Bagnaia, duello mondiale con Martin: ecco cosa serve per vincere il titolo in MotoGp
Trionfare a Sepang e Valencia potrebbe non bastare per superare lo spagnolo
A due gare dalla fine la lotta per il mondiale di MotoGp 2024 è sempre più viva. La vittoria di Pecco Bagnaia in Thailandia ha permesso al pilota azzurro di accorciare il suo distacco da Jorge Martin, primo in classifica a quota 453 punti e ora distante 17 punti. Un margine non ampio, ma che comunque lo spagnolo potrà gestire negli ultimi due appuntamenti della stagione, in programma il prossimo 3 novembre a Sepang, in Malesia, e il 17 a Valencia.
Martin sogna di festeggiare il titolo in Spagna, a casa sua, proprio dove gli era sfuggito lo scorso anno, quando una caduta ha spento ogni speranza di recuperare Bagnaia, che ha celebrato poi il suo secondo titolo consecutivo. Per il tris Pecco dovrà non solo puntare al massimo risultato possibile, ma guardare anche ai risultati dell'avversario.
Cosa serve a Bagnaia per vincere il mondiale
Vincere tutte e due le gare potrebbe infatti non bastare a Bagnaia per vincere il mondiale. Considerando anche i punti che arrivaranno dalle due Sprint, i due ne avranno a disposizione un massimo di 74. Questo vuol dire che se Martin dovesse chiudere al secondo posto tutte le gare, tra Gp e Sprint, si laurerebbe campione del mondo, a prescindere dai risultati di Bagnaia.
Pecco deve quindi sperare di vincere e vedere scivolare il rivale oltre il secondo posto, così da potersi garantire il sorpasso in classifica e il titolo. Fuori dalla corsa invece Marc Marquez, terzo nella classifica generale, che con caduta di oggi quando era secondo davanti a Martin, risultato che avrebbe aiutato molto Bagnaia, ha visto scemare aritmeticamente le sue chance.
La classifica di MotoGp
1. Martin (Ducati Pramac) 453 punti
2. Bagnaia (Ducati) 436
3. M. Marquez (Ducati Gresini) 355
4. Bastianini (Ducati) 345
5. Binder (KTM) 203
6. Acosta (GasGas) 197
7. Vinales (Aprilia) 180
8. Di Giannantonio (Ducati VR46) 288
9. Morbidelli (Ducati Pramac) 165
Politica
Meloni: “Nessuno Stato di diritto può tollerare...
La premier nel nuovo libro di Bruno Vespa: "Accanimento su Arianna perché non ha tutele, ma è senza scheletri"
“Le inchieste dicono che il dossieraggio su di me è cominciato già alla fine del governo Draghi quando si capiva che sarei potuta andare al governo. Sulla vicenda dei dossieraggi mi aspetto che la magistratura vada fino in fondo, perché, nella migliore delle ipotesi, alla base di questo lavoro c’era un sistema di ricatto ed estorsione, ma nella peggiore siamo davanti al reato di eversione. Nessuno Stato di diritto può tollerare una cosa del genere”. Così Giorgia Meloni nel nuovo libro di Bruno Vespa in uscita il 30 ottobre (Hitler e Mussolini. L’idillio fatale che sconvolse l’Europa), in cui torna anche sul tema dei dossier.
”Perché tanto accanimento su sua sorella Arianna? – chiede Vespa - È la persona che il bancario di Bari ha spiato più di tutte… “Quando è uscita questa notizia - racconta la presidente del Consiglio -, mia sorella mi ha mandato la foto dell’estratto del suo conto in banca. C’erano 2100 euro. Mi ha scritto: “Se me l’avessero chiesto, lo avrei detto io quanto avevo sul conto”, con la faccina che ride. Credo che si accaniscano su Arianna perché non ha le tutele che posso avere io, ma colpire lei è come colpire me. Purtroppo per loro, hanno a che fare con un’altra persona che non ha scheletri nell’armadio”.
Governo
“Chi viene scelto dal popolo per governare deve poterlo fare con un orizzonte di legislatura”, ha detto ancora Meloni. “Vorrei il dialogo ma così la vedo dura. Poi, comunque, dovrebbe far sorridere che un partito che si definisce democratico dica che devi passare sui loro corpi per rafforzare la democrazia in Italia. Ormai non mi stupisco. Mi prendo serenamente gli attacchi della sinistra perché ho l’ardire di sostenere che gli italiani dovrebbero avere il diritto di eleggere direttamente il presidente del Consiglio togliendo questo potere alle dinamiche del palazzo”, ha aggiunto.
Qualcuno sostiene che lei sta pensando alle elezioni anticipate per capitalizzare il consenso. “Dicono un sacco di cose, tendenzialmente false. Ho smesso di leggere la rassegna stampa quando mi sono resa conto che almeno la metà delle cose che si scrivono non vengono scritte per raccontare un fatto, come dovrebbe essere, ma piuttosto per tentare di determinarne uno. È un tentativo di condizionamento al quale non mi presto", ha affermato ancora Meloni.
Legge elettorale
Il punto debole della riforma del premierato è la mancanza di una credibile proposta di legge elettorale? “Penso che quello della legge elettorale sia un tema di competenza parlamentare e poi non ho amato i governi che tentavano di apparecchiarsi la legge elettorale scrivendo norme cucite addosso a loro stessi (anche se poi non funzionavano mai) e non utilizzerò lo stesso metodo. In materia di confronto sulla legge elettorale sono estremamente disponibile con tutti. Le norme devono essere giuste per tutti, soprattutto per i cittadini, non utili ad alcuni"
Cronaca
Furto in banche dati, spunta ipotesi account mail del...
