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Raid Israele in Libano, media: “Almeno 3 giornalisti uccisi”

Raid su Khan Younis, media: "38 morti, 14 sono minorenni. Tre giornalisti morti nel Libano orientale, ira Beirut: "Crimine di guerra". Ucciso capo delle forze di elite di Hezbollah

Missione Unifil in Libano - (Fotogramma)

Nuovo attacco di Israele contro l'Unifil in Libano. Secondo quanto riferisce la missione Onu, "i soldati dell'Idf hanno aperto il fuoco" martedì scorso contro un posto di osservazione nei pressi del villaggio di confine di Dhayra. "Le guardie di servizio - aggiunge - si sono ritirate per evitare di essere colpite", essendo la situazione della sicurezza "estremamente difficile", nel contesto di altri attacchi non identificati.

"Il 22 ottobre peacekeeper in servizio in un posto di osservazione permanente nei pressi di Dhayra stavano osservando soldati delle Idf impegnati in operazioni di sgombero di case nelle vicinanze - si legge in una nota di Unifil - Realizzato di essere osservati, i soldati delle Idf hanno aperto il fuoco contro la postazione. Le unità in servizio si sono ritirate per evitare di essere colpite".

"Le Idf hanno ripetutamente chiesto che Unifil abbandoni le sue postazioni lungo la Linea Blu (di demarcazione del confine tra Israele e Libano) e ha deliberatamente danneggiato telecamere, luci e strumenti di comunicazioni in alcune di queste postazioni - prosegue la nota - Nonostante le pressioni sulla Missione e sui Paesi che contribuiscono alla Missione, i peacekeeper restano in posizione e al lavoro. Continueremo a portare avanti i compiti del nostro mandato di monitoraggio a segnalazione".

Unifil ricorda alle "Idf e a tutti gli attori i loro obblighi di garantire la sicurezza del personale e delle strutture Onu" e ribadisce che "ogni attacco deliberato contro di loro è una violazione grave del diritto internazionale umanitario e della risoluzione 1701".

Raid Israele su Khan Younis

Sarebbero intanto almeno 38 i morti del raid dell'esercito israeliano a Khan Younis, nella Striscia di Gaza. Lo riporta al Jazeera, citando fonti mediche che precisano che 14 delle vittime sono minorenni rimasti soffocati a causa del fumo dei missili israeliani. Di questi, 13 appartenevano alla stessa famiglia.

Molti cadaveri giacciono a terra nell'ospedale Nasser, racconta l'emittende del Qatar, mentre genitori e parenti danno l'ultimo saluto alle vittime, che sono state trasferite per la sepoltura. Testimoni confermano che i residenti in queste aree non erano stati avvisati prima di essere colpiti.

Oms: "Persi contatti con personale ospedale nel nord di Gaza"

"Dalle segnalazioni di questa mattina, di un raid contro l'ospedale Kamal Adwan nel nord di Gaza, abbiamo perso i contatti con il personale lì presente", segnala in un post su X il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus. Si tratta, scrive, di "uno sviluppo molto preoccupante, alla luce del numero di pazienti assistiti e delle persone che lì hanno trovato rifugio".

Il post precisa che l'Oms e i partner dell'organizzazione erano "riusciti a raggiungere l'ospedale la notte scorsa, nel mezzo delle ostilità nelle vicinanze, e a trasferire 23 pazienti e 26 infermieri all'Al-Shifa Hospital", a "consegnare 180 sacche di sangue", altro materiale sanitario e medicinali per "oltre 5.000 pazienti".

"Accedere agli ospedali a Gaza sta diventando incredibilmente sempre più difficile ed espone il nostro staff a pericoli inutili. La missione è rientrata alle 3.30 - conclude - Chiediamo un cessate il fuoco immediato, la protezione di ospedali, pazienti, operatori sanitari e umanitari".

Almeno 20 vittime in attacco Idf a campo profughi nel nord di Gaza

Almeno 20 persone sarebbero state uccise e ferite in un attacco israeliano al campo profughi di al-Shati, nel nord della Striscia di Gaza. Lo scrive al Jazeera, dopo aver riferito che almeno 38 persone sono state uccise, la maggior parte delle quali appartenenti alla stessa famiglia, negli attacchi israeliani contro edifici residenziali a Khan Younis.

