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Sanità, Meloni: “Dopo il covid i disturbi della psiche sono in aumento come le richieste di aiuto”

Messaggio del premier agli organizzatori dello spettacolo 'Pinocchio; una favola alla rovescia' a cura della Compagnia Teatro Patologico

Sanità, Meloni:

"Purtroppo, le statistiche ci dicono che i disturbi della psiche sono in aumento e che sono in crescita le richieste di assistenza psicologica. Tendenza che le conseguenze della crisi pandemica hanno accentuato, in particolare nelle fasce più giovani della popolazione. Molte scelte adottate durante la pandemia si sono rivelate sbagliate e nocive per la salute di bambini e adolescenti e ciò sta rendendo la situazione attuale sempre più preoccupante. Anche per questo, il Governo si è impegnato a rendere strutturale il bonus psicologo, aumentando le risorse a disposizione e alzando a 1500 euro l’importo massimo che un cittadino può richiedere per coprire le spese sostenute". Così il premier Giorgia Meloni in un messaggio al senatore Antonio Guidi, ideatore dello spettacolo 'Pinocchio: una favola alla rovescia', a cura della Compagnia stabile del Teatro Patologico, questa sera in scena al Parioli Costanzo di Roma. Obiettivo della serata, promuovere il dialogo sul diritto alla salute e ad una socialità inclusiva.

Ma il bonus psicologo "fa parte di un’azione più ampia che l’Esecutivo sta portando avanti -ha evidenziato Meloni- e che punta a rendere le strutture e i servizi di presa in carico sul territorio più solidi e più capaci di rispondere ai bisogni delle persone, e a promuovere la diffusione della cultura della salute mentale, su cui pendono ancor troppo spesso insopportabili pregiudizi. In questo lavoro rientra anche lo stanziamento di 300 milioni di euro per il potenziamento dei servizi sociali con psicologi, pedagogisti e educatori".

Il "Ministro della Salute Schillaci, che ringrazio -ha sottolineato Meloni- ha istituito uno specifico tavolo tecnico dedicato al miglioramento della qualità dei percorsi di prevenzione, trattamento e riabilitazione delle persone con disagio psichico. Il coordinamento del tavolo è affidato al professor Siracusano, al quale va il mio ringraziamento anche per il lavoro che porta avanti nell’ambito di questo progetto teatrale".

"La tutela della salute mentale non è solo un elemento imprescindibile del benessere di tutti i cittadini, ma rappresenta anche una priorità all’interno della più ampia azione di questo Governo per garantire il diritto alla salute sancito dalla Costituzione e costruire una sanità e più attenta ai bisogni dei cittadini. È la ragione per la quale abbiamo scelto, in questi due anni, di destinare alla sanità stanziamenti record e di confermare questa tendenza di crescita con la nuova legge di bilancio, che porterà nel 2025 lo stanziamento per il Fondo sanitario nazionale a 136,5 miliardi di euro e ad una spesa pro-capite di 2.317 euro. Il cammino verso una sanità più vicina alle esigenze dei cittadini è ancora lungo, ma la direzione è tracciata e intendiamo perseguirla con coraggio e determinazione. Anche grazie alla collaborazione della società civile e al contributo di lodevoli progetti come il vostro", ha concluso.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Salute e Benessere

Ricerca, come funziona il cervello dei bimbi? Le differenze...

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Foto di repertorio - FOTOGRAMMA

Lui spesso distratto, lei 'centrata' e meditabonda già da piccola. I genitori se ne accorgono: bambini e bambine sembrano pensare diversamente. Ma cosa dice la scienza? Come funziona davvero il cervello dei bimbi? E cosa cambia tra maschi e femmine? Ha provato a rispondere a queste domande uno studio guidato da Lisa Toffoli e Giovanni Mento del Dipartimento di Psicologia generale dell'università di Padova, in collaborazione con Gian Marco Duma dell'Irccs 'E. Medea' di Conegliano e Duncan Astle dell'università di Cambridge nel Regno Unito. La ricerca, pubblicata su 'Human Brain Mapping', suggerisce che nei bambini piccoli l'attività cerebrale a riposo - che è collegata al funzionamento cognitivo - differisce in base al sesso.