Tajani: "Inaccettabili i dossieraggi, è minaccia alla democrazia"
In una conversazione tra indagati, nell'inchiesta di Milano sugli accessi abusive alle banche dati che ha portato ieri a sei misure cautelari, si lasciava intendere di aver "intercettato" o "clonato" un account mail del Quirinale. Lo riporta il 'Corriere della Sera' secondo cui in una intercettazione uno degli indagati "lascia intendere di aver intercettato o essere riuscito a utilizzare abusivamente o a clonare, per il tramite di un gruppo denominato 'Campo Volo', un indirizzo email assegnato alla massima carica dello Stato, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella".
Secondo quanto riporta il quotidiano, "dice Calamucci (uno degli indagati ndr) - 'Ho sentito un amico del Campo Volo, mi ha detto: 'Mi raccomando, stampatela da una stampante non riconducibile...'. Gli faccio: 'sì, guarda che noi l’abbiamo spedita a venti persone, più tre mail, una mail intestata a Mattarella con nome e cognome, che se vanno a vedere l’account è intestato al presidente della Repubblica e non vorrei che gli rompano le scatole... lo vedono che è diverso!'".
"E' una questione di sicurezza. Quando noi parliamo di un impegno forte che ci deve essere per la sicurezza non è solo quella per le strade ma la sicurezza dei nostri dati riservati. Utilizzare dati che non dovrebbero essere diffusi diventa un reato. Poi vengono utilizzati per battaglie interne. Questa storia dei dossier è inaccettabile. Noi lo diciamo da tempo". Così il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani . "Anche l'uso finalizzato alla pubblicazione delle intercettazioni è una vergogna - ha detto - Abbiamo limitato l'uso delle intercettazioni. Ma è tutto un modello che non funziona. Infilarsi nella vita privata della gente per poi utilizzare i dati a fini economici o politici è davvero una minaccia alla democrazia. Per questo va estirpato subito, questo male. Non è escluso che poi questi dati possano essere usati anche da chi è nostro nemico anche dal punto di vista geostrategico. Non è escluso che li utilizzi la Russia o altri paesi che non sono nostri amici", conclude.
Esteri
Tajani: “Ruolo Unifil va rafforzato, attacchi a forza...
Il ministro degli Esteri: "Cessate il fuoco a Gaza chiave di svolta crisi"
"Abbiamo detto più volte che gli attacchi all’Unifil sono inaccettabili, i soldati italiani non si toccano e l’ho ribadito anche a Netanyahu lunedì scorso". A dichiararlo è stato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, ad Agorà Weekend su Rai Tre, condotto da Sara Mariani.
"Credo invece che si debba rinforzare il ruolo dell’Unifil, perché soltanto con un Unifil più forte, con nuove regole d’ingaggio, si potrà creare un cuscinetto tra Israele e Hezbollah, tra i due paesi fino al fiume. Poi a nord dovrà essere schierato l’esercito regolare libanese. Ma bisogna tenere Hezbollah lontano dal confine di Israele altrimenti non finisce questa situazione", ha aggiunto.
"Purtroppo la tensione nel Medio Oriente cresce - ha detto ancora Tajani parlando a margine della kermesse di Fi a Santa Flavia (Palermo), dell'attacco a Tel Aviv dove un camion si è schiantato contro una fermata di autobus - C'è una escalation. Hamas è una organizzazione terroristica e raccoglie militanti tra la popolazione palestinese fomentando l'odio. Mi auguro che ci possa essere una de escalation in tutta l'area. Noi lavoriamo per costruire la pace, lavoriamo per il cessate il fuoco. In Libano stiamo aiutando la popolazione civile, ma deve prevalere il buon senso e bisogna impedire che ci siano altri attacchi terroristici, per noi la sicurezza di Israele è fondamentale così come è fondamentale la sicurezza delle popolazioni civili in Libano e a Gaza".
Poi ha sottolineato: "Il cessate il fuoco a Gaza è la chiave di tutta la crisi in Medioriente. Crisi che è nata con la decisione di Hamas di attaccare Israele il 7 ottobre l’anno scorso per impedire l’accordo tra Israele e l’Arabia Saudita che avrebbe cambiato la situazione". "Forse avrebbe potuto stabilizzare la situazione e forse poteva portare anche in tempi più rapidi di quanto si pensasse alla nascita di uno stato palestinese - ha continuato il ministro - Ora questo è complicato, ma noi non dobbiamo lasciare la presa. Intanto si tratta per arrivare ad un cessate il fuoco, che sarà frutto di un accordo che dovrà portare alla liberazione degli ostaggi israeliani ancora nelle mani dei terroristi e alla fuoriuscita con il salvacondotto israeliano dei capi di Hamas dal territorio di Gaza".
"Noi continuiamo a lavorare per aiutare la popolazione civile, abbiamo messo sul tavolo 25 milioni di euro. Nei prossimi giorni partirà il primo di 15 tir alla volta di Gaza, per il progetto italiano Food for Gaza, dal porto di Genova. Carichi di materiali sanitari e beni alimentari", ha ricordato ancora Tajani