Sono i dati emersi dal report di Asaps. Record annuale di decessi a ottobre. Lombardia la Regione con il maggior numero di morti (57)
Sono 354 i pedoni morti sulle strade italiane da inizio anno, con 236 maschi e 118 femmine, di cui 188 avevano più di 65 anni, il 53% del totale e ben sei solo in questa ultima settimana. Sono i dati emersi dal report di Asaps, Associazione sostenitori e amici della Polizia stradale, in collaborazione con Sapidata, e che vedono la Lombardia al primo posto tra le Regioni con il maggior numero di decessi (57), seguita dal Lazio (47) e dalla Campania con 44 pedoni morti. Poi l'Emilia Romagna con 35.
Moltissimi gli investimenti avvenuti sulle strisce pedonali, dove la mancata precedenza ai pedoni comporta la decurtazione di ben 8 punti dalla patente. Va ricordato che con la mini-sospensione della patente, ora all'esame del Senato e che entrerà in vigore a dicembre, avverrà il ritiro immediato della patente per 7 giorni per chi ha meno di 20 punti sulla patente o di 15 giorni se con meno di 10 punti, sospensione raddoppiata in caso di incidente e aggravata in caso di lesioni o decesso del pedone. Altri pedoni sono stati investiti mentre camminavano sul marciapiede.
Sono stati 31 i decessi a gennaio 2024. Febbraio è stato un mese descritto dall'Asaps come 'tragico', con ben 42 decessi, un record negli ultimi 5 anni. A marzo sono stati 35 i morti tra gli utenti più deboli. Il mese di aprile ha chiuso con 24 decessi. Il report finale di maggio riporta 36 pedoni uccisi, record negli ultimi sette anni, mentre la scia di sangue è proseguita a giugno con 29 morti sulle strade italiane, a luglio il contatore ha portato ad ulteriori 30 decessi, con un caso di pirateria a Ferrara. Agosto ha chiuso con 40 decessi, secondo peggior mese dell'anno dopo febbraio. Settembre chiude con 39 decessi, terzo peggior mese dell'anno, da evidenziare come nel 2023 questo mese fosse risultato veramente tragico, con ben 61 pedoni morti. Ottobre è finora il mese peggiore dell'anno 2024, con 48 decessi in 27 giorni, lo stesso numero del 2022 secondo Istat e superiore al 2023.
Cronaca
Saluto romano al ‘presente’ per Ramelli, tutti...
CasaPound, Lealtà-Azione, Rete dei Patrioti: "Che l’ennesima assoluzione possa spegnere l'attenzione giudiziaria e le speculazioni politiche attorno a commemorazioni giovani uccisi"
Tutti assolti perché il fatto non sussiste. La Corte di Appello di Milano, su sentenza di rinvio delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione per il saluto romano al 'Presente' durante la commemorazione di Sergio Ramelli nel 2016, qualificato come possibile reato di ricostituzione ai sensi della legge Scelba e perciò prescritto, ritiene prevalente sulla prescrizione una pronuncia più favorevole nel merito e assolve tutti gli imputati perché il fatto non sussiste. A darne notizia sono le tre comunità militanti coinvolte nel processo, CasaPound, Lealtà-Azione, Rete dei Patrioti.
"Non sarebbe stata certamente una sentenza sfavorevole a impedirci il ricordo e il rito del Presente - sottolineano i tre movimenti -, ma ci auguriamo che l’ennesima assoluzione possa spegnere l'attenzione giudiziaria e le speculazioni politiche attorno a tutte quelle commemorazioni di giovani uccisi che, in molti casi, sono ancora senza giustizia e non vengono dimenticati grazie al contributo di chi, anno dopo anno, si prodiga per mantenerne vivo il ricordo".
