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Furto banche dati, Pazzali ordinò dossieraggio su Ignazio La Russa e il figlio Geronimo

Nel mirino anche Geronimo La Russa. Il presidente del Senato: "Conosco Pazzali, stupito dalla notizia". Il leader di Iv: "Quello che sta accadendo è enorme". Il pm di Milano: "Gli arrestati godono di appoggi in mafie e servizi segreti pure stranieri". Coinvolta anche la giudice di Milano Carla Raineri

Reni e La Russa

Anche Ignazio La Russa, il figlio Geronimo e l'ex premier Matteo Renzi nel mirino del dossieraggio con i dati rubati alle banche dati. Enrico Pazzali, presidente di Fiera Milano, indagato nell’inchiesta della presunta associazione a delinquere che mirava a fornire o creare dossieraggi illegali su imprese e volti noti, il 19 maggio del 2023 chiede di realizzare un report sul presidente del Senato. All'interlocutore il presidente di Fiera Milano dice: "fammene un'altra…Ignazio La Russa!".

Intercettato, in via Pattari sede della società Equalize di cui è socio di maggioranza, Pazzali aggiunge: "E metti anche un altro se c'è ... eh ... come si chiama l'altro figlio? come si chiama? Eh ... Geronimo come si chiama Geronimo La Russa? ma non si chiama Geronimo…come si chiama? Antonino? Metti Antonino La Russa… stavo pensando sia Antonino che Ignazio". Il passaggio è riportato tra gli atti dell'inchiesta coordinata dalla Dda di Milano.

Quanto a Renzi, il socio minoritario dell'Equalize, l'ex super poliziotto Carmine Gallo (ai domiciliari) "è scioccato - si legge negli atti della procura - delle ricerche di Pazzali: 'Minchia, quello va a fare Matteo Renzi cazzo però!' e Nunzio Samuele Calamucci (presunto hacker ai domiciliari, ndr) spiega il rischio di essere scoperti e di un possibile reazione del politico: "Ci incula...ci manda qua la finanza, i servizi, i contro servizi!".

A quel punto Gallo ricorda una vecchia regola per non far scattare l'alert della banca dati dello Sdi: "Noi i deputati, i senatori e i consiglieri regionali, noi non possiamo farli perché c'è l'alert", ma Calamucci lo corregge perché hanno trovato il sistema per aggirare l'allarme. "La piattaforma attinge facendo il qiro ... perché il server ce l'abbiamo a Londra? ... Perché se lo fai Italia su Italia, ci mettono le manette ... in the road, quello è il nostro segreto... che ci dà un vantaggio di anni", si legge negli atti d'indagine.

La reazione di La Russa

"Conosco da anni Enrico Pazzali che ho sempre ritenuto una persona perbene e vorrei poter considerare, fino a prova contraria, un amico di vecchia data. Attendo di avere altri elementi, quindi, prima di un giudizio definitivo assai diverso su di lui". Così il presidente del Senato Ignazio La Russa. "E’ noto - prosegue La Russa - che i suoi attuali ruoli in Fiera non dipendano da FdI ne tantomeno da me e sono stupito più che allarmato, dalle notizie di una sua azione di dossieraggio nei miei riguardi. Sono infine disgustato dal fatto che ancora una volta i miei figli, Geronimo e Leonardo, debbano pagare la 'colpa' di chiamarsi La Russa se risulterà confermato che anche loro sono stati spiati. Ora l’unica cosa che mi premerebbe sapere è chi possa aver commissionato il dossieraggio contro la mia famiglia".

La reazione di Renzi

"Ancora uno scandalo di spie, intercettazioni abusive, dossier. Ancora il mio nome nel mirino, a Milano come già era accaduto a Bari, nelle ricerche dei finanzieri corrotti come nelle pubblicazioni illegali del Fatto Quotidiano. Da anni sono oggetto di una campagna violenta contro di me e contro la mia famiglia: chi ha letto Il Mostro sa di che cosa parlo", scrive Matteo Renzi sui social.

"Ma forse oggi -aggiunge- bisogna fare una riflessione in più, anche oltre l’aggressione che io sto subendo: in un mondo in cui i dati sono il nuovo petrolio dobbiamo avere il coraggio di affermare che la violazione dei telefonini o dei computer è un reato gravissimo. E che la pubblicazione di dati illegittimi non è diritto di cronaca ma un crimine. Si, amici giornalisti: un crimine".