Raid in Libano, "almeno 3 giornalisti uccisi"

E sarebbero almeno tre i giornalisti uccisi in un raid aereo israeliano contro una guesthouse dove alloggiavano anche altri reporter nel Libano orientale, vicino al confine con la Siria. Lo riferiscono i media libanesi spiegando che, tra le vittime, si contano un cameraman e un ingegnere che lavoravano per l'emittente filo-iraniana Al-Mayadeen e un cameraman che lavorava per la tv Al-Manar di Hezbollah. Altri reporter presenti sulla scena hanno affermato che il bungalow in cui dormivano i rappresentanti di quelle emittenti è stato preso di mira direttamente.

Il ministro dell'Informazione libanese Ziad Makary ha accusato Israele di aver intenzionalmente preso di mira i giornalisti nell'attacco aereo. Si tratta di un "crimine di guerra", ha detto il ministro.

"Il nemico israeliano ha atteso la pausa notturna dei giornalisti per tradirli nel sonno. Questo è un assassinio, dopo monitoraggio e tracciamento, con pianificazione e progettazione. C'erano 18 giornalisti in rappresentanza di sette istituzioni mediatiche. Questo è un crimine di guerra", ha affermato Makary in un post su X.

A causa del raid, un secondo valico di frontiera tra la Siria e il Libano, quello di Qaa, è stato reso inutilizzabile. Lo ha dichiarato il ministro dei Trasporti libanese Ali Hamieh, spiegando che i danni provocati impediscono ai veicoli di transitare. "Il valico di Qaa è stato messo fuori servizio dopo un attacco israeliano sul territorio siriano, a centinaia di metri dalle guardie di frontiera siriane", afferma Hamieh. Israele ha accusato Hezbollah di contrabbandare armi dalla Siria attraverso i valichi di frontiera.

Idf: "Ucciso capo forze elite Hezbollah"

Le Idf hanno intanto annunciato l'uccisione del capo delle forze di elite di Hezbollah, Radwan, per la regione di Aitaroun nel sud del Libano. Si tratta di Abbas Adnan Moslem, secondo i militari israeliani responsabile di numerosi attacchi missilistici contro truppe e città israeliane dalla zona di Aitaroun.

Schedati e da usare per scambio, le istruzioni di Sinwar sugli ostaggi: il documento

La presa degli ostaggi durante l'assalto del 7 ottobre aveva un obiettivo, chiaro: quello di usarli come mezzo di scambio per liberare gli uomini di Hamas dalle carceri israeliane. E' quanto si legge nei documenti scritti dal leader di Hamas Yahya Sinwar, ucciso il 16 ottobre scorso in un'operazione israeliana a Rafah nel sud della Striscia di Gaza. Documenti in cui compaiono versetti del Corano che spiegano nel dettaglio in che modo debbano essere trattati gli ostaggi, come scrive il quotidiano palestinese Al-Quds.

Sono tre i documenti scritti da Sinwar e che contengono dettagli sugli ostaggi e istruzioni su come proteggerli. Oltre al testo in cui si spiega che gli ostaggi servono come ''pedine di scambio'' per liberare i prigionieri di sicurezza palestinese, un secondo documento elenca il numero degli ostaggi, la loro età e li identifica come civili o soldati, uomini o donne. Un terzo documento riporta i nomi di 11 ostaggi, la maggior parte dei quali sono stati rilasciati nell'accordo di novembre.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Esteri

Mandato d’arresto, ira Netanyahu: “Giudici...

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La richiesta della Corte penale internazione per crimini di guerra anche per l'ex ministro della Difesa israeliano Gallant e per il capo del braccio armato di Hamas, Deif. Le ragioni della sentenza, la reazione di Usa e Italia. Trump valuta sanzioni contro Cpi

Benjamin Netanyahu - Fotogramma /Ipa

Una decisione "assurda", "antisemita" e basata su falsità e bugie. Dall'ufficio di Benjamin Netanyahu arriva la reazione, durissima, in risposta al mandato d'arresto spiccato contro il premier israeliano e l'ex ministro della Difesa Gallant, dalla Corte penale internazionale per presunti crimini di guerra. Negando categoricamente ogni accusa, l'ufficio di Netanyahu afferma che il Paese non "si piegherà alle pressioni, non si farà intimidire e non arretrerà" fino alla realizzazione degli obiettivi della guerra.