Nella sentenza a Sezioni unite la Cassazione, disponendo appunto un nuovo processo di Appello nei confronti di otto militanti di estrema destra aveva statuito che per il saluto romano va contestato l'articolo 5 della 'legge Scelba' sull'apologia del fascismo. "La condotta, tenuta nel corso di una pubblica riunione, consistente nella risposta alla 'chiamata del presente' e nel cosiddetto 'saluto romano' integra il delitto previsto dall'art. 5" della legge Scelba "ove, avuto riguardo alle circostanze del caso - scrivono le Sezioni Unite Penali - sia idonea ad attingere il concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista".
Questa condotta può integrare anche il delitto, di pericolo presunto, previsto dall'art. 2 comma 1 della legge Mancino "ove, tenuto conto del significativo contesto fattuale complessivo, la stessa sia espressiva di manifestazione propria o usuale delle organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi" che hanno tra i loro scopi l'incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.
Cosa dice l'articolo 5 della legge Scelba
Secondo l'articolo 5 della legge n.645 del 20 giugno 1952, "chiunque, partecipando a pubbliche riunioni, compie manifestazioni usuali del disciolto partito fascista ovvero di organizzazioni naziste è punito con la pena della reclusione sino a tre anni e con la multa da duecentomila a cinquecentomila lire. Il giudice, nel pronunciare la condanna, può disporre la privazione dei diritti previsti nell'articolo 28, comma secondo, numeri 1 e 2, del codice penale per un periodo di cinque anni".
La vicenda
Gli imputati erano stati assolti in primo grado nel 2020 per l'insussistenza dell’elemento soggettivo e poi condannati nel 2022. Una volta arrivato il fascicolo in Cassazione i giudici della prima sezione penale hanno investito della questione le Sezioni Unite.
Cronaca
Aborto, ‘tra clandestinità e indifferenza’:...
tra il 1978 e il 2022 il numero complessivo degli aborti in Italia è stato di 5.987.323, di cui 64.703 nell'ultimo anno rilevato (2022)
Il Terzo Rapporto Opa, Osservatorio Permanente sull'Aborto, presentato oggi nella Sala Nassiriya di Palazzo Madama, illustra i costi dell'aborto indotto e i suoi effetti sulla salute delle donne ed è intitolato "Tra clandestinità e indifferenza". Sono intervenuti Benedetto Rocchi, Presidente dell'Opa, e tre membri del Comitato direttivo: Filippo Maria Boscia e Giuseppe Noia, moderati da Francesca Romana Poleggi. Ha porto i saluti istituzionali il Senatore Ignazio Zullo.
Secondo il rapporto i numero totale degli aborti in Italia tra il 1978 e il 2022, è di 5.987.323, di cui 64.703 nell’ultimo anno rilevato (2022). "Il numero è solo apparentemente in declino perché non tiene conto dell'incremento dei criptoaborti causati dalle pillole postcoitali: oltre 760.000 scatole vendute hanno causato almeno altri 76.000 aborti, secondo una stima molto prudenziale. Perché le pillole postcoitali, quando non riescono a inibire l'ovulazione, impediscono l'annidamento in utero dell'embrione, essere umano a tutti gli effetti". In proposito, il professore Boscia ha spiegato che "l’embrione vale sempre, fin dal suo inizio, come persona, la cui origine si colloca con la singamia, ovvero coincide con l’unione fra i due gameti (maschile e femminile) che sinteticamente definiamo fecondazione. L’embrione è sempre qualcuno e non è mai qualcosa di cui possiamo sbarazzarci. L’Opa desidera cogliere la voce nel suo silenzio, noi desideriamo amplificare questo silenzio, che forse per molti è un rumore fastidioso di un corpo estraneo, ma in realtà è già persona, che merita di essere accolta, ascoltata, amata, accurata, non trascurata"
"La legge 194, in questi 44 anni, non è riuscita ad eliminare gli aborti clandestini, che anzi sono incrementati dall’uso di sostanze off label che provocano l’aborto, soprattutto da parte delle giovanissime. La pratica è purtroppo in qualche modo incentivata dalla propaganda tesa alla promozione planetaria dell’aborto fai-da-te fuori dall’ambiente ospedaliero protetto, a detrimento della salute psicofisica della donna", aggiunge Noia, che esprime la sua viva preoccupazione per il riscontrato aumento del numero di aborti eugenetici: "C’è la possibilità durante la consulenza di proporre una alternativa, come prevede la stessa legge 194: prescrivere precisazioni diagnostiche che spesso evidenziano che non ci sono patologie. Se invece ci sono, si possono proporre terapie in utero che possono portare a guarigione completa sia con interventi invasivi che non invasivi; si possono fare trattamenti palliativi prenatali per non far sentire il dolore al feto. Infine, quando non ci sono altre possibilità, sono possibili terapie o cure palliative prenatali, proponendo alla famiglia il sostegno necessario per accompagnare il feto fino alla fine, sulla scia di quanto indicato anche da organismi internazionali come il Cdc di Atlanta. Questo è un servizio che rispetta la libera scelta delle donne e fornisce competenza, empatia e scienza in una condizione di pari opportunità rispetto a chi invece sceglie la interruzione".