"Con me lo hanno fatto in modo sistematico e hanno messo in piedi un circo di fake news devastante. Ma se non mettiamo limiti lo faranno sempre di più con tutti. Se non mettiamo limiti alle intercettazioni abusive e limiti alle pubblicazioni illegali, nessun cittadino sarà più libero. La privacy è un diritto umano inalienabile. A me l’hanno sottratta da tempo: lavoriamo perché non succeda lo stesso anche a voi. Quello che sta accadendo è enorme, non sottovalutatelo", conclude Renzi.

Pm: "Appoggi in mafie e servizi segreti stranieri"

Secondo quanto scrive il pm di Milano Francesco De Tommasi nella richiesta di arresto, i protagonisti della presunta associazione "sono soggetti che godono di appoggi di alto livello, in vari ambienti, anche quello della criminalità mafiosa e quello dei servizi segreti, pure stranieri, e che spesso promettono e si vantano di poter intervenire su indagini e processi, per bloccare iniziative giudiziarie".

Le investigazioni "hanno dimostrato che la rete criminale in cui il gruppo di via Pattari (sede della società Equalize, ndr) si muove è assai vasta e strutturata per così dire 'a grappolo', nel senso che ogni componente del sodalizio e ogni collaboratore esterno dello stesso hanno a loro volta ulteriori contatti, nelle forze dell'ordine e nelle altre pubbliche amministrazioni, attraverso cui reperire illecitamente dati e informazioni riservate e sensibili".

In tal senso scrive il pubblico ministero in forza alla Dda di Milano, "per creare dunque una spaccatura netta tra i soggetti per cui si richiedono le misure cautelari e i tanti soggetti, alcuni non ancora identificati, che potrebbero fornire loro un qualche aiuto per scalfire il granitico quadro indiziario emerso dalle indagini, occorre applicare necessariamente la custodia cautelare". Arresti in carcere che il gip ha respinto.

Coinvolta anche la giudice di Milano Raineri

C'è anche la giudice di Milano Carla Romana Raineri, presidente della prima sezione civile della corte d'Appello di Milano, componente del consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria e già capo di Gabinetto dell'allora sindaco di Roma Virginia Raggi, tra le persone che si sarebbero rivolte alla Equalize, la società di Enrico Pazzali (indagato) e dell'ex super poliziotto Carmine Gallo (domiciliari) coinvolti nell'inchiesta sulla presunta associazione per delinquere che aveva come obiettivo di rubare dati sensibili e segreti da banche dati nazionali per fare spionaggio industriale e non solo.

Il primo contatto tra le parti risale al 12 luglio del 2022 e riguarda un primo report 'familiare' "redatto nell'interesse del magistrato milanese", la cui posizione ora è al vaglio della procura di Brescia, ma proseguono anche più di recente, ad esempio nel gennaio del 2023 quando, come si legge nelle carte dell'inchiesta, c'è un incontro anche in tribunale. Gallo si rivolge poi all''hacker' Calamucci (Nunzio Samuele, anche lui arrestato) ed esclama: "Ha detto se possiamo andare noi al Palazzo di Giustizia, scende lei a prenderci così ci evita il controllo!". Un incontro che c'è stato, secondo gli atti d'indagine, e che non sarebbe l'unico.

Per una seconda richiesta di report, infatti, i due risalgono le scale del Palazzo di giustizia. La data è del 4 luglio del 2023 e nella richiesta del pubblico ministero vengono inserire le foto a colori dell'ingresso dei due nella stanza della giudice. Un incontro di cui si immortala anche la fine e che gli arrestati definiscono "riunione surreale". Per il pm Francesco De Tommasi "si tratta di una conversazione assai significativa perché dalla stessa emerge che la Raineri, rivolgendosi a Gallo e Calamucci per ottenere informazioni che loro acquisiscono illecitamente, si è esposta al ricatto del gruppo di via Pattari 6", sede della società di dossieraggio.