"La decisione è stata presa da un procuratore capo corrotto che sta tentando di salvarsi da serie accuse di molestie sessuali e da giudici di parte mossi da odio antisemita contro Israele", l'attacco alla Corte penale. "Non c'è guerra più giustificata di quella che Israele sta conducendo a Gaza dopo gli attacchi del 7 ottobre", continua la dichiarazione con cui "Israele rifiuta le assurde e false azioni e accuse della corte penale internazionale che è un organismo politico di parte e discriminatorio".

Netanyahu ha quindi dichiarato che nessuna decisione esterna gli impedirà di “continuare a difendere” il suo Paese “in qualsiasi modo”. “Nessuna scandalosa decisione anti-israeliana impedirà a noi, e soprattutto a me, di continuare a difendere il nostro Paese in qualsiasi modo - ha detto in un video messaggio ai suoi concittadini -. Non cederemo alle pressioni".

Netanyahu, Gallant, Deif: le ragioni del mandato d'arresto

La Corte penale internazionale ha emesso mandati di cattura oltre che per il primo ministro israeliano e l'ex ministro della Difesa israeliano, anche per il capo del braccio armato di Hamas, Mohammed Deif.

I tre giudici hanno deciso all'unanimità sulla base delle accuse di crimini contro l'umanità e crimini di guerra: sia Netanyahu sia Gallant saranno passibili di arresto se si recheranno in uno degli oltre 120 Paesi che fanno parte della Cpi.

La Corte ha emesso anche un mandato per Mohammed Diab Ibrahim Al-Masri, noto anche come Mohammed Deif, per il massacro del 7 ottobre 2023. Israele afferma di aver ucciso Deif in un attacco aereo ad agosto, ma Hamas non ne ha mai riconosciuto formalmente la morte.

Le implicazioni pratiche della decisione potrebbero essere limitate, dal momento che Israele e il suo principale alleato, gli Stati Uniti, non sono membri della Corte.

"Ci sono ragionevoli prove per credere che entrambi abbiano intenzionalmente e coscientemente privato la popolazione civile di Gaza dei mezzi indispensabili per la loro sopravvivenza, compreso cibo, acqua, medicine e forniture mediche, insieme a carburante e elettricità". E' quanto hanno scritto all'unanimità i tre giudici.

I giudici, che hanno accolto la richiesta che era stata presentata lo scorso maggio dal procuratore capo della Corte, Karim Khan, hanno scritto inoltre di credere che vi siano ragionevoli prove che entrambi "abbiano responsabilità penale per i seguenti crimini, come co-autori per aver commesso gli atti insieme ad altri: il crimine di guerra dell'utilizzo della morte per fame come arma di guerra e i crimini contro l'umanità di omicidio, persecuzione e altri atti disumani". Infine viene considerato che "entrambi abbiano responsabilità penale come superiori civili per il crimine di guerra di aver intenzionalmente ordinato un attacco contro la popolazione civile".

Riguardo alle accuse di utilizzo della fame come arma di guerra, i giudici fanno riferimento al fatto che "le decisioni di permette o aumentare l'assistenza umanitaria a Gaza sono state spesso condizionate" e non per rispettare gli obblighi di Israele rispetto alla legge umanitaria internazionale, facendo riferimento anche "alle dichiarazioni di Netanyahu che collegavano lo stop dei beni primari e umanitari agli obiettivi della guerra".

Deif viene quindi considerato "responsabile di crimini contro l'umanità di omicidio, sterminio, tortura, stupro e altre forme di violenza sessuale, insieme ai crimini di guerra di omicidio, trattamento crudele, tortura, presa di ostaggi, violazione della dignità personale". Inoltre si afferma che i crimini che vengono contestati siano "parte di un ampio e sistematico attacco diretto da Hamas ed altri gruppi armati contro la popolazione civile israeliana".