Il professore Rocchi ha affermato che "nel 2022 sono state abortite il 13% delle gravidanze, secondo i calcoli basati su dati ufficiali (erano state il 12,5% nell’anno precedente). Il tasso di abortività totale, anch'esso in crescita, nel 2022, è di 206 donne su 1000. Considerati questi numeri, il costo cumulato dell'aborto legale in Italia aggiornato fino alla fine del 2022 è di 7 miliardi e 290 milioni di Euro. Un fondo destinato ad impieghi produttivi nel quale, nel corso dei 44 anni considerati, fosse stata accumulata ogni anno una cifra corrispondente alle spese abortive sostenute, oggi ammonterebbe a 16 miliardi e 616 milioni di euro. Nonostante il declino delle risorse per la Sanità pubblica, l’aborto rimane una prestazione completamente gratuita e garantita in tempi rapidi".
E Francesca Romana Poleggi afferma che "volendo fare una doverosa analisi costi - benefici della politica abortista in Italia, la legalizzazione dell'aborto nei 44 anni considerati dal ’78 al ’22 ha comportato una enorme spesa improduttiva, una mole di effetti collaterali e avversi sottostimata e sottaciuta alle donne, non ha ridotto la mortalità femminile all’epoca dell’approvazione della legge, non risolto il problema degli aborti clandestini, presenti ancora oggi. E soprattutto ha negato il diritto alla vita a decine di milioni di bambini. Quali benefici ha apportato alla società?".
Cronaca
Sanità, ricerca Assosalute: italiani soddisfatti di...
Presentati oggi a Roma i risultati dell'indagine condotta da Swg, 70% conosce farmaci da banco e 2 su 3 sanno che non necessitano di prescrizione medica
In uno scenario di trasformazione del Servizio sanitario nazionale e necessità di salvaguardare il diritto universale alla salute, quasi il 90% degli italiani ritiene importante aiutare le persone a essere maggiormente consapevoli della propria salute, sensibilizzando i cittadini anche sulle possibili soluzioni di cura per evitare abusi, sprechi di risorse e accessi impropri al sistema pubblico. Il 70% degli italiani è in grado di identificare il bollino rosso sorridente che contraddistingue i farmaci da banco e 2 italiani su 3 sanno che i farmaci di automedicazione non necessitano di prescrizione medica. E' quanto emerge dalla ricerca condotta da Assosalute, Associazione nazionale farmaci di automedicazione, parte di Federchimica, in collaborazione con l'Istituto di ricerca Swg, presentata oggi durante un confronto tra gli esponenti delle forze politiche e i vertici delle categorie professionali di medici e farmacisti e di rappresentanza dei cittadini.