Gli arrestati dicevano: "Abbiamo l'oro in mano"

"Con i report che abbiamo noi in mano possiamo sputtanare tutta l'Italia". Lo afferma Calamucci, uno degli arrestati, in un'intercettazione tra gli atti dell'indagine della Dda di Milano su una presunta associazione per delinquere finalizzata a rubare dati sensibili e rivenderli ad aziende o semplici cittadini. Al centro dell'inchiesta c'è la società Equalize che lega a doppio filo il presidente di Fiera Milano Enrico Pazzali (indagato) e l'ex superpoliziotto Carmine Gallo (domiciliari) capace di 'bucare' la sicurezza dello Stato. Si tratta di dati riservati, non accessibili: "Cioè ce li abbiamo noi e la procura...quindi abbiamo l'oro in mano...abbiamo le palle del toro ..." dice Calamucci.

"Inquietante, per i possibili scenari che la stessa apre, la conversazione del 13 dicembre del 2022 intercorsa tra Gallo e Calamucci, nel corso della quale - si legge negli atti dell'inchiesta - lasciano intendere di aver intercettato un indirizzo email assegnato al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella o comunque di essersi riusciti a utilizzare abusivamente o a clonare l'account". Nelle circa 2mila pagine dell'inchiesta i nomi dei politici scorrono veloci: si vantano di avere le immagini dell'ex premier Silvio Berlusconi in compagnia di Ruby, delle retate a Provenzano e Riina, delle foto "di Amara e Mazzagatti con quarantamila euro sul tavolo". E' lo spionaggio industriale il centro dei presunti profitti illeciti del gruppo che non disdegna il settore delle intercettazioni e che ha legami con la rete 'Anonymous'. Tra le carte spunta anche un'intercettazione in cui Gallo e Calamucci, entrambi ai domiciliari, parlano del caso Eni, "che li vede coinvolti per i dossier su Amara e Mazzagatti da loro forniti alla società petrolifera". In una conversazione del 23 dicembre del 2022 nella sala riunioni in via Pattari tra Pazzali, Calamucci e Gallo quest'ultimo racconta "delle difficoltà legate all'eventuale esito di un loro report negativo per Eni: "Noi un report gliel'abbiamo fatto e glielo daremo, ovviamente rosso...hanno problemi con la Prefettura di Siracusa".

Equalize, specie per il proprietario della srl "serve anche per raccogliere notizie sul conto dei 'competitors' politico-economici dello stesso Pazzali o di soggetti politicamente legati a quest'ultimo, come ad esempio Fontana Attilio, attuale presidente della Regione Lombardia" scrive il pm della Dda Francesco De Tommasi. Pazzali avrebbe mostrano interesse per un report sul presidente del Senato Ignazio La Russa e il senatore di Italia Viva Matteo Salvini.

Fino a 400mila euro l'anno per colpire nemici

C'è chi spende anche 400mila euro pur di colpire i 'nemici'. E' uno dei dettagli che emerge nell'inchiesta della procura di Milano sulla presunta associazione che attraverso la società Equalize, a pochi passi dal Duomo, mirava a fornire o creare dossieraggi illegali su imprese e volti noti.

Negli atti compare Lorenzo Sbraccia, "'imprenditore' romano privo di scrupoli e ossessivamente proiettato verso l'acquisizione abusiva e illecita di informazioni riservate e segrete, da utilizzare per salvaguardare se stesso e i propri affari nonché per colpire quelli che ritiene essere sui nemici. Per ottenerle, assicura al gruppo di via Pattari profitti annui pari a una cifra superiore a 400.000 euro, somma che all'evidenza rappresenta una fetta importante degli utili conseguiti da Equalize srl" si legge negli atti dell'inchiesta.

Sbraccia, scrive il pm Francesco De Tommasi, "è il classico affarista che si muove con disinvoltura nel 'sottobosco' della politica e delle istituzioni, tessendo rapporti e relazioni ai massimi livelli, anche nelle forze dell'ordine, allo scopo di ottenere protezione e offrire di sé un'immagine che lo tenga al riparo da indagini e problemi giudiziari".

Legale Pravadelli: "Estranei a inchiesta"

Intanto il legale di Fulvio Pravadelli fa sapere in una nota che l'incarico conferito da Pravadelli a Equalize, nel procedimento giudiziario in corso tra sua figlia e l'ex compagno Alex Britti, è un mandato, "conferito esclusivamente a tutela della figlia, non è mai stato quello di acquisire informazioni pregiudizievoli sul medesimo, né tantomeno di spiarne la vita", si legge nella nota dell'avvocato Jacopo Pensa.