Gli autori, spiegano dall'Associazione La Nostra Famiglia a cui fa capo l'Irccs E. Medea, hanno dimostrato innanzitutto che "esiste una relazione tra il funzionamento neurale in condizioni di riposo", il cosiddetto "resting state in cui il cervello non è impegnato in attività cognitive attive o compiti specifici, e il funzionamento cognitivo quotidiano in bambini di età prescolare (4-6 anni)". Gli scienziati hanno poi evidenziato che "la stabilità, la durata e la direzione delle comunicazioni cerebrali", cioè "il modo in cui le informazioni vengono trasmesse ed elaborate all'interno di una singola area o tra diverse aree del cervello, in assenza di richieste cognitive non cambiano all'interno della fascia di età considerata, ma differiscono in base al sesso biologico".

"Le richieste cognitive - chiariscono gli scienziati - si riferiscono alle sollecitazioni e alle sfide che il nostro cervello deve affrontare per elaborare informazioni, risolvere problemi, prendere decisioni e svolgere attività che richiedono attenzione e concentrazione; possono variare in intensità e complessità, e sono fondamentali nello sviluppo delle abilità cognitive, specialmente nei bambini". Ebbene, al netto di queste richieste, "i maschi mostrano un'attività cerebrale più variabile e meno prevedibile, caratterizzata inoltre da una maggiore attivazione del Default-Mode Network, il circuito associato alla 'testa tra le nuvole' (mind wandering). Al contrario, le femmine attivano più spesso le aree prefrontali, maggiormente associate alla capacità di concentrazione e attivazione cognitiva". Infine, in base a questionari compilati dai genitori, i ricercatori hanno osservato che "i bambini e le bambine che attivano di più le aree prefrontali mostrano una migliore regolazione comportamentale ed emotiva, mentre chi attiva più spesso il Default-Mode Network riporta maggiori difficoltà".

"Questo studio - afferma Toffoli, prima autrice - aveva due obiettivi principali: il primo era capire se e come l'attività cerebrale a riposo dei bambini differisce in base al sesso biologico e all'età. Il secondo era esaminare se questa attività fosse in grado di prevedere eventuali problemi comportamentali, emotivi o legati alle funzioni esecutive, cioè quelle abilità mentali che ci aiutano a pianificare e portare a termine azioni".

"Per la prima volta in questa fascia d'età - sottolinea Duma, che ha supervisionato la collaborazione con l'Irccs E. Medea - è stata utilizzata una tecnica innovativa di machine learning chiamata Hidden Markov Models (Hmm), applicata a dati di elettroencefalografia ad alta risoluzione spaziale, che ha permesso di identificare quali aree del cervello comunicano tra loro e come queste comunicazioni cambiano in tempi rapidissimi, nell'ordine di millisecondi".

"Questi risultati - commenta Mento, autore corrispondente dello studio - potrebbero avere significative implicazioni per popolazioni cliniche, in particolare per i disturbi del neurosviluppo come autismo e Adhd", il disturbo da deficit di attenzione e iperattività, "identificando potenziali target neurali nei processi riabilitativi. Questo potrebbe facilitare approcci terapeutici personalizzati soprattutto in età prescolare, una fase cruciale per lo sviluppo cognitivo".

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Salute e Benessere

Dall’ora legale all’ora solare, anche la luce...

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Ecco i colori amici del riposo secondo Luigi Ferini Strambi, professore ordinario di neurologia all'università Vita-Salute San Raffaele di Milano e direttore del Centro di medicina del sonno dell'ospedale

Sonno - 123RF

Dall'ora legale all'ora solare, previsto nella notte tra sabato 26 e domenica 27 ottobre, anche la luce giusta può aiutare ad attenuare gli effetti del cambio orario. Parola di Luigi Ferini Strambi, professore ordinario di neurologia all'università Vita-Salute San Raffaele di Milano e direttore del Centro di medicina del sonno dell'ospedale San Raffaele. E "in camera da letto nulla peggio della luce blu", il monito dell'esperto.

Mentre c'è chi - super mattiniero - corre ai ripari per proteggere il suo ritmo sonno-veglia dall'effetto 'mini jet-lag' che potrebbe avere il ritorno all'ora solare, c'è chi invece, da gufo, pregusta l'ora in più di riposo regalata dallo 'switch' autunnale, i consigli sul tenere lontano dal talamo questa 'nuance' di luce valgono 365 giorni all'anno.