La ricerca, in continuità con quella svolta nel 2022 - riporta una nota - analizza le abitudini di cura degli italiani e il loro il rapporto con i medicinali di automedicazione, nonché il ruolo cruciale dei professionisti sanitari di prossimità nel favorire una sanità territoriale più sostenibile e accessibile ai cittadini. Gli italiani risultano, ancora una volta, ampiamente soddisfatti dei servizi offerti da farmacie e medici di famiglia con un gradimento elevatissimo e generalizzato. Medici di medicina generale e farmacisti restano i primi interlocutori di salute sul territorio, a partire proprio dai più comuni disturbi di salute: le farmacie si confermano presidi sanitari diffusi e capillari e, in molti casi, rappresentano un fondamentale hub informativo per orientarsi tra i servizi e le prestazioni sanitarie possibili e per risolvere malanni quotidiani, mentre il medico di famiglia resta una figura chiave, un riferimento costante per la malattia e la cura delle famiglie italiane.
Questi alcuni degli spunti approfonditi durante la tavola rotonda 'La trasformazione in atto del Ssn: l'impegno del settore dell'automedicazione per la sanità territoriale', promossa da Assosalute, in cui sono intervenuti Fiorenzo Corti, vicesegretario nazionale di Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale); Claudio Cricelli, presidente emerito Simg (Società italiana medicina generale e cure primarie); Marco Cossolo, presidente di Federfarma; Michele Pellegrini Calace, tesoriere di Federfarma; Eugenio Leopardi, presidente di Utifar; Andrea Mandelli, presidente di Fofi (Federazione Ordini farmacisti italiani); Anna Lisa Mandorino, segretario generale di Cittadinanzattiva; Gian Antonio Girelli, membro della Commissione Affari sociali della Camera; Elena Murelli, capogruppo in Commissione Affari sociali del Senato, ed Elisa Pirro, capogruppo in Commissione Bilancio al Senato.
La ricerca indica una buona conoscenza della popolazione riguardo alle caratteristiche e all'uso appropriato dei farmaci da banco, evidenziando quanto l'educazione sanitaria sia importante per promuovere una corretta gestione della propria salute. E il settore dei farmaci di automedicazione - secondo gli esperti - potrà assumere in futuro un'importanza crescente, promuovendo un approccio alla salute e all'uso dei medicinali più autonomo e consapevole da parte dei cittadini. In una sanità in evoluzione, il ricorso a questi farmaci rappresenta così una soluzione concreta per ridurre la pressione sul sistema, contribuendo alla sostenibilità del nostro Ssn.
"Da questo scenario - afferma Michele Albero, presidente di Federchimica Assosalute - emerge con chiarezza un quadro dove il territorio esprime un potenziale reale di assistenza che può davvero contribuire a un Servizio sanitario nazionale più capace nel dare risposte di cura appropriate e tempestive là dove queste si manifestano. Questo può avvenire anche grazie a un approccio più maturo delle persone nelle scelte di salute e cura di disturbi lievi, grazie anche al supporto, dimostratosi ancora una volta irrinunciabile, di farmacisti e medici di famiglia. Occorre quindi favorire lo sviluppo di modelli di presa in carico da parte dei referenti territoriali, per un equo accesso alle cure e prossimità dell'assistenza; incrementare le campagne di informazione e educazione al cittadino sui temi della salute, così da accrescere la cultura sanitaria del Paese; e, non da ultimo, favorire un appropriato allargamento dell'offerta di farmaci di automedicazione per rispondere in modo appropriato alla crescente responsabilità dei cittadini nelle decisioni che riguardano la propria salute, contribuendo, al contempo, a una maggiore sostenibilità del sistema pubblico".
"E' necessario un patto trasversale tra protagonisti del settore sanitario in senso ampio. In questo rientra il sistema sanitario nazionale, con tutti i suoi pregi e difetti, il cittadino/utente, i medici di medicina generale e le farmacie. Dobbiamo potenziare gli aspetti sinergici e smussare le criticità", commenta la senatrice Pirro.
"E' fondamentale promuovere un'informazione efficace tra i cittadini, affinché comprendano l'importanza della prevenzione, dei vaccini e dell'uso consapevole dei farmaci - sottolinea Girelli - Solo attraverso una sinergia tra i professionisti della salute, il terzo settore e le amministrazioni locali possiamo garantire che queste risorse siano accessibili a tutti, in particolare alle fasce più vulnerabili della popolazione. La vera trasformazione del nostro sistema sanitario deve rispettare i principi dell'articolo 32 della Costituzione, mettendo sempre al centro la salute e il benessere collettivo".