"Si è dunque trattato di un rapporto personale, passato attraverso lo studio legale di riferimento e da condurre con la massima trasparenza, regolarmente documentato e retribuito da Fulvio Pravadelli. C’è da aggiungere che, alla fine, i dati acquisiti non sono stati neppure mai utilizzati, né sul piano legale, né tantomeno in altri ambiti. Fulvio Pravadelli è dunque del tutto estraneo alle vicende di natura illecita di cui i media riferiscono in questi giorni" conclude la nota del legale.

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Cronaca

Aviaria nel latte crudo, l’allarme di Bassetti:...

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La scoperta in un lotto in vendita in California. Per l'infettivologo "va alzata molto l'attenzione sul tema, negare come qualcuno sta facendo non aiuta"

Bottiglie di latte - Fotogramma

Il virus dell'influenza aviaria, che può colpire anche gli esseri umani, è stato scoperto in un lotto di latte crudo in vendita in California. Lo hanno comunicato le autorità statali. Sebbene non siano state segnalate malattie, questo ritrovamento si verifica solo pochi giorni dopo che un bambino è risultato positivo all'influenza aviaria, primo caso pediatrico nella storia degli Stati Uniti. Il virus è stato rilevato nel latte crudo intero di Raw Farm, con data di scadenza 27 novembre, ha informato il Dipartimento di salute pubblica della California. L'azienda ha emesso un richiamo volontario e i rivenditori sono stati informati di ritirare il prodotto dagli scaffali dei loro frigoriferi ed è stato consigliato ai consumatori che potrebbero averlo in casa di non berlo.

Allarme di Bassetti

"E' evidente che in Usa, con la situazione dell'aviaria che c'è, il latte crudo non dovrebbe essere né venduto né consumato. Spero che tutto il latte venga pastorizzato, la raccomandazione per gli adulti e per i bambini - quest'ultimi hanno un sistema immunitario non performante come quello degli adulti - che si recano negli Usa è di evitare di consumare il latte crudo. Ma credo che questa raccomandazione debba valere ovunque, si deve lavorare perché tutto il latte venga pastorizzato: è un processo che facciamo da 200 anni e rende il latte privo di rischi batteriologici e virali perché abbatte la carica microbica", dice all'Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive dell'ospedale policlinico San Martino di Genova.

"Quello che vediamo da mesi sono i segnali che l'aviaria si sta avvicinando prepotentemente all'essere umano, siamo circondati - avverte Bassetti - la mucca è l'animale più vicino all'uomo, dal latte ai derivati. Quindi va alzata molto l'attenzione sul tema dell'aviaria, negare come qualcuno sta facendo non aiuta. Abbiamo i vaccini e i farmaci e dobbiamo organizzarci e fare una corretta informazione".

Andreoni: "In Italia no allarme"

La scoperta del virus dell'influenza aviaria in un lotto di latte crudo in vendita in California "ci deve far mantenere alta la sorveglianza e il monitoraggio di questo fenomeno estremamente importante dal punto di vista epidemiologico, ma ad oggi non sono stati segnalati in Italia casi di infezione H5N1 nei bovini e quindi non deve essere allarme sul consumo di latte. Ricordo però che è la pastorizzazione del latte è il processo che inattiva virus e batteri", afferma all'Adnkronos Salute il direttore scientifico della Simit, la Società italiana di malattie infettive e tropicali, Massimo Andreoni.

"Il salto del virus dagli uccelli ai mammiferi comporta un adattamento del virus, il famoso 'spillover', questo processo crea una certa preoccupazione - prosegue Andreoni - La scoperta di tracce del virus nel latte dei vitelli, pochi casi in realtà, pone un tema importante che va prima di tutto verificato, comprovato e poi studiato per bene per capire i reali rischi per l'uomo. Attenzione alta, ma nessun pericolo imminente per l'Italia dove il sistema di controlli veterinari funziona bene come anche la rete di istituti zooprofilattici".