"Appello" quindi del procuratore capo della Corte penale internazionale affinché i Paesi "si adeguino" ai mandati d'arresto. "Faccio appello a tutti gli Stati parte" della Cpi "affinché mantengano i loro impegni nei confronti dello Statuto di Roma rispettando e attenendosi alle ordinanze", afferma in un comunicato.

La reazione di Hamas

Hamas "accoglie con favore" la decisione della Corte penale internazionale, segnando "una tappa importante verso la giustizia". In una nota, il movimento di resistenza palestinese esorta la Cpi "a ritenere tutti i leader israeliani responsabili" e chiede a tutti i Paesi del mondo "di cooperare con la Corte per arrestare i criminali di guerra Netanyahu e Gallant e per fermare i crimini di genocidio contro i civili a Gaza".

La decisione dei giudici dell'Aja, sottolinea Hamas in una nota citata dal quotidiano palestinese "Filastin", "corregge un lungo percorso di ingiustizie storiche" contro il popolo palestinese e rappresenta “un importante precedente storico” dopo “un'ignoranza sospetta delle atroci violazioni durante 76 anni di occupazione fascista”. Per questo Hamas esorta la Cpi ad “ampliare il quadro” di azione nella ricerca di responsabilità per “includere tutti i leader dell'occupazione criminale”, compresi “ministri e funzionari fascisti” responsabili dello “spargimento di sangue” e dei “più atroci atti di omicidio, terrorismo e fame conosciuti nella storia moderna”.

“Chiediamo inoltre a tutti i Paesi del mondo di cooperare con il tribunale per portare i criminali di guerra sionisti, Netanyahu e Gallant, davanti al tribunale e per porre immediatamente fine ai crimini di genocidio contro i civili inermi della Striscia di Gaza”, ha ribadito.

La reazione degli Usa

Gli Stati Uniti, come previsto, “respingono categoricamente” la decisione della Corte penale internazionale su Netanyahu e l'ex ministro Gallant. “Rimaniamo profondamente preoccupati dalla fretta del Procuratore di richiedere i mandati d'arresto e dai preoccupanti errori di procedura che hanno portato a questa decisione - ha dichiarato un portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale - Gli Stati Uniti sono stati chiari sul fatto che la Corte penale internazionale non ha giurisdizione su questa vicenda”.

"L'emissione di mandati di arresto da parte della Corte Penale Internazionale contro i leader israeliani è scandalosa. Vorrei essere chiaro ancora una volta: qualunque cosa la Cpi possa insinuare, non c'è equivalenza, nessuna, tra Israele e Hamas. Saremo sempre al fianco di Israele contro le minacce alla sua sicurezza", la dichiarazione del presidente Joe Biden in una nota in cui condanna la decisione della Cpi.

La prossima amministrazione Trump starebbe intanto valutando l'introduzione di sanzioni contro la Corte penale internazionale, rende noto Kan News, citando fonti di Washington, secondo cui il provvedimento riguarderebbe in particolare il procuratore capo della Cpi, Karim Khan, e i giudici che hanno emesso i mandati.

Ieri, Mike Waltz, scelto dal presidente eletto Donald Trump come Consigliere per la Sicurezza Nazionale, ha twittato: "A gennaio ci si può aspettare una forte risposta al pregiudizio antisemita della Cpi e dell'Onu".

Cosa dice l'Italia

"Ritengo sia una sentenza sbagliata, che ha messo sullo stesso piano il Presidente israeliano e il Ministro della Difesa israeliano con il capo degli attentatori, quello che ha organizzato e guidato l'attentato vergognoso che ha massacrato donne, uomini, bambine e rapito persone a Israele, che è quello da cui è partita la guerra. Sono due cose completamente diverse". Così il ministro della Difesa Guido Crosetto ieri sera a Porta a Porta ha commentato la sentenza della Corte Penale Internazionale.

"Da una parte - prosegue Crosetto - c'è un atto terroristico fatto da un'organizzazione terroristica che colpisce nel profondo cittadini inermi, dall'altra c'è un paese che a seguito di quest'atto va e cerca di estirpare un'organizzazione criminale terroristica. Poi, se vogliamo giudicare come Israele si è mosso a Gaza, quanto della forza usata fosse necessaria da usare, quanto dei danni collaterali, che fa senso chiamare in questo modo, con delle vittime innocenti, quante migliaia ci sono state e quante linee rosse siano superate, è un altro discorso".