Il nostro sistema sanitario "necessita di una riforma che consideri realmente il cittadino e il suo primo punto di contatto: le farmacie e i medici di medicina generale. Queste figure sono cruciali - ricorda Murelli - specialmente nelle aree interne, dove spesso sono l'unico riferimento immediato per chi ha bisogno di un consiglio o di un supporto. Abbiamo bisogno di strumenti come il Fascicolo sanitario elettronico nazionale, che renda accessibili tutte le informazioni del paziente, e di un potenziamento della medicina di prossimità. Solo così possiamo alleggerire le liste d'attesa e creare un servizio davvero universale e accessibile a tutti".
La pandemia "ha ulteriormente dato risalto al ruolo del farmacista, da sempre riconosciuto dai cittadini, ma anche all'interno del dibattito politico-istituzionale come presidio di prossimità per la salute dei cittadini - commenta Mandelli - La crescente attenzione alla salute e alla qualità della vita si è accompagnata a una vera e propria 'esplosione' di informazioni, che spesso risultano confuse o contraddittorie. Il nostro compito oggi è fare chiarezza, offrendo ai cittadini un punto di riferimento solido e affidabile, non solo per guarire, ma per migliorare la propria salute e prevenire le malattie. Con medici, infermieri e tutti i professionisti della salute, lavoriamo per rispondere in modo integrato e concreto ai bisogni della popolazione".
"C'è un grande bisogno di alfabetizzazione sanitaria. E' molto positivo che, dopo il Covid, i cittadini siano più attenti ai loro percorsi di salute e abbiano maggiore consapevolezza sull'uso responsabile dei farmaci - rimarca Mandorino - C'è comunque ancora tanto da fare per accrescere consapevolezza ed informazione, ad esempio nell'ambito del corretto uso degli antibiotici, per contrastare in particolare l'antimicrobico resistenza. Per questo la collaborazione con Assosalute è fondamentale".
"La nostra missione è formare le nuove generazioni di medici, capaci di unire le informazioni acquisite con un'esperienza clinica pratica - dice Cricelli - E' urgente una riforma profonda del sistema sanitario, poiché non possiamo più rimandare una revisione globale. Dobbiamo prepararci ad affrontare una demografia in cambiamento: entro il 2050, le persone anziane rappresenteranno una fetta sempre più ampia della popolazione. E' fondamentale ripensare il sistema sanitario oggi, per garantire un futuro sostenibile e adeguato alle esigenze delle prossime generazioni". Corti ricorda che "la carenza di medici di medicina generale è un problema che attraversa tutta l'Europa, con professionisti che cercano opportunità all'estero. E' cruciale non solo attrarre nuovi talenti, ma anche creare un sistema sanitario stabile e sostenibile, in cui la prossimità e l'accessibilità e la libera scelta del cittadino siano priorità. In Italia la diminuzione della soddisfazione per l'assistenza medica di prossimità e il calo nei posti di formazione evidenziano la necessità di ripensare la professione, affinché i cittadini possano scegliere il proprio medico di fiducia e non sentirsi obbligati a una scelta senza alternative".
"Studi recenti, come quello di Swg, confermano una popolazione sempre più consapevole della propria salute e dei farmaci di automedicazione, con un alto livello di fiducia nelle farmacie. E' significativo che le farmacie siano distribuite capillarmente su tutto il territorio nazionale, anche nelle aree economicamente meno vantaggiose, grazie al sistema della pianta organica, spesso frainteso ma fondamentale per garantire l'accesso ai servizi. Un altro dato rilevante - conclude Pellegrini Calace - è l'87% degli utenti che indicano una farmacia di fiducia, elemento che rafforza il ruolo di vicinanza e affidabilità delle farmacie per le nostre comunità".