Minelli: "Bere latte crudo comporta dei rischi"

"La moda del latte crudo, che negli ultimi anni ha guadagnato popolarità in Usa e non solo anche grazie a personalità di spicco e influencer, è tutt'altro che priva di rischi. Nonostante alcune affermazioni di sostenitori riguardo presunti benefici per la salute, come una maggiore biodisponibilità di nutrienti e la presenza di enzimi benefici, le evidenze scientifiche mostrano chiaramente che il consumo di latte crudo comporta pericoli significativi per la salute pubblica", ricorda all'Adnkronos Salute l'immunologo Mauro Minelli, docente di nutrizione umana della Lum. "Negli Stati Uniti, la regolamentazione sul latte crudo varia da Stato a Stato. Alcuni ne vietano completamente la vendita, mentre altri la consentono, spesso con etichettature che avvertono sui rischi - precisa - In conclusione, le raccomandazioni per i consumatori sono quelle di optare per latte pastorizzato che è la scelta più sicura e razionale. I rischi del latte crudo superano ampiamente i suoi presunti benefici. Tuttavia, se si sceglie di consumare latte crudo, è fondamentale bollirlo prima dell'uso, soprattutto per bambini, donne in gravidanza, anziani e persone immunocompromesse".

"È importante elencare a questo punto i rischi principali associati al latte crudo - suggerisce Minelli - Primo fra tutti, la contaminazione microbiologica. Batteri patogeni, come Salmonella, Escherichia coli (in particolare i ceppi produttori di Shiga-tossina), Listeria monocytogenes, Campylobacter e Brucella sono spesso associati al latte crudo. Questi patogeni possono causare malattie gravi, inclusa la sindrome emolitico-uremica nei bambini, meningite e aborto spontaneo nelle donne incinte. Inoltre, il recente rilevamento del virus dell'influenza aviaria H5N1 in un lotto di latte crudo in California solleva ulteriori preoccupazioni. Sebbene - prosegue - il consumo di latte crudo non sia ancora stato collegato a infezioni da H5N1, il potenziale rischio esiste, soprattutto se il latte non è trattato termicamente. È d’obbligo effettuare un parallelismo interessante con la gestione dell’influenza aviaria sostenuta da virus H5N1. Nonostante le dinamiche siano diverse, entrambe le situazioni evidenziano come pratiche alimentari non sicure possano amplificare il rischio di trasmissione di patogeni all'uomo".

Perché crescono le preoccupazioni?

Le preoccupazioni per il virus aviario H5N1 stanno crescendo dopo i rilevamenti nei mammiferi come mucche da latte, gatti domestici e non, e diversi altri. Il virus H5, che in precedenza si riteneva circolasse solo tra gli uccelli, ha ora infettato almeno 55 persone negli Stati Uniti quest'anno. A differenza del latte pastorizzato, che subisce un processo di riscaldamento che uccide batteri e virus come l'H5N1, il latte crudo è associato a una serie di rischi tra cui l'esposizione a salmonella, Escherichia coli, Brucella, Campylobacter e Listeria. "Gli esperti di sanità pubblica hanno da tempo messo in guardia i consumatori dal consumare latte crudo o prodotti a base di latte crudo a causa degli elevati rischi di malattie trasmesse dagli alimenti", ha ricordato il Dipartimento californiano. "Bere o inalare accidentalmente latte crudo contenente il virus dell'influenza aviaria può causare malattia, come toccarsi occhi, naso o bocca con mani non lavate dopo aver toccato latte crudo infetto".

E' noto che la pastorizzazione uccide il virus H5N1 nel latte. Tuttavia, gli allevatori di mucche da latte affermano di aver assistito a una crescente domanda di latte non pastorizzato, con influencer dei social, ma anche evangelisti, che pubblicizzano il latte crudo, sostenendo benefici per la salute non dimostrati. Alcuni Stati hanno preso provvedimenti per legalizzare la vendita nei negozi. E lo stesso Robert F. Kennedy Jr., scelto dal presidente eletto Donald Trump per guidare il Dipartimento della salute e dei servizi umani, ha affermato di voler aumentare l'accesso al latte crudo. Anche l'attrice Gwyneth Paltrow ha dichiarato in un'intervista podcast di bere quotidianamente panna non pastorizzata nel suo caffè, promuovendo lo stesso marchio di latte crudo il cui prodotto è stato ritirato dai negozi della California questa settimana.