"Non penso che la Corte Penale Internazionale dovesse intervenire con questa sentenza a tre. Ciò detto, se arrivassero in Italia dovremmo arrestarli perché noi rispettiamo il diritto internazionale". Nel caso di un arrivo di Netanyahu o Gallant in Italia, spiega il ministro della Difesa, "noi dovremmo applicare le disposizioni della Corte Penale internazionale alla quale aderiamo: quindi, se venissero in Italia dovremmo arrestarli, ma non per decisione politica, non c'entra nulla la decisione politica, per applicazione di una normativa internazionale".

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Esteri

Ucraina, missili contro uomo forte di Kim Jong-Un? Chi è il...

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Il raid con missili Storm Shadow contro un centro di comando nel Kursk

Kim Jong-un

L'Ucraina ha cercato di eliminare l'uomo forte di Kim Jong-un in Russia? Le forze armate di Kiev hanno mercoledì hanno lanciato missili anglofrancesi Storm Shadow contro un centro di comando nel Kursk, la regione russa che gli ucraini hanno parzialmente occupato da agosto. Ed è nel Kursk che, da settimane, sono arrivati migliaia di soldati nordcoreani, inviati da Kim Jong-un per sostenere la guerra di Vladimir Putin.

Il contingente asiatico è guidato da Kim Yong-Bok, più alto ufficiale militare nordcoreano dispiegato in Russia. E' una figura misteriosa anche in un Paese che è solito trattare i propri militari come celebrità. E' possibile che Kiev abbia provato a colpire un centro di comando per decapitare l'ala nordcoreana delle forze nemiche? Vladimir Putin, in un discorso alla nazione, ha dichiarato che il raid ucraino ha prodotto vittime solo all'esterno del centro: "Chi comanda non è rimasto ferito".

Chi è il generale misterioso

Kim raramente è stato visto - o anche solo menzionato - in pubblico, presumibilmente perché il suo ruolo alla guida delle forze speciali della Corea del Nord gli imponeva di mantenere un basso profilo per nascondere la sua identità. Ne ha parlato il Wall Street Journal, secondo cui l'invio in Ucraina di un 'fedelissimo' del leader supremo Kim Jong-Un, è l'ennesimo segnale dell'impegno di Pyongyang a sostenere l'alleato russo.

Dopo che da giorni circolavano le immagini di un 'generale misterioso' alla guida degli 11.000 soldati nordcoreani, i funzionari di Kiev e Seul ne hanno confermato l'identità e la presenza in Russia. Si tratta di Kim Yong-bok, formalmente vice-capo di Stato Maggiore dell'esercito, che si ritiene abbia il compito di integrare le truppe nordcoreane nell'esercito russo, di assorbire le conoscenze sul campo di battaglia da riportare in patria e di stabilire la pipeline per i futuri dispiegamenti. Il database governativo della Corea del Sud sull'élite nordcoreana, che include informazioni dettagliate su più di 680 ufficiali, di Kim sa solo il suo nome e il suo incarico. Non sono ancora noti la sua età, la sua città natale o qualsiasi altro dettaglio biografico.

Il 'debutto' nel 2015

Il nome di Kim era stato menzionato dai media statali nordcoreani per la prima volta nel 2015, quando venne promosso a capo delle forze speciali. Un anno dopo venne eletto nel principale organo politico del Paese, il Comitato centrale del Partito dei lavoratori. La sua ascesa è diventata più chiara in occasione di una riunione del luglio 2020 in cui Kim Jong Un regalò ai massimi generali delle pistole commemorative.

Nella foto di gruppo, il generale, con la pistola in mano, è seduto a una sola persona di distanza dal leader nordcoreano. Tuttavia, la sua identità è scivolata nuovamente nell'oscurità fino allo scorso marzo, quando è stato reso pubblico il suo attuale ruolo di figura numero 3 dell'Esercito Popolare.