Una fonte particolarmente prolifica sono i dispositivi digitali come tablet e smartphone, ma anche l'illuminazione a led ha contribuito ad aumentare l'esposizione del nostro organismo alla luce blu. E non è certo questa, conferma l'esperto all'Adnkronos Salute, la tonalità luminosa ideale per le lampade da avere sul comodino. Quella giusta? "Arancione o gialla", suggerisce il medico del sonno. Avere in camera la luce blu fa male perché "è quella che crea più problemi per quanto riguarda l'inibizione della melatonina, è la più in grado di evitarne il rilascio", argomenta Ferini Strambi.

Del resto diversi studi, e da diversi anni, hanno puntato il dito contro di lei. Uno studio del Brigham and Women's Hospital di Boston (pubblicato su 'Pnas') aveva per esempio messo in evidenza che leggere da un tablet o usare lo smartphone sotto le lenzuola prima di prendere sonno può far male al riposo, compromette il ciclo sonno-veglia, abbattendo i livelli di melatonina, che è appunto l''ormone del sonno'. La luce blu, caratterizzata da una breve lunghezza d'onda, "interrompe il ritmo circadiano", avevano evidenziato i ricercatori. E il risultato è che ci si mette più tempo ad addormentarsi. Permetterle di irradiare in camera da letto non è dunque una buona idea, non è pro-relax. E gli altri colori?

E non è un caso, come è stato evidenziato dagli scienziati, che negli ultimi 50 anni ci sia stata una diminuzione della durata media del sonno e della sua qualità. Uno dei fattori che ha contribuito è anche l'avanzata delle luci blu. Nell''arcobaleno' dello spettro luminoso c'è di meglio per accompagnare il riposo, assicura Ferini Strambi. "Le luci arancioni, gialle" vengono promosse dall'esperto: "Sono quelle che creano in assoluto meno problemi". E le ricerche confermano che il migliore è il range che va dal rosso, che per gli esperti non inficia il ritmo circadiano, fino appunto all'arancione e giallo, che hanno un impatto minimo e vanno dunque bene di notte.

Sulla luce rossa addirittura un vecchio studio dell'Istituto cinese di scienza dello sport aveva rilevato che l'irradiazione di tutto il corpo per 14 giorni con questo tipo di luce ha migliorato sonno, livello di melatonina nel siero e prestazioni di resistenza delle giocatrici di basket d'élite su cui il trattamento era stato testato. Lo stesso è stato dimostrato da altri lavori per altre tonalità, testando lenti gialle, ambra, arancio per contrastare la luce blu. La luce verde si colloca invece all'estremo opposto: gli esseri umani sono particolarmente sensibili alla luce verde e la produzione di melatonina è più facilmente soppressa da questa tonalità, facevano notare gli autori di un lavoro che l'ha valutata in soggetti con privazione del sonno (nei quali attenua la produzione di melatonina e la sonnolenza).

Del resto, come segnala uno studio sull'inquinamento luminoso notturno, il ciclo giornaliero della tonalità della luce ambientale naturale, che passa da una relativamente blu-bianca a mezzogiorno a una relativamente giallo-rossa al tramonto, è importante per il funzionamento umano. L'importante è usare la 'nuance' giusta all'orario giusto.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Salute e Benessere

Bambini con balbuzie discriminati, 7 su 10 vittime di...

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Il report dell'associazione Vivavoce: "Spesso chi fatica a comunicare incontra barriere invisibili"

Un bambino (Foto )

Allarme 'voice shaming' verso giovanissimi balbuzienti, soprattutto a scuola, nei parchi o nei luoghi dello sport. "Sette bambini su 10 tra coloro che soffrono di balbuzie o di una qualche forma di disturbo del linguaggio sono vittime di comportamenti di discriminazione e derisione a causa del loro modo di parlare". E' quanto emerge dal secondo annual report dell'Osservatorio Voice Shaming che l'associazione Vivavoce ha presentato a Milano, nel contesto della Giornata internazionale della consapevolezza sulla balbuzie. Lo studio ha preso in esame un campione di 110 bambini e ragazzi balbuzienti e 114 genitori con l'obiettivo principale di esaminare la frequenza di tali episodi discriminatori, i contesti in cui si verificano e le conseguenze emotive e comportamentali che hanno sui più giovani. Un ulteriore aspetto di rilievo ha riguardato l'analisi della prospettiva dei genitori: il loro punto di vista sul voice shaming e gli effetti osservati sui figli.

"La voce è un tratto che ci identifica e chi viene deriso proprio su questo aspetto primario della comunicazione viene colpito nel profondo - spiega Giovanni Muscarà, presidente di Vivavoce - Oltre il 70% dei bambini e ragazzi che hanno subito atti di voice shaming hanno confessato che avrebbero voluto ricevere aiuto, ma spesso non sapevano a chi rivolgersi. Spesso chi fatica a comunicare incontra barriere invisibili, l'aspettativa che esista un solo modo giusto di parlare. Questo non solo limita la libertà espressiva, ma può anche soffocare il desiderio stesso di comunicare".

L'entità del fenomeno

La ricerca ha permesso di definire l'entità del fenomeno, le sue caratteristiche e conseguenze, e il tipo di supporto richiesto da ragazzi e famiglie, consentendo la definizione di interventi specifici per la prevenzione e il contrasto a diversi livelli sociali ed istituzionali. L'indagine ha messo in luce che il voice shaming nei confronti dei balbuzienti è una realtà molto diffusa, in particolare tra i più giovani: ben il 71% di bambini e ragazzi con disturbi del linguaggio ha riferito di aver subito comportamenti di derisione, discriminazione e isolamento sociale. Il 61% di questi fenomeni avviene a scuola e nel 34% dei casi in contesti di svago come parchi e centri sportivi. Gli ambienti familiari e le interazioni online risultano meno frequentemente associati a queste esperienze negative.

Le modalità con cui si manifesta il voice shaming

Le modalità con cui si manifesta il voice shaming sono spesso riconducibili a imitazioni della voce (39%), atti di derisione ed esclusione (22%) o commenti negativi e/o denigratori (17%), illustra Vivavoce. L'associazione ha realizzato il video 'Ogni voce ha la sua storia', che sarà oggetto nelle prossime settimane di una campagna di sensibilizzazione sui social, per sensibilizzare adulti e ragazzi aiutandoli a maturare una capacità di sguardo e di ascolto priva di stereotipi e pregiudizi rispetto al tema della balbuzie.

"Considerando i dati epidemiologici e le stime a disposizione, in Italia a soffrire di una qualche forma di disturbo del linguaggio sono ben 3 milioni di persone - osserva Antonio Schindler, direttore scientifico Osservatorio Voice Shaming - Soggetti che spesso finiscono per essere oggetto di esclusione in termini di relazioni interpersonali, sociali e lavorative. Accade, infatti, che molti di essi, vittime di isolamento sociale, cadano in depressione e, in alcuni casi, finiscono per peggiorare drammaticamente il proprio stato di salute".

Le conseguenze

Le conseguenze del voice shaming si riflettono infatti in profondi disagi emotivi, conferma l'indagine. Molti bambini, a seguito di circostanze discriminatorie, hanno espresso sentimenti di tristezza (31%), vergogna (26%) e rabbia (25%). Il disagio psicologico influisce anche sulla vita sociale, portando alcuni a evitare situazioni in cui temono di essere giudicati a causa del loro modo di parlare, con ricadute sul benessere generale e sulla capacità di fare amicizia.

Dal punto di vista dei genitori, il 76% ha confermato di essere a conoscenza delle esperienze di voice shaming vissute dai figli. Spesso i bambini stessi sono stati i primi a riferire queste esperienze ai genitori (55%). La consapevolezza del fenomeno è spesso accompagnata dall'osservazione di cambiamenti nel comportamento e nell'umore dei figli: il 68% dei genitori ha notato un maggiore isolamento e difficoltà a socializzare, mentre il 71% ha rilevato un aumento di emozioni negative come tristezza e ansia. Infine, i genitori esprimono forti preoccupazioni per il futuro: il 95% teme che il voice shaming possa avere effetti duraturi sul benessere psicologico dei propri figli, incidendo sull'autostima e sulla capacità di affrontare le sfide sociali.

"Questi risultati sottolineano l'importanza di interventi educativi mirati e di un sostegno attivo per prevenire il fenomeno e alleviarne gli effetti. In particolare, l'urgenza di creare un ambiente scolastico più accogliente e consapevole, dove gli insegnanti siano in grado di individuare i segnali di disagio e di agire con strategie efficaci. Un intervento coordinato tra famiglie, scuole e specialisti è essenziale per garantire ai bambini la serenità di esprimersi liberamente, senza paura di essere giudicati o derisi per la propria voce e il proprio modo di parlare", conclude l'associazione.

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