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Cronaca

Turetta, il compito difficile della difesa: “Omicidio...

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Non si cercano scuse nell'arringa di oltre tre ore dell'avvocato Giovanni Caruso, che insieme alla collega Monica Cornaviera assiste l'imputato nel processo per l'omicidio della studentessa

Filippo Turetta e la difesa nel processo per l'omicidio di Giulia Cecchettin - Fotogramma

E' un compito "difficile", ma doveroso assistere Filippo Turetta. Al ventiduenne che ha confessato l'omicidio "efferato, gravissimo" dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin bisogna garantire una pena giusta, restando negli argini della legalità ed uscendo dal populismo del "buttare via la chiave". E' questo il compito che la difesa si è pone. Nell'arringa di oltre tre ore, davanti alla corte d'Assise di Venezia, l'avvocato Giovanni Caruso, che insieme alla collega Monica Cornaviera assiste l'imputato, ha ricordato ieri la funzione "rieducativa" della condanna e come l'ergastolo sia "una pena vendicativa, inumana e degradante" che va inflitta "con cautela" se si è di fronte a un ragazzo.

"Agito in preda all'emotività, nessuna premeditazione"

La difesa non cerca scuse: Turetta ha ucciso, ha privato della vita la ragazza che era diventata la sua "ossessione". L'11 novembre del 2023 ha tolto alla studentessa di Vigonovo "sogni, speranze, progetti e un futuro radioso". Ha "agito in preda all'emotività, in uno stato di un'alterazione emotiva, con concitazione", il suo agire "non è crudele" e non è premeditato. "Il pm Andrea Petroni ha detto in requisitoria che questo è un caso di scuola della premeditazione, dissento: non lo è, non c’è premeditazione". C’è "intermittenza" nelle azioni dell'insicuro imputato, il suo procedere ondivago "è piuttosto un vediamo come va".

Se la lista creata quattro giorni prima del femminicidio in cui sono appuntate le cose necessarie (coltelli, nastro, sacchi neri, mappe stradali), modificata fino a poche ore prima di accoltellarla, cancellata subito dopo essersi disfatto del corpo di Giulia Cecchettin gettandolo vicino al lago di Barcis, rappresenta per la pubblica accusa la prova della premeditazione, per l'avvocato Caruso "è una fantasia di agiti violenti. Denota davvero un proposito chiaro quella verso l'omicidio?".

Turetta "era letteralmente ossessionato da Giulia, un'ossessione che lo portava a tenere una contabilità ossessiva dei comportamenti, delle abitudini e delle relazioni di Giulia. Che l'imputato avesse un comportamento petulante, oserei dire insopportabile, è fuori discussione" ammette il legale Caruso che, però, esclude l'aggravante degli atti persecutori (stalking) che necessita di uno stato d'ansia e paura perdurante e grave.

"L'amore tossico del timido che marca il territorio"

Questo è un amore "tossico” dove la vittima "intelligente e solare, con un enorme spessore umano" lascia il ragazzo "timido, insicuro, che marca il territorio", ma Giulia Cecchettin "non cambia le sue abitudini di vita. Se avesse avuto paura per la sua incolumità avrebbe dato appuntamento lei al suo futuro omicida? Se avesse avuto paura non si sarebbe fatta accompagnare dalle amiche? Giulia non ha paura di Filippo Turetta, quando lei dice 'mi fai paura' si riferisce alla paura che lui si faccia del male" sostiene il difensore. L'imputato - incapace di gestire le proprie emozioni e una relazione affettiva - tiene ancora la testa bassa in aula ed è pronto al fine pena mai.

"Davvero credete che voglia evitare l'ergastolo? - si chiede il difensore -. Dico una cosa un po' triste, ma l'unico ambiente in cui Filippo Turetta può incrociare umanità ed essere considerato un essere umano sono i compagni di cella perché vivono di un’umanità compromessa. La società non è pronta oggi per ospitare Filippo Turetta, questa è la realtà ed è giusto così. La pena significa tempo e lui è consapevole che gran parte della sua vita la trascorrerà in carcere". Per lui la difesa chiede di riconoscere le attenuanti generiche ed escludere le aggravanti. L'unica possibilità per far venir meno l’ergastolo. In subordine di considerare equivalenti attenuanti e aggravanti. La sentenza è in programma il 3 dicembre.