Generale a tre stelle, è oggi una delle 10 figure militari più importanti della Corea del Nord ma gli esperti ritengono che una campagna di successo in Russia potrebbe catapultarlo ancora più in alto. La sua identità è stata tenuta relativamente nascosta perché l'unità di forze speciali da lui comandata - ritenuta la più grande al mondo, con circa 200.000 uomini - è incaricata d'intraprendere missioni segrete in caso di guerra nella penisola coreana, ha dichiarato Jeon Kyung-joo, ricercatrice presso il Korea Institute for Defense Analyses.

Kim, Kim e Putin

La Corea del Nord ha iniziato a mostrare pubblicamente il generale Kim dopo la visita di giugno del presidente russo Putin a Pyongyang, quando i due Paesi hanno concordato un patto di mutua difesa. Da allora Kim è diventato uno dei 'bracci destri' pubblici del leader nordcoreano Kim Jong Un.

I due hanno visitato le zone colpite dalle inondazioni, osservato l'addestramento delle forze speciali e assistito alle esercitazioni di artiglieria. Nelle immagini Kim era quasi sempre mostrato mentre prendeva nota in piedi accanto al leader supremo. Secondo Michael Madden, esperto di Nordcorea presso il think tank americano Stimson Center, “Kim Jong Un sta dicendo ai russi: 'Sto mandando uno dei miei uomini migliori. Siede proprio accanto a me”.

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Esteri

Putin: “Guerra globale, Russia risponderà a...

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Il presidente russo: "Lanciato un nuovo missile balistico. Abbiamo il diritto di colpire chi fornisce missili a Kiev". Il presidente ucraino: "Escalation continua"

Putin e Zelensky

La guerra tra Ucraina e Russia diventa "un conflitto globale". Vladimir Putin, al termine di una giornata cruciale, dopo giorni di silenzio si rivolge alla nazione con un discorso di 7 minuti che apre un nuovo capitolo nell''operazione speciale' iniziata oltre 1000 giorni fa e annunciata dal presidente russo con un messaggio pronunciato dalla stessa scrivania.

Il discorso di Putin

Putin parla dopo un attacco speciale condotto dalla Russia, che nelle prime ore del 21 novembre lancia un missile nell'area della città ucraina di Dnipro. Per Kiev, si tratta di un missile balistico intercontinentale (Icbm): sarebbe un debutto assoluto per un'arma di questo tipo. La versione ucraina, però, non appare del tutto convincente: perché usare un missile intercontinentale, con circa 6000 km di gittata, per colpire un obiettivo distante centinaia di km e già raggiunto in passato con altre armi?

E' Putin, nella serata russa, a fornire le risposte. Con un messaggio di quasi 8 minuti, il leader del Cremlino illustra l'azione compiuta con un nuovo missile balistico a medio raggio battezzato 'Oreshnik' (nocciola), una prima risposta agli attacchi che la Russia ha subito negli ultimi giorni. Le forze armate ucraine hanno utilizzato missili americani Atacms per colpire l'area di Bryansk. Poi, con missili Storm Shadow, hanno preso di mira un centro di comando nella regione di Kursk.

"Il conflitto è diventato globale"

"Prosegue l'escalation del conflitto provocato in Ucraina dall'Occidente", esordisce Putin. Washington e Londra hanno autorizzato Kiev ad utilizzare missili a lungo raggio forniti da Usa e Regno Unito: "Tali sistemi non possono essere impiegati senza la partecipazione diretta di specialisti di quei paesi", dice Putin. "Il conflitto, quindi, ha assunto carattere globale", sentenzia il presidente russo prima di soffermarsi sugli attacchi.

"La nostra difesa aerea li ha respinti. A Bryansk sono caduti detriti di missili Atacms che non hanno provocato vittime o danni gravi", afferma. Il raid contro un centro di comando nell'area del villaggio di Maryino, nella regione di Kursk, ha provocato vittime tra il personale delle unità di sicurezza all'esterno della struttura. "Chi comanda il personale operativo non è stato ferito ed è al suo posto", evidenzia Putin.

"Il nuovo missile contro Dnipro"

Quindi, la risposta russa. "Le nostre forze armate hanno lanciato un attacco combinato contro una struttura del comparto militare-industriale dell'Ucraina. Uno dei più recenti sistemi missilistici a medio raggio è stato testato in situazioni di combattimento. E' un nuovo missile che i nostri ingegneri hanno chiamato Oreshnik. L'obiettivo era un sito del complesso militare-industriale, uno dei più grandi e noti dai tempi dell'Unione Sovietica. L'obiettivo è stato centrato dal missile che non era armato con testata nucleare", il resoconto del presidente.

"I missili occidentali non cambieranno il risultato dell'operazione speciale", aggiunge, sottolineando che i paesi occidentali non saranno in grado di intercettare armi come il nuovo missile testato contro Dnipro.

"Non c'è al momento nessun modo di contrastare tali sistemi. I missili attaccano gli obiettivi a una velocità di 10 Mach, 2,5-3 chilometri al secondo", precisa, puntando costantemente il dito contro gli Usa. "Gli Stati Uniti stanno spingendo il mondo intero verso un conflitto globale. Abbiamo sempre cercato uno sviluppo pacifico degli eventi, ma siamo pronti per un altro scenario. In caso di escalation, la Russia risponderà in maniera decisa e proporzionale".

La Russia, dice Putin, ha il diritto di usare le sue armi contro siti militari di quei Paesi che autorizzano l'uso delle loro armi contro le nostre installazioni. Il ministero della Difesa russo ha confermato l'impiego di missili americani e britannici contro obiettivi in Russia. "Siamo pronti per qualsiasi sviluppo. Se c'è ancora qualcuno che ha dei dubbi, non deve averli. Ci sarà sempre una risposta".

Zelensky: "Il mondo fermi Putin"

"Il mondo deve reagire, Putin va fermato", è la replica, a stretto giro, del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. "Putin ha ammesso di aver già compiuto il secondo passo quest'anno per espandere questa guerra, per un'escalation. È stato utilizzato un nuovo missile balistico. Putin ha colpito la nostra città di Dnipro, una delle città più grandi dell'Ucraina. E' il secondo passo della Russia verso l'escalation in un anno. Il primo passo del genere è stato il coinvolgimento della Corea del Nord nella guerra contro l'Ucraina, con un contingente di almeno 11.000 soldati", dice facendo riferimento alla presenza di militari asiatici nel Kursk.

"Putin ha compiuto entrambi questi passi, ignorando tutti quelli che nel mondo chiedono che la guerra non si espanda. Non gli importa cosa chiedono la Cina, il Brasile, i paesi europei, l'America, tutti gli altri paesi del mondo. Putin è l'unico che ha iniziato questa guerra, una guerra completamente immotivata, e che sta facendo di tutto per portarla avanti per più di mille giorni".

"Kiev ha il diritto di usare missili Usa e Gb"

"Il missile balistico lanciato contro l'Ucraina è l'ennesima prova che la Russia non vuole assolutamente la pace. E Putin mente quando dice che il presunto uso di armi a lungo raggio da parte dell'Ucraina è stato un nostro nuovo passo. Non è la prima volta che usiamo queste armi. E ne abbiamo pieno diritto secondo le norme del diritto internazionale. Abbiamo lo stesso diritto all'autodifesa che ha qualsiasi altra nazione.Quando i missili russi colpiscono le nostre città, quando l'Ucraina viene attaccata ogni notte dai droni Shahed iraniani, quando un contingente della Corea del Nord viene schierato al nostro confine, Putin non solo prolunga la guerra, ma semplicemente sputa ogni volta in faccia a coloro nel mondo che vogliono davvero il ripristino della pace".

"Il mondo deve reagire, in questo momento manca una forte reazione. Putin è molto sensibile a tutto questo, vi sta tenendo d'occhio, cari partner. È ovvio a tutti chi è l'unico colpevole di questa guerra, chi ha iniziato questa guerra il 24 febbraio 2022 e investe tutte le sue risorse per garantire che la guerra continui. La guerra deve essere fermata", ribadisce il presidente ucraino.

"Ma se non c'è una forte reazione alle azioni della Russia, allora Putin pensa sia possibile andare avanti. È necessario che Putin paghi un prezzo per le sue ambizioni malate. Dobbiamo reagire, bisogna fare pressione e costringere la Russia a una vera pace, che è raggiungibile solo con la forza. Altrimenti, ci saranno attacchi russi senza fine, minacce e destabilizzazione, e non solo contro l'Ucraina", conclude.

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