come quella sulla non autosufficienza degli anziani, senza investimenti e senza un Patto di corresponsabilità fra Stato centrale e Regioni", ha rimarcato Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva.

"Difficoltà con il proprio medico di famiglia o pediatra di libera scelta"

"Le segnalazioni dei cittadini nell’ambito delle cure primarie (14,2% delle 24.043 totali) ci raccontano di difficoltà con il proprio medico di famiglia o pediatra di libera scelta (47,1%), a causa dello scarso tempo a disposizione o di un deficit nelle informazioni che vengono fornite ai cittadini. Ricorrono le segnalazioni di chi non riceve un appuntamento in tempi ritenuti “congrui” oppure lamenta visite troppo brevi nelle quali non riesce a riferire tutti i propri problemi al medico. Mentre le criticità relative all’assistenza sanitaria di prossimità (11,1% delle 24.043 segnalazioni complessive) riguardano principalmente le strutture presenti sul territorio che dovrebbero attivarsi per una presa in carico integrata dei pazienti".

Secondo Cittadinanzattiva, "le auspicate ricadute positive degli investimenti sui territori legati al Pnrr e la Riforma dell’assistenza territoriale (Dm 77/2022) tardano ad arrivare e i cittadini, anche nel 2023, hanno lamentato molte criticità legate all’assistenza sanitaria di prossimità che di fatto anziché 'prossima' sembra essere sempre più 'distante' dalle loro esigenze".

4,5 milioni italiani rinunciano a cure anche per liste attesa

"Rispetto al 2019, la quota di rinuncia causata dai tempi di attesa quasi raddoppia (era 2,8%), mentre si riallinea la rinuncia alle prestazioni per motivi economici (era infatti 4,3%)", avverte l'indagine. "La quota delle persone che hanno dovuto fare a meno delle cure ammonta al 7,6% dell’intera popolazione nel 2023, in aumento rispetto al 7% dell’anno precedente. Con 372mila persone in più, si raggiunge un contingente di circa 4,5 mln di cittadini che hanno dovuto rinunciare a visite o accertamenti per problemi economici, di liste di attesa o di difficoltà di accesso, anche territoriale".

Secondo Cittadinanzattiva, "la quota della rinuncia alle prestazioni sanitarie cresce, ovviamente, con l'aumentare dell’età: nel 2023, partendo dall’1,3% rilevato tra i bambini fino ai 13 anni, la quota mostra un picco nell’età adulta tra i 55-59enni, dove raggiunge l’11,1%, per restare elevata tra gli anziani di 75 anni e più (9,8%). Tuttavia, l’incremento tra il 2022 e il 2023 riguarda solo la popolazione adulta (18-64 anni), che passa dal 7,3% all’8,4%. Si confermano le ben note differenze di genere: la quota di rinuncia è pari al 9,0% tra le donne e al 6,2% tra gli uomini, con un divario che si amplia ulteriormente nell’ultimo anno per l’aumento registrato tra le donne adulte".

Pronto soccorso al collasso, più accessi ma meno operatori

I pronto soccorso rimangono il tallone d'Achille della sanità pubblica. "Un’altra area particolarmente critica è quella dell’assistenza ospedaliera che quest’anno si classifica al terzo posto per percentuale di segnalazioni (13,3% delle 24.043 totali). In questo ambito le difficoltà riguardano in larghissima misura l’Emergenza-urgenza e i pronto soccorso (82,1%). In particolare i cittadini segnalano lunghe attese in chiamata prima di entrare in contatto con l’operatore, sovraffollamento nei pronto soccorso, lunghe ore d’attesa, disorganizzazione nella gestione delle priorità e carenza di personale". Secondo Cittadinanzattiva "è evidente che la carenza di personale, il ritardo nell’impiego dei fondi del Pnrr e la pandemia appena conclusa, hanno ridotto quasi al 'collasso' un settore già di per sé molto critico".

"I dati ufficiali ci confermano che in questa area mancano oltre 4.500 medici e circa 10.000 infermieri, per contro il trend di accesso dei cittadini ai pronto soccorso è di nuovo in aumento dopo il calo determinato dalla pandemia - prosegue l'indagine - I cittadini del nord hanno effettuato sia nel 2019 sia nel 2023 maggiori accessi, in numeri assoluti, rispetto a quelli del centro sud. Ad effettuare un numero davvero elevato di accessi con codice bianco sono i cittadini del Veneto. I nostri dati, come quelli ufficiali, ci confermano che i cittadini attendono molte ore in Ps: si va da una media di 111 minuti per i codici bianchi a 147 per i codici verdi. Faticano a contenere i tempi di permanenza al Ps regioni come la Sardegna (184 minuti) e l’Abruzzo (162 minuti ) per i codici verdi, e sempre Abruzzo (126) e Friuli Venezia Giulia (128) per i codici bianchi".

"Molti cittadini, in particolare in alcune aree del Paese, inoltre, non raggiungono un servizio di emergenza urgenza entro 30 minuti: si parla del 5,8% della popolazione, ossia circa 3,4 milioni di abitanti; la situazione più critica riguarda la popolazione residente in aree interne della Basilicata (32,5%) seguita da quella della provincia di Bolzano (9,16%) e Sardegna (8,44%). Con l’implementazione delle case della comunità, la percentuale di persone che continuerà a non poter raggiungere una struttura di pronto soccorso entro 30 minuti si prevede che diminuirà a 964 mila (1,6% popolazione)", conclude l'indagine.

Schillaci: "Invertire rotta"

Dal report di Cittadinanzattiva "emerge una fotografia sofferente del Ssn. Noi abbiamo un atteggiamento rigoroso e chiediamo uno sforzo per invertire la rotta, ma al centro va rimesso il cittadino". Lo ha detto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, nel suo intervento alla presentazione del Rapporto civico sulla salute 2024 di Cittadinanzattiva al ministero della Salute.

"Dobbiamo migliorare e avere più soldi per il Ssn, ma serve anche la tracciabilità delle risorse, serve un sistema più efficiente e tappare un serbatoio pieno di buchi che sono anche l'incapacità organizzativa - ha aggiunto - Alcune Regioni per le liste d'attesa non hanno speso neanche i soldi messi dal precedente Governo e da questo".

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Cronaca

Guasto sulla linea ferroviaria Torino-Genova: ritardi e...

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I treni Regionali che transitano sulla tratta interessata potrebbero subire ritardi fino a 30 minuti, oltre a limitazioni di percorso e cancellazioni

Guasto sulla linea ferroviaria Torino-Genova: ritardi e cancellazioni

Dalle 6.43 di questa mattina la circolazione ferroviaria Torino-Genova è rallentata a causa di un guasto sulla linea tra Busalla e Ronco Scrivia. Sul posto sono in corso gli interventi dei tecnici per ripristinare la regolare viabilità ferroviaria. I treni Regionali che transitano sulla tratta interessata potrebbero subire ritardi fino a 30 minuti, oltre a limitazioni di percorso e cancellazioni.

Per aggiornamenti in tempo reale sull'andamento del proprio treno e soluzioni di viaggio alternative, i viaggiatori possono utilizzare il servizio "Cerca Treno" disponibile nelle stazioni.

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Donna uccisa a Gravina, marito si suicida in carcere: aveva...

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Giuseppe Lacarpia era stato fermato lo scorso 6 ottobre con l’accusa di aver prima dato fuoco e poi soffocato la moglie 60enne Maria Arcangela Turturo

Donna uccisa a Gravina, marito si suicida in carcere: aveva dato fuoco e soffocato la moglie

Si è suicidato in carcere a Bari Giuseppe Lacarpia, 65 anni, l'uomo di Gravina in Puglia fermato e poi arrestato poiché accusato di aver ucciso la moglie Maria Arcangela Turturo, per soffocamento dopo aver tentato di dare fuoco all'auto in cui era la vittima. Il fatto accadde nelle prime ore del 6 ottobre scorso.

La ricostruzione

Secondo quanto ricostruito dalla Procura e dalla Polizia di Stato, l'uomo avrebbe tentato di incendiare l'auto, la Fiat Panda di famiglia, a bordo della quale si trovava la donna. Una volta che la vittima, pur ustionata, è riuscita ad abbandonare l'abitacolo, l'avrebbe immobilizzata a terra e si sarebbe messo a cavalcioni su di lei provocando con il peso del suo corpo lesioni che hanno portato alla morte per arresto cardio-circolatorio.

L'uomo, nell'interrogatorio precedente alla disposizione del fermo, aveva detto che si era trattato di un incidente automobilistico e che aveva tentato di rianimare la moglie. La vittima, prima di spirare, ha invece accusato il marito. Alla stessa figlia aveva detto che l'uomo aveva tentato di darle fuoco mentre si trovava in auto. Inoltre a carico dell'uomo ci sono le testimonianze oculari dei tre giovani giunti sul posto e un breve video effettuato da uno di loro.

Dopo il fermo, Lacarpia era stato ricoverato in osservazione cardiologica, a seguito di una caduta dal letto della cella, nel reparto per detenuti del Policlinico di Bari. Poi, dopo qualche giorno, è tornato nel penitenziario. Per questo impedimento non aveva potuto essere presente all'udienza di convalida del fermo. Il gip, in ogni caso, non aveva convalidato il fermo di indiziato di delitto ma contestualmente aveva applicato nei suoi confronti una ordinanza di custodia cautelare in carcere. Nell'interrogatorio dello scorso 14 ottobre, Lacarpia, secondo indiscrezioni, avrebbe riproposto la versione dell'incidente.

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