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Cronaca

Como, morta a 38 anni Deborah Vanini: rinunciò a cure...

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La donna aveva scoperto il tumore al quarto stadio e la gravidanza nello stesso giorno

Deborah Vanini nel giorno della nascita di sua figlia Megan - Facebook

Si sono tenuti oggi, a Como, i funerali di Deborah Vanini, trentottenne morta dopo aver scelto di non sottoporsi alle cure per il tumore al quarto stadio che le era stato diagnosticato per portare avanti la gravidanza e far nascere sua figlia Megan. In tanti hanno voluto darle un ultimo saluto nella chiesa di San Giuseppe in Como (Zona ex Caserme), molti altri hanno lasciato un pensiero sui social per lei, i genitori Antonio ed Eleonora, il compagno Massimo e la sua bambina, di soli due mesi, Megan.

"Oggi il cielo ha guadagnato una stella, ma qui per noi il vuoto è immenso. Hai sempre illuminato la vita di chiunque ti fosse accanto con il tuo sorriso, la tua dolcezza e la tua positività contagiosa", ha scritto su Facebook una sua cara amica, Katia Gianquinto. "Sei stata una sorella per me, una presenza unica e speciale, bella come il sole e dolce come pochi. Non dimenticherò mai il tuo modo di vedere il mondo, il fantastico mondo di Debby, sempre con il cuore aperto e l’anima leggera".

La storia

A settembre è nata la piccola Megan e Deborah Vanini, proprio in quell'occasione, ha deciso di raccontare pubblicamente la storia della sua gravidanza. "Il giorno in cui ho scoperto di essere incinta, ho scoperto anche di avere un tumore al quarto stadio", raccontava la donna, spiegando di aver vissuto quel momento come uno 'shock'. "Avevo una vita da sogno fino al giorno precedente. Dalla notizia più bella alla più brutta in 25 secondi netti. Dalla gioia più grande alla disperazione più assoluta. Dall’estasi alle pene dell’inferno".

"Da lì il buio. Mesi e mesi di esami, - continuava - giorni in ospedale, visite estenuanti e dolorose, impedimenti fisici, farmaci, una valanga di farmaci, la maggior parte non compatibili con una gravidanza. SCELTE. Scelte più grandi di noi, sulla vita che avevamo creato. Messi davanti alla più difficile al mondo per un genitore, decidere per la vita o meno dei propri figli. Ho pianto notti intere per la paura, per la tensione, per i dubbi... Ho perso la via, mi sono disperata, chiesto perché proprio a ME, a NOI".

"Ho toccato veramente il fondo, ma poi... con l’aiuto di uno staff NIGUARDA a dir poco favoloso, amici di vecchia e nuova data, la mamma, il mio angelo Katia Gianquinto e la vera roccia della mia vita, il mio compagno (che non mi ha abbandonata per 1 solo secondo, stando con me h24 anche in ospedale per settimane, e dormendo persino per terra),sono riuscita a trovare anche dei lati postivi in tutto questo, perché ci sono sempre nonostante tutto. ( E quando ci lamentiamo di qualcosa, valutiamo bene il 'peso di questa cosa' )".

Deborah Vanini ha scelto rinunciare alle possibili cure salvavita che avrebbero comportato l'interruzione della gravidanza. "Speravamo almeno di goderci un parto tranquillo, ma anche qui, la vita è rimasta storta", scriveva a settembre, raccontando "un parto prematuro non programmato, una tromboembolia al polmone, una tac d’urgenza preparto, l'ipotesi che potesse farcela lei ma non io... insomma, un film. Ma la nostra è sempre stata una vita da film".

Megan è nata a 35 settimane e sua madre le dava così il benvenuto: "Forse tu non lo sai ancora, ma mi hai letteralmente salvato la vita".

Insieme madre e figlia hanno potuto vivere poco più di due mesi, che Vanini ha considerato un miracolo. "Chissà per quanto tempo potrò guardarti. Ogni mese, giorno, ora, sono un prezioso dono. Non diamolo mai per scontato. Farò di tutto e lotterò per guardarti il più a lungo possibile", scriveva la donna celebrando il primo mese di sua figlia